[Originale] Bianco è il candore (il bianco ti dona)

Jun 23, 2010 18:50

Titolo: Bianco è il candore (il bianco ti dona)
Fandom: Originale Commedia (o presunta tale!)
Beta: cialy_girl
Personaggi: Due idioti e una comparsa ancora più idiota.
Rating: Pg15
Avviso: Linguaggio da scaricatore di porto, ogni tanto.
Parole: 5.701 (W), ma mi sto curando.
Prompt: Bianco @ FanWorld
Note: I miei personaggi, se non sono assassini, sono degli idioti. Ma davvero! Leggere per credere! Resterete stupiti O_O
- La stesura di questa fanfic è stata il male puro xD ho aperto il file word il 15 giugno e sono riuscita a combinare qualcosa solo negli ultimi quattro giorni! Rendiamoci conto.
- Non è assolutamente tra le mie migliori, e un po' la schifo, ma sotto sotto le voglio bene perché mi ha distratto un sacco xD
- Il mio personaggio preferito è il nonno di Ares é_è
- IO ADORO LINDA.
Disclaimer: Non si ispira a fatti realmente accaduti, mi appartiene tutto, se plagiate vi ammazzo atrocemente <3


Per un attimo Amelia è tentata di passare i dati a qualche altro hacker più in gamba di lei, per avere un secondo parere ed essere sicura che l’informazione trovata sia attendibile… ma si tratta di qualcosa impossibile da condividere. Quando quelle sfigate del sito “Fan di Ares Ludovisi Unite!” l’avevano contatta disperate, per potersi liberare di un semplice troll, pensava si sarebbe trattato di un lavoretto semplice e veloce, invece il bastardo l’aveva fatta sudare sangue prima di riuscire a rintracciarlo... e ora questo.
Si morde il labbro inferiore e elenca mentalmente tutte le possibilità, ma ha seguito la faccenda troppo da vicino, fatto svariati controlli: non si sta sbagliando. Sorride.
E con quel ghigno stampato in faccia, comincia a scrivere l’e-mail.

Ares Ludovisi è un attore famosissimo. Ma di quelli terribilmente famosi e fighi, sempre curati in ogni singolo stupido dettaglio, da farti chiedere siano, per puro caso, umani.
Ares è moro, alto, ha un sorriso capace di mandare in brodo di giuggiole stuoli di ragazze, un fisico atletico (ovviamente) e degli occhi verdi (ovviamente due la vendetta). Caratterialmente piace anche alle mamme: si comporta sempre bene nelle interviste, anche in quelle cattive, ha dimostrato di prendere sul serio il proprio lavoro ed è grato di poterlo fare. C’è anche la questione del “Poveretto, è un orfano” che ogni tanto salta fuori, intenerendo tutta la famiglia. Ares, in poche parole, piace.

“Faccio schifo.” Lo dice ad alta voce, davanti ad uno specchio. Adesso, dovete sapere che Ares si mostra sempre carino e precisino, ma nella realtà è una testa di cazzo che non capisce una sega. La truccatrice alza gli occhi al cielo, trattenendo un sospirone.
“Ludovisi, sei perfetto.” Afferma, con calma, cercando di non incazzarsi più del dovuto. Ma quello è il suo lavoro! E lui, dicendo che fa schifo, la sta criticando su basi inesistenti! Deve girare una scena di lotta, in cui il caro Ares sarà pesto e sconfitto, di conseguenza ha dovuto sistemare i capelli come se fossero sudati e mettere un sacco di trucco per fargli sembrare il labbro sanguinante e l’occhio nero.
“Dio mio, voglio diventare pacifista.” Mormora, fingendo di non aver sentito una parola, rimirandosi ancora un po’: “Ma dico, come fa uno a conciarsi così? Brrr… va come sono cesso.”
“Hai finito?” sbotta quella, che davvero non ne può più dei suoi commenti a zero su ogni santa scena in cui ha dovuto mettergli le mani addosso (dal “La mattina i miei capelli sono meno scomposti di così!” al “Perché devo avere la matita?”). Fossero critiche aspre e cattive, così che lei possa rispondere a tono… ma no! Mezze battute dette tra i denti.
“Massì, se dici tu che va bene.” Alza le spalle, poi una voce lo chiama da dietro di loro: tra cinque minuti comincia la scena. L’ultima scena. La truccatrice vorrebbe urlare di gioia.
“Beh, allora ciao!” la saluta Ares, alzandosi e sorridendo.
Ecco, è solo grazie a quel sorriso che la truccatrice non gli ha sputato in un occhio, ma si è ridotta a ricambiarlo come una scema e balbettare manco avesse tredici anni. Solo quando lui è lontano e l’effetto della sua figaggine scomparsa, la truccatrice può auto-mandarsi a cagare.

“Un altro film finito, capo?” l’autista gli sorride dallo specchietto. Ares alza le spalle.
“Sì. Ora comincia tutto il tran tran della promozione.” Sbuffa, posando la testa sullo schienale. "Fai presto, voglio rilassarmi a casa prima che cominci il casino."

