Titolo: La sindrome del Migliore Amico
Fandom: Racconto Romantico
Beta:
cialy_girlPersonaggi: Dylan/Lorenzo
Avvertimenti: Slash, Lime, p0rn *imbarazzo*
Rating: VM18
Parole: 1.506 (contaparole di fiumidisangue)
Prompt:
Lime @
Crittycombola- Original, M+M, "Siamo in uno sgabuzzino." "Ne sono consapevole. Ti ci ho portato io, qui." @
P0rn Fest di
FiffiNote: Mi sono divertita TANTISSIMO perchè i due personaggi in questione sono due stupidotti X°D mi hanno fatta ridere un sacco.
- OHMIADEAMACOS'E'QUESTO! Una fic su Fuori Posto! O_O è da un anno che non se ne vedevano! O_O e per l'ultima settimana del 2009 vi siete dovuti sorbire le mie tabelle/masterlist/altro, chiedo venia *china il capo*
- ... ho scritto per il p0rnfest di Fiffi o__o
Disclaimer: MIOOOOH.
Dylan è una testa di cazzo. Credetemi, ne ho un’esperienza diretta. Lo conosco da quando avevamo cinque anni, so quel che dico. L’ultima prova che mi ha dato della sua stupidità è stata quella di trascinarmi per tutta - TUTTA - la scuola, portandomi via dal gruppo di amici con i quali stavo parlando, fermandosi solo davanti ad una porta, per aprirla e trascinarmi dentro. Che, poi, voglio dire.
Sbuffo: «Siamo in uno sgabuzzino.»
«Ne sono consapevole. Ti ci ho portato io.»
«Eh. L’avevo notato. Potrei anche sapere per quale ragione?»
Assottiglia gli occhi in quel modo che preannuncia un cazziatone colossale. Oh, bene, morirò asfissiato. Conoscendolo - e io lo conosco - la cosa si protrarrà per le lunghe. Che poi, sapete, non è così orrendo essere sgridato da lui: niente insulti, niente che mini alla mia autostima… un po’ come succede con i genitori…
«Per farti staccare da quell’idiota. State sempre appiccicati, Dio mio, più che due fidanzati sembrate gemelli siamesi!»
E di solito i genitori hanno ragione. E anche Dylan. Abbasso un poco la testa e mi faccio piccolo, col faccino da cucciolo bastonato, nella speranza che questo faccia riemergere un lato protettivo nel mio stupidissimo migliore amico: «È il mio ragazzo.» dico. È vero, sto un pochino trascurando le amicizie, ma questo capita sempre nei primi mesi di una relazione, no?
«Ragazzo? Hai il coraggio di definire quel coso ragazzo? Non posso nemmeno dargli del troglodita, perché non voglio insultare i nostri avi!»
«È una persona dolce, invece.»
«È stupido e incapace!»
Uhm. Okay. Dylan non ha mai insultato così i tipi che mi porto a letto - a dire il vero, solitamente sono io che ne dico di cotte e di crude sulle sue fidanzate - e quelle volte che si è azzardato a tanto si è sempre mantenuto calmo e controllato, nei suoi limiti.
«Ti ha fatto qualcosa?» domando.
Lui sbuffa, guarda per terra e non mi fissa più. La vicinanza comincia a pesarmi un po’, sapete. È claustrofobico. E poi, dico, in uno sgabuzzino la gente ci fa sesso! Che cavolo.
«Mi ha ordinato di starti lontano. Ti rendi conto?» finalmente rialza lo sguardo e, wow, è proprio infuriato. Avete presente quegli anime dove gli occhi dei protagonisti diventano fuoco? Uguale! «Come se tu non avessi un cervello funzionante, cazzo! Questa è totale mancanza di fiducia! Nemmeno io sono mai stato così idiota da dire questa frase a un amico di una mia fidanzata!»
«… te la prendi come se fosse la prima volta.»
E non lo è. La gente fraintende. Sapete. L’ultima sua ragazza è venuta da me, mi ha preso a sberle per un quarto d’ora, con gli occhi umidi, strillandomi di andare a fare in culo, io e Dylan, insieme alla nostra sindrome del Migliore Amico. Ma, tsk, figuratevi se una qualunque può capire il complesso rapporto che c’è tra me e il ragazzo in questione, ecco.
«Nessuno si è mai azzardato a darmi della troia, sai?»
«A me sì. Che c’è di male?»
«Checca! Della troia checca!»
«Mi hanno detto anche questo. Ambè?»
Fa fatica per non ridere, lo noto dalle sue labbra sottili che tentano di stringersi ancora di più per non fare scappare nulla.
«È un idiota.» ripete, scuotendo la testa, e i capelli si muovono al gesto. Li porta sempre un po’ troppo lunghi. È culo peso e se non lo trascinassi io dal barbiere credo andrebbe in giro tipo il cugino It: «Giuro che non capisco cosa ci trovi in lui.»
«Scopa bene.»
Ci geliamo sul posto. Si gela lui, che mi fissa con gli occhi spalancati, quasi fossi appena diventato un alieno, mi gelo io, che vorrei strapparmi immediatamente la lingua o almeno avere una macchina del tempo per uccidere il me stesso di due secondi fa.
C’è una regola, tra le amicizie etero e gay. Tu, maschio gay, per quanto ritieni vicino il carissimo Migliore Amico Etero, non puoi, e dico non puoi, azzardarti a parlargli della tua vita sessuale. Non devi nemmeno accennare ad una vita sessuale, è blasfemo, è un insulto. Loro non ne sanno nulla e non vogliono saperne nulla, ma neanche alla lontana.
Però, cavolo, a sapere che Dylan arrossiva così l’avrei fatto prima. Obbiettivamente: è adorabile.
