Cap. 2
Si fermò giusto pochi istanti per bearsi ancora una volta della vista di quel corpo immacolato che entro pochi minuti gli sarebbe appartenuto, forse per sempre. Il fatto poi che Shaka nonostante i gemiti perseverasse nel fingersi restìo, con l'assurda scusa di qualche arcana motivazione che non voleva rivelare, lo eccitava ancora di più. E non ci pensò a lungo prima di posare le labbra sul suo membro eretto per poi leccarlo e succhiarlo finché non sentì l'altro arrivare al culmine e tentare di divincolarsi, evidentemente ancora convinto che certe pratiche fossero immorali. A quel punto lo prese in bocca e succhiò con veemenza, guardandolo sciogliersi in un vigoroso amplesso, soddisfatto al pensiero di esserne lui il fautore. Ingollò quel fluido caldo senza alcun timore di sembrare sfacciato - inspiegabilmente, sebbene fosse la sua prima esperienza con un uomo, gli stava sembrando tutto semplice, naturale. Avvertì l'altro posargli una mano tra i capelli, il cuore accelerare all'improvviso per la meraviglia, e già pareva volergli scoppiare in petto per l'eccitazione di quell'inattesa richiesta di proseguire oltre senza fermarsi.
Alzò il volto e guardò Shaka negli occhi, il giovane uomo sotto di sé aveva un'espressione indecifrabile, conteso tra il desiderio di cedere alla lussuria e quello di fermarsi prima che fosse troppo tardi per tornare indietro.
"Basta, Aiola, non farmi rimpiangere di essermi concesso già tanto. Non possiamo, non finché sono un Cavaliere, soprattutto finché sono il Cavaliere di Virgo." Lo sospinse indietro e stavolta l'altro lo lasciò libero di muoversi, comprendendo che oramai non sarebbe più riuscito ad imporsi su Shaka, che si girò di lato per non farsi guardare in volto mentre piangeva nel rivelargli il perché della sua indecisione così ostinata.
Vide affacciarsi alla mente alcuni ricordi dell'addestramento in India, vicino al Gange, col Maestro che gli spiegava l'importanza vitale di quello che sarebbe stato il suo compito una volta ottenuta l'investitura a Cavaliere d'Atena. Lo avvertì che sarebbe stata un'incombenza gravosa sotto tanti aspetti: non sarebbe stato per nulla semplice gestire diversi mondi ultraterreni, ma era un qualcosa che spettava solo a lui, in quanto si era rivelato essere la reincarnazione di un Buddha. Inoltre le Stelle avevano deciso che sarebbe divenuto uno dei dodici Cavalieri d'Oro di Atena affinché potesse, se necessario, aiutare e proteggere la Dea che aveva sempre difeso gli uomini dalle forze dell'oscurità che si stavano impadronendo di nuovo della Terra. E sarebbe stato il Cavaliere di Virgo, dato che apparteneva al medesimo segno zodiacale.
Mosso da un grande senso del dovere e dal desiderio di essere davvero utile per una causa tanto importante, egli aveva accettato anche se a discapito della propria libertà. Gli erano state imposte delle regole di vita molto rigide, nessuno avrebbe mai potuto immaginare cosa avesse passato in quegli anni, neppure gli altri Cavalieri, tranne forse Dauko, l'eremita di Goro Ho. Il suo aspetto non l'aiutava di certo, poiché tutti nel vederlo come perfetto, delicato e distaccato, si erano convinti che fosse abituato agli agi ed alle comodità. Così come Aiola, che aveva perlomeno avuto il buon gusto di gridarglielo in faccia, per molti lui non era altro che un essere pigro che si era guadagnato l'investitura per pura fortuna o comunque senza particolari difficoltà, magari sfruttando proprio il suo enorme fascino.
Il Cavaliere di Leo gli si distese accanto, abbracciandolo da dietro al fine di consolarlo ed aiutarlo in questo modo a sfogarsi con lui.
"Vedi, mi è stato spiegato che… appartenendo al segno della Vergine, devo conservarmi puro se voglio continuare ad attingere il mio cosmo dalle Stelle. Se vi rinunciassi non potrei più assolvere il mio compito, perché c'è bisogno del massimo della concentrazione e una persona ormai non più pura, e non intendo solo nel corpo ma anche smaliziata, non può più riuscirci."
"Se è solo per questo basta che pensi a tutto io, così pecco solo io, dato che sono senza dubbio molto più smaliziato di te."