I domestici sono andati via, e così il bodyguard (guardatemi! Ho messo una parola inglese nella mia fyccyna! SONO FIGA!). L'appartamento è completamente vuoto, se non per la presenza di Ares. La guardia del corpo vive accanto a lui, e sarà pronto ad intervenire per ogni minima esigenza: problemi non ce ne sono.
Appena messo piede dentro casa, si toglie le scarpe griffate e scomode - fa così con praticamente tutti i vestiti, per poi indossare una comoda tuta. La cosa tremenda è che molte persone potrebbero desiderare di violentarlo anche messo così.
Si accomoda davanti alla sua spaziosa ed enorme scrivania, con un caffè in mano. Accende il PC e comincia a sorridere.
AresForevaH95 avrà già risposto al suo commentino acido sul nuovo film... e infatti: la ragazzina ha scritto un papiro per difendere il suo eroe.
Lo diverte tantissimo. E' una cosa assurda, se ne rende conto, ma lo diverte tantissimo. Fare il rompipalle nei forum o siti web, per poi cominciare violente e insensate discussioni... sì. Ares è il troll. Non l'avreste mai detto, eh?
Potrei anche tediarvi dicendo roba come "Nella realtà nessuno lo manda a ‘fanculo" o "I suoi genitori sono morti quando lui era piccolo!", ma sinceramente non credo vi importi molto del motivo per cui rompe le balle al prossimo (utentolo) suo. Non gliene frega nulla nemmeno ad Ares: guardate come si sta mettendo d'impegno per scrivere una risposta stronza e idiota allo stesso tempo. Ghignando, poi!
Controlla gli altri forum dove ha cercato di provocare zizzania: non sono sempre dedicati a lui, spesso si mette a rompere le balle su film o fumetti che non ha nemmeno mai visto, basta leggere la trama ed è fatta.
"E adesso passiamo alle slasher..." bisbiglia tra sé, finché non nota - finalmente, sì - di aver ricevuto una e-mail, dal suo account di troll su quel sito creato da alcune sue fan. Tranquillo la apre, sicuro di trovarsi di fronte ad una nuova lista di insulti.
Indovinate un po'? Non è così.

Inizialmente pensa ad uno scherzo. Prova a convincersi che non possa essere altrimenti. E' uno scherzo. Probabilmente questa ragazza è anche più fuori di testa di lui... basterà risponderle, una stupida risposta idiota, e ogni suo dubbio sparirà.
Si passa una mano sui capelli. C'è la lista accurata delle cose che ha fatto per scoprirlo - ci capisse qualcosa, maledetti nerd - e dice a chiare lettere di aver nascosto i dati da qualche parte... mio dio. No, non può assolutamente essere.
Chiude la posta e rimane a fissare lo schermo bianco del computer per qualche secondo. Deve fare qualcosa ma non ha la minima idea di come agire.
"Oh, dio." sospira.

Firmare autografi è, in realtà, una rottura di balle. E poi c'è quel problema che da ieri non lo lascia per un secondo, continua a ripensarci. E' arrivato alla conclusione che la tizia voglia dei soldi, e questo può andar bene, solo che... beh, non è davvero così ricco come la gente pensa. Il principale problema è che sputtana i soldi molto facilmente.
L'ultima fan non sta sorridendo come una scema. E' una cosa che nota di sfuggita, questo finché lei non parla: "Me lo firmi come WordCount995? A LovelyDevil."
"..." l'importante, in queste situazioni, è mantenere la calma. Tipo suicidandosi.
"Merda." dice, ad alta voce.

E' riuscito a farla entrare in macchina tramite svariati stratagemmi già utilizzati con altre ragazze - principalmente, gente che doveva scoparsi. Ora lei è seduta comoda sulla limousine e si guarda intorno, affascinata.
"Mica male."
"Già. Possiamo andare subito al punto? Che diavolo vuoi?"
Lei ride: "Hai fretta di liberarti di me, Counterino?"
"Non... non chiamarmi così." Ha fatto alzare il vetro tra l'autista e il passeggero, ok, ma queste precauzioni non bastano mai.
"Senti, ora come ora non ho molti soldi, ma appena uscirà il film..."
"I soldi non mi interessano."
Ares la guarda malissimo.
"Se pensi che farò sesso con te-"
Quella scoppia a ridere. Ma di brutto. Oltre al sentirsi sollevato, c'è una parte di lui mortalmente offesa.
"Sono fidanzata, bello! Felicemente fidanzata. Ho solo bisogno delle tue case."
"... cosa?"
"Voglio che mi ospiti. Voglio avere le chiavi dei tuoi enormi, lussuosi appartamenti."
"No. No. Non se ne parla nemmeno."
LovelyDevil scuote la testa, i capelli neri ondeggiano al movimento: "Counterino, non vorrai mica che salti fuori tutta questa brutta storia del troll, vero? Sai la delusione delle tue fan? Per non parlare delle slasher... far incazzare le slasher è proprio da idioti."
Ares si lascia scappare un gemito di dolore.
"Non ho case qui in-"
Lei sorride.
"Oh, lo sai! Bene. Sai dove si trovano tutte le mie case, vero?"
Lei annuisce.
"Ti odio."