Cerca di riprendere un contegno e ricomincia con quel tono stile “Sono tuo padre e ti sto cazziando”: «E tu basi tutte le tue relazioni su… er… su…» ricade nello spirale Imbarazzo Totale.
«Mi chiamano troia per una ragione.»
…
Non so, credo che il mio subconscio stia cercando di rovinare del tutto questa amicizia. Non arrossisce più di così perché non credo sia materialmente possibile. Mi fissa con il faccino da Cucciolo Etero Bastonato A Morte. Sì, però non ho capito perché sia ancora qua. Voglio dire, a questo punto dovrebbe mandarmi a quel paese, uscire sbattendo la porta e non rivolgermi più la parola finchè non avrò lasciato Carlo. Invece è come se non riuscisse a muoversi, quasi i suoi piedi stessero sprofondando nelle sabbie mobili.
«Scusa.» provo a dire: «Non so che mi è preso. Claustrofobia, forse.»
Si stringe nelle spalle e non risponde.
«Sì, beh, è un idiota.» ripete. Veramente è un’istigazione a continuare a pronuncia la parola “sesso”, e se si azzarda a dire ancora qualcosa credo proprio userò altre paroline, tipo “sesso anale” e “sesso orale”. Così mi toglierà il saluto e farà in modo che nessuna delle sue tipe possano darmi bacini sulle guance.
Oh Dio, voglio dirgli la parola “sperma”. Sai che roba?
«Adesso posso sapere a cosa stai pensando?»
«Sperma.»
…
Voglio morire. Ti prego. No, ma, seriamente, qualche anima pietosa mi uccida ora e subito.
Dylan mi fissa ed è incazzato. L’imbarazzo c’è ancora, ma è una dose proprio minore.
«Mi stai prendendo in giro?» una cosa che un amico etero non dice mai ad un amico gay è “Ma mi prendi per il culo?”, a meno che non abbia abbassato la guardia. In dodici anni Dylan me l’avrà detto due o tre volte, e certamente dopo questo dialogo non me lo dirà mai più…
«No- cioè, sì! Che vuol dire no… stavo pensando ad altro ma non era lo sperma, era più che altro l’idea che avevo di dirti… oh, ma senti!» sbotto, sbracciando per un istante, al che lui fa un salto indietro - un saltino, dato che dalla sua parte ci sono degli scaffali: «Mi trascini per tutto l’istituto, mi sbatti in uno sgabuzzino, e cosa ci fa la gente negli sgabuzzini, Dio mio? Parla dei propri sentimenti?!»
Ne è colpito. Ho fatto centro. Sono un genio: «Non stiamo parlando dei nostri sentimenti!»
«Ah no?!»
«No! Ti sto solo dando un consiglio!»
Sono stufo. Incrocio le braccia: «Okay. D’accordo. Dicevi che devo mollare il mio ragazzo perché è un idiota.»
«Sì! Esatto!»
«E ora che l’hai detto?»
Si zittisce. Mi guarda un po’ stranito.
«Restiamo qui.» continuo: «A parlare.» lo sto fissando negli occhi, e mi costa non abbassare lo sguardo. «Dei nostri sentimenti. Roba che nemmeno la troia più checca di questo e altri univer-»
Mi afferra per il colletto, mi sbatte sulla porta e comincia a baciarmi. Divorarmi, più che altro, è così che mi sento, le sue mani che si muovono e nemmeno il tempo di dire A che mi ha già sfilato la maglietta. Ma da dove sbuca fuori questo, adesso?! Si è convertito alla bisessualità da nemmeno cinque minuti e pensa di saperne più di me? Ma che vuol dire? Questa è un’offesa alla categoria!
E se potessi, davvero, metterei in pratica i miei onorevoli propositi, ma l’idiota di cui sopra ha cominciato a scendere, mi sta baciando con una lentezza assurda il collo, premendo forte sopra di me. L’unica cosa che mi riesce è mugolare e sragionare, temo. Scivola ancora più in basso, accarezzandomi il petto fino ad arrivare all’ombelico. Al che, tra i sospiri, piego la testa indietro. Va un po’ più in basso ancora e mugolo soddisfatto, non fosse che il genio si ferma all’improvviso.
«Che c’è?» domando, cercando di riprendere fiato. È inginocchiato, ha le guance colorate e guarda la zip dei miei pantaloni.
«Uhm… ecco, con le ragazze è diverso…»
Rimango ammutolito.
«Giuro che ti stai per prendere una ginocchiata nei denti.»
«Ma scusa! È la mia prima volt- insomma, con un ragazzo, e io-»
Lo trascino su per il colletto - ha ancora la maglia! Come si nota che è un dannato ex-etero - e gli mordo lievemente il labbro inferiore, gli afferro i fianchi e faccio in modo che si avvicini ancora di più. Continuiamo a baciarci - abbiamo più o meno quattro anni da recuperare, eh - finchè non infilo la mano nei suoi pantaloni. Ha un sussulto di sorpresa e stacca le labbra dalle mie.
«Almeno questo lo sai fare?» domando.
Mi manda a fare in culo, ma da bravo scolaro segue l’esempio.
Vengo con un sospiro roco, mentre a lui servono altre spinte. Non mi lascia subito spazio libero - sono ancora incastrato tra lui e la porta e sto benissimo e pagherei per sapere cosa hanno pensato quelli che ci sono passati davanti -, mi morde l’orecchio e si sposta per baciarmi sul collo, risale fino alle labbra. Appena le scosta, con il fiato spezzato dico ad un soffio dal suo viso: «Romantica la nostra prima sveltina.»
Apre gli occhi e mi guarda malissimo. Poi, però, torna a baciarmi.