[Heroes/Il Padrino] His breath smells like ashes

Feb 11, 2008 00:23

... sì. Lo so che non mi sopportate più. E me ne frego, mwahahah!

Titolo: His breath smells like ashes
Fandom: Heroes/Il Padrino
Pairing: Nathan/Peter
Rating: NC-17 per linguaggio e riferimenti non proprio casti.
Conteggio parole: 781 (W)
Warning: I soliti (si vede che mi sono stancata di compilare headers, sì?)
Note: Ambientata nel mafiaverse di Godblessed.
Scritta per: Il challenge di pettymoth, dal prompt "the way you hold a cigarette 'cause you don't know what to do with your hands when we are sitting this close".

Intorno al letto l'odore di fumo, sperma e sudore è così forte che ti chiedi perché non ti sia ancora salita la nausea. È una specie di alone tossico, pensi, e tu e Nathan ci siete dentro fino al collo. Ma la verità è che il culo ti brucia troppo per pensare a qualcos'altro.
"Non si ripeterà, Peter. Mai più."
Stai guardando l'estremità accesa della sigaretta da così tanto tempo che ti bruciano gli occhi.
"Non ne parleremo."
Il modo in cui aspira, feroce, tirando su il bordo di carta incandescente con la stessa rabbia con cui ti ha tirato giù le mutande. Il modo in cui si lecca le labbra, dopo, con la stessa fretta con cui te l’ha messo nel culo.
"Non è mai successo."
Hai del sangue incrostato in mezzo alle cosce. Prude un po', ma non hai la forza di grattarti.
Nathan si volta dalla tua parte e ti lancia uno sguardo obliquo, dal mento in giù. Disteso sulla pancia, ti senti tanto un pezzo di carne al mercato.
"E per Dio, copriti" sbotta Nathan, schiacciando la cicca nel posacenere.
Tu appoggi la guancia sul cuscino e chiudi gli occhi. Ti chiedi quando andrà via - il dolore, intendi. Nathan può anche restare, per quello che cambia.
“Non è tanto male” lo informi, anche se non te l’ha chiesto. Anche se non è vero. “Ci fai l’abitudine, dopo un po’.”
Puoi vedere il solco sulla fronte di Nathan anche ad occhi chiusi. “Di che stai parlando?”
“Dico” rispondi, calmo, “all’inizio non ti puoi guardare allo specchio. Ma poi migliora.” Forse potresti alzarti e camminare fino al bagno. Forse un bagno caldo aiuterebbe. O forse no.
Nathan sospira, si passa una mano tra i capelli ancora in piega con la brillantina, si accende una nuova sigaretta. Tu vorresti che ti dicesse che gli è piaciuto. Magari che gli fai schifo - che si fa schifo - ma che gli è piaciuto scoparti.
Che sei buono almeno a questo.
“Da quanto?” domanda Nathan. “Da quanto andava avanti questa storia?”
“Non lo so.”
“Non ti ho mai toccato, cazzo. Non ho mai… Quando ti è venuta questa fissazione?”
“Non lo so.”
“Dimmelo e basta.”
Apri gli occhi. “E la tua? Da quanto andava avanti, la tua?”
Nathan ti guarda con le pupille vagamente dilatate e la mascella serrata. Se fosse tuo padre, ti avrebbe già spaccato la bocca con un ceffone.
“L’avevi già fatto” dice alla fine.
“No.”
“Non raccontarmi cazzate, Pete.”
“Tutto il resto non lo vuoi sentire.”
Nathan espira rabbiosamente. “Quale resto? Non c’è nessun resto.” Tu richiudi gli occhi. “Non c’è nessun cazzo di resto.”
Respiri forte la puzza di sigaretta finché non ti brucia la gola e il retro della tua lingua sa di posacenere; finché Nathan non schiaccia l’ennesima cicca e lo rompe, il posacenere, scagliandolo contro un muro; finché non ti sale finalmente la nausea e saliva acida ti riempie la bocca. Mentre barcolli verso il bagno, la testa ti gira così tanto che ti chiedi se per caso non hai bevuto e non te lo ricordi.
Vorresti solo che ti dicesse che ti crede. Magari che non lo farà mai più - un errore è bastato - ma che per una volta ci crede, davvero ci crede, che ti dispiace.
Anche se non è vero.
“Pete.”
“Vaffanculo” sputi insieme a un filamento colloso di saliva.
Lui butta l’eterna sigaretta nel cesso in mezzo al tuo vomito e ti tira i capelli indietro dalla faccia. La sua mano è calda ed enorme contro la tua fronte e non hai la forza di scostarla mentre rimetti anche l’anima.
“L-lasciami da qualche parte” dici alla fine, con la gola che brucia e l’odore di vomito ovunque intorno e dentro al tuo naso. “Dove ti pare. Non ci torno a casa.”
Lui ti lascia e va ad aprire i rubinetti della vasca, tutti e due insieme. Poi ti solleva dal pavimento per le ascelle e ti ci fa entrare di peso, anche se stare seduto ti fa salire le lacrime agli occhi.
“Ora fatti un bagno e finiamola con le minchiate.”
“Se mi riporti a casa mi faccio trovare impiccato in cantina.”
Lui ti afferra la faccia e ti guarda dritto negli occhi, con lo stesso sguardo di papà. “Allora ti legherò mani e piedi e metterò qualcuno a controllarti anche mentre pisci.”
L’acqua sale, tiepida, coprendoti le caviglie e il culo. Deglutisci.
“Ti odio.”
“Sarebbe meglio se fosse vero” mormora Nathan, rialzandosi in piedi e tornando in camera da letto.
Dalla tua vasca, con l’acqua calda che ormai ti ha raggiunto l’ombelico e scioglie il sangue secco colorandosi di un rosa tiepido, senti il rumore di un fiammifero che viene acceso.

fic, language: italian, fic: heroes, crossover: heroes/godfather, pairing: nathan/peter, series: godblessed

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