Titolo: The Boy Who Wanted To Be A Real Puppet
Fandom: DC Comcis, new gen
Beta:
cialy_girlPersonaggi:
Conner Kent Jr/Cassandra Sandsmark. (Nominati: Conner Kent, Lena Luthor, Serenity Kent [figlia di Clark Kent e Lois Lane], gli Infinity)
Rating: VM18
Avvisi: oh, i soliti, incest genitore/figlio, disperazione, angst, chevitadicacca.
Parole: 818 (W)
Prompt: Conner Kent Jr, Cassie Sandsmark - A volte vorrebbe solo dirglielo, che fa tutto questo per lei, per vederla felice, per darle ancora speranza. da
GdLNote: Titolo fregato ai Sonata Arctica, "The Boy Who Wanted To Be A Real
Puppet".
- E' la prima fanfic su Cassie. Immagino che da ciò si possa comprendre il grande amore che provo per questa donna é__è
- Conner Jr è lovvo. Poveretto.
Disclaimer: Quello che è mio è mio, quello che non lo è è Della DC. Ma tanto non ci guadagno, però mi diverto un sacco *_*
Conner non dorme mai alla base degli Infinity. Usa il teletrasporto della JLA, quando proprio le energie scarseggiano a causa di una missione troppo pesante, altrimenti scrocca passaggi a chiunque, anche a gente che non trova particolarmente piacevole. Qualunque cosa per tornare a casa, qualunque cosa per non lasciarla sola.
Cassie gli sorride sempre. Gli chiede come è andata la giornata, se è stanco, quali nemici hanno dovuto affrontare. È talmente vicina che Conner può tranquillamente sentire il calore emanato dal suo corpo, il tono così pacato da fargli credere, per un attimo, che tra loro non ci sia alcun problema di sorta, che la loro relazione si basi solo su quello: raccontarsi a vicenda ciò che hanno passato, condividere le preoccupazioni e sorreggersi a vicenda.
Le cose non stanno così perché, se fosse un rapporto minimamente sano, Conner potrebbe fare a meno di ammazzarsi pur di trascorrere qualche istante in più con lei, si eviterebbe quell’apprensione causata dalla sua lontananza e il terrore pressante di perderla, e di deluderla. A volte vorrebbe solo dirglielo, che ha fatto tutto questo per lei, per vederla felice, per darle ancora speranza. Invece balbetta delle idiozie che non c’entrano nulla, parla male di qualunque eroe imparentato con qualche villain e continua a riempire il silenzio, mentre lei sorride.
Cassandra gli morde delicatamente il collo, la sua mano scivola dal petto fino ad arrivare dentro i pantaloni. Conner riesce solo a gemere e a gettare la testa indietro. Non sa mai come toccarla - non sa nemmeno se sia il caso che lo faccia -, non sa mai cosa dirle, non sa cosa dovrebbe provare. Non si sente per niente costretto, quando le posizioni si ribaltano e i jeans, come i boxer, fanno compagnia ai vestiti di Cassie sul pavimento; in tutta quella nebbia che gli appanna i pensieri, avverte solo un piacere immenso nel penetrarla.
La nota stridente è quando lei pronuncia il suo nome - Conner - con gli occhi chiusi, è certo che stia pensando ad un altro (a suo padre); ma non importa. Perché è lui che abbraccia la notte, è lui che bacia e stringe a sé.
Se suo padre non fosse morto, ogni cosa sarebbe andata bene. Conner avrebbe una vita quasi normale - per quanto la vita da eroe possa definirsi tale - e certamente i rapporti con le altre persone non risulterebbero così falsi e ardui. È solo una questione di facciate e di menzogne, per lui. Deve tenere ben indosso quella maschera perché nessuno capisca cosa ci sia dietro, deve puntare il dito contro altri perché nessuno cominci a sospettare di lui. Del suo essere Luthor, del suo essere sbagliato.
La conseguenza è che la gente ripone troppa fiducia in lui. Pensano che sia una buona persona - falso -, pensano che gli importi davvero delle persone - falso -, pensano che sia un grande eroe - ancora falso -, pensano che sia in grado di salvarli tutti.
Conner però non è in grado nemmeno di salvare se stesso.
Serenity non sa niente perché Cassie non è stupida - la loro casa è stata creata in modo che nessun orecchio di sorta possa disturbarne la privacy. Però sospetta. Nonostante questo, finge anche lei, perché è più comodo così, perché avere un futuro-Superman in famiglia le toglie il dovere di diventare a sua volta una Superwoman. Capita che gli lanci lunghe occhiate, mai comprensibili, capita che gli dica alcune frasi che suonano come una minaccia. Ma ha la decenza di farsi da parte, e stare zitta. Eppure Conner pensa che lei potrebbe salvarlo, che lei davvero potrebbe salvarli tutti. Per questo, un po’, la odia.
Odia Serenity e non riesce ad odiare Lena. Deve essere una sorta di affetto tra zia e nipote, o almeno è questa la scusa che si dice nel tentativo di perdonarsi quella mancanza. Lena è maliziosa e bastarda, utilizza i difetti e i pregi degli altri in modo che si ritorcano contro di loro, infila il dito nella piaga con un piacere sadico e fa del male anche quando non ne avrebbe bisogno. Ma perlomeno non giudica, non si erge a Sacra Conoscitrice della Moralità, della Verità, della Giustizia e dello Stile di Vita Americano. Non indossa maschere, si limita a mostrare ogni sfaccettatura della sua personalità in modo diverso ad ogni suo bisogno, preferisce rivelare verità dannose che mentire, porta le persone a fare la scelta sbagliata senza costringere nessuno.
Vorrebbe essere come lei. Sicuro, capace di raggiungere i propri scopi, vincente. Non avendone la forza né le possibilità, continua a lasciare che altri scelgano per lui il suo destino, ignora i suoi desideri e quello che realmente pensa, chiedendosi, ogni tanto, come sarebbe stare dalla parte dei Luthor, se riuscirebbe a sentirsi un po’ più libero.
La risposta che riceve, direttamente dalla sua coscienza, è un no convinto, e Conner sa di non trovarsi di fronte ad un'altra bugia, ma semplicemente ad una verità troppo scomoda.