"Insomma, Aiolia, con te non si riesce a fare un discorso serio! Riesci sempre a dissacrare ciò che non ti va bene."
"Shh… zitto ora," gli sussurrò mentre lo accarezzava per fargli capire di voltarsi a guardarlo in viso "Però hai visto che grazie a me ora non piangi più? Sei in assoluto uno dei Cavalieri più abili, vedrai che non cambierà nulla e che il tuo potere resterà immutato."
"Magari fosse così!"
"Ne sono certo."
"Però significherebbe che ho sprecato anni inutilmente..."
"Tanto ormai sei già più smaliziato di prima, no? Dopo... quello che... Ecco vedi? Anzi, ora c'è il rischio che sia io a diventare pudico."
"Su, Aiolia! Chissà perché non ti credo!"
"E se invece innamorandoti, fosse anche più facile?"
Virgo gli rivolse uno sguardo interrogativo, costringendolo a spiegarsi meglio.
"L'amore è sempre qualcosa di positivo, giusto? Non può che semplificare le cose."
E prima che l'altro potesse ribattere qualcosa, lo baciò nuovamente con passione.
Il desiderio di prima non si era ancora spento e l'altro uomo sembrava finalmente non respingerlo. Ricominciò quindi ad accarezzare quel corpo perfetto e a baciarlo, facendone suo ogni centimetro, insinuandosi anche nei punti più nascosti, sino a farlo quasi urlare di piacere. Soltanto allora si accorse di essere ancora vestito, ma non impiegò molto per togliere la corazza e la maglietta, prima di chinarsi di nuovo sul biondo. Sorrise nel vederlo arrossato dove l'aveva baciato con più foga, Shaka gli stava letteralmente facendo perdere la testa, ma la cosa lo rallegrava.
Dopo ancora un paio di baci molto intensi, Aiolia sentì che non poteva più accontentarsi di carezze e di baci: lo desiderava come non aveva mai desiderato nessuno, e voleva unirsi a lui senza perdere altro tempo. Abbassò così i pantaloni rivelando la propria erezione e tornando a distendersi accanto all'altro cavaliere, il quale trasalì nell'avvertire il contatto tra i loro due corpi nudi. Eccitato e spaventato al pensiero di ciò che sarebbe successo di lì a pochi istanti.
Il Cavaliere di Leo comprese il suo timore e per calmarlo cercò di mettere in pratica quello che aveva imparato quando stava con Castalia. Tanto, si disse, sarà la stessa cosa. Lo baciò dapprima dolcemente sulle labbra quindi si soffermò sui capezzoli, mentre l'altro per la prima volta sperimentava sulla propria pelle in cosa consista il perdere il controllo dei cinque sensi e lo accarezzava, ad occhi chiusi, lasciandosi cullare dalle tantissime sensazioni che stava sperimentando. Aiolia proseguì poi più in giù finché non si fermò sulla piccola apertura dell'altro, leccando insistentemente per prepararlo prima di farsi strada al suo interno. Shaka si agitò non poco, lui non avrebbe mai pensato a fare "certe cose". Gli gridò di smetterla ma Aiolia era così eccitato che rischiava sul serio di non connettere più.
Nella speranza di allontanarlo da sé, Shaka voleva poggiare una mano sulla fronte dell'altro, ma accadde che gli tolse la fascia tra i capelli, che si strappò, ed Aiolia, tra eccitazione e rabbia, non ci pensò una volta di troppo.
"Maledetto, hai distrutto l'unico ricordo di mio fratello, l'unico che possedessi! E mi piaceva portarla perché per mia fortuna crescendo sono diventato uguale a lui, e quando avevo bisogno di rivederlo, mi bastava specchiarmi, fosse anche in una pozza d'acqua, per convincermi di riaverlo nuovamente con me."
Mentre diceva queste parole, Leo posò il pene su Shaka e lo spinse dentro tutto in una volta, senza il minimo rimorso per procurargli dolore, anzi spingeva con foga col proposito di provocargliene quanto più fosse possibile.
