Haruka per una volta prende l'iniziativa con Makoto. 'Non sono frigido, è che mi disegnano così' (se non mettete questa citazione va bene lo stesso, eh xD)
Oh, a quanto pare sono la prima *^* Parto subito con un prompt, allora... "I delfini quando decidono di avere rapporti sessuali arrivano anche a sequestrare il parthner e privarlo del cibo, se questo non vuole accontentarli" Haru/Rin, Haru/Mako, Haru/chi vi pare, fondamentalmente. Da che ho scoperto questa cosa sui delfini ho il bisogno viscerale di leggere di un Haru che sequestra qualcuno perché è a rota.
Non c’è abbastanza luce, nella stanza, per riuscire anche solo ad intravedere il viso dell’uomo nascosto dai pesanti tendaggi che scendono dal baldacchino, avvolgendo il letto in una coltre scura e pesante che contribuisce a rendere l’ambiente soffocante
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- Se pensi che ti lascerò uscire da questo palazzo senza essere soddisfatto dalla transazione, - lo interrompe immediatamente il sultano, prima di lasciargli il tempo di protestare, - Sei fuori strada. O non mi conosci. - sorride ancora, sicuro di sé, - Vedi, in qualche modo io ottengo sempre ciò che voglio. - solleva una mano, appoggiandogliela al petto, e poi la lascia scivolare verso il basso, le dita che si chiudono attorno al colletto della giacca e ne scostano i lembi, scoprendo centimetri di pelle abbronzata al di sotto, - Sono disposto a pagare, ma se il denaro non dovesse essere abbastanza, troverò qualche altro modo per convincerti
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Sfila i pantaloni, nonostante il sultano non gliel’abbia chiesto esplicitamente, ma sa di aver fatto bene quando i suoi occhi scrutano affamati fra le sue gambe, e lì si fermano, l’ombra di un sorriso soddisfatto a piegargli le labbra. È facile, in quell’ambiente chiuso, perdere il senso della realtà, e smettere di chiedersi se questo gioco non sia in realtà troppo pericoloso, se la transazione, come l’ha chiamata il sultano, sarà vantaggiosa per entrambi. Makoto si arrampica sul letto e scivola senza difficoltà fra le cosce dischiuse del sultano, che si stende sotto di lui e solleva il bacino, strusciandoglisi addosso lentamente, leccandosi le labbra
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In questo momento, il fatto che Ai abbia promesso di disfarsi delle cazzo di uniformi e poi non abbia mantenuto la parola è del tutto irrilevante, perché Rin l’ha sorpreso mentre stava provando la sua davanti allo specchio e semplicemente non è riuscito a resistere al desiderio di spingerlo verso il letto, stenderlo sulla schiena ed insinuarsi fra le sue cosce per scoparlo. Ai ha finto di opporre resistenza per dieci secondi - una litania di “senpai- aspetta- chiudi la porta- se qualcuno ci vede…!” che Rin avrebbe del tutto ignorato se non fosse stata pronunciata con un tono lamentoso che già da solo è stato in grado di farlo eccitare ancora più della vista di Ai fasciato in quel vestitino nero cortissimo, le calze alte strette attorno alle cosce e la crestina fra i capelli corti - poi si è lasciato sfuggire un gemito ed ha gettato indietro il capo. La crestina gli è scivolata via dalla testa ed i suoi capelli chiari si sono sparsi come piccoli raggi di sole attorno a lui, sul cuscino, e Rin ha rinunciato a capirci ancora qualcosa. Ha
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- Che cazzo… - borbotta Rin, contrariato. Ma Ai gli ha chiesto di non venire, e quindi lui chiude gli occhi, appoggia la fronte alla sua e rallenta il ritmo delle proprie spinte, ricacciando l’accenno di orgasmo che già gli infiammava il bassoventre indietro fin quanto può, mentre le labbra arrossate di Aiichiro, gonfie ed umide di baci e morsi, si appoggiano lievissime sulle sue tempie, sulle sue guance e sulle sue labbra
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Rin si lascia andare steso sul letto, respirando a fatica, la faccia seminascosta contro il cuscino. Ai sembra incapace di muoversi per minuti interi, poi scivola fuori dal suo corpo e si scava un posto sotto il suo avambraccio, stringendosi fra il suo petto e il materasso mentre Rin, infastidito da tutti quei movimenti e dall’ondeggiare del letto sotto i loro corpi, borbotta qualcosa di incomprensibile. - Senpai, per favore, non farmi ridare indietro queste uniformi. - chiede Aiichiro, stringendogli le braccia attorno al collo e guardandolo con aria supplice, - Voglio usarle ancora qualche volta, prima di riportarle al negozio! - Se le usassimo ancora “qualche volta”, Ai, altro che riportarle al negozio. - sospira Rin, - Ci toccherà bruciarle. Ma Aiichiro piega le labbra in quel broncio da bambino al quale Rin è completamente incapace di resistere, e lui sa già che queste cazzo di uniformi finiranno per tenerle a tempo indeterminato.
