[Sherlock Holmes] Miscalculation

May 23, 2010 14:05

Titolo: Miscalculation
Fandom: Sherlock Holmes
Pairing: Holmes/Watson
Rating: PG-13
Conteggio parole: 1078 (W)
Prompt: S’è battuto con coraggio, come sempre. @ Albero delle Drabble (holmes_ita)
Note: Sì, sì, è la ventesima variazione sul tema dell'hurt/comfort. Niente di originale. La verità è che Holmes tutto lordo di sangue ci piace assai.

La stranezza cominciò dai passi sulle scale. Insolitamente lenti, per chi conosce la sua camminata, e con una serie di scricchiolii di troppo, che identificai col corrimano. L’esercito ha insegnato ai miei riflessi a scattare sull’attenti quando qualcosa si discosta dalla routine; la pratica con Holmes, a scattare quando egli è vicino. Aprii la porta del salotto e mi affacciai sul corridoio buio, muovendogli incontro.

“Holmes, tu non stai bene,” esclamai, sentendo il suo braccio stretto rigidamente intorno al costato.

“E parlando di ovvietà, tu sei tremendamente in mezzo ai piedi,” fu la risposta. Eravamo a metà della rampa. In tempi normali Holmes non avrebbe esitato a spingermi gentilmente da parte.

“Che cosa è successo?”

“Nulla di grave. Rasserenati. Ora, se non ti dispiace...” Era senza fiato, la voce costretta in rantoli. Lo sostenni, aiutandolo a salire.

“Hai detto che saresti stato da tuo fratello,” dissi, fremendo di rabbia e preoccupazione. “Avrei dovuto sapere che saresti ricorso a qualsiasi trucco pur di tenermi lontano da...”

“Da un probabile pericolo, sì. Terribile da parte mia. Watson, sii gentile. Non sulle scale di Mrs. Hudson.”

Solo quando fummo in salotto, alla luce, vidi il livido sulla guancia, il labbro spaccato, il mento scorticato in una maniera che mi fece pensare alle mattonelle ruvide del marciapiede. Alla luce vidi il sangue tra le dita che teneva ostinatamente premute contro il fianco.

In un attimo ero corso al piano di sopra, a prendere la mia borsa. Quando tornai, trovai Holmes in poltrona, con gli occhi chiusi, la nuca reclina contro lo schienale, così perfettamente immobile che il mio cuore perse un battito. Poi Holmes si mosse, e anch’io.

“Non è il mio,” spiegò Holmes, quando staccai gentilmente la sua mano insanguinata dalla stoffa ugualmente sporca.

No, il taglio non era profondo, ma una costola era rotta. E poi tutto il resto. Nominai le ferite mentre le scoprivo e le medicavo, distraendomi col suono della mia stessa voce e cercando di non pensare-di non immaginare tutti i singoli e separati momenti in cui erano state fatte, per non dover immaginare me stesso, nel medesimo istante, comodo in poltrona con un libro e un bicchiere di whisky. Che cosa stavo leggendo? A cosa stavo pensando, mentre…

“Lo vedi che non è così grave,” mormorò. La sua perplessità mi danzava sulla faccia. “La tua reazione è esagerata, Watson.”

“Dovrai stare a letto per qualche tempo. Mi stupisce che non ti faccia male anche respirare.”

“Lo fa. Lo vedi, è a questo che mi riferisco.”

“Non ho detto nulla.”

“No, e ti prego di smetterla.”

Alzai lo sguardo. Era addolorato, a suo modo, ma non sarei mai riuscito a fargli capire quello che episodi del genere significavano per me. Avevo già tentato senza successo. Per come stavano le cose, avrei potuto buttarmi sotto una carrozza nella speranza di illustrare il concetto, ma sarebbe stato inutile.

“Quanti erano?” domandai, perché anche se non volevo saperlo, dovevo.

“Tre,” rispose. Poi, sotto il mio sguardo, aggiunse: “E uno con un coltello”.

“È troppo sperare che volessero solo rapinarti, non è così?”

