Title: Arcana
Rating: NC-17
Pairing: Sergio Ramos/Fernando Torres - Daniel Agger/Martin Skrtel
Warnings: alternative universe, slash
Disclaimer: This is a work of complete fiction.
Summary: Arcana. A story of love, magic, blood and tears.
La notizia del matrimonio non aveva sorpreso molto Sergio, che in fondo si era sempre aspettato che Martin alla fine sposasse Daniel, era chiaro che quello era il loro destino, ed era molto felice per il suo amico.
Quello che non si era aspettato invece, era l’assoluta mancanza di capricci da parte di Fernando. Appena Haxa aveva dato l’annuncio, lui era stato sicuro che Fernando avrebbe cominciato a guardarlo male e a pestare i piedi, perché lui non gli aveva mai chiesto di sposarlo.
Invece niente.
Questa avrebbe dovuto essere una buona cosa, niente broncio, niente litigi, ma il neurone eremita che abitava nella fredda caverna ossea che stava alla base dei capelli di Sergio, decise di dare segno della sua esistenza, e piantare il seme del dubbio.
Neurone Eremita - Se non ti chiede il perché non lo sposi, allora non vuole sposarti
Sese - chi ha parlato!
Neurone Eremita - Io ho parlato. Il tuo unico Neurone funzionante.
Sese - Ho un neurone funzionante?
Neurone Eremita - Si, la cosa stupisce anche me, non so bene come io sia potuto sopravvivere in questo nulla. Comunque, concentrati sul problema vero! Fernando non vuole sposarti!
Sese - Certo che mi vuole sposare!
Neurone Eremita-E allora perché non è arrabbiato con te?
Sese - Sta solo riflettendo. Si arrabbierà dopo
Neurone Eremita - Quando mai Fernando ha rimandato a dopo una sfuriata che poteva farti subito?
Sese -Un sacco di volte
Neurone Eremita - Dimmene una
Sese - …………………
Neurone Eremita - Sto aspettando
Sese - ………………..
Neurone Eremita - Esatto. Non è mai capitato. Non ti vuole sposare. Devi rassegnarti.
Sese - Lui mi ama!
Neurone Eremita - Si, ma non vuole sposarti
Sese - Ma perché no?????
Neurone Eremita -E che diavolo ne so io??? Sono solo un Neurone Eremita!
Sese - Ma come non lo sai ??? Hai cominciato tu questo discorso!
Neurone Eremita - Hai ragione!
Sese - Quindi cosa faccio?
Neurone Eremita - ……………………
Sese - Hey … Sto parlando con te!
Neurone Eremita - E non urlare che in questo vuoto rimbomba tutto!!!
Sese - scusa ….
Neurone Eremita - Troglodita!
Sese - Trolo che???
Neurone Eremita - Giuro che mi suicido!
Sese - Prima dimmi cosa devo fare con Nando!!
Neurone Eremita - Chiedigli di Sposarti!
Sese - Ma se hai detto che non vuole sposami! Mi dirà di no!
Neurone Eremita - Lo so, ma almeno saprai che io avevo ragione!
Sese - ………………
Neurone Eremita - Perché non dici niente?
Sese - Perché ho appena capito che ho un Neurone bastardo
Neurone Eremita -allora non sei così scemo come pensavo.
Sese - Io ti odio. E ti dirò di più! Io chiederò a Fernando di sposarmi e lui mi dirà di si!
Neurone Eremita - Fernando ti dirà di no!
Sese - Mi dirà di si e noi ci sposeremo e saremo felici e contenti per sempre!
Neurone Eremita - Illuso
Sese - PRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRR
Neurone Eremita - Davvero molto maturo.
Sese - ……………………….
Neurone Eremita - Cosa fai non mi parli più?
Sese - …………………….
Neurone Eremita - va bhè … tornerò a dipingere le pareti della tua enorme, vuota, scatola cranica. Addio.
Sergio fece un'altra pernacchia e imbronciato incrociò le braccia al petto: non era vero che Fernando non voleva sposarlo. Si amavano, sarebbero stati insieme per l’eternità. Certo che voleva sposarlo. L’avrebbe fatta vedere lui a quel cretino di neurone. Nessuno mette scompiglio tra Sese e Nando! Nemmeno il suo unico Neurone!
Fernando, che sedeva tranquillamente al fianco di Sergio, si portò il calice di vino alla bocca e bevve, lentamente, assaporandone il gusto, e sospirando di soddisfazione.
Una soddisfazione che aveva origini molto lontane dall’enologia però.
Tutto era cominciato nel momento in cui Haxa aveva fatto l’annuncio del matrimonio di Martin e Daniel, e lui, aveva provato il desiderio irrefrenabile di spaccare a metà la testa a Sergio con una mazza chiodata. Si, aveva fortemente desiderato il suo sangue, perché ancora una volta, si parlava del matrimonio di qualcuno e non era il loro!!!
Perché? Perchèèèèèèèèèè????????
Questa volta però, a differenza di moltissime altre, non si era lanciato sulla giugulare di Sergio cercando di strappargliela, ma aveva ragionato. Oramai conosceva Sese, e aveva capito che l’unico modo per fargli fare qualcosa, era convincerlo che l’idea di farlo era stata sua.
E come si poteva convincere Sergio che voleva sposarsi?
Bhè … c’era una cosa che Nando non aveva ancora detto a Sergio.
Uno dei poteri di Ares era il condizionamento mentale, e ops…lui aveva da poco scoperto di aver ereditato questo potere.
