Titolo: And like the blade you stain
Fandom: Originale
Pairing: Staed/HerBert
Rating: PG-13
Conteggio parole: 872
Scritta per:
Indagini al Ballo in Maschera @
Criticoni. Spacciandomi (malamente) per
tina_nocturne, ho fregato gli Investigatori!
È stato amore a prima vista.
Di regola a Staed non piace nessuno dei nuovi: impettiti nella loro lacca a righe giallo-nere, intonsa e senza un graffio, con la punta affilata come uno spillo e il bordino merlettato al millimetro in tante piccole onde identiche e perfette, vederli gli suscita fastidio e un po' di invidia - ma solo un po'. Ah, ma aspettarli al varco, tutti da bravi in fila con la punta ridotta a un imbarazzato mozzoncino, in attesa del suo intervento... quello lo ripaga di tutto, anche delle ondine che non vengono perfette e del filo della lama che si rovina di giorno in giorno, ricordandogli che il tempo passa.
A Staedtler (per gli amici Staed) è stato insegnato che nella vita non c'è niente di più importante di una lama ben affilata e di una cassa libera da trucioli e punte spezzate. Nessuno gli ha mai parlato della minuscola macchiolina nera sull'incarnato chiaro di HerBert, che temperare e temperare non manderà via - non è una macchia, è una sottilissima vena di grafite - o dello scintillio delle lettere bianche incise sul suo fianco, o della grazia quasi tragica dei segni degli incisivi sul suo posteriore. Nessuno gli ha mai detto che ci si può innamorare, e quindi non ha idea di cosa lo spinga a seguire ansiosamente HerBert con lo sguardo per libri e quaderni, sottolineature, note, post-it. Nessuno gli ha mai parlato di dolore, a parte quello provocato dalla ruggine.
"È la mia prima volta," dice HerBert, in tono piuttosto formale, senza cercare, come fanno in tanti, di nascondere o camuffare la punta completamente schiacciata e tozza dietro un angolino appena più affilato. "Sii gentile, per favore."
Staed è emozionato come se fosse la sua prima volta, anche se decine e decine di punte sono passate per la sua lama e non lo si può proprio definire un verginello. Deve rassicurarlo. HerBert lo guarda e deglutisce, o lo farebbe se potesse; sul mozzicone di grafite nera brilla una gocciolina di disagio.
Staed non è bravo con le parole. I temperamatite non sono fatti per queste cose. Le matite sì, e le penne, le parole sono roba per loro. Gli evidenziatori non se la cavano meglio, ma perlomeno hanno il dono della sintesi. E i pennarelli compensano con il temperamento artistico. Ma i temperamatite? Un corpo di metallo e plastica (o peggio, metallo-metallo) non è un grande strumento di comunicazione. Quando Staed o uno dei suoi parlano, di solito vengono fuori cose sgarbate e rigidine come...
"Io sono sempre gentile."
Ecco fatto. HerBert annuisce, e non sembra per niente rassicurato.
"Quello che voglio dire," riprova Staed, sempre più nervoso, "è che non devi preoccuparti." Si ferma, in cerca di ispirazione. "Non ho mai spezzato una punta in vita mia."
Non è Shakespeare, ma la maggior parte delle matite la trova una buona referenza, per cominciare. HerBert invece si fa ancora più cupo, la macchiolina di grafite più visibile che mai.
"Deve essere bello avere tanta esperienza," ribatte, secco come un truciolo già tagliato.
"È il mio lavoro," osserva Staed, confuso, e perché HerBert lo sta guardando in quella maniera, adesso? Vorrebbe tanto avere la delicatezza delle sue cugine del reparto cosmetici, sempre alle prese con signore matite molli e pastose come cioccolatini, che a furia di delineare occhi e contornare labbra sembrano sempre sul punto di piangere. Le sue cugine le coccolano, le blandiscono, le distraggono e le rimandano a destinazione felici e definite - almeno fino al prossimo taglio.
Staed ci mette tutta l'attenzione possibile, ma il suo è un mestiere crudele: più netto il taglio, minore il dolore. La dolcezza non lo porterà da nessuna parte, se non a rovinare una perfetta punta di matita, e Staed non potrebbe mai fare una cosa del genere al suo adorato. Perciò taglia senza guardarsi indietro, confidando nell'esperienza e ricacciando il dolore in quell'angolino inutilizzato sotto la vite che lo mantiene tutto intero.
HerBert trema un pochino, ma Staed gli dice una parola gentile e continua, stringendo meglio la bocca della cassa intorno al collettino merlettato. Sospira quando sfoglia via l'adorata macchiolina nera, ma è felice di scoprirla ancora lì al secondo giro, e al terzo - e poi improvvisamente è tutto finito. Tiene HerBert dentro di sé ancora per qualche secondo, senza muoversi, la lama solo appoggiata su di lui e inoffensiva, in una nube di trucioli e polverina di grafite.
"Tutto bene?" domanda, per la prima volta in una lunga carriera.
"Sì" risponde HerBert, spossato.
Un altro secondo passa in un silenzio che per Staed è di pura felicità. Se avesse le mani, ne passerebbe una sulla pelle chiara di HerBert per liberarla dalla polverina molesta. HerBert si gira poco poco per accucciare la macchiolina sotto il piatto della lama.
"Non mi sono mai sentito così," dice Staed, forse rovinando tutto, ma a questo punto non può proprio trattenersi, "con gli altri."
HerBert non commenta, ma quando esce a Staed sembra che si strofini tutto contro di lui, morbido come la punta di un pennarello.
"A stasera?" chiede HerBert, mentre si allontana.
"A stasera" conferma Staed, chiedendosi se il pennarello non fosse per caso un indelebile. A giudicare dal segno che ha lasciato, giurerebbe di sì.