Titolo: Winter Ease
Fandom: Sherlock Holmes
Pairing: Holmes/Watson
Rating: PG
Conteggio Parole: 625
Prompt: "Winter Ease" @
12_teasNote: Questa flashfic si è classificata seconda alla
IV Minidisfida di
Criticoni.
“Mio caro Watson” disse Holmes, entrando con passo risoluto nella mia camera. “Vedo che proprio non ci intendiamo.”
“Mio caro Holmes” replicai, stringendomi in vita la cintura della vestaglia, “ti assicuro che la tua preoccupazione, per quanto gratificante, è del tutto…” Un accesso di tosse mi tradì sul finire della frase, e potei completarla solo dopo essermi asciugato le labbra nel fazzoletto. “… del tutto ingiustificata.”
“Ti prego, ripetilo senza tossire fuori i polmoni in nessun punto della frase, se non ti dispiace?”
“Il salotto è caldo” insistetti, avanzando cautamente verso la porta. “Non ci sono spifferi e il camino è acceso da ore.” Ripresi fiato; avevo qualche difficoltà a respirare. “Mi siederò vicino al fuoco.”
“Mio caro, tu non ti reggi in piedi. Hai delirato per buona parte della notte e tremi come una foglia. Da bravo, Watson, non costringermi a legarti al letto.”
“Alzeresti le mani su un infermo?”
“Nelle tue condizioni, dubito perfino di aver bisogno delle mani.”
Sospirai. Dopo pochi minuti in piedi, la prospettiva di affrontare un’intera rampa di scale non mi sembrava più così allettante come quando mi ero alzato. Tuttavia l’influenza, acuita da una notte trascorsa all’addiaccio per seguire l’ultimo caso di Holmes, mi aveva costretto a letto per due giorni e una notte intera e iniziavo ad avere disgusto della mia camera. “Cenare a tavola non mi ucciderà, Holmes. È la Vigilia. Mi sento abbastanza bene. Non c’è alcun bisogno che ti lasci cenare da solo anche stasera.” Tossii piano nel fazzoletto. “Sono di pessima compagnia, ultimamente.”
In tutta onestà, avevo più d’una ragione per sospettare che Holmes avesse mangiato poco o nulla da quando mi ero ammalato, e intendevo accertarmi che almeno la sera della Vigilia consumasse un pasto per intero.
“In fede mia, Watson, la pena di averti come dottore non è paragonabile a quella di averti come paziente” dichiarò Holmes, mentre scendevamo la stretta rampa di scale fianco a fianco, un suo braccio avvolto saldamente intorno alla mia vita.
“Sono desolato” risposi senza un’ombra di desolazione. La piccola vittoria aveva migliorato considerevolmente il mio umore. Lasciai correre lo sguardo per il salotto, invaso come sempre dal proliferare caotico delle carte di Holmes, ma piuttosto spoglio quanto a decorazioni natalizie. La scoperta della tavola già apparecchiata per due ridimensionò all’istante il mio magro trionfo: evidentemente Holmes non aveva mai inteso davvero costringermi a letto per la serata.
Sentii il braccio di Holmes abbandonare la mia vita e le sue mani fresche racchiudere nella coppa dei palmi le mie guance bollenti; con delicatezza appoggiò le labbra sull’angolo della mia bocca. La mia pelle, resa ipersensibile dall’influenza, fu attraversata da un brivido non del tutto spiacevole.
“È tradizionale, mi dicono” mormorò Holmes, alzando lo sguardo sopra le nostre teste, al ramo di vischio che Mrs. Hudson doveva aver appeso sopra lo stipite.
“Non vorrei contagiarti l’influenza solo per seguire la tradizione” protestai.
“Sciocchezze, amico mio. Se c’era danno da fare, a questo punto è già stato fatto.”
Mentre sedevo a tavola, scorsi sulla mensola del camino un solitario pacchetto avvolto in una sobria carta marrone, e mi ricordai dell’altro involto custodito nel mio armadio. Maledissi la mia dimenticanza. Al momento non avrei avuto la forza di risalire le scale.
“È una nuova pipa, naturalmente.”
“Holmes, per piacere.” Lo guardai con severità.
“Scusami, amico mio. Me ne sono completamente dimenticato. Cancella dalla tua mente quello che ho detto. Giuro che quando sarà il momento fingerò l’appropriata sorpresa - nonché, naturalmente, di non aver notato le occhiate che hai lanciato per oltre un mese alla mia vecchia pipa di radica.”
“Sarebbe senz’altro la cosa più appropriata da fare, Holmes” assentii con un sorriso. Presi il bicchiere. “Un brindisi, magari?”
“Certamente. A cosa?”
“Alla felice soluzione del tuo ultimo caso, di cui purtroppo non sono stato testimone, e che ora mi racconterai.”
I calici si scontrarono delicatamente nel crepitio sommesso del salotto.