Titolo: Desiderio esaudito
Fandom: Originale
Beta:
cialy_girlPersonaggi: Una donna, Bianca Ceolipro
Rating: PG14
Parole: 1.071
Prompt: I don't want a lot for Christmas / There's just one thing I need @ Michi
Note: Non lo so XD Bianca ogni tanto torna e pretende XD io mi limito ad assencondarla perchè mi fa paura.
Disclaimer: MIOOOOOOOOOOOOOOH.
Lavorare alla casa dei Ceolipro aveva dei grandi vantaggi. Lo stipendio buono, ferie lunghe e week-end libero, divieto assoluto di restare alla villa per più di otto ore e di entrare in alcune stanze. Che quindi non si dovevano pulire. Non era un lavoro semplice - troppe camere, troppo grandi - ma nemmeno di quelli che ti ammazzano, quindi restammo tutti molto sorpresi e irritati quando Bianca ci disse di non volerci più lì, dopo la morte dei suoi genitori.
Alcuni la capirono: forse le ricordavamo i signori Ceolipro, forse voleva solo restare in solitudine per reagire meglio alla perdita. Io non fui tra quelli. Ero arrabbiata e mi sentivo offesa, dopo tanti anni passati, ad essere sbattuta fuori da una mocciosa qualunque. Come se non valessi nulla. Mi chiedevo cosa ne sarebbe stato di me, se fossi riuscita a trovare un altro lavoro. Fu per questo - fu per rabbia - che rubai. Il mio ultimo giorno, in camera di Bianca. Andai velocemente davanti alla sua biblioteca, afferrai quella boccettina trasparente piena di un liquido bianco, chiusa con un tappo a forma di teschio. Aveva due rubini incastonati negli occhi, ero certa che valesse qualcosa. La misi velocemente in tasca, pulii la stanza ed uscii.
Bianca mi fissò con astio quando la salutai. Sapeva tutto, ne ero certa, ma non disse nulla. La salutai ed uscii con la testa bassa e la consapevolezza che i suoi occhi pieni di odio mi seguivano finchè non chiusi la porta.
Rubai solo quell’oggetto perché ce l’avevo di fronte tutte le mattine e tutte le mattine mi sentivo attratta. Non c’è stato un solo secondo che non abbia desiderato prenderlo e portarlo via, che non abbia voluto togliere il tappo e-
Beh, non sapevo cosa fare, esattamente. Ma lo desideravo tanto.
Nascosi la boccetta in un angolo della casa, immediatamente, quasi ne fossi spaventata; e lo ero, terribilmente.
Quasi per caso l’ho ritrovato oggi, il giorno di Natale. Sono appena stata lasciata da mio marito - bel verme -, i ragazzi sono via e mi sento terribilmente sola. È un pessimo giorno, questo. E il demone davanti a me non promette miglioramenti di sorta.
Avevo aperto la boccettina. L’acqua - era acqua? - all’interno era evaporata, diventando fumo, il fumo si solidificò davanti ai miei occhi spalancati, assumendo la forma di un giovane ragazzino.
«Ciao!» mi salutò, con una voce squillante.
Respirai a fondo prima di parlare: «Cosa… che…» mi alzai in piedi, fronteggiandolo, la boccetta sul divano: «Chi diavolo sei tu?! Come sei… cosa…»
Lui ridacchiò: «Abbiamo le idee confuse, eh?»
«Ma…»
«Tu non sei una Ceolipro…» continuò, osservandomi: «Sei proprio un’umana.»
«Certo che sono umana! Che cosa dovrei essere?»
«Vuoi la lista?»
«Ohsignoreiddio, sto facendo un altro dei miei incubi.»
Il ragazzino-demone inclinò la testa di lato e mi dimostrò che così non era.
Fece delle cose ai passanti che potevo vedere alla mia finestra, mi diede prova del il suo potere sulle piante, rise della mia paura e del mio nervosismo, infine si sedette e aspettò.