Vedere l'altro piangere e disperarsi non lo aiutava a rinsavire. L'unico folle pensiero era fargliela pagare! e quando cominciò a scivolare più facilmente all'interno del suo corpo, cambiò posizione. Si discostò da lui per girarlo prono, scese dal fiore di loto in modo da poggiare coi piedi per terra, trascinandolo con sé sino a che il bacino di questi non fu al limite del fiore di pietra; allora si spinse nuovamente in lui, con tutta la forza di cui era capace, ansimando con una voce gutturale che fece rabbrividire l'altro ancora di più. Continuò così, al pari di una belva inferocita, dimentico dei tanti principii morali e dei buoni propositi che ogni vero cavaliere dovrebbe dimostrare in qualunque situazione, convincendosi per l'ennesima volta che fosse colpa del Cavaliere di Virgo. Quando infine raggiunse l'orgasmo, venendo in lui, finalmente sembrò calmarsi e si distese sul suo dorso, accarezzandolo. Passata quella foga animalesca, sembrava comportarsi di nuovo come l'uomo più nobile d'animo del Grande Tempio.
Virgo era riuscito bene o male a trattenere le lacrime, ancora inconsapevole di ciò che Leo gli aveva fatto per il terrore che quelli gli aveva incusso, ma nel sentire il seme dell'altro spargersi dentro di sé, gocciolare sulle sue cosce e poi sul fiore di loto - simbolo per lui di vitale importanza, e che l'altro aveva dimostrato di non comprendere e di non voler neanche rispettare - si sentì privato di qualcosa che andava ben oltre la verginità! Si era sentito privato della libertà di credere in qualcosa e della sua dignità di uomo; privato del rispetto che gli era dovuto quantomeno in qualità di essere umano. E questo gli faceva male, molto più di quelle spinte energiche in profondità nel suo corpo, l'unica cosa che dal Cavaliere di Leo non gli era stata affatto negata.
"Direi che ora puoi andartene, se ti sei sfogato abbastanza, Cavaliere!" disse quindi con voce atona, troppo mortificato da quanto successo per disperarsi o perdere la sua proverbiale pazienza. "Vattene subito, mi avevi detto tante belle frasi ma, evidentemente, non sei in grado di mantenere la parola neppure per pochi minuti. Sei uno psicotico roso dal senso di colpa e d'inferiorità nei confronti di tuo fratello, ed un immaturo che deve per forza ottenere ciò che vuole subito e senza mai essere disposto al più piccolo sacrificio."
Aiolia non ebbe il coraggio di obiettare nulla, deluso egli stesso dall'aver perso il controllo in modo così eccessivo. Si discostò dall'altro, sempre senza dire una parola. Fu tentato di scusarsi ma aveva ragione Shaka: lui era bravo solo a parole e in quel momento le sue scuse sarebbero parse finte, l'ennesima mancanza di rispetto. Perciò, si disse, ci avrebbe pensato bene prima di parlargli.
Iniziò a rivestirsi, mentre l'altro si distese di nuovo sul fiore di loto, rannicchiato come per ripararsi, estremamente deluso e preoccupato. Leo invece si sentiva ancora più in colpa nel vederlo in quello stato. Anche di questa sofferenza era stato il fautore, ma stavolta non c'era motivo di esserne orgogliosi.
"Shaka..." Pronunciò appena il suo nome, ma l'altro non gli rispose. Voleva fare qualcosa per lui, allora vedendolo tremare, decise almeno di coprirlo affinché non prendesse freddo, ora che il Sole era completamente tramontato. Prima di andarsene perciò raccolse il mantello con cui lo coprì, come fosse un lenzuolo.
Arrivò nella sua casa dopo parecchio tempo, neppure lui sapeva dire quanto. Avvinto dal senso di colpa e dalla frustrazione si era soffermato a contemplare il panorama, nella speranza di sentirsi meno solo nell'universo. Invece le Stelle sopra di lui sembravano averlo preso in giro ed il Grande Tempio in rovina volergli conficcare in mente l'idea che, nonostante la vittoria del bene e quella pace così faticosamente ottenute, ogni sforzo era stato del tutto vano.
Ripensò a quando era arrivato addirittura a lanciare un suo colpo contro una fanciulla pur di provare a se stesso chi fosse nel giusto tra il Gran Sacerdote, al quale aveva sempre ciecamente obbedito, ed i Bronze Saints. E ripensò al fratello che invece era morto per mano di quell'uomo spietato e proprio per salvare quella fanciulla! E lui in tanti anni non aveva compreso niente, aveva sempre detto di amarlo eppure alla fine aveva dimostrato di essere un vile, agendo esattamente all'opposto.
Pianse amaramente, senza trattenersi, sgravando l'anima da un peso che ormai si portava dietro da parecchi anni. Si liberò anche della fascia rossa che era davvero l'unico ricordo materiale di Aioros, tanto essa era ormai inservibile e buona giusto a rivangare il passato e tutto il male che aveva appena fatto a Virgo, dimostrando di saper essere spregevole. Giurò a se stesso che era giunto il momento di farsene una ragione: al fratello avrebbe sempre riservato un posto nel cuore, ma ora si era davvero innamorato di Shaka ed il posto d'onore spettava a lui.