Si fa portare immediatamente a casa sua. Che sarebbe in un appartamento di quelli da telefilm americano, con la vetrata e i mobili moderni.
La ragazza fa il giro di tutte le stanze, gridando di gioia di tanto in tanto.
"Ma la tua guardia del corpo?"
"E' il mio vicino." Spiega.
"Ah, è per questo che c'è solo una camera da letto!"
"Sì, esatto."
Ares è seduto sul divano e ha una mano sulla fronte. Si sta domandando perché proprio a lui.
"Beh, non preoccuparti: il divano sembra comodo."
Alza di colpo la testa, ma quella si sta già avviando per la camera. Ha davvero detto- davvero intendeva...?
Oh. Merda.
Forse... forse si sveglierà domani e tutto si rivelerà un incubo.

E' lei a svegliarlo. Gli scuote le spalle nemmeno troppo gentilmente. Ares mugugna.
"Io vado, prima che arrivi la donna delle pulizie."
"E che ore sono?" prova a dire.
"Le cinque di mattina. Torno qui nel pomeriggio, tu cerca di sbarazzarti in qualche modo dei domestici, ok?"
"..."
Lo realizza solo in quel momento: quella ragazza sarà la sua morte.

Il problema di lasciare le persone a casa dal lavoro è che quelle pensano di venir licenziate. Ares ha passato la mattina a tranquillizzare il mondo, e non è stato affatto divertente. Ha pensato di consultare un legale, ma sinceramente la cosa è davvero imbarazzante: ci ha provato ma ogni volta che doveva comporre il numero si bloccava. Adesso non sa bene come comportarsi.
“E quanto pensi di restare?” domanda ad un certo punto a braccia incrociate, seduto sul divano, mentre la fissa con odio.
La ragazza continua a guardarsi intorno, tutta felice di trovarsi in un appartamento così spazioso.
“Io e il mio ragazzo ci sposiamo a settembre.” Spiega: “Nel frattempo mi serve un luogo tranquillo dove studiare e dove potermi nascondere. Ho una vita sociale un po’ così, e i miei coinquilini sono degli idioti senza rispetto. Davvero tremendo.” Commenta, senza guardarlo in faccia.
L’unica cosa che Ares registra è che se ne va a settembre. Due settimane prima l’inizio del Periodo-Promozione… tra cinque mesi.
“TRA CINQUE MESI?!”
Amelia si volta stupita: “Il counter sa contare!”

Il suo nome glielo rivela il giorno dopo, fingendo di presentarsi. Miracolosamente, riescono ad organizzarsi in modo tale che i domestici possano lavorare senza destare troppi sospetti, anche se la volta in cui Amelia si è dimenticata di guardare l’orologio le è toccato rimanere nascosta nell’armadio per un’ora buona prima di poter sgattaiolare via…

Adesso, fatemi aprire un secondo una parentesi su Ares, che con questo stile pacchiano mica riesco a descrivere tutto a modo, sigh.
Uhm. Dicevo. Che Ares è orfano. È stato tirato su dal nonno materno, un uomo piuttosto severo e poco propenso a regalare sorrisi, un pianista bravissimo che ha insegnato al proprio nipote a suonare - dopo la sua morte Ares non ha più toccato un pianoforte ed evita la musica classica, perché gli sembra di riavere il nonno nella stanza e fa davvero troppo male sapere che non è così -, lo portava a teatro ed ha instaurato in lui l’amore per la recitazione, seppur inconsapevolmente. Non era del tutto contento di sapere Ares nel mondo dello spettacolo, non gli ha mai dato il suo pieno appoggio ma nemmeno fatto mai mancare nulla.
Una figura autoritaria che non è mai stato in grado di manifestare a livello fisico, con carezze o sorrisi, l’affetto per il proprio nipote, eppure…
Eppure Ares si è sempre sentito molto amato.
Quando i giornalisti chiedono di lui, Ares li distrae con qualche aneddoto divertente, se osano spingersi troppo in là con domande stronze (“Ma non ti sono mai mancati i tuoi genitori?”) si fa dire il nome del giornalista e la testata per cui lavora, smettendo di concedere interviste ad entrambi, e a chiunque assuma il “giornalista” in questione.
… eh? Cosa? Com’è finito a fare il troll, dite? Beh, si annoiava un sacco da ragazzino, con un nonno con degli orari così inflessibili, e il vizio se l’è trascinato dietro…

Per quanto riguarda Amelia, beh. Genitori vivi ma poco presenti, presi dal lavoro mentre lei era presa dal PC. All’università ha incontrato il Principe Azzurro, se l’è accalappiato e sta per finire con il famoso “E vissero tutti felici e contenti”. O almeno questo è quello che dice lei.

