Titolo: La casalinga (im)perfetta
Fandom: Harry Potter
Personaggi: Petunia Dursley/OFC, Vernon Dursley, Dudley Dursley
Parte: 1/1
Rating: PG14
Conteggio Parole: 2535
Riassunto: Petunia Dursley sembrerebbe proprio la casalinga perfetta, con una famiglia normalissima, in un'impeccabile cittadina tranquilla.
Ma ben presto qualcosa di inaspettato sconvolgerà la comunità di Little Whinging.
Con l'apertura del Velvet Dream, indirizzato ad una clientela particolare, la tranquilla vita della cittadina e di Petunia potrebbe non essere più tanto tranquilla e perfetta...
Note: femslash, introspettivo
Tributo al Femslash Day (maratona organizzata dal « Collection of Starlight, » said Mr Fanfiction Contest).
La mano della donna si appoggiò appena sulla superficie lustra del tavolo, lasciando piccoli aloni di umidità quando la sollevò.
Petunia Dursley si guardò intorno con aria corrucciata; i suoi occhi si posarono sulla cucina splendente, appena tirata a lucido.
Si morse le labbra, nervosa; pulire e riordinare riusciva sempre a distrarla e a farla sentire appagata ogni volta che qualcosa la turbava, ma nonostante ogni superficie brillasse e non vi fosse più un granello di polvere ad adombrare pavimento e mobili, la sua inquietudine non si era placata.
Petunia non ne capiva la causa, o almeno, non razionalmente.
Tutto era cominciato il giorno prima, a pranzo, quando suo marito era rincasato dal lavoro e, come al solito, aveva cominciato a lamentarsi delle sue ultime disgrazie.
Solo che quel giorno non si era trattato di un novellino incompetente che avrebbe dovuto essere licenziato su due piedi se solo non fosse stato imparentato con “certi pezzi grossi” o di un maledetto straniero venuto a soffiare lavoro alla brava gente come lui.
- È uno scandalo, un affronto! La nostra bella cittadina, ospitare certa turpitudine!
Quel che era successo, era che Vernon Dursley aveva appreso dell'apertura di un nuovo locale a pochi isolati di distanza da Privet Drive, dedicato ad una clientela molto particolare.
- Dove finirà il nostro paese di questo passo!? Incoraggiare quelle...quelle depravate! Tutto questo è assolutamente inaccettabile!
Dopo la partenza del nipote al compiere dei suoi 17 anni, la vita dei Dursley era rimasta miracolosamente indisturbata da bizzarrie o stranezze da nascondere ai vicini; la consapevolezza dell' esistenza del Mondo della Magia, con le sue motociclette volanti e camini esplosivi ed altre mostruosità simili era qualcosa appartenuto ad un'altra vita, e non aveva spazio nella nuova pacifica, tranquilla,normale esistenza della famiglia Dursley.
Così era stato per ogni altra anomalia... almeno fino a quel momento.
Petunia non aveva nulla di cui lamentarsi.
In fondo aveva tutto quello che aveva sempre desiderato nella vita: un marito con i piedi per terra ed un lavoro stabile, un figlioletto adorabile che la rendeva fiera, una bella casa da governare in un quartiere quieto e rispettabile, abitato da altre famiglie perbene e rispettabili.
Lei non era mica come quella disgraziata della sorella, così bizzarra, così anormale... e con ambizioni così insolite!
Aveva sempre desiderato quella vita, quella famiglia...
E allora perché si sentiva così...irrequieta, quasi insoddisfatta?
L'indignazione di Vernon trovò nuovamente modo di sfogarsi quando sul giornale venne pubblicato un trafiletto riguardo all'apertura del “Velvet Dream”.
- È così che si chiama quel covo di nefandezze, - ringhiò Vernon, fissando la pagina del giornale come se quella stessa carta stampata fosse direttamente responsabile di tutto ciò che andava storto in quel paese.
Il Velvet Dream si trovava al numero 18 di Magnolia Road, a pochi passi dal negozio di dolciumi Sugar and Spice e dal barbiere Chops'n'Crops.
Questo lo scoprì perché Vernon tornò un giorno a casa, adirato e ancora sporco di schiuma, rifiutandosi di continuare ad andare dal suo barbiere di fiducia perché “invaso da quelle!”.
A sentirlo parlare si sarebbe detto che un esercito di lesbiche avessero irrotto nel negozio rivendicandolo come proprio territorio, ma ben conoscendo le esagerazioni del marito Petunia riuscì infine a carpire dalle sue parole ciò che era veramente accaduto, ossia che una bionda in giacca di pelle era entrata nel negozio per chiedere un taglio corto, e quando le veementi proteste di Vernon contro di lei col proprietario non avevano sortito l'effetto sperato il marito aveva preferito alzarsi a lavoro non concluso e annunciare che da quel momento in poi si sarebbe rivolto altrove.
