Titolo: Natale: un anno prima di te
Fandom: Voltron: Legendary Defender
Rating: verde
Personaggi: Lance McClain, Keith Kogane, Hunk Garrett
Pairings: hint Keith/Lance
Disclaimer: Voltron e tutti i suoi personaggi appartengono a Dreamworks & Netflix.
Note: Parte della Friends!AU.
Prequel di "I'll be home for Christmas"
Beta:
Word count: 1086
« Cosa vorresti per Natale? »
La domanda di Hunk indusse Lance a sollevare la testa dalla valigia, a cui stava dando gli ultimi ritocchi.
Sarebbe finalmente tornato a casa per la prima volta dopo quattro mesi. Quando si era trasferito per frequentare la Galaxy Garrison, non avrebbe mai pensato che la sua famiglia e la città dove era cresciuto gli sarebbero mancate tanto. Aveva trovato degli amici, un appartamento bello e comodo, e gli si prospettava una brillante carriera come pilota, ma niente era come casa. Tranne…
Lo sguardo di Lance vagò per un attimo oltre la porta aperta della sua stanza.
Il coinquilino con cui lui e Hunk condividevano l’affitto, tale Keith Kogane, stava attraversando il soggiorno con una tazza fumante in mano e l’espressione più indifferente del mondo sul volto.
Da quando l’avevano conosciuto era sempre stato così, sembrava che nulla potesse toccarlo. Persino quando si erano presentati a casa, per rispondere all'annuncio sulla bacheca dell'accademia, non aveva fatto una piega. Keith cercava solamente qualcuno con cui dividere l'affitto, non era interessato al tipo di persona, finché veniva lasciato in pace. Non chiedeva nulla, non voleva che gli fosse chiesto nulla. Per questo Lance aveva impiegato qualche giorno a capire che il famoso Kogane, in cima a tutte le graduatorie dei test di pilotaggio era nientemeno che il suo nuovo coinquilino.
All'inizio era stato un trauma, visto l'odio eterno che aveva giurato nei confronti del genio indiscusso che sembrava sempre un passo avanti a lui in tutte le classifiche. Tuttavia, più passava il tempo, più si era reso conto che a quello strano ragazzo, silenzioso e quasi sempre vestito di nero, del fantomatico e tanto invidiato primo posto importava ben poco. Keith voleva solo fare il suo dovere nel modo migliore possibile.
A poco a poco Lance ci aveva fatto l'abitudine: spesso bisticciavano in modo infantile, per ripicca aveva iniziato a chiamarlo “Emo-Kitty”, ma il senso di fastidio che provava nei suoi confronti era andato via via scemando. In quel breve lasso di tempo, il nomignolo nato come scherno era diventato sempre di più un appellativo amichevole.
« Se la risposta è “Keith”, temo che abbiamo un problema. »
La voce di Hunk attirò di nuovo la sua attenzione e lo distrasse da quel bizzarro fantasticare.
« Cosa? »
« Ti ho chiesto se c'è qualcosa che vorresti per Natale e ti sei perso a guardare Keith con occhi languidi. Quindi se questa è la risposta, temo non rientri nel mio budget. »
« Non stavo guardando Keith con occhi languidi! » protestò Lance con veemenza. « Mi sono solo distratto! »
« Guardando Keith. »
« Piantala! Se ti sente farà a fette prima te e poi me. I miei mi gradirebbero intero per Natale. »
Hunk ridacchiò bonariamente, togliendogli dalle mani una maglietta che stava miseramente stropicciando.
« Ha gli auricolari. E questa povera maglietta non è responsabile della tua cotta segreta. »
Lance strabuzzò gli occhi.
« Non ho affatto una cotta segreta! » esclamò a voce fin troppo alta, ignorando il suo stesso avvertimento di poco prima. « Se non quella per l'amministratrice Allura, che è tutt'altro che segreta. Non guardarmi in quel modo. Hunk. Smettila. Oh, e va bene, ok, hai ragione. Mi sono distratto guardando Keith, ma solo perché mi chiedevo come trascorrerà le feste, tutto qui. »
Quando Lance e Hunk avevano esposto i loro programmi, spiegando che sarebbero tornati dalle loro famiglie per le festività e che sarebbero rientrati per la ripresa dei corsi, Keith aveva semplicemente detto che sarebbe rimasto in città. Non aveva specificato con chi e a fare cosa, e Lance non si era azzardato a fare altre domande, vista l'espressione fredda che si era dipinta sul suo volto. Keith non parlava mai di sé stesso e della sua famiglia, non raccontava nulla che non riguardasse l'accademia, la casa o qualcosa nell'immediato. Non sapevano praticamente niente di lui e questo, a pensarci, era piuttosto triste. Per una persona espansiva e solare come Lance, quel modo di fare era incomprensibile e frustrante, ma gli ci era voluto poco per capire che, a forzare una qualunque apertura da parte sua, ne avrebbe ricavato solo una lite. Per questo ci aveva messo una pietra sopra e aveva lasciato perdere.
« Spero che passi del tempo piacevole in compagnia. » concluse, riappropriandosi della maglietta e infilandola nella valigia. « Quanto a quello che voglio io, beh, sai che mi piacciono le sorprese! »
Alzò le spalle e forzò una risata: stava tornando a casa, non avrebbe permesso che preoccupazioni senza fondamento gli guastassero l'umore.
Lance avrebbe scoperto mesi dopo che Keith aveva passato il Natale e le feste successive completamente da solo, senza celebrare alcunché. Era saltato fuori durante un discorso banale in cui si era lamentato di qualche sciocchezza inerente alla sua famiglia. Keith aveva detto che una famiglia non ce l'aveva, non l'aveva mai avuta e quella casa era il primo posto in cui viveva dopo aver lasciato l'orfanotrofio - o quello che era, non aveva avuto il coraggio di indagare. Lance si era sentito gelare: un po' per il fatto in sé, un po' per la totale noncuranza con cui Keith ne aveva parlato, come se la cosa non lo toccasse più di tanto e fosse, in fondo, niente più che normale amministrazione.
Era stato in quel momento, quando lo sguardo di Keith si era abbassato mentre soffiava sul suo caffè, che Lance aveva giurato a sé stesso che una cosa del genere non si sarebbe ripetuta, che l'anno successivo Keith avrebbe celebrato in compagnia di persone che gli volevano bene; perché era giusto così, perché se lo meritava e perché non voleva mai più vedere quegli occhi così belli velati di una malinconia che si sforzava di nascondere.
Cascasse il mondo, Keith avrebbe avuto il suo Natale.
***
[« Stavo andando a chiedere a Matt se ci ospita. Shiro e Pidge si sono addormentati sul mio letto. »
Lance terminò di intrecciare i capelli di Keith e fermò le ciocche con il nastrino rosso di una decorazione.
« Lascia stare, tu e Shay potete dormire nel mio letto. Io tra poco porto a nanna il gattino. »
Come sentendosi chiamato in causa, Keith si girò e affondò il naso nella lana del suo maglione, con un mormorio basso.
Lance gli accarezzò i capelli, mentre gli amici lo ringraziavano sottovoce e sparivano oltre la porta della sua stanza. Si chinò in avanti e lo baciò delicatamente sulla fronte.
« Merry Christmas, sweetheart. »]