“E questo cos’è?”
“Uhm… forse una scatoletta di tonno?”
“Sì ma… la marca non l’ho mai sentita.”
“Non ne dubito tesoro, l’ho comprata al discount!”
“… al discount?”
“Sì, è quel graaande supermercato dove si trovano tante robe scadenti a basso costo per i poveracci come me, Ludovisi.”
“Ma tu- ti compri la roba che porti qua?”
“Certo, mica posso consumarti la dispensa.” Si scosta i capelli lisci dal viso: “Altrimenti nei patti lo dicevo chiaro e tondo: vitto e alloggio. Ma ho di che mangiare, quindi!”
Il ragazzo non risponde.

Ares sospira - lo fa molto spesso da quando la piaga è entrata nella sua vita -, guarda malissimo la ragazza che alza le spalle e fa un sorriso a mo’ di scusa.
“Non volevo!”
Il vaso da triliardi di euro è ridotto a cocci sul pavimento. Un classico.
“Sai quanto vale quel vaso?”
“Più o meno della notizia scoop: “Ludovisi è un troll”?”
“…”
È una sbadata, scema, rompiballe e pure un po’ stronza… ma sa farsi valere. Purtroppo.
“Va bene, mi arrendo.” Sospira - di nuovo, sì - e quando sta per inginocchiarsi, lei lo precede, cominciando a prendere i ciocci dal pavimento.
Ares si immobilizza. “Almeno questo!” pensa, si volta e se ne va, diretto al pc per poter leggere le risposte incazzate delle slasher.
(Sì, certo, se vi aspettavate da me la scena del “uno dei due si taglia e l’altro lo cura amorevolmente” state freschi *patta patta i lettori*).

Ares non sa - ci sono un sacco di cose che ha capito di non sapere da quando la piaga si è piazzata in casa sua - in quale esatto momento la piaga abbia cominciato a togliersi le scarpe e sdraiarsi tranquillamente sul divano. È un particolare che gli sfugge…
“Questa è ancora casa mia, lo sai?”
“Sì.”
“Questa è ancora casa mia e tu stai mettendo i piedi sul mio divano!”
“Sono l’ospite.”
Il ragazzo si limita a roteare gli occhi.

Lo ha detto un po’ per vantarsi, un po’ perché gli è sfuggito, ma di tutte le cose che poteva aspettarsi l’ultima delle ultime è un insulto pesante. Strabuzza gli occhi. Di solito quando dice di avere una spiaggia privata la gente non ha di queste reazioni.
“Idiota!”
“Io?”
“Sono tre le cose che non possono essere comprate! Tre!”
“Ovvero?”
“Il mare, la luna e l’amore!”
“Veramente il suolo lunare è in vendita da- ahia!” si lamenta, all’ennesimo pugno sul braccio.
“Pensa a quei poveri ragazzi che non possono andare in spiaggia per colpa tua…”
“Si tratta di salvaguardare la mia privacy!”
“Sai dove te la puoi mettere la tua privacy?”
Ma non poteva capitargli una nerd gracilina e timida?

Che la convivenza portasse certi vantaggi proprio non lo sapeva. Sorride, di quel sorriso-ghigno di chi ha vinto diecimila battaglie. Questo perché Amelia è in cucina, con indosso solo la maglietta intima e gli slip.
Non è per il fisico - niente male però, già - di lei, è proprio la situazione. Sta parlando al telefono mentre prende qualcosa dal frigo, uno di quei suoi succhi dai gusti strani.
“Ma sì che lo compro il vestito bian-“ si volta all’improvviso e: “AHHHHH!” Gli lancia contro il cellulare, che però Ares riesce a schivare. Finisce a terra, con la batteria che scivola più in là. Amelia intanto cerca di coprirsi con un paio di stracci della cucina, mentre il sorriso di Ares si allarga.
“Che diavolo ci fai qui?!”
“Mi sono liberato prima.”
“Oh, dannazione, vattene!”
“Ma giri sempre nuda per casa?”
“Non sono nuda! Ed ero sola! Vattene, maledetto!”
Ares inclina la testa: “Fammi riflettere sulla questione…”
“Oddiooddiooddio…” farfuglia lei, ormai completamente rossa, tutta accovacciata ad un angolo. Ares scoppia a ridere di cuore: “E va bene, me ne vado! Tanto non era poi un gran spettacolo!”
Appena si gira, l’insulto di Amelia gli arriva forte e chiaro.

È che Amelia è una persona vendicativa. Un po’. Ma è lei a rimetterci la maggior parte delle volte. Volete un esempio?
Ecco, la situazione di cui sopra. Il geniaccio ha deciso di rendere pan per focaccia ad Ares.
Coro di risate generale, sì, lo so anch'io, se mi escono stupidi 'sti personaggi posso farci ben poco.