Da fuori sembrava un locale normale; Petunia si era fatta l'idea che assomigliasse ad uno di quei vergognosi locali di certi quartieri a luci rosse o ad uno di quei Sexy Shop che sospettava Vernon conoscesse fin troppo bene, che in qualche modo già il solo vederlo desse un'idea di dissoluzione e immoralità, di scandalo.
Invece non appariva diverso da un qualunque bar, salvo per la gorilla vestita di pelle che ne sorvegliava l'entrata di sera, non appena si avvicinava l'orario di apertura.
Questo lo sapeva perché si era avvicinata a guardare, in modo discreto ovviamente, per la stessa curiosità morbosa per cui sovente cercava di spiare oltre le siepi dei vicini durate i litigi o di origliare le conversazioni particolarmente spinose - o almeno, così si diceva.
Non c'era nulla di male, nulla di strano nell'essere curiosi, no?
- Bisognerebbe fare qualcosa. Che razza di esempio daranno ai nostri poveri bambini?! Pensi se fosse successo quando mio figlio, Dudley era ancora un bambino! - abbaiò Vernon, parlando con un vicino scandalizzato quanto lui.
Petunia ascoltava tutto, partecipando a malapena alla conversazione con la moglie del suddetto vicino e la sua cognata su qualcosa a proposito di frullatori difettosi e delle proprietà sbalorditive del succo di pomodoro applicato come maschera per il viso.
Non sapeva perché l'argomento irritasse tanto Vernon, ma ipotizzava che fosse perché per la seconda volta nella sua vita era successo qualcosa di inaspettato a turbare la “normalità” quotidiana che tanto amava e a cui era felicemente abituato.
Era naturale, anche lei avrebbe dovuto provare la stesso giustificatissima indignazione, lo capiva bene.
Avrebbe dovuto...
E allora perché così non era?
C'era una ragnatela sul soffitto.
Avrebbe dovuto occuparsene l'indomani; Vernon non sarebbe stato felice di svegliarsi e spostare il letto per sbarazzarsi di uno stupido ragnetto, dunque farlo prima era fuori questione.
Petunia segui i movimenti occasionali del ragno, rabbrividendo per il ribrezzo ogni volta che lo vedeva scendere troppo vicino, cercando di concentrarsi su quella sensazione e non sull'orribile vuoto che aveva provato prima.
Era sempre stato così?
Petunia non ricordava qualcosa di diverso, ma non aveva mai pensato che fosse nulla di diverso dal normale prima di entrare nell'argomento con certe altre donne sposate - argomento che non facilmente veniva tirato fuori dal genere di signore che frequentava, a meno che non si trattasse delle sordide scappatelle di qualche diva del cinema o di qualche concittadina notoriamente licenziosa.
Non aveva mai pensato che potesse essere qualcosa di più di un dovere, di un male necessario, dell'ulteriore sacrificio e dovere richiesto ad una moglie nel vincolo del matrimonio, per lei come per chiunque altra, ma a quanto pare non era così che stavano le cose, normalmente.
E, in fondo in fondo, Petunia si chiedeva se non ci fosse forse una motivazione ben specifica se per lei era così diverso.
Non c'è nulla di male a guardare, questo si era detta, per convincersi a fermarsi durante l'ennesimo giro elusivo attorno all'isolato.
Non voleva dire nulla, si disse, avere curiosità.
Stava solo esplorando un territorio nemico per conoscere più direttamente la minaccia, ecco tutto.
Stava solo cercando di scoprire a quanto ammontassero davvero le nefandezze commesse in quel baccanale. Cosa poteva esserci di sbagliato?
Oh santo cielo.
Oh santo cielo.
L'aveva fatto sul serio... cosa le era mai venuto in mente!?
Oltrepassare quella porta era stato uno sbaglio, un orribile sbaglio! Che cosa avrebbe fatto se qualcuno l'avesse riconosciuta, vedendola entrare?
Che cosa avrebbe fatto se qualcuno l'avesse riferito a Vernon?
Petunia si strinse di più nel proprio cappotto, andando a sedersi in un angolino del bancone per guardarsi intorno, intimidita.
