Titolo: I know is right don't want to live somebody elses life
Fandom: DC
LovvoverseBeta:
cialy_girlPersonaggi:
James Gautier,
Jim Kuttler (appaiono anche
Lena Luthor e Nightshade)
Rating: PG14
Parole: 448 (W)
Prompt: [DC Lovvoverse] Joker II, Jim Kuttler (EvilJimbo) - Una risata di troppo. @
Settimana Nera IINote: titolo da I Could Die For You - Red Hot Chili Peppers
Disclaimer: Beh, mio e delle lovve a dirla tutta xD tranne l'ambientazione che è sempre DC. Comunque, nessun guadagno.
Jim ha convissuto con la paura nelle sue più svariate forme per moltissimi anni. Paura di deludere, paura di non farcela, paura di ferire le persone, paura di essere sbagliato. Poi è arrivata Lena, col suo ghigno strafottente e la risposta a tutte le domande del mondo, gli ha dato una scrollata e fatto capire che vivere con la paura di se stessi non è una vera vita. Bisogna accettarsi, prima di impazzire (o di rimanerne uccisi) (o di uccidersi).
(Una volta aveva paura del nonno, in particolare quando indossava il costume e lo osservava con quello sguardo).
Tuttavia, non si è mai allontanato troppo da quel sentimento. È rimasto sempre lì, in un angolo della sua testa, ad osservarlo cambiare e cambiando a sua volta: assume sempre nuove e terrificanti forme. Non ce la fa a liberarsene completamente, e comincia a credere che sia una cosa (abbastanza) normale.
Il secondo Joker, ad esempio. Ride ed è pericoloso, però Jim prova solo indifferenza.
(Forse perchè ha già visto il primo, in molti dei suoi incubi, entrare e puntargli una pistola addosso)
(Quanto può costare un proiettile ficcato nella spina dorsale? La vita, le gambe, la felicità?)
Dovrebbe essere un rapporto un tantino più complicato, il loro, qualcosa di difficile da gestire (il secondo Joker sa, glielo ha rivelato Nightshade, con la sua voce calma, mentre accarezzava una pianta), e c’è una parte di lui che si sente in colpa per quella accettazione così semplice: dovrebbe odiarlo, per quello che il suo maestro ha fatto a sua madre, e non ci riesce. E non vuole.
«Ehi, Jimbo, qualche problema?» ridacchia il Joker.
«Nessuno.» mormora, un po’ stranito.
In quel momento il Joker gli mostra un’espressione che non gli aveva mai visto addosso (una di quelle riservate alle vittime), chiude un occhio e alza l’indice e il pollice nella sua direzione, ad imitare una pistola.
«Bang.» dice.
E scoppia a ridere.
Jim non ha paura. Quel groviglio di odio che ha nello stomaco glielo impedisce. Non vuole vendetta per sua madre (lei per prima non la desidera), ma nemmeno finirà come lei - costi quel che costi, e il prezzo che ha pagato fin’ora è molto alto.
Sorride a sua volta, si sistema sulla poltrona e sente la voce di Lena che parla per lui: «Fa’ attenzione, Joker, una risata di troppo può risultare fastidiosa.»
Il pagliaccio lancia un’occhiata ad Anonymus: «Sono sempre molto attento.»
E c’è una certa dose di stima in quello sguardo - stima e timore.
Perchè alcune cose le puoi conquistare solo abbandonando le paure peggiori; perchè certi traguardi li raggiungi solo abbandonando la parte più debole di te.
(La parte che a Jim non manca per niente)