“Se preferisci,” sospirò Holmes, tornando ad appoggiare la testa contro lo schienale. “È andata proprio così. Tornavo da Pall Mall dopo aver cenato con Mycroft, e quattro ladruncoli di mezza tacca mi hanno aggredito. Pur di non separarmi dalla grandiosa cifra di mezza sovrana e sei pence* ho ritenuto di difenderla con la vita…”

“Lo trovi divertente?” ringhiai. “Tu sapevi che sarebbe successo, e non hai voluto…”

Scosse la testa. “Non lo sapevo. Lo sospettavo. E la tua presenza non avrebbe fatto alcuna differenza, Watson, te l’assicuro, se non raddoppiare le probabilità che uno dei due restasse ferito.”

“Ti avrei difeso,” ribattei, ignorando il suono ridicolo delle mie stesse parole. “Due contro quattro non è quattro contro uno.”

“Molto gentile, dottore, ma come vedi me la so cavare da solo.”

Distolsi lo sguardo, e lo sentii sospirare ancora, a fatica. Era inutile. Avrei continuato ad accompagnarlo nei casi che non presentavano che una piccola frazione di rischio, l’avrei costretto ad accettarmi in un certo numero d’altri, e appena possibile Holmes sarebbe corso ad affrontare i più rischiosi da solo. E prima o poi l’avrei perso in una notte come questa.

“Watson,” mormorò, prendendomi il capo tra le mani. “Non ho alcun desiderio di morire. Mi conosci meglio di chiunque altro. Puoi in coscienza dire che è mia abitudine prendere rischi non calcolati?”

“Calcolato non vuol dire inesistente,” replicai.

“E sapendolo, come posso chiederti di dividerlo con me?”

“E sapendolo, come puoi lasciarmi a casa ad aspettare la notizia della tua morte?”

Holmes appoggiò la fronte contro la mia - tirandomi a sé più che sporgendosi dalla mia parte, perché muovere il torso doveva riuscirgli doloroso - e poi, inclinando il capo da un lato, le labbra sulle mie.

“Intendo vivere molto a lungo,” sussurrò ancora, col tono di un voto solenne. “Per le migliori ragioni.” Detto da Holmes, in quel momento e con quella voce, sembrò davvero che la scelta fosse interamente sua.

“La prossima volta manderò un telegramma a tuo fratello per conferma,” minacciai, baciando con la massima delicatezza il labbro spaccato.

“Mi costringeresti a chiedere l’aiuto di Mycroft invece di limitarmi a usare il suo nome. Una seccatura.”

Per qualche momento rimanemmo in silenzio, solo respirando la stessa aria. Il labbro lo tormentava e allora smisi di baciarlo, gli appoggiai le labbra sull’angolo della bocca e mi tirai indietro.

“Che ne è stato di quei quattro?”

“Due scopriranno presto che le loro capacità motorie non saranno mai più le stesse. Gli altri due saranno in manette entro un giorno, se avrai la bontà di far inviare un telegramma per me come prima cosa domattina.”

Holmes mi conosceva, e sapeva che - per quanto non mi avrebbe consolato - avrei tratto quantomeno una certa soddisfazione all’idea che chi l’aveva aggredito ne pagasse il prezzo.

“Che mi dici di chi li ha mandati?”

“Per quello servirà un giorno di più.”

“Bene,” risposi, acquietato. “Allora spero che il caso sia risolto, perché non uscirai dalla tua camera da letto finché il tuo medico non te ne darà il permesso.”

“In fede mia,” mormorò Holmes, “potresti tentare di farlo sembrare più piacevole di così.”

“Sì, potrei,” assentii. “Vieni,” aggiunsi, aiutandolo ad alzarsi.

Era sporco di sangue, malconcio e sofferente, ma era caldo e vivo, e lottai con tutte le mie forze per convincermi che sarebbe stato così per ancora molti anni a venire. “A Mrs. Hudson verrà un colpo quando vedrà questa camicia.”

(*) Non ho un'idea chiarissima sul valore del denaro, quindi prendete tutto col beneficio del dubbio, ma stando a quello che ho letto Holmes deve aver avuto in tasca meno di venti euro. Considerando che una sveltina con una prostituta costava tre penny (... 40 centesimi?) e la paga massima annuale di una cameriera era di 15 sterline o sovrane (... 300 euro?), non sono proprio pochi come sembrano.

fic, pairing: holmes/watson, challenge: albero delle drabble (sh), language: italian, fic: sherlock holmes

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