Titolo: In mist or cloud
Fandom: Sherlock Holmes
Pairing: Gen
Rating: G
Conteggio parole: 358 (W)
Prompt: le buie e nebbiose stradicciole della City @
Albero delle Drabble (
holmes_ita) + nebbia @
bingo_italia (
tab)
At first it seemed a little speck,
And then it seemed a mist;
It moved and moved, and took at last
A certain shape, I wist.
Cominciò nel primo pomeriggio come una bruma leggera, e prima di cena era un manto spesso e opaco di foschia grigiastra. Era un tempo che il mio amico avrebbe amato, considerai seguendo il cappello di Lestrade giù dalla carrozza, non per i suoi meriti estetici ma per le infinite possibilità. La nebbia è amica dei criminali, e il crimine è - era - ciò di cui si nutriva la sua mente superba. Per tutti noialtri, la nebbia è non vedere al di là del proprio naso, umidità che bagna il cappotto e tormenta vecchie ferite di guerra. Per il mio amico era una spia, un segnale, una copertura, un indizio, e mille altre cose che non ho mai cominciato a imparare.
Ora la caligine aveva inghiottito i lampioni e mi rassegnai a indovinare Lestrade nella sagoma che mi precedeva, resistendo all’impulso di allungare un braccio per sincerarmi che i suoi contorni sfocati fossero nondimeno reali.
“Tempo da cani, dottore,” borbottò l’ispettore, rivolto a me ma non necessariamente. Tacque per qualche secondo, durante il quale seguitò a studiare, mi parve, i numeri civici impressi sulle porte. “Buono per ladri e tagliagole.” Un’altra pausa. “Mr. Holmes ne sarebbe felice come un bambino,” concluse, con leggerezza venata di cautela.
“Oh, sì,” risposi. “Pensavo la stessa cosa.”
“Non potrebbe piacere a nessun… Ah, ecco il quattrocentoventisette.”
Uno scampanio soffocato provenne dall’interno della casa quando Lestrade tirò la corda. Allora, quando mi voltai per contemplare la via deserta, accadde una cosa strana. Un refolo d’aria tiepida trovò la strada per la mia gola attraverso il colletto alzato del cappotto, e uno sventolare di stoffa riempì l’angolo del mio sguardo. Il passante mi sfiorò la spalla e proseguì. Nella lama di luce che si aprì dalla porta, intravidi la schiena, il taglio spigoloso delle spalle e la camminata decisa - l’unico tratto al mondo, dicono, che nessun uomo può contraffare.
E sentii l’odore, tabacco e un’idea di colonia, e qualcos’altro che mi parve polvere, carta polverosa.
“Venga, dottore,” mi chiamò Lestrade da una distanza abissale, una o due vite, tre anni, un milione di miglia.
“Arrivo.”
Cercai l’uomo con lo sguardo, ma mi accorsi di averlo perso.