Si era aspettata di trovarsi davanti a spettacoli oltraggiosi, insulti alla decenza pubblica e alla morale, ma era rimasta stupita nel vedere invece gruppi di persone - perlopiù donne - sedute a gruppetti o a coppie nei tavoli, a chiacchierare davanti a bottiglie di bibite e birre, o in alcuni casi a tenersi per mano e baciarsi come amanti.
“Ma perché sono amanti. Queste donne sono tutte...”
- Te ne resti qui a bere tutta da sola?
Petunia sussultò, voltandosi verso la fonte di quella voce.
Si trovò davanti una visione androgina, alta e sottile, con capelli biondi corti e resi spinosi dal gel, indosso una camicia bianca ed un paio di pantaloni attillati tenuti su da un paio di bretelle da uomo.
- I...io...- balbettò Petunia, avvertendo un'improvviso calore scaldarle le guance e sentendosi improvvisamente imbarazzata come una ragazzina insicura. - I...io...non ero mai stata qui.
La bionda sorrise, porgendole una mano dalle unghie corte ma smaltate di un tenue rosa naturale.
- Prima volta, eh? Io mi chiamo Trisha. -
- Io...Petunia, - rispose questi, ignorando il buonsenso che le diceva di scusarsi e congedarsi il più in fretta possibile, perché se avesse preso quella mano sarebbe stata come una conferma, avrebbe significato non poter più tornare indietro...
La sua mano tremava quando afferrò quella più candida dell'altra, che chiuse le dita attorno alle sue in una stretta decisa ma incredibilmente delicata.
E così fu perduta.
Ci furono giorni felici, ore in cui quasi dimenticava di non essere più una giovinetta capace di emozionarsi per le cose più piccole, come per il tocco delle sue mani fra i capelli, per la sua risata cristallina, per i fiori ed i piccoli regali apparentemente innocenti.
Si corteggiarono a vicenda, con una civetteria di cui Petunia non si credeva capace, e un po' se ne vergognava pure.
Trisha era dominante a letto, ma in un modo molto diverso da come lo era Vernon; c'era una delicatezza ed una fiducia diversa, c'erano mondi interi di differenza destinati a non conciliarsi mai.
Per la prima volta nella sua vita, Petunia scoprì che c'era ben altro oltre il concepimento, e provò sensazioni che non si sarebbe mai aspettata di poter provare, con un'intensità che quasi la spaventò.
Ci furono segreti che prima non aveva mai avuto, scuse inventate per giustificare la sua assenza agli occhi di Vernon, che per fortuna non aveva motivo di non crederle.
In tutti quegli anni di matrimonio, non gli era mai stata infedele.
Finora...
Ma anziché essere dominata dalla vergogna e dal pentimento, quello che provava ora era soprattutto...liberazione.
Trisha la faceva sentire libera in modi che non avrebbe mai nemmeno osato sperare prima di allora, e le aveva aperto le porte e gli occhi ad un mondo nascosto, sconosciuto.
Petunia non avrebbe potuto chiedere niente di più che tutto questo durasse per sempre, ma ci sono cose che purtroppo non hanno futuro.
E la sua meravigliosa scoperta era una di quelle.
Avrebbe dovuto sapere che Vernon non avrebbe “lasciato perdere”.
Aveva cercato di non vedere la sua insistenza, le sue piccole assemblee con i vicini indignati, le discussioni in confidenza con il parroco e l'inacerbazione crescente.
Aveva cercato di non essere coinvolta nella sua piccola campagna, ma arrivava un punto in cui “non partecipare” avrebbe portato domande, avrebbe significato esporsi troppo, arrivando ad essere lo stesso di “essere contraria”.
Ed “essere contraria” avrebbe significato portare sospetto, troppo sospetto, e tutte le sue bugie sarebbero crollate come un castello di carte, distruggendo il suo matrimonio e la sua reputazione.
E questo non poteva permetterlo.
Marciarono col buio, a sera inoltrata, con i cartelloni e le luci e gli striscioni, a manifestare contro “le invertite contronatura”, “le lesbiche disgustose”, ed ogni possibile variazione sul tema che un manipolo di bruti civilizzati come Vernon ed i suoi associati potessero concepire.
Petunia portava il suo cartello così come molte altre mogli, ma mentre loro marciavano a testa alta o con un certo senso del dovere verso i mariti e la società, la sua testa rimane bassa, e cercava quasi di nascondersi, di non farsi vedere, e soprattutto di non vedere.
Ma non riuscì a sfuggire allo sguardo ferito e furioso di Trisha, che la ferì come una coltellata.