Andò finalmente a riposare, pensando che dopo una bella dormita avrebbe sicuramente trovato un modo per farsi perdonare.
Il mattino seguente, appena si fu svegliato, si recò da Shaka per controllare come stesse, in fondo la sera prima non aveva avuto il minimo riguardo e l'aveva lasciato solo e in una situazione psicologica piuttosto preoccupante.
"Accidenti a me," si disse, "se solo fossi stato in grado di contenere tutta quella rabbia per un nonnulla!... magari Shaka avrebbe ceduto comunque alla mia insistenza ed ora staremmo ancora giacendo insieme, abbracciati. E poi, che ricordo avrà della sua prima volta?"
Entrò nella sesta casa dello zodiaco cercando di non fare rumore, nella speranza che l'altro stesse dormendo poiché non aveva ancora trovato le parole giuste per chiedergli scusa. Arrivato al centro del tempio lo vide disteso come l'aveva lasciato, rannicchiato al centro del fiore di pietra mistica, coperto dal mantello che lui stesso gli aveva poggiato addosso, i lunghi capelli biondi scendevano disordinatamente su alcuni grandi petali e lui continuava a tremare, seppure in maniera quasi impercettibile.
Nell'avvicinarsi a lui notò con spavento il fiore di loto sporco di sangue e non solo di quello. Gli venne in mente soltanto allora ciò che intendeva l'altro con i suoi discorsi. Finalmente colse l'importanza che aveva per lui e comprese quanto gli avesse mancato di rispetto, in che modo l'aveva violentato, non solo nel corpo. Come se non bastasse, a quel pensiero si sovrappose il ricordo di alcune nozioni studiate al riguardo e rammentò i varii significati del fiore di loto, specialmente riferito al Buddha. Il fiore della dimenticanza era infatti disegnato: bianco in segno di purezza e dell'Illuminazione divina, rosso per la compassione della Divinità nei confronti degli uomini, in quanto, pur essendo un Essere Superiore, Egli non rinuncia a sentirsi parte dell'universo e quindi alla sua componente umana.
E tale gli apparve, un angelo caduto e ferito dagli uomini.
Si vergognò talmente tanto di se stesso da ricominciare a piangere e il Cavaliere di Virgo fu svegliato dai suoi singhiozzi. Si voltò verso di lui e restò incredulo nel vedere il fiero Cavaliere di Leo in lacrime, tant'è che gli venne spontaneo chiedere: "Aiolia, sei davvero tu?" e quest'ultimo gli andò incontro, senza riuscire a ricacciare indietro le lacrime che adesso gli solcavano il viso. Ancora una volta salì su quel fiore e gli si distese accanto per abbracciarlo con foga, ma adesso era lui che aveva bisogno di sfogarsi e di venire compreso.
"Perdonami, Shaka! Mi vergogno di quello che ho fatto e sono pronto a fare tutto ciò che vorrai per renderti felice. Tu non meriti di stare male, non per me."
"No, perdonami tu per essere stato così meschino nei tuoi confronti. Sì, è vero che non sei stato molto delicato con me, però mi sono meritato tutto: prima ti ho fatto innamorare, poi ti ho illuso e poi ti ho costretto a separarti dal ricordo di tuo fratello."
"Shaka, ma... dici sul serio? Mi hai davvero perdonato? Dopo tutto il male che ti ho fatto?..."
"Sì." Un sussurro quasi, prima di avvicinarsi l'uno all'altro e guardarsi negli occhi. Fu Shaka ad asciugare le lacrime di Leo con due baci. Dopodiché gli regalò un sorriso, il più bello che il giovane cavaliere avesse mai visto… ed era tutto per lui.
Senza più i timori inutili del giorno precedente, cominciarono pian piano a scambiarsi baci e carezze, sino a finire di nuovo preda dell'eccitazione. Aiolia si spogliò velocemente e s'infilò sotto quel lenzuolo improvvisato, dove l'attendeva il suo amante e quando il desiderio divenne urgente, si posizionò tra le sue gambe, ma l'altro lo fermò.
"No, ti prego. Aspetta qualche giorno per questo… Per favore!…"
"Ti fa ancora male da ieri?" chiese mentre portava una mano giù per verificare di persona di non avergli arrecato troppo danno. A quel tocco il cavaliere sussultò con una smorfia sul volto.