Ares è appena uscito dalla doccia, s'è messo da pochi secondi l'asciugamano alla vita che Amelia entra urlando un "AH-AH!"
Ares alza le sopracciglia e non risponde. Nel frattempo, Amelia diventa rossa.
"Che c'è?"
"Sei nudo! Tu! Come il verme che sei! E quindi- ohmiodio."
A parte che è una di quelle scene da raccontare agli amici, però, ecco. Ares ci rimane un po' così.
"Sono con un accappatoio... sì, e allora?"
"E allora- sei tu quello imbarazzato!"
"Amelia. Io recito. Sai quante scene di nudo ho fatto? Sai davanti a quanta gente mi è capitato di restare nudo? Per quel che mi riguarda, questo accappatoio me lo posso anche togliere."
"NON PROVARCI!" la ragazza posa le mani sul viso: "Oh, maledizione! Brutto porco!"
"Brutto porco io?! Ma se sei entrata mentre mi stavo facendo la doccia, scema!"
"Zitto! Schifoso!"
Ride di cuore: “Beh, almeno sei la ricattatrice più simpatica che mi potesse capitare."
Poi, miei cari, accade qualcosa di sorprendente - sorprendente davvero. Per un istante o anche due, Ares tace, e lui, un essere di sesso maschile - leggete bene, donne, non vi capiterà poi così spesso di essere partecipi di questi avvenimenti - si rende conto di quello che ha detto.
Lo so! Va contro ogni regola conosciuta! Un uomo! Che si rende conto! Di quello che ha detto! E io devo smettere di leggere roba femminista! Xena mi ha cresciuta malissimo!
Dicevo.
Dicevo?
Ah, sì, Ares ignudo nel bagno.
Sta zitto, poi si rende conto di quello che ha detto (!!! quale miracolo in una fyccina) e per ciò accenna ad un: "Beh, ehm, allora..."
Ma Amelia lo precede, uscendo dalla stanza e dandogli di nuovo del porco. Ve lo svelo un segreto? Lei è più scema di lui e non si è resa conto.

Amelia torna da casa stanca: “Mi hanno costretta a guardare uno dei tuoi film, quelle porche delle mie amiche!” urla.
Ares volta con nonchalance la pagina del giornale: “Uno di quelli in cui sono nudo?”
“NO!” esclama, di nuovo rossa: “Uno di quelli stupidi e melensi!”
“Ah, uno di quelli.” Non stacca gli occhi dal giornale.
“Niente di che, sai? Una commediola.”
“Tu stai cercando di vendicarti per gli altri giorni criticando i miei film.”
“Oh, sì, dio mio, quanto ti odio.”
La ragazza si siede vicino a lui, perché, sapete, il divano è comodo.
“Comunque a me piacciono le commedie.”
“…”
“Nel senso, mi piace recitarci!”
“Certo, con tutte quelle tette al vento.”
“Ma no! È che- mi piace fare film così. Che non siano troppo cervellotici, ecco. Lo so che è stupido e tutto, ma mi piace pensare che le persone, quando guardano un mio film, lasciano i loro problemi e i loro dolori fuori dalla sala.”
Non sa nemmeno da dove gli sia uscita, questa, né perché. Amelia lo sta fissando e lui non è sicuro di poter reggere lo sguardo.
“Si tratta di un pensiero così… niente di che…”
Amelia sorride, e gli dà un pizzicotto sulla guancia: “Ares, sei un tenerone!”

Poi capita una cosa un po' assurda nella vita di Amelia. Intendiamoci: la vita di Amelia è assurda di suo, solo che io non ho voglia di scrivere un prequel, quindi accontentatevi di un riassunto alla carlona.
Amelia ha una vita che è incasinata, per questo le serve un luogo in cui nascondersi - per mantenere la propria sanità mentale -, e sempre per questa ragione chiama Ares sul cellulare alle tre di notte.

Come ha fatto a trovare il numero di cellulare di Ares? Adesso, voi dovete capire che questi due sono uno più scemo dell'altra. Quindi Amelia, semplicemente, mentre Ares era distratto, ha preso il suo numero facendosi uno squillo dal cellulare. L'idea era di vendere il numero di telefono a qualche fan, che tanto quello è ricco e una nuova scheda telefonica se la può anche comprare, eh!
Okay, perdono, non riesco a concentrarmi sull'angst attuale e mi perdo in dettagli inutili, ma vi assicuro che c'è un sacco di angst, in questo momento.

Amelia è triste, se non direttamente disperata, e sta pure singhiozzando quando Ares riesce a svegliarsi. Inizialmente, pensa ad uno scherzo.
"Ma chi è?"
"A-amelia... p-posso venire da te?"
Il "Certo" che gli scappa dalle labbra è fin troppo convinto, per i suoi gusti.

