Titolo: Mr. Sherlock Holmes
Fandom: Sherlock Holmes
Pairing: Gen in teoria, Holmes/Watson se proprio vogliamo
Rating: G
Conteggio Parole: 577 (W)
Scritta per: Il challenge
Without Him, There Can Be No Me @
settepercento. Fuori tempo di dieci giorni, perché sono una mod attenta e rispettosa.
Note: Una stronzata senza capo né coda, buttata giù tra l'una e mezza e le due di notte mentre aspettavo che si liberasse il bagno. Giusto perché non ho altre mille cose più urgenti da fare... Un pezzetto vi suonerà già sentito, perché è preso di peso e tradotto da me stessa medesima da STUD (= A study in scarlet).
Conobbi Sherlock Holmes nel 1888. Al tempo il mio ambulatorio, inizialmente un piccolo studio di due stanze in Paddington Street, era cresciuto molto quanto a fama e numero di pazienti, ed era ora locato a Kensington. Mia moglie, Kate, ci aveva lasciato da un anno dopo aver contratto una terribile forma di tubercolosi, e perciò vivevo solo - fatto salvo per pochi domestici - quando Mr. Holmes venne a suonare alla mia porta.
In quegli anni Sherlock Holmes aveva una pur modesta fama di investigatore privato, ma i giornali che si degnavano di menzionarlo - e non erano molti - non spendevano mai grandi parole di elogio nei suoi confronti. “Dilettante” e “apprendista” erano le parole a cui il suo nome si accompagnava più spesso. Sembrava però, misteriosamente, che l’uomo avesse conoscenze in tutta Londra, e tutta Londra facesse un discreto parlare di lui, almeno a giudicare dal numero dei miei pazienti che avevano avuto modo, una volta o l’altra, di incontrarlo o averci a che fare. Era una conoscenza intima e furtiva, quella di Londra con Sherlock Holmes, coperta da un vago alone di riserbo che talvolta rasentava la vergogna, come quella di un amante. Scotland Yard, era noto, lo detestava apertamente.
La sua visita mi sorprese, è vero, ma non eccessivamente. Avevo sentito dire che Sherlock Holmes aveva cominciato a investigare sul disgraziato caso di Mr. Fittleworth, e in quanto medico curante del pover’uomo era logico che prima o poi venissi chiamato in causa. Avevo già risposto più d’una volta alle domande degli ispettori di Scotland Yard, ma poiché Mr. Fittleworth non aveva parenti in vita e il caso sembrava così disperatamente volto al peggio, mi aspettavo che da un giorno all’altro mi venisse richiesto il doloroso ufficio di riconoscerne il cadavere, forse ripescato dal Tamigi o estratto dalle viscere dei bassifondi.
Tuttavia, nulla poteva prepararmi all’incontro con quell’uomo formidabile. In altezza superava il metro e ottanta, ed era talmente magro da sembrare ancora più alto. I suoi occhi erano acuti e penetranti e il naso sottile e aquilino donava alla sua espressione un’aria vigile e risoluta. Il mento, poi, era sporgente e squadrato, marchio dell’uomo volitivo.
Non era certamente bello, e tuttavia estremamente attraente a suo modo, un modo che era perverso e tremendo e passava per la sensazione annichilente data dal suo sguardo: era il sentirsi come un insetto crocifisso sul tavolo di dissezione, scomposto pezzo per pezzo fin nelle parti più infinitesime della propria anima. La concentrazione nello sguardo di Sherlock Holmes era assoluta, bruciante.
“Dottor Watson. Mi chiamo Sherlock Holmes. Non presumo che il mio nome le dica nulla; le basti sapere che sono un consulente investigativo e mi sto occupando per mio conto del rapimento di Mr. Fittleworth. Mi rincresce incomodarla, ma devo richiedere la sua collaborazione al fine di risolvere quanto prima la faccenda.”
Prima ancora di aprir bocca, prima ancora di notare la curiosa parola ‘rapimento’ (come poteva saperlo così presto, mi sarei domandato poi) o il modo autoritario e impeccabile in cui, in pochi secondi, Sherlock Holmes si era fatto strada nella mia vita… prima di tutto questo, io seppi - sentii - che da quel momento il mio destino era indissolubilmente incatenato al suo. Fu forse per questo che non pensai di dubitare delle sue parole, né mi posi alcuna domanda prima di stringere la sua mano e farmi da parte per lasciarlo entrare in casa.
“Lieto di conoscerla, Mr. Holmes. Si accomodi, la prego, e mi dica quello che posso fare.”