Titolo: Heroes always pay in their blood
Fandom:
lovvoverseBeta:
cialy_girlPersonaggi:
James Gautier,
Mar'i Grayson,
Caleb Chase, Bruce Grayson (nominati: Leonard Luthor, Lena Luthor [questa donna di secondo nome dovrebbe fare prezzemolo], Wendy Wilson)
Rating: Pg13
Parole: 960 (W)
Note: Titolo da Tilting The Hourglass - Alesana
- Ambientata nel 2050, dopo la morte di Lena, Dick Grayson ed Helena Bertinelli.
- Per questi due ho debole grande quanto una casa.
- Tutto questo è basta sul fatto che Mar'i, in ogni caso, come la sua mamma sia sempre stata innamorata della vita. Il rapporto tra James e Mar'i mi flasha per questo, hanno proprio una visione opposta del mondo ed è una cosa un po' amore ._.
Disclaimer: Quello che non ci appartiene dovrebbe, eppure continua a non appartenerci, quello che ci appartiene è nostro e solo nostro, non guadagno nulla scrivendo ciò e mi spezza il cuore eppure perservero nei miei intenti (lol).
La ragazza non l’ha mai capito.
Donna, ovviamente, ora è una donna, madre di famiglia, eroina e poliziotta. Si è lasciata dietro l’oscurità dei pipistrelli per poter tirare avanti con la propria vita in un finale quasi scontato: Mar’i è sempre stata quella destinata a salvarsi, quella che l’avrebbe scampata appena in tempo nonostante di tutto. Nonostante i suoi amori, i suoi nemici, se stessa.
Tra il branco di immeritevoli che le gironzolavano attorno, probabilmente James era l’unico ad avere una chiara visione della sua discendenza aliena, del modo che aveva la mocciosa di pensare e agire in maniera non propriamente umana, a volte. Leonard gli aveva spiegato che i Tamareniani vivono le emozioni in maniera più intensa a causa di qualche seria iperattività dei loro neuropeptidi, il loro cervello si sovraccarica facilmente. Devono esternarli, i propri sentimenti, per non esserne consumati.
Aveva capito che c’era qualcosa di estremamente sbagliato nella ragazzina perché sorrideva sempre e appariva più felice di quanto la vita potesse renderla. Non si era curato di investigare sulla questione per capire se fingesse, l’aveva dato per scontato; così la notte in cui le spiegò con cura come va realmente il mondo, il tono triste della sua voce l’aveva preso alla sprovvista.
Era davvero dispiaciuta. Davvero non capiva come un ragazzo potesse arrivare a detestare l’esistenza così tanto.
Non si trattava di stupidità o di innocenza, semplicemente una disfunzione celebrale del suo organismo non propriamente umano. Avrebbe dovuto rimanere con il suo popolo, continuare a cullarsi in quella dolce illusione, vivere appieno tutti gli sciocchi sentimenti che avrebbe preferito.
Invece aveva scelto la Terra, aveva scelto di combattere, era diventata un’immeritevole a sua volta, ma più di tutto, Mar’i era quella che non aveva possibilità di capirlo.
Come biasimarla? Se il tuo destino è continuare a rialzarti, non puoi comprendere chi decide di restare giù e strisciare.
“Tu non sei così!”
Sorride. Sarebbe un sorriso intenerito se si ricordasse come si fa ad intenerirsi, ma sul viso appare solo un ghigno sghembo vagamente triste.
Guarda lei e il suo uomo combattere contro gli alleati che l’hanno seguito, la osserva distrarsi per ricambiare l’occhiata, mentre cerca inutilmente di stabilire un contatto.
Hanno appena svaligiato una banca e ucciso un sacco di persone. Innocenti e non. Questo la sconvolge, ogni volta che si gira verso di lui sembra alla ricerca di qualcuno disperso da tempo.
Forse l’aliena, di lui, qualcosa ha capito.
Schiva il colpo di Vigilante e si sposta di lato per puntargli contro la pistola.
“James!”
Mar’i si affianca al suo compagno con uno scatto veloce, entrambi l’aria attenta di chi sta lavorando ad un piano per salvarsi. Detto tra noi, James è abbastanza sicuro che questa volta neanche loro riusciranno a farcela. Lo sa meglio di tutti che c’è un numero limitato di volte in cui una persona può essere salvata.
“Noi non siamo innocenti. Tu non uccidi gli immeritevoli.”
“Che posso dirti, Robin?” Sospira leggermente, incurvando appena le spalle: “Si cambia.”
La domanda gliela legge in faccia - “È per lei che lo stai facendo?” - ma rispondere sarebbe assolutamente inutile.
Scuote la testa, confusa. Per James è davvero facile vedere tutta la stanchezza che si portano dentro quei due. Per molto tempo non ha creduto nell’espiazione ma è evidente quanto siano diventati puri, loro. Ucciderli sarà una delle cose migliori mai compiute.
Avanza tenendo la pistola puntata senza riuscire a sorridere mentre afferma: “Sei diventata bellissima, Mar’i.” pronunciando per la prima volta il suo nome.
Con uno scatto, Vigilante riesce a disarmare un alleato di James; Mar’i imita l’azione appena due secondi dopo, entrambi ricominciano la lotta cercando di muoversi il più possibile, per non essere un bersaglio facile.
Non può sapere del coltello nella manica, ovviamente. Il fatto che sappia molto di lui non importa poi granché, perché non si sono mai capiti.
Appena posa la mano sulla sua spalla per tenerlo fermo, per dargli il pugno che dovrebbe metterlo k.o., James riesce a lanciarsi in avanti e conficcarle l’arma nello stomaco. Le dice ti amo tanto, e lei risponde in un soffio lo so, ti capisco. Estrae la lama solo per pugnalarla di nuovo.
A questo punto Caleb riesce a liberarsi dei criminali, realizza quello che è appena successo e il suo urlo quasi, quasi, quasi
Quasi lo capisce, James.
Quasi lo capisce, il suo dolore.
Pensa che questa sia la sua fine quando l’uomo gli si lancia contro, quando diventa così preciso nei colpi, ma se c’è una cosa che ha imparato è che gli innocenti e i disperati hanno sempre una gran voglia di morire. Non si aggrappano alla vita, aspettano che arrivi il salvatore a liberarli da questo mondo schifoso, così nonostante il combattimento fatto di sangue e pugni dati troppo forte James lo realizza presto che è Caleb, tra i due, a desiderare di più la morte.
Resta seduto sul marciapiede vicino ai loro corpi, giocherellando con la pistola. È molto confuso al riguardo. Ora come ora puntarsela contro e sparare gli sembra quasi giusto. Alle sue spalle gli fanno notare che devono scappare prima che arrivi il resto della cavalleria.
James annuisce.
“Erano proprio bellissimi.”
*
Non si stupisce.
Non si stupisce nel vedere quella furia che deve essere tipica dei tamareniani piantarsi davanti a lui, è assolutamente naturale che sia così. Combatte per abitudine, non si sottrae alle torture che Bruce cerca di infliggergli - vuole fargli tutto il male possibile, ovviamente, e c’è una parte di James che pensa di meritarselo -, ridacchia di tanto in tanto provando lo stesso sollievo di quando ha visto i suoi genitori morire.
Improvvisamente i pugni del ragazzo si fanno più violenti, meno controllati, James viene lanciato contro un muro. E finalmente arriva il colpo troppo forte.
E finalmente arriva la pace.