Amelia non fa altro che piangere sulla sua spalla. Ares non è un granché a consolare gente, non gli capitano molto spesso cose del genere, e riesce solo a darle un paio di pacche sulla schiena e a dire roba tipo: "Ma no, vedrai che si risolve tutto, su, non fare così." Anche se non ha la minima idea di che diavolo sia successo.
Quando lei ha finito di sfogarsi bisbiglia “Grazie”. E restano lì.
"Ehm... vuoi parlarne?"
Amelia scuote la testa.
"... allora vuoi dormire? Posso lasciarti la mia camera."
Gli occhi di lei sono umidi e gli fanno tenerezza.
"Ma tu domani hai le riprese!"
"Beh, possiamo dormire insieme."
Lo fissa malissimo.
"No! Nel senso dormire! Mica fare niente, solo dormire!"
"Oppure possiamo fare che dormi sul divano."
"Sì, ehm, certo. È comodissimo." acconsente Ares.

"Mal di schiena? Devi cambiare materasso?"
No, deve cambiare coinquilina. Ares sospira e non risponde.
"Ti posso chiedere un parere sulle ragazze?"
L'altro, che è un attore famoso quanto Ares e amico di vecchia data, ma con qualche anno in più, sorride: "Certo! Una ballerina? Una cantante?"
"No... una normale, Antonio."
"Aspetta, intendi una civile?"
"Eh, sì."
"Ma nemmeno truccatrice o chessò io?"
"Studia all'università."
"Dio, ti prego, dimmi almeno che non ha una personalità e che se ce l'ha è docile..."
"Ce l'ha, la personalità, ed è docile quanto un rottweiler incazzato..."
"... toglitela dalla testa."
"Ehi, mica me la voglio sposare... anche perché la poligamia è ancora vietata."
"CHE?! Ti devi sposare con un'altra?!"
"Ma non io, lei!"
"Si sposa con una donna?!"
"Ti odio."
"E con chi si sposa?"
"Con un uomo, si sposa con un altro uomo, anche se questo non l'ho mai nemmeno visto in faccia."
"Scusa un secondo, e tu quando la incontri questa qui?"
"Praticamente tutti i giorni."
"Più o meno di sei ore?"
"Ma che domanda strane, tu. Di più, comunque."
"E scusa, per quale motivo questa passa così tanto tempo con te se deve sposare un altro?"
"... no, ma è per la casa..."
"La casa."
"Sì, i suoi coinquilini fanno chiasso... lei deve studiare e organizzarsi per il matrimonio, no?"
"Già. E io mi chiamo Osvaldo Agnelli."

"Usciamo."
"Usciamo?"
"Usciamo."
"Usciamo fuori di fantasia?"
"Amelia, non la stai rendendo facile."
"Ares, dici un sacco di stronzate."
“È tutto il giorno che sei chiusa in casa, scusa. Uscire un po’ ti farebbe bene, no?”
“A parte che non sei mio padre, ma poi, e i paparazzi? E tutte quelle stronzate lì di voi gente famosa?”
“Nessuno penserebbe mai che potrei uscire con un cesso come te, Amelia, quindi non ci daranno fastidio.”
La cuscinata Ares nemmeno cerca di evitarla.

Camminano a distanza di sicurezza, ci sono i gorilla di Ares intorno a loro, e lui è tutto imbacuccato. Amelia, ogni volta che gli lancia qualche occhiata, ridacchia.
“E piantala.”
“Ma non posso farci niente! Sei ridicolo! Mpf…”
“È per non farmi riconoscere, geniaccio.”
“Lo so, ma sei buffo lo stesso.”
Ares sospira.
“Certo che fai una vita strana, tu. Io non ce la farei mai.”
“Il peso del successo…”
Amelia assottiglia gli occhi: “Ares?”
“Mh?”
“Tu sei uno di quegli attori che farebbe il proprio lavoro anche se fosse pagato quanto un operaio, vero?”
Il ragazzo alza le spalle: “Mi piace recitare.”
“Sì, l’ho intuito quando la notte mi svegliavo perché tu stavi provando a voce troppo alta.”
“Oh, scusa.”
“Meglio svegliarsi così che a causa di un vicino che mette a tutto volume musica house.”

“E sarebbe?”
“Un contratto.”
“Ah.”
“Io mi impegno a ospitarti per il periodo di cui hai bisogno, tu a non rendere pubbliche le informazioni quando non avrai più bisogno dei miei appartamenti… è per tutelarmi.”
“Sei andato da un avvocato.”
“Sì. E mi ha riso in faccia.”
Amelia si copre la bocca cercando di trattenere una risata.
“Ah-ah, sì, va bene, ho capito.” Le porge i fogli. “Leggi pure.”
La ragazza però non legge, prende la penna e firma immediatamente.
“Ma che fai? Senza controllare?”
“Vedi Ludovisi, anche se fosse un fregatura che mi impedisce di usare quello che ho contro di te…” comincia, restituendogli il contratto: “Tu mi ospiteresti comunque per il tempo di cui ho bisogno, questo o perché sei una brava persona, o perché ti hanno educato bene. Ancora non l’ho capito.”

