Di solito non posto le fic in italiano sul mio lj, ma questa volta ho voluto fare un'eccezione. Trattasi di 7 drabble legati da un filo unico e con finale (spero) a sorpresa. Commenti sempre graditi e benedetti.
Titolo: Le cravatte di James Wilson
Autore: Oui, c'est moi.
Rating: PG.
Conteggio parole: 7 drabble di 100 parole ciascuno
Prompt (
fanfic100_ita): 011. Rosso, 013. Giallo, 014. Verde, 015. Blu, 017. Marrone, 019. Bianco, 020. Senza Colori
Note: Le immagini sono prese dall'archivio di
House Fan Reference.
Lunedì Il lunedì è il giorno della cravatta rossa. Un modello classico, tinta unita, di un bel rosso pomodoro che sembra dire al mondo “so cosa voglio e quello non sei tu”. Quando Wilson indossa questa cravatta, House si diverte a metterlo in imbarazzo per verificare il contrasto tra il rossore che gli avvolge la faccia e il colore dell’accessorio. Dopo anni di questa terapia, Wilson è arrivato alla conclusione che qualcosa di orribile avvenga ogni domenica nella vita dell’amico, tale da renderlo una belva per il giorno seguente.
L’arma è il ketchup, lo spruzzo mirato. Cento punti, dottor House.
Martedì Il martedì tocca alla cravatta gialla. Non un giallo limone, né un giallino spento da uomo qualunque, ma un glorioso giallo solare, con tratteggio incrociato, che sembra dire al mondo “guardatemi, sono bello e ho anche senso dell’umorismo”.
House detesta il giallo, ma non può negare che donasse particolarmente al Wilson dei vecchi tempi, quello magro come un ventenne con gli zigomi sporgenti e il sorriso alla “baby, sono l’oncologo che ti piacerebbe avere accanto mentre schiatti”.
L’arma designata è la senape. Mera variante del lunedì? House lascia il tubetto aperto, e stavolta riesce a farlo sembrare davvero un incidente.
Mercoledì La cravatta del mercoledì è verde, il che richiede una certa strategia.
Il colore, lungi dall’essere un brutto ma sopportabile verde bottiglia, è invece un osceno smeraldo che risalta come un pugno in un occhio, coronato da piccoli, orribili pois bianchi. Se questa cravatta potesse parlare, e House è grato che così non sia, probabilmente direbbe “compatitemi: nessuno mi indosserebbe tranne quel cretino del mio possessore”.
Trovare un’arma adeguata è difficile, ma la fatica viene infine ripagata da un tetrapak formato famiglia di succo di mela verde.
Wilson resta senza parole per un quarto d’ora. Era la sua preferita, questa.
Giovedì Il giovedì è il turno della cravatta blu a righe, un accessorio elegante, da professionista, che dice “ho più classe di tutti voi messi assieme, ma sotto questa seta batte un cuore”.
Questa un po’ gli dispiace rovinarla. Non che sia mai stato sensibile al fascino sottile degli accessori da uomo, ma ha ricordi piuttosto piacevoli di questa cravatta in particolare.
Tuttavia House non è uomo da lasciare le cose a metà. La fetta di pane con marmellata di mirtilli spicca il volo come da programma, e con una parabola che nessuno definirebbe men che aggraziata, dolcemente, plana sul bersaglio.
Venerdì L’ultimo giorno lavorativo porta sempre un po’ di malinconia. Forse per questo la cravatta è di un marrone pacifico, riposante, ravvivato però da quelli che, se a prima vista sembrano innocui pallini bianchi, a uno sguardo attento si rivelano anomali, curiosi fiocchi di neve. Questa cravatta dice “lasciatemi stare, sono troppo stanco per darvi retta”.
Se lunedì la reazione è stata il rifiuto (“Non posso credere che l’hai fatto apposta”), martedì rabbia (“House!”), mercoledì contrattazione (“Calmo. Ne comprerò un’altra”), e giovedì depressione (“Non ce la faccio più”), di fronte alla macchia di cioccolato c’è solo posto per una sconsolata rassegnazione.
Sabato
La cravatta del sabato gli dona più di tutte le altre messe assieme. Stavolta non c’è arma, non c’è bersaglio, niente piano d’azione. Seriamente, House non vuole rovinare questa cravatta.
Forse perché è di un bianco immacolato che sembra dire “Dio, quanto sono innocente”, forse perché fa il paio con la sua, identica. Di fronte a tutti, House se la lascia scorrere tra le dita e se la avvolge intorno alla mano, attirando Wilson a sé per un bacio.
È dopo, nell’intimità della camera da letto, che la cravatta finisce irrimediabilmente macchiata.
Wilson, per una volta, non ci fa caso.
Domenica
Wilson non indossa nessuna cravatta, la domenica. Niente di personale: non indossa niente.
“Ti sei svegliato presto.”
“Non ho dormito.”
“Oh-oh. Ora mi specchierò e scoprirò che mi hai imbrattato la faccia con un pennarello.”
“Col rossetto. L’ho trovato nella tua… ops, era un segreto?”
“House?”
“Mmm?”
“Erano quelle degli anniversari. Quelle che mi ha regalato Julie.”
“È stato il sesso a rinfrescarti la memoria? Stupefacente.”
“Eri… cosa? Geloso?”
“…”
“Eri geloso?”
“Dillo a Cameron, farà i salti di gioia.”
“E la senape, il ketchup…?”
“Dici sempre che non so accostare i colori.”
“… auguri, mrs. Wilson.”
“Auguri, mrs. House.”