Titolo: Padre
Fandom: DC Comics
Beta:
cialy_girl,
sailor_jup88Parole: 1.362
Personaggi: Raven, fratelli J., Trigon
Coppia: Il Dick/Raven è talmente evidente che mi rifiuto di nasconderlo XD tuttavia, non è la colonna portante della ficcy *no no*
Genere: Drammatico, Dark, What If...
Rating: PG13
Disclaimer: I personaggi non mi appartengono, non ho scritto a scopo di lucro ma solo per divertimento.
Note: Questa fanfiction è stata scritta per il concorso
La vendetta dell'Antagonista indetto da
Fanworld e si è piazzata al terzo posto °O°
- SPOILER PER CHI NON CONOSCE LA STUPIDA SERIE DI JUDD WINICK "TITANS".
- Ringranzio tantissimo Linda, Fra e Chezia, queste donne sono lovve oltre ogni aspettativa ç_ç
Casa e famiglia sono due paroline che rappresentano, per gli esseri umani, il luogo e le persone ideali con cui vivere felici e contenti la propria vita. Casa è quando trovi il tuo posto nel mondo, quando puoi abbassare la guardia e goderti i piccoli momenti di quotidianità; famiglia è, invece, quell’agglomerato di gente capace di farti star bene o comunque di tranquillizzarti in qualsiasi situazione.
Casa. Famiglia. Sono paroline per cui si potrebbe arrivare a morire.
E ad uccidere.
Il rumore indistinto delle loro risa e dei loro discorsi ti arriva come un fastidioso suono sconosciuto, nonostante la realtà sia ben diversa: hai passato tanto tempo alla Torre, con la squadra, ed era da un pezzo che non vi riunivate così; dovrebbe essere tutto molto familiare e dolce, un bel ricordo che prende vita, ma più cerchi un motivo per raggiungerli, più trovi motivazioni che ti spingono a rallentare il passo, fino a fermarti completamente. La voce nella tua testa sta urlando talmente forte da provocarti fitte dolorose, le memorie che più hai cercato di dimenticare tornano a galla, l’amore che provavi per i tuoi compagni di squadra si trasforma velocemente in odio puro, e tu non riesci a fermare questo cambiamento che, da settimane (da anni? O forse è semplicemente sempre stato così, mentre tu ti illudevi di voler loro un gran bene, mentre tu, stupido demone, ti illudevi di poter amare?) si sta svolgendo.
In fondo, sapevi che sarebbe successo, prima o poi. Percepisci i tuoi fratelli che si stanno avvicinando, e invece di un’ondata di panico è il sollievo ad assalirti.
Finalmente sarai libera, finalmente sarai a casa.
Era sempre stato orgoglioso di sua figlia. Per un qualche assurdo e insano motivo, la sua ribellione gli era parsa un segno di forza e coraggio, oltre che di immensa stupidità. Insieme, avrebbero potuto distruggere e conquistare un’infinità di mondi, se solo lei avesse smesso di fingere di essere così umana.
I suoi figli erano l’asso nella manica che, forse, gliela avrebbe finalmente riportata indietro.
Perché Raven gli apparteneva, almeno quanto quello stupido pianeta capace di illudere un demone - ma tutto questo sarebbe finito molto presto. Trigon avrebbe riavuto indietro ciò che gli apparteneva di diritto.
Per poi distruggerlo.
Il sangue è ancora caldo quando ci cammini sopra, a piedi nudi. Sotto a Beast Boy e a Starfire la macchia rossa continua ad allargarsi, ma tu non ci fai più caso; il problema, adesso, sono i vivi.
“Chi è il prossimo?” domandi.
Davanti a te i tuoi ex compagni di squadra e al tuoi fianco i tuoi fratelli, i tuoi simili, coloro che sono stati in grado di toglierti quella maledetta maschera, coloro che ti hanno fatto capire chi sei realmente.
Donna è la prima ad attaccarti: si avventa conto di te con un urlo di rabbia, ti fa sbattere la schiena contro un muro e tu ti lasci scappare un gemito di dolore. Alza il pugno e sta per colpirti, quando Wonder Woman - Jesse, in realtà, trasformatosi nella persona che Donna invidia di più - la strattona per i capelli lontano da te. Il lazo le circonda prontamente il collo: non credevi che una persona ci mettesse così tanto per morire. Wally prova a salvarla, urla qualcosa; questa volta è Gola a sistemare tutto, il ragazzo diventa immediatamente scheletrico, cade a terra. Brutta cosa la malnutrizione.
Quando Cyborg tenta di colpirvi sparandovi contro, voli in alto e immediatamente sei davanti a lui, con l’energia nero lo sollevi in aria, stringendolo sempre di più.
Senti nuovamente quel calore appiccicoso e noti poco più avanti il cadavere di Roy, ucciso da Jared.
Lasci cadere il corpo inerme del mezzo robot e ti guardi intorno.
