La storiella della puccha Valentina.

Feb 02, 2010 18:04

Davvero, non so da dove cominciare... Massì, andiamo in rigoroso ordine sparso! Cominciamo dalla mia merdosa/noiosa mattinata, dai =D Vi racconto una bella storiella.

"C'era una volta una ragazzina di nome Valentina. Questa puccha ragazzina andava al liceo aristico della città vicina, e ogni mattina si alzava alle sei per prendere l'autobus delle sette e mezza alla stazione. Un giorno, per caso e mentre si stava dirigendo (in ritardo) verso un'altra fermata, scoprì che il pullman che prendeva di solito passava dieci minuti prima dalla fermata di fronte a quella verso cui si stava dirigendo. Estasiata e riconoscendo un po' di gente, attraversò la strada di corsa (rischiando di farsi investire almeno tre volte) e prese suddetto pullman, tutta contenta per la nuova scoperta. Purtroppo una settimana dopo si ammalò, e non poté prendere più quel bellissimo pullman per circa sette giorni.
Quando tornò in salute, Valentina, tutta contenta, si recò ancora a quella fermata. Mentre scarpinava sulla via dell'andata, però, si accorse di essere in ritardo. Cominciò allora a correre, sempre più veloce, pensando però che probabilmente aveva perso il pullman. Quando svoltò l'angolo, però, vide che i cinque ragazzi che conosceva erano ancora lì; tirò quindi un sospiro di sollievo e sorrise, attraversando la strada (rischiando di farsi investire ancora almeno altre tre volte).
Da allora continuò ad recarsi a quella fermata, zompettando allegramente ogni mattina e tenendo d'occhio l'orologio che aveva al polso per essere sicura di non fare tardi.
Un brutto giorno, però, la ditta di trasporti cambiò senza dare nessun avviso. Non sapendolo, però, la puccha Valentina, in data primo febbraio, si recò ancora una volta a quella fermata. Il sorriso sulle labbra svanì non appena si accorse che, nonostante fossero già le sette e mezza passate, il suo adorato pullman non era ancora passato. Preoccupata, chiese allora ai suoi amici se per caso fosse passato, ma loro le dissero di no.
Rimasero lì ad aspettare al gelo per almeno una ventina di minuti, quella mattina, vedendo sfilare davanti a sé almeno cinque pullman diversi, ma nessuno che somigliasse vagamente al loro adorato pullman. Quando ormai era troppo tardi per aspettarlo ancora si recarono ad un'altra fermata, che si trovava proprio di fronte alla loro e da cui sarebbe sicuramente passato (prima o poi) il loro adorato pullman. Una domanda rimaneva in sospeso: perché lui non era passato?
Quando anche quella fermata cominciò a riempirsi di gente e il pullman seguitò a non farsi vedere, tutti cominciarono a preoccuparsi. A quel punto un'anima pia amica della puccha Valentina chiamò l'ATM, chiedendo perché il pullman non passasse. Cosa le risposero mai? "Ci spiace, oggi il pullman non passerà", e riattaccarono senza dare nessuna motivazione. Alla fermata scoppiò il panico.
Quando la puccha Elisa e la puccha Mary arrivarono - queste due pucchine erano pucche amiche della puccha Valentina - la puccha Valentina andò da loro saltellando ironicamente, nemmeno toccasse il cielo con un dito.
- Eli, Mary, il pullman non passa! -
- Come non passa?! - esclamò la puccha Eli, con la sua vocina flebile.
- Cosa cazzo significa che non passa, Vale?! - esclamò invece la puccha camionista Mary, con la sua vociona profonda ma comunque puccha perché è amica della puccha Vale.
La puccha Vale, tremando per il freddo, alzò le spalle con il broncio.
- Hanno chiamato l'ATM, e loro hanno risposto che il pullman non passerà - ripeté. La puccha Eli e la puccha camionista Mary la guardarono perplesse.
- Ma il prossimo è alle nove e venti... Non vorrei dire, ma sono solo le sette e quarantacinque, eh... - ci tenne a precisare la puccha Eli.
