Titolo: Did you lose yourself?
Fandom: DC Comics, New Gen
Beta:
cialy_girlPersonaggi:
Mar'i Grayson (Nightstar), Caleb Chase (Vigilante), e figlio Bruce Grayson (Nightwing II)
Rating: PG14
Parole: 299 (W)
Prompt: The only thing that you keep changin' is your name (arcade fire) di
it100Note: 5/10
- Titolo da I Thought Everything Was Alright dei Linea 77
- Ambientata nel
lovvoverse (consultare la
timeline per maggiori informazioni)
Disclaimer: Non mi appartengono, non ci guadagno, solo divertimento.
Capita tutto molto più in fretta di quanto vorrebbe; non c’è tempo per abituarsi alle morti, all’abbandono della propria famiglia e all’idea di avere delle mani sporche di sangue, che già deve fare i conti con un anello all'anulare. È perfettamente consapevole di quanto pesi questa scelta sulla sua vita, e l’angoscia e la paura la stanno letteralmente soffocando. Il particolare che più di tutti la fa star male è quel Mar’i Chase che suona malissimo, che sembra uno sputare in faccia alle persone che amava, a quelle che l’hanno tradita e fatta sentire sbagliata, a chi non ha saputo restarle accanto. E forse se lo meriterebbero anche, forse davvero dovrebbe cancellarli e dimenticarli per sempre, con un colpo di spugna nemmeno troppo delicato. Ma poi sfiora la sua pancia e: «Vorrei che avesse il mio cognome. Vorrei che si chiamasse Bruce.»
Caleb le sorride dolcemente, la bacia e l’accetta per quello che si sta dimostrando essere. Anche lui ammette che quella maledizione venga imposta sul proprio figlio, ma che colpirà solo il suo nome e nient’altro.
Bruce indossa il costume da Nightwing con scopi completamente differenti da quelli di suo padre. Vederli così diversi la riempie di gioia, e sa che è fin troppo crudele pensarla in questo modo. Bruce è più violento, più feroce, cammina sulla linea e non ha paura di gettarsi dal lato sbagliato, di tanto in tanto.
Il nonno non lo ammetterebbe, ma il nonno ora è morto e sepolto; il Batman che ha preso il suo posto non merita quel mantello e il mondo fa più schifo da quando lui non c’è.
Mar’i guarda il figlio con fierezza, e all’improvviso non le importa più se quello è ormai un nemico. Che sia felice almeno lui, lontano da loro, da quella maledizione.