Titolo: We’re not the same
Fandom: DC
LovvoverseBeta: Nessuno! ;_;
Personaggi:
Jim Kuttler, Barbara Gordon, veloce apparizione di
Lisa Benni (Nominati: Mar'i Grayson, Bruce Wayne)
Rating: Pg13
Parole: 631 (W)
Prompt:
Desiderio avverato @
FWNote: Titolo Paramore - Ignorance
- Ambientata nel 2019
Disclaimer: I personaggi non mi appartengono, scrivo solo per divertimento e per vincere i banner di FW, non ci guadagno :D
Oracolo è il nome di una grossa responsabilità, di una scelta di vita, di un macigno da portarsi costantemente sulle spalle. Oracolo è quel fantasma che galleggia ogni volta nelle conversazioni con i suoi genitori e con la dannata bat-family, è quella leggera speranza negli occhi di Mar’i, quella pretesa negli occhi di Bruce Wayne. Oracolo è il nome di quello che Jim avrebbe dovuto essere.
Il punto è che per essere Oracolo devi essere puro, e lui non lo è mai stato. A sei anni aveva deciso che nemmeno ci avrebbe provato, perché già percepiva qualcosa di assolutamente sbagliato in quel simbolo che, secondo il mondo, era suo compito portare avanti. Gli sembravano sbagliate le occhiaie di sua madre, le urla poco rispettose che provenivano dall’auto-parlanti ogni volta che contattava qualcuno, gli sembravano invadenti quelle donne che facevano le amicone entrando in casa ad ogni ora del giorno e della notte. Gli sembrava ingiusto che suo padre fosse sempre e comunque tenuto fuori da tutto questo, che dovesse alzarsi ed entrare in un’altra stanza perché non ascoltasse nulla di importante.
Essere Oracolo era una cosa spiacevole. A sei anni l’aveva già capito.
E non ha mai cambiato idea, nel profondo, non riesce proprio a vedersi in quel mondo fatto di giustizia non retribuita e pazzoidi in costume. Oracolo deve aiutare gli altri. A Jim degli altri non importa una sega. Oracolo deve credere nella giustizia. A Jim la giustizia sembra una presa per il culo.
Non c’è mai, mai, stata la minima possibilità che due mondi del genere, talmente differenti, potessero incontrarsi per creare qualcosa si buono. A undici anni Jim aveva già realizzato che Oracolo non era il suo futuro o il suo alleato, ma il suo nemico.
Un nemico con cui doveva scontrarsi ogni giorno, nei litigi in casa, urlando a squarciagola che lui non si sarebbe mai preso quella responsabilità - quella gabbia -, un nemico infido che l’aveva praticamente costretto a trovarsi un appartamento per riuscire a riprendere fiato e a creare qualcosa di suo, di davvero suo, qualcosa che potesse scrollargli di dosso quel nome così pesante e farlo sentire finalmente leggero.
Poi un giorno è successo.
C’è una testa bionda china sul computer di sua madre, che clicca i tasti con calma, fissando lo schermo. Jim non ha mai visto quella ragazza in vita sua, ma è come se la conoscesse da sempre. Vorrebbe urlare come da ragazzo, spintonarla fuori da casa e addossarle tutte le colpe del mondo, ma un nodo alla gola gli impedisce di parlare e ragionare bene.
«Non ti aspettavo così presto.»
La biondina si alza di scatto, spaventata, Jim si volta verso sua madre. È appena entrata nella camera, avanza con la sedia a rotelle senza distogliere lo sguardo da lui.
«Cara, puoi lasciarci soli un momento?»
Jim sente la bionda prendere la sua roba, mormorare un sì. Poi gli passa accanto, sfiorandolo, ed esce.
«Avrei dovuto saperlo.» riflette Jim, appena la porta si richiude. Barbara annuisce lievemente.
«Lo sai che devi sempre avvisare prima di venirmi a trovare.»
«Già. Sono solo tuo figlio.»
Gli occhi di Babs si fanno duri: «È la vita che ti sei scelto, Jim. Lo sai benissimo.» e questa volta tocca a lui annuire. Persino sua madre, così testarda, si è rassegnata.
Porge il sacchetto a Babs con il regalo per la festa della mamma senza aggiungere altro, e ripete lo stesso percorso della bionda, chiudendo delicatamente la porta.
Ha vinto. Oracolo, adesso, è il macigno di qualcun altro, ora nessuno pretenderà da lui che mantenga in vita quel nome crudele, il suo più grande desiderio si è appena realizzato.
Al piccolo costo di perdere tutta la sua famiglia.
Anonymous prende un respiro profondo e comincia a scendere le scale.
È una rinuncia sopportabile.