- Non so che dirti, Eli - replicò la puccha Vale.
La stessa pucchosa amica della puccha Vale, però, richiamò un'altra volta. Questa volta una persona puccha e gentile le rispose che il pullman stava arrivando. Tutti contenti, allora, si avvicinarono alla strada. Quando videro il mezzo arrivare cominciarono a saltellare di gioia.
- Eccolo, eccolo! - esclamarono tutti, tirando un sospiro di sollievo.
Da commossi com'erano, però, rimasero perplessi per la sua... "piccolezza". Insomma, erano tutti abituati a pullman dalle corsie spaziose e con pochi sedili, mentre questo aveva TROPPI sedili e TROPPO POCO spazio per stare in piedi. Cosa significava mai?
Questo dilemma si risolse il giorno dopo, quando la puccha Valentina riprovò a recarsi alla cara fermata scoperta due settimane prima. Lì, assieme ai suoi cinque amici, aspettò ancora il suddetto pullman, speranzosa. Quando lo videro arrivare, un po' in ritardo, saltellarono tutti di gioia e si piantarono in mezzo alla strada, temendo di non essere visti per via dei camion da cui i venditori stavano scaricando la merce per il mercato di quella mattina, e che in questo modo coprivano la fermata.
L'adorato pullman, però, giocò loro un tiro mancino. O meglio: lo stronzissimo et bastardissimo autista incompetente et incapace guardò dritto davanti a sé e li schivò abilmente. La reazione della puccha Valentina, la prima a riprendersi del gruppo, fu la seguente.
- BASTARDO! - Esclamazione senz'altro degna della puccha Valentina.
Reazione subito imitata dal resto del gruppo, che la seguì a ruota. Se ci fossero stati sassi nei paraggi, sicuramente la puccha Valentina ne avrebbe volentieri tirato qualcuno addosso al caro pullman.
Alla fine, non rimase loro che fare come il giorno prima: attraversare la strada e vedere se sarebbe passato dall'altra fermata. La cara e puccha Vale, intanto, meditava vendetta e raccontava in giro l'accaduto, asfissiando la gente. E quando il pullman arrivò, salì esattamente dove c'era l'autista bastardo e lo fulminò con lo sguardo: oh, se aveva una faccia da schiaffi; oh, se aveva la puzza sotto il naso; oh, se si sarebbe meritato ben più di qualche calcio nei coglioni. Oh sì. Tutto questo e pure di più. Così, lanciandogli occhiatacce ogni tre secondi, si mise a recriminare a voce alta la sua incompetenza con un'amica al fianco che le dava sostegno. (Le avesse cagate, poi... Invece no, l'autista se ne fregò altamente).
Quella mattina, la puccha Vale espresse un desiderio: pensando amaramente al biglietto/abbonamento mensile che ora, al posto del logo ATM di un bellissimo verde, recava una bruttissima scritta svolazzante che recitava "Air pullman" (che mandò prontamente a 'fanculo), desiderò con tutto il cuore che quei pullman stretti e affollati sparissero, assieme a tutti gli autisti incompetenti in circolazione che non sapevano frenare decentemente e che facevano sbattere la gente di testa contro i pali di ferro a cui suddetta gente si reggeva per salvarsi dalle citate frenate brusche. Inoltre, la sua esclamazione del giorno, diventò la seguente: "Persino io saprei fare un logo migliore di questo. Air pullman del cazzo". E ovviamente seguitò a diffondere il Verbo ("L'Air pullman fa schifo") per tutto il resto della giornata."
THE END
Morale: nessuna. Fregatura: son cambiati persino gli orari; i pullman sono già difettati; su suddetti pullman NON CI STIAMO TUTTI. >_>
Presa per il culo: "Air pullman, i vostri pullman ecologici"... fuck you. e_e

Se siete arrivati qui dopo aver letto la storia qui presente, i miei più sentiti complimenti. Davvero, eh XD
Per il resto, la mattinata è trascorsa nella noia più totale *nods*

!real life, che tristezza!, che delirio!

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