Ha fatto tardi. Ha fatto più presto che ha potuto ma ha fatto tardi, e c’è Amelia a casa. E quel paparazzo del cavolo ha scattato diecimila foto esattamente mentre quella tipa ubriaca gli si strusciava contro. La fortuna, proprio.
Che poi, tutto questo non dovrebbe avere assolutamente senso; sono tre mesi che ha in casa quella lì e non solo non ci ha combinato niente, ma non c’è alcun interesse da nessuna delle due parti prese in causa. Quindi qual è il problema?
La casa, ovviamente, è buia. Non sa nemmeno se il rumore delle chiavi ha svegliato Amelia. Si convince che sì, controllare che stia dormendo è la cosa giusta da fare, sistema la propria roba sul tavolino in sala e si avvia in camera: accende la luce del corridoio ma…
Non c’è nessuno. Fissa il letto vuoto, stupito.
Poi ci si butta e si addormenta di botto.

Amelia gli sventola sotto il naso il giornale: “Divertito?”
Amelia ha gli occhi rossi.
“Non è come sembra.”
“Wow, questo sì che è originale!”
E le occhiaie…
“Era ubriaca e-“
“Ti sei confuso?”
“Mpf.”
Lei ridacchia: “Guarda che scherzo, non è certo a me che devi rendere conto.”
“Tu ieri non c’eri.”
“No, ho dormito dal mio ragazzo.”
“…”
“Litigato, va bene, litigato.” È piuttosto difficile reggere lo sguardo di Ares. “Si tratta di nervosismo pre-matrimoniale, niente di che!” in questo momento Amelia vorrebbe ammazzare quell’attore da strapazzo. Si alza di scatto: “Lui non vuole tanti figli!” urla.
“Eh?”
“Ne vuole uno! Dice che i figli unici sono migliori, che avendo le attenzioni dei genitori crescono più sicuri di sé… CAZZATE! I figli unici sono degli stronzi egoisti!”
“Io sono un figlio unico…”
“APPUNTO! E poi non vuole un cane! Io… io voglio tanti bambini e un cane! Voglio anche adottarli dei bambini, e forse voglio anche un gatto!” comincia a camminare nervosa per la stanza, gesticolando: “Una casa con giardino, pure! Dice che non è nelle sue attuali priorità, ma allora quando?! Quando saremo vecchi e decrepiti?! E poi se ne esce con la solita storia, che da un po’ non ci sono mai, che sembro sempre distante, che sono cambiata… non è vero! È lui quello cambiato, quello che da quando mi ha chiesto di sposarmi sembra diventato freddo e distante! Una volta io lo capivo! Una volta mi capiva!” ricade sulla sedia, come se fosse esausta.
“…”
“… sì, sono patetica.” Sbuffa.
“Non sei patetica.”
“Bene, ora tocca a te. Mi sono aperta troppo, ecco, devi ricambiare. Ci sarà stata una persona vagamente importante nella tua strepitosa vita, no?”
“… sì, c’era…”
“Uhm.”
“Un’attrice. Famosa anche lei… ci avrai visto sulle copertine di molti giornali. Mi piaceva… era bella.”
Segue un attimo di pausa: “Tutto qui? Era bella? Così si conclude la storia più importante della tua vita?”
“… non lo so, a noi sembrava normale, sai? Eravamo entrambi famosi, entrambi belli, e il pubblico ci adorava… ci volevamo bene, insieme riuscivamo a divertirci e non litigavamo mai.”
“Mi sembra un po’ superficiale.”
“Oh, probabilmente lo era, solo che ci sembrava così giusto.”
“Cosa è andato storto?”
“Non lo so… una mattina mi sono svegliato con lei accanto. Era bella come sempre, ma… ecco, non provavo nulla. Fino a quel momento ero felice di vederla felice, odiavo saperla triste, però è tutto svanito in un secondo. Quando ha aperto gli occhi deve aver capito tutto perché…

Lei aveva un corpo bellissimo, e due occhi grandi. Nel momento in cui solleva le palpebre, a darle il buon giorno c’era lo sguardo severo di Ares, come se avesse compiuto chissà quale terribile azione.
“Non ti amo più…” bisbigliò Ares, confuso.
E lei aveva risposto, semplicemente, con quella sua voce melodiosa, vagamente dispiaciuta: “Che peccato. È stato bello.”

“Così? Ha detto così? È stato bello?”
“Sì.”
“Dio, se l’amore della mia vita si svegliasse dicendomi una cosa del genere, lo prenderei a calci.”
Ares ci riflette per qualche secondo, poi risponde: “Se lei fosse stata il tipo da prendermi a calci, non avrei mai smesso di amarla.”

Ares non è una di quelle persone che si spaventano facilmente - è pur sempre un uomo di mondo - ma il giorno in cui Amelia poggia i piedi sulle sue gambe e lui non percepisce nemmeno una vaga nota di fastidio, ecco, in quel momento è terrorizzato.