E ora siamo qui. «Esprimi un desiderio.» mi ha ordinato, con finta gentilezza, sorridendo.
Chi non vorrebbe che i propri desideri diventassero realtà? A Natale, poi. È come se qualcuno avesse rapito Babbo Natale e me lo avesse portato direttamente sul divano di casa. Eppure ho paura, sono spaventata, vorrei solo sapere come rimettere quel coso nella boccetta, restituirlo a Bianca senza complicazioni e dimenticare ogni cosa.
«Non ho desideri da esprimere…»
«Inventalo.»
Mi stringo nelle spalle: «Senti, davvero. Lo so che queste cose finiscono sempre male. Possiamo evitare? Ti cerco un altro padrone, magari ti riporto da Bianca…»
«Tu mi ha liberato, tu hai diritto ad un desiderio.»
«Posso sapere almeno cosa sei?»
Scoppia a ridere, buttando la testa all’indietro. È solo un ragazzino, fragilino, per giunta: «Io sono tutto e colui che tutto può! Io sono parte degli Universi e gli Universi stessi, io racchiudo i segreti e le menzogne.»
«… sei il Diavolo?»
«Ah ah ah… voialtri siete così primitivi… la vostra concezione della Vita è talmente idiota e manchevole. Non sono il Diavolo, non sono un Diavolo, non sono umano, ma comunque sono. Afferri il concetto?»
«No.»
«Umani.»
Lo guardo. Lui è, e io sono confusa. Sbuffo: «Bene, voglio essere ricca.»
«Uhm… na.»
«Na?! Cosa significa na?»
«Non se ne fa niente. Posso realizzare un tuo desiderio solo se ci tieni davvero. Sono un Jinn di basso livello, io.»
«No, scusa, fammi capire: cosa puoi fare?»
«Realizzare i tuoi sogni, ma devi volerlo davvero. Più forte è il tuo desiderio, più facile sarà per me realizzarlo. E tieni conto che mi piacciono le cose facili.»
Mi mordo il labbro inferiore, e so precisamente quello che devo chiedere.
*
La morte di mio marito mi ha reso unica ereditiera, insieme ai miei figli. Non c’è stato nemmeno il tempo di uno scandalo o di infangare il mio nome con la parola “divorzio”. Mi sono ripresa in fretta e sto aspettando con ansia che anche i bambini ci riescano; quando proprio non sono di compagnia li smollo dalla babysitter, che saprà prendersi cura di loro meglio di me.
Adesso la mia vita è bellissima.
Solo… mi rimbomba nelle orecchie la risata del ragazzino-demone.
«Sai, alcuni sono convinti che ogni azione ti ritorna triplicata.»
«Non l’ho ucciso io.» risposi, all’epoca, e lui rise forte.
La boccetta è ancora lì, ma l’essere è sparito da tanto tempo. Scosto lo sguardo e mi concentro su un uomo molto bello che mi sta facendo la corte, quando il campanello suona. Gli faccio segno di aspettare, e corro davanti alla porta. Preparo un sorriso di benvenuto che si gela, come si gela il mio cuore e il mio sangue, alla vista di mio marito - il volto putrefatto, la pelle grigiastra, lo smoking con cui l’ho sepolto e il forte tanfo di cadavere.
«Ciao, amore.» biascica, prima di afferrarmi i capelli e darmi un bacio che finisce con un morso.
*
Bianca, vestita di rosso, scavalca con stizza i cadaveri. Ignora lo zombie che sta ancora divorando la sua ex moglie, con ferocia disumana. Si dirige con fermezza davanti al camino e lascia uscire il Jinn.
«Stai bene?» domanda.
Il demone scuote la testa: «Sono stato rinchiuso per un anno! Puah!» finalmente si guarda intorno e scoppia a ridere.
«Padrona, siete stata più buona del solito!»
Bianca alza le spalle, accarezza la testolina del ragazzo-demone.
«A Natale lo siamo tutti. Sbaglio?»
Il Jinn ride più forte.