Kou ancora non ci può credere, in realtà. Perché da quando Rin ha ripreso a sorridere e parlare con lei, a girare per casa in pigiama la Domenica senza preoccuparsi di chiudersi in camera a fissare il soffitto, da quando si è sentita di nuovo in grado di chiamarlo onii-chan senza pensare di star parlando con un perfetto sconosciuto - da quando il nuovo Rin, in sostanza, è tornato a coincidere col vecchio Rin -, le sembra di essere tornata una bambina delle elementari che seguiva il fratello più grande con ammirazione accesa negli occhi. E la cosa più bella è che, assieme al vecchio Rin, sono tornate anche le loro abitudini, le cose che facevano solo loro, i piccoli giochi con le dita per scacciare la noia, gli sguardi complici, i bisbigli da un letto all'altro nella notte. Eppure una delle loro abitudini è cambiata. A Kou da piccola - quando non aveva preso l'ossessione di farsi chiamare diversamente, quando sentiva che Gou era un nome perfettamente adatto a lei senza nemmeno pensarci - qualcuno aveva raccontato storie sui mostri nel
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«S-scusa onii-chan, m-mi sono svegliata così!» pigola, saltando fuori dal letto. «Giuro che non volevo!» «Santo cielo...» commenta Rin, visibilmente a sua volta a disagio. «E comunque non pensare cose strane, è... una cosa normale. Per i ragazzi.» «Sì, lo so! Davvero, non ho pensato niente di strano...» continua Kou, per poi cominciare a ridacchiare nervosamente, cosa che, pare strano, finisce per far ridere anche Rin, e pian piano l'aria di disagio lascia loro dimenticare il piccolo inconveniente. Ma Rin continua a coprirsi col lenzuolo, come a nascondere l'ovvio, e Kou impiega poco tempo a capire che forse farebbe meglio ad uscire. Strano, ma come si volta le braccia di Rin le passano attorno, e questa volta le sue dita sembrano cercare volontariamente i suoi seni. Solo per un secondo, o almeno questa è l'impressione di Kou. E lei si abbandona contro il suo petto, l'aria di Rin, l'aria di casa che l'avvolge di nuovo. «Buongiorno.»
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(se non mettete questa citazione va bene lo stesso, eh xD)
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Oh, a quanto pare sono la prima *^*
Parto subito con un prompt, allora...
"I delfini quando decidono di avere rapporti sessuali arrivano anche a sequestrare il parthner e privarlo del cibo, se questo non vuole accontentarli"
Haru/Rin, Haru/Mako, Haru/chi vi pare, fondamentalmente.
Da che ho scoperto questa cosa sui delfini ho il bisogno viscerale di leggere di un Haru che sequestra qualcuno perché è a rota.
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- Senpai, per favore, non farmi ridare indietro queste uniformi. - chiede Aiichiro, stringendogli le braccia attorno al collo e guardandolo con aria supplice, - Voglio usarle ancora qualche volta, prima di riportarle al negozio!
- Se le usassimo ancora “qualche volta”, Ai, altro che riportarle al negozio. - sospira Rin, - Ci toccherà bruciarle.
Ma Aiichiro piega le labbra in quel broncio da bambino al quale Rin è completamente incapace di resistere, e lui sa già che queste cazzo di uniformi finiranno per tenerle a tempo indeterminato.
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«Santo cielo...» commenta Rin, visibilmente a sua volta a disagio. «E comunque non pensare cose strane, è... una cosa normale. Per i ragazzi.»
«Sì, lo so! Davvero, non ho pensato niente di strano...» continua Kou, per poi cominciare a ridacchiare nervosamente, cosa che, pare strano, finisce per far ridere anche Rin, e pian piano l'aria di disagio lascia loro dimenticare il piccolo inconveniente.
Ma Rin continua a coprirsi col lenzuolo, come a nascondere l'ovvio, e Kou impiega poco tempo a capire che forse farebbe meglio ad uscire. Strano, ma come si volta le braccia di Rin le passano attorno, e questa volta le sue dita sembrano cercare volontariamente i suoi seni. Solo per un secondo, o almeno questa è l'impressione di Kou. E lei si abbandona contro il suo petto, l'aria di Rin, l'aria di casa che l'avvolge di nuovo.
«Buongiorno.»
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