Perché lei non gli dà più fastidio. Non è più fastidioso averla intorno e doverci avere a che fare ogni giorno, non sono seccanti i suoi succhi nel frigo e non trova più troppo dolce il suo profumo facilmente percepibile nella casa. Perché da quando c’è quella lì ormai fare il troll lo annoia, perché adesso quando non c’è un po’ gli manca.
Il punto è che anche dall’altra parte qualcosa si smuove. Amelia viene sempre più spesso, e ci sta botte di giornate. È arrivata a passare in quella casa una settimana intera, senza tornare alla propria abitazione. Ha elencato una serie infinite di scuse ad Ares, sebbene lui non le abbia richieste (né ascoltate).

Poi comincia il tran tran della promozione del film oltre che la registrazione di una nuova pubblicità, e lui deve partire.
“Sicura di non volere le chiavi…?”
Amelia si passa una mano sui capelli: “No, non ne ho bisogno, ora devo provare a tornare a casa mia.”
“Sì, ma nel caso-“
“Non può capitare.” Chiude la conversazione, seccata.

La chiesa è piena di invitati. La sposa guarda lo sposo con confusione e paura. Eppure la risposta possibile è soltanto…
“NO!” urla Ares, entrando dal portone. Un mormorio si leva dalle panche, tutti fissano l’uomo avanzare verso i due. “Non è lui che ami!”
La ragazza porta una mano davanti alle labbra, sconvolta, mentre il suo sposo domanda cosa diavolo stia succedendo. Il vestito di lei è così bello e bianco. Ares se ne accorge solo in quel momento che il bianco gli piace davvero, come colore.
“I-io non pensavo sarebbe venuto fin qui…”
Ares si inginocchia, fissandola.
“È me che ami. Sposami.”
“STOP!”
La donna vestita in abito da sposa si sistema il corsetto, dicendo parolacce, e allontanandosi dal set per prendersela con la costumista.
“Ares, che cavolo, più sentimento!” gli urlano dalla regia.
L’attore si spolvera i pantaloni rialzandosi, mentre Antonio gli batte una mano sulla spalla: “Mica male, neh?”
“Uhm. Secondo te funziona così anche nella vita vera? Uno arriva all’improvviso e rovina un matrimonio?”
“La vita vera? Che cosa può fregare a noi attori della vita vera?”
“Beh, non lo so.”
“Ancora con quella ragazza.”
“Non esattamente, solo che-“
“Ricorda cosa ti dissi il primo giorno che ti incontrai…”
“… che tutti ti diranno “Il problema è che il cinema non è la vita vera”, ma il vero problema è che la vita vera non è il cinema.”
“Esatto.”
“E questo dovrebbe aiutarmi?”
“Assolutamente no.”
Quando mai.

Torna a casa giusto la notte dopo le nozze di lei. Il punto è che la prospettiva di un silenzio così assoluto non lo alletta per nulla.
Però la porta di casa è aperta. Si acciglia, entra velocemente in casa senza chiamare la guardia del corpo, e in sala, nel suo meraviglioso, stupendo abito bianco da sposa, Amelia è seduta sul divano, il viso rigato dalle lacrime.
“Ha… ha detto che non mi amava più, e io l’ho preso a calci. N-on ha ricominciato ad amarmi, dopo che l’ho fatto.”
Ares non è bravo nel consolare le persone, ma si fionda su Amelia e la stringe forte.

*

Sulla spiaggia che un tempo era stata sua ci sono un sacco di marmocchi, e un dannato paparazzo li sta fotografando mischiandosi tra la folla.
“Vedi? A dare retta a quella lì?” dice alla bambina che nuota con i braccioli di fianco a lui. Armonia gli sorride.
Quella lì riemerge all’improvviso dall’acqua.
“Quella lì, mi chiami? Uomo senza poesia! Fosse per te venderesti il mare, la luna e l’amore! Diglielo, piccola, diglielo che ha ragione mamma!”
“Lo vedi, Armonia, mamma è pazza. Ma noi non gliene facciamo una colpa, vero?”
La piccola inclina la testa, mentre suo padre la prende sulle spalle: “Naaa…”
“Ah, bene! Mi tradisci con questo vile! Sei come tuo padre.”
“Non lo sai che le figlie somigliano sempre ai padri? Per fortuna.”
Amelia ghigna. “Per fortuna che i figli maschi somigliano alla mamma, così tra qualche mese avrò un alleato.”
C’è un attimo di lungo, lungo silenzio. Poi Ares, semplicemente, crolla. Cade giù come un sasso, facendo urlare di paura e divertimento Armonia che però resta a galla grazie ai braccioli, ridendo.
“Ma papà è morto?”
“Sì, tesoro, ma non preoccuparti: ne troviamo un altro.”
“E chi ti prende!” sbotta lui, tornando in superficie. Sorride, però, e la bacia, mentre Armonia fa la schifata e fregandosene dei giornalisti tutti intorno.
“Adesso ti decidi a sposarmi, stupida?”
Amelia ridacchia: “Oh, non lo so, ancora non mi hai comprato il cane. E poi cos’è questa fissa del matrimonio, scusa?”
“È che il bianco ti dona.”

PS: Chiedo immensamente scusa a tutti i figli unici XD non la penso come Amelia, giuro!

originale: commedia, fandom: originale

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