Se solo le cose fossero state diverse, se solo quello fosse stato uno di quei filmetti che amava guardare da giovane, lei avrebbe gettato il cartello, calpestandolo mentre realizzava il suo errore, correndo incontro alla sua amata con parole di pentimento e devozione, incurante della folla sconvolta e scandalizzata che le avrebbe inveito contro, per dichiararle che il suo amore era più forte dell'odio, inarrestabile ed inaffondabile.
Invece la guardò andare via, incapace di credere di aver distrutto la cosa più bella ed autentica della sua vita in quel terribile atto vigliaccheria.
- Trisha, mi dispiace...
- Stai lontana da me.
- Trisha! Sul serio, io non...
- “Tu non”, cosa? Tu non volevi? Se non volevi non l'avresti fatto!
- Lui l'avrebbe scoperto!
- Vedi, è questa la differenza fra noi! Tu sei troppo vigliacca per vivere davvero la tua vita! Dunque tornatene dal tuo “marito”, visto che la tua finzione vale di più di tutte quelle menzogne che mi dicevi...
- Trisha!
- Tu non hai idea di quanto possa fare male, subire cose del genere in continuazione... non hai idea di cosa sia il sacrificio di vivere onestamente ogni giorno, per quanto sia difficile, per quanto faccia male... tornatene alla tua piccola, squallida vita borghese e non disturbarci più! Non sei la benvenuta fra noi!
Passarono diversi mesi, e Petunia non riprovò mai a tornare in Magnolia Street, soprattutto non al numero 18.
In seguito seppe che c'erano stati atti vandalici, ed una ragazza era addirittura stata assalita; aveva cercato di non pensare al fatto che avrebbe potuto essere stata Trisha, o addirittura lei se questo fosse successo prima.
Si avvicinava il Natale, e la donna traeva un po' di conforto all'idea che presto la sua famiglia sarebbe stata riunita, e almeno avrebbe rivisto il suo Diddino, che era partito di casa da quasi tre anni ormai; il suo piccolo ometto era andato oltreoceano, negli States, e ora aveva un lavoro importante.
Questo finché nessuno telefonò prima della vigilia, né la vigilia stessa, per annunciare il proprio arrivo imminente.
Petunia non riusciva a capire perché Dudley non chiamasse; lo sapeva bene quanto si preoccupava, con tutti i pericoli e gli incidenti che capitavano in aereo!
Fu solo quando un Vernon stranamente funereo e rigido si decise a parlare, che la donna scoprì la verità.
- Non chiamerà, Petunia. Quest'anno non verrà, e farà dannatamente bene a non farlo!
Nelle sue mani c'era una lettera, risalente a molti mesi prima.
E leggendola a fondo, con gli occhi sempre più velati di lacrime ed una sensazione di gelo all'altezza del petto, la donna finalmente capì.
“Cari mamma e papà,
Non ci sentiamo da parecchio, e mi dispiace di aver dimenticato di telefonarvi.
Il fatto è che stavo cercando di farmi coraggio, e non sarei riuscito a parlare nuovamente con voi senza prima togliermi un peso dalla coscienza.
Scrivervi questa lettera è tremendamente difficile, ma è qualcosa che sento di dover fare, soprattutto prima di ritornare a casa quest'anno, perché credo che sia veramente importante che finalmente anche voi sappiate.
Mi è successo qualcosa di meraviglioso qui in California.
Ho conosciuto un ragazzo, un uomo.
Il suo nome è Christian Dale e va all'università con me; è nella squadra di pallacanestro, ed è la persona più meravigliosa che io abbia mai avuto la fortuna di conoscere.
Ci conosciamo ormai da tre anni, e stiamo insieme da due.
Sì, avete capito bene, noi stiamo insieme. In quel senso.
Ieri è stato il nostro secondo anniversario, e finalmente mi sono deciso a farmi coraggio e dirvelo, perché ho deciso che ormai glielo dovevo, così come lo dovevo a me stesso. Voglio essere finalmente sincero con voi e con me stesso, perché sono stufo di avere paura, stufo di sentirmi come un bambino piccolo che si nasconde dopo aver aperto il vaso di marmellata.
Io non ho fatto nulla di sbagliato, e questo io nel mio cuore lo so, così come lo sa Chris.
La sua famiglia lo sa già da anni, e anche se non è stato sempre facile alla fine si sono capiti; io spero che possa essere lo stesso anche per voi.
Io e Chris ci amiamo, e siamo felici insieme.
Spero che, se non ora, un giorno voi possiate capirlo ed essere felici per me, per lui, per noi.
Sinceramente vostro,
Dudley Dursley.”
Crack, fanon o canon? Slash, Het, Threesome?
GOD SAVE THE SHIP!
I ♥ Shipping è un'idea del
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