Come pensavi: ne rimane uno soltanto.
Lo avete prontamente accerchiato. È ferito e stanco, cerca di non posare lo sguardo sui corpi dei suoi amici. Ne ha superate tante, ha combattuto contro mostri forse anche peggiori di voi. Eppure…
Uno dei tuoi fratelli ti porge un coltello. Jack fa in modo che il ragazzo si stanchi immediatamente, cade a terra traballante. “Raven…” sussurra.
Richard, pensi, senza dire niente.
Richard il giorno del vostro primo incontro, che ti guarda stranito, con diffidenza, e non vuole chiamare gli ex Titans.
Richard che ti ringrazia per averlo convinto (costretto) a riformare il team.
Richard che ti gironzola attorno nella speranza di estorcerti qualche informazione su ciò che sei.
Richard con il nuovo costume da Nightwing e lo stesso sorriso di sempre.
Richard con Starfire.
Richard che vi abbandona per entrare negli Outsiders.
Richard e le sue chiamate a cui tu non rispondi mai.
Tu e la tua vita, nella quale lui non ha più una parte.
Ti avvicini, gli accarezzi la guancia, e quando gli pianti l’arma nel petto, oltre a lui, uccidi tutto ciò che di umano restava di te.
“Sette cadaveri. È perfetto.” Siete usciti dalla Torre un’ora fa, trascinando i corpi per creare il nuovo portale che riporterà Trigon sulla Terra. Fluttui poco lontano dai fratelli, guardandoli incuriosita: sono le persone con le quali passerai il resto della tua vita. Lanci un’occhiata ai morti. Beh, qualunque cosa meglio di loro.
È strano, ma delle belle cose che hanno fatto per te non riesci a ricordare nulla, solo errori e ferite ancora aperte e sanguinati. Ti domandi perché hai voluto punirti vivendo con e per loro.
“Dobbiamo fare presto.” Dici. “La JLA non ci metterà molto a capire che è successo qualcosa.”
Jack si stiracchia, appoggiato con la schiena ad una roccia. “Hai paura, sorellina?”
“Non voglio rischiare.”
Jared sistema quello che resta di Richard dentro un cerchio tracciato nel terreno. “È tutto pronto.”
Sembra che non abbiate fatto altro nella vostra vita, sembra che siate nati con l’unico scopo di portare Trigon sulla Terra. Beh, effettivamente le cose stanno proprio così. I tuoi fratelli ti accerchiano: tu, in posizione del loto, sei a mezz’aria, sopra i cadaveri - le vittime sacrificali -, le loro voci, l’incantesimo, sono un suono dolce che ti culla, rendendo facile la meditazione.
La prima volta che il portale è stato aperto, senza di loro, con te così contraria, hai provato un dolore immenso provocato dai tuoi poteri che venivano assorbiti dal demone e che ti rendevano debole, indifesa. Questa volta quasi non te ne accorgi.
La prima cosa che vede sono i suoi figli: uniti, forti, sicuri. Oltrepassa il portale con facilità, senza togliere loro gli occhi di dosso. Potrebbe anche sembrare una bella scenetta familiare, un qualcosa di commovente. Scoppierebbe a ridere, se le sue condizioni fossero appena migliori.
Non sei sicura di cosa stia succedendo, tuo padre non ha l’aria felice che ti aspettavi. Sono giorni che il mondo è sotto assedio, i supereroi più famosi sono stati trasformati in pietra dal demone, e così la maggior parte della popolazione; il resto è stato sottomesso in schiavitù: grazie ai tuoi poteri assorbi tutta la voglia di ribellarsi e infondi loro un senso di rassegnazione. Nulla può andare storto.
Però, tuo padre…
Sono giorni che assimila l’energia vitale degli esseri umani, rinvigorisce di ora in ora: il suo aspetto fisico è identico alla prima volta in cui vi siete incontrati - e te lo ricordi anche troppo bene, il vostro primo incontro - ma non sembra intenzionato a muoversi, o a dire una parola.
Quando riapre gli occhi, e posa lo sguardo su di voi, pensi che le cose andranno bene, finalmente.
La Terra è anche più orrenda di quanto ricordasse. Prova un moto di disgusto, e uccidere ogni essere umano che gli capita a tiro gli procura un senso di sollievo e realizzazione non da poco. Gli erano sfuggiti, in passato, i bastardi, ma ora eccoci qui. Quando ormai la vita sul pianeta è solo un ricordo - o comunque è diventata talmente dolorosa e terribile da essere paragonata all’Inferno -, Trigon sorride ai figli. Sono stati molto devoti e ubbidienti, persino Raven, quasi prova dispiacere mentre, con un semplice gesto della mano, li tramuta in pietra.
Ma non può permettere che esistano altri esseri potenti quanto lui, capaci di rinchiuderlo in una dimensione per restituirgli la libertà solo se fa loro comodo. Ghigna, con la mano colpisce le statue.
Uccidere è una bella sensazione.