Titolo: Gli Altri
Autore:
namidayumeBeta:
ElFandom: Teen Titans Animated Series
Personaggio: Raven (nominati: Arella, Trigon, Azar)
Prompt: Invidia
Rating: PG
Avvertimenti: ///
Conteggio Parole: 517
Disclaimer: *indica i Teen Titans* LORO-NON-SONO-MIEI. E non li uso a scopo di lucro. Appartengono alla Dc Comics che se li tiene stretti e ne detiene tutti i diritti. Io mi limito a fare la fangirl (e non è un lavoro facile).
Lista:
A voiNote:
+ Per
settepeccati+ Ringrazio la
El che nonostante il fratello, la tipa del fratello, il fatto che stesse scrivendo roba sua, e che non abbia mai fatto la beta fin'ora, ha betato la mia fanfic *_*
+ *vocina isterica* menemancanosoloduemenemancanosolodue *///* (è la sua prima tabella, cercate di comprendere)
+ E' ambientata durante il periodi in cui Rae abitava ad Azarath, e dato che nel cartoon non viene detto NIENTE, mi sono presa tutta la libertà del mondo xD
Raven era sempre stata una bambina curiosa, ma che non faceva mai domande. Aveva imparato molto presto che agli adulti non piaceva dare risposte: il loro umore cambiava terribilmente per la più piccola e semplice richiesta prendevano a balbettare, ad innervosirsi e spesso non rispondevano ai suoi quesiti mentendo o borbottando un “Lo capirai da grande”.
I libri, al contrario, rispondevano a qualsiasi domanda. Mentivano raramente, e raramente la deludevano. Ma quelli, ovviamente, non potevano dare tutte le risposte. Ad esempio, da molto tempo cercava di capire il perché del comportamento così freddo di Arella nei suoi confronti. Le altre madri - e non solo quelle dei libri - avevano un modo molto diverso di porsi rispetto alla propria prole: affettuoso, dolce.
Al contrario, Arella in sua presenza sembrava irrigidirsi, come se la sua esistenza, in qualche modo, la disturbasse o la ferisse. Nonostante il potere dell’empatia, Raven non riusciva a percepire i sentimenti della madre - che restava inaccessibile e incomprensibile per lei. Sembrava la rappresentazione umana di un segreto. E di segreti quella donna ne custodiva molti, lo sapeva. Aveva sentito i monaci parlare di lei, dire che veniva da un’altra dimensione, che aveva avuto una vita difficile - cose che alla sua stessa figlia non aveva mai detto, cose che con lei non aveva mai condiviso.
Uno dei segreti più terribili di Arella doveva essere “Trigon”. Da bambina sveglia quale era, sapeva che si trattava di suo padre. Non capiva però per quale ragione nessuno parlasse mai di lui in presenza sua o di quella di sua madre. La donna pronunciava quel nome solo durante i suoi incubi, ed era stato proprio fingendo di non essere stata svegliata dalle sue urla che aveva scoperto chi fosse l’altra metà della sua famiglia- origliare non era una bella cosa, ma quei monaci stavano parlando proprio davanti alla sua stanza credendo che dormisse...
E presto aveva cominciato ad invidiare gli altri. Gli altri erano tutti quei bambini che potevano guardare in faccia i loro genitori, gli altri erano quei bambini che ricevevano il bacio della buonanotte prima di andare a dormire, gli altri erano bambini senza poteri, molto diversi da lei. Aveva sempre innalzato un muro tra sè e gli altri, senza capire il motivo specifico: semplicemente li trovava differenti, quasi non appartenessero alla stessa razza. Quel muro e quella convinzione nel corso degli anni, erano cresciuti continuamente, quasi a darle ragione. Sua madre che continuava ad evitarla, la Dea Azar che le riservava trattamenti speciali, i suoi poteri che aumentavano di anno in anno e Trigon, che con la sua assenza la rendeva inquieta e curiosa allo stesso tempo.
Un giorno la voglia di sapere fu troppa: - Dea Azar, ma io ho un padre? -
- No. - la risposta della donna arrivò con un tono deciso. Non ci aveva neanche pensato su.
E allora chi è Trigon? avrebbe voluto chiedere, però non ne ebbe il coraggio. Da quel giorno, Raven cominciò ad invidiare un’altra categoria di bambini: i coraggiosi. Coloro che al suo posto avrebbero avuto l’incoscienza e la forza di fare quella domanda che la perseguitò per molti anni.
[FINE]