"È anche per quello, ma il fatto è che non me la sento. Scusami."
"Nessun problema, è bello anche solo baciarsi."
"Però quello… quella cosa di ieri va bene."
Aiolia dapprima ci rifletté e quando comprese a cosa si riferiva l'altro, divenne rosso in volto, si sentì imbarazzatissimo. Non ci avrebbe mai sperato in una richiesta tanto esplicita da parte di Virgo!
Proseguì quegli "Sempre se vuoi."
Aiolia non attese certo che l'altro glielo chiedesse una seconda volta, anzi non vedeva l'ora di potersi inebriare ancora del suo odore e del suo sapore.
"Ehi, aspetta, Aiolia, non penserai di fare sempre tutto tu?!"
Anche ora il Cavaliere di Leo abbisognò di qualche istante per rendersi conto di ciò che Shaka gli stava proponendo.
"Come?" rispose infatti interdetto.
"Beh, se volessi provarci pure io?"
"Allora… ehm… aspetta che cambi posizione… e dopo fai come me."
Nonostante il grande imbarazzo, Aiolia cercò di fare del proprio meglio per soddisfare l'altro, che nel giro di poche ore aveva completamente sovvertito la propria vita per lui.
In quel momento si sentiva terribilmente inesperto: da una parte ringraziò il Cielo che pure Shaka lo fosse perché così, se anche fosse stato un imbranato, l'altro non se ne sarebbe avveduto.
Per prima cosa si liberarono del mantello, poi si baciarono avidamente sulle labbra, quindi si sorrisero prima di decidere che era giunto il momento di unirsi, compenetrandosi a vicenda. Aiolia rischiò un'epistassi al pensiero che quello che si accingevano a provare fosse l'unico modo per far provare contemporaneamente le medesime sensazioni l'uno all'altro. Per questo, nonostante tutto, si fece forza e, leggermente rosso in volto, si posizionò su Shaka, prono, nella stessa posizione ma ribaltata, ed abbassò il volto fino ad urtare con le labbra il pene eretto del suo uomo, che sembrava attenderlo con impazienza. Lo sentì fremere d'eccitazione e quasi nello stesso momento la lingua dell'altro posarsi su di lui allo stesso modo, facendolo impazzire.
L'eccitazione era tanta che veniva loro spontaneo respirare più profondamente nella speranza di trattenersi e protrarre quell'estasi per quanto fosse possibile; ma in questo modo ottenevano solo di perdere maggiormente il controllo, finché sentirono di non poter resistere oltre. Aiolia, che sin dall'inizio si era dimostrato il più passionale, spinse col bacino affinché Virgo lo prendesse completamente in bocca e lo sentì per un attimo irrigidirsi tutto e quello di riflesso fece altrettanto: come il giorno prima, però stavolta più per aggrapparsi a lui che per allontanarlo, gli posò una mano sulla testa ed anche Leo si sentì pieno quasi da soffocare. Ma per entrambi fu questione di attimi prima di abituarsi ognuno alla virilità dell'altro. Virgo continuava a tenere una mano premuta sulla testa di Aiolia e con l'altra lo accarezzava in modo sensuale, fin quando non si sentì sopraffare. Allora portò le mani ad abbracciarlo con urgenza; e il suo amante si avvinghiò con le unghie alle sue natiche, facendolo inarcare, provocandogli un orgasmo potente e venendo pure lui, giusto qualche istante dopo.
Rimasero uniti ancora dei secondi nonostante l'affanno, per ingoiare tutto (risparmiando almeno stavolta il sacro fiore di loto) e scambiarsi qualche altro bacio così intimo. Poi Aiolia tornò a distendersi accanto al compagno, affondando la testa nel suo petto, mentre lo abbracciava, per addormentarsi su di lui.
Shaka stentava ancora a credere di cosa fossero stati capaci insieme. Inoltre quel cavaliere che si dimostrava prima tanto uomo da prendere l'iniziativa e subito dopo così puerile da aggrapparsi a lui, lo intrigava sempre di più. Aveva ragione l'altro: che andassero a quel paese tutte le rinunce cui si era sentito costretto per tanto tempo! A che servivano se per lui avevano significato soltanto lasciar scorrere preziosi anni di vita? Lo strinse a sé in un morbido abbraccio prima che si addormentassero l'uno accanto all'altro, finalmente col cuore colmo dell'amore che avevano sempre cercato.
Fine