Non era bravo come il padre, ma non ci voleva una capacità sovraumana per convincere Sergio che un Neurone stava parlando con lui no? La vera difficoltà era sostenere una conversazione come quella precedente rimanendo impassibili. E lui ci era riuscito!
Fernando bevve un altro sorso di vino e sorrise, mentre nella sua eccelsa e subdola mente, sceglieva i colori delle tuniche che avrebbero indossato lui e Sese al loro matrimonio, i fiori, i testimoni, il banchetto e tutto quello che avrebbe potuto far impazzire chiunque, ma non Fernando, che si stava preparando per quel giorno da quando era nato.
◊◊◊●◊◊◊
Lys era perplessa.
Seduta sul bordo del tavolo di fronte a Martin e Daniel, li guardava con aria sospettosa e le erano spuntate anche le orecchie e la coda.
Cosa era successo a quei due?
Non li aveva visti tutto il pomeriggio, ed ora che erano finalmente arrivati, non erano più loro e si erano mischiati anche gli odori, adesso Daniel aveva anche l’odore di Martin e Martin aveva anche l’odore di Daniel.
Con un sopracciglio sollevato e le orecchie tirate indietro, li osservava silenziosa e circospetta.
Perché Daniel era più grosso? Aveva anche gli stessi disegni di Martin. E i suoi occhi erano diventati neri, ma anche quelli di Martin erano diventati neri.
Si sporse in avanti per guardarli più da vicino e loro la lasciarono fare, avevano capito che aveva bisogno di adattarsi ai cambiamenti a modo suo, e non volevano interferire.
Le orecchie le cambiavano posizione continuamente, seguivano i suoi pensieri, come anche la coda, che un po’ stava diritta, un po’ vorticava, era bellissima con la faccina corrucciata e gli occhietti sospettosi, e a Daniel scappò un sorriso.
Lys spalancò gli occhi di colpo, cosa era spuntato dalla bocca di Daniel?????
Il suo sguardo passò velocemente da Daniel a Martin, poi di nuovo a Daniel, e ancora incredula gli saltò sulle gambe.
Daniel la prese al volo, ma invece di abbracciarlo, come lui si aspettava, Lys cominciò a infilargli le mani in bocca, Daniel guardò confuso Martin che rise di gusto
“credo stia cercando le tue zanne amore. Fagliele vedere”
Daniel gliele mostrò e lei si bloccò incantata, poi le venne un dubbio e guardò Martin, lui le sorrise e lei fu felice di constatare che le zanne di Martin erano ancora li e non le aveva prestate a Daniel.
Quando Martin si avvicinò abbracciando sia lei che Daniel, Lys si ritrovò circondata dall’amore che gli aveva fatto adorare quei due uomini fin dal primo momento che li aveva incontrati, e riconobbe i suoi papà. Erano un po’ più colorati, con più denti, ma erano senza ombra di dubbio, le due persone che amava di più al mondo.
Finalmente sorrise e si aggrappò ai loro colli pigolando e gorgogliando felice, mentre loro, come sempre facevano, annuivano comprensivi, anche se non ci capivano una mazza di quello che diceva.
Molto più tardi tutti si ritirarono nelle loro stanze.
La cena era stata allegra e i discorsi sulla cerimonia avevano assorbito completamente l’attenzione di tutti.
Tutti tranne uno.
Seduto sul suo letto, Re Brendan fissava la notte fuori dalla finestra e pensava.
Non aveva fatto altro per tutta la sera: pensare a come distruggere tutti quelli seduti intorno al tavolo con lui. Ognuno di loro aveva contribuito a fare diventare suo figlio ciò che era ora, per questo dovevano pagare tutti.
Suo figlio … pensare a lui amplificava la sua rabbia in modo esponenziale, lo aveva allevato per farlo diventare un Re, invece lui era cresciuto debole e si era fatto corrompere da Martin. Aveva scelto di voltare la spalle a suo padre, aveva scelto di tradire il suo Re e il suo Popolo.
E per questo avrebbe pagato.
Re Brendan si alzò e si avvicinò all’armadio, lo aprì e ne tirò fuori una delle sacche che si era portato dietro quando era andato via da Dromi, ci frugò dentro e ne estrasse un rotolo di pergamena, ripose la sacca poi andò a sedersi allo scrittoio e mise in moto la sua folle vendetta.
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L’aria frizzante del mattino accolse gli abitanti della bolla che scesero a fare colazione, Helda aveva spalancato le grandi porte finestre del salone, facendo entrare la luce del sole e la brezza che saliva dal mare. Volti assonnati ma sorridenti si salutavano accomodandosi, Lys fece l’apparizione più eclatante, entrando di corsa e saltando sulla sedia e poi sul tavolo. Ne Daniel ne Martin riuscirono a fermarla in tempo e lei trotterellò tra piatti, vassoi e bicchieri per mostrare orgogliosa a tutti i suoi nuovi tatuaggi
“Lys scendi dal tavolo”
la richiesta di Martin venne impunemente ignorata e lei continuò la sua sfilata tra le risate e l’ammirazione di tutti, Elettra la attirò più vicina per guardare meglio i disegni
“ma che belli che sono”
“come i papà”
rispose lei tutta orgogliosa ed Elettra le regalò un gran sorriso
“oh si, sono proprio uguali a quelli dei tuoi papà. E ti sono venuti stanotte?”
“le sono dovuti venire per forza, o ci avrebbe dato il tormento per l’eternità” commentò Martin mentre si sedeva “abbiamo passato l’inferno per trovare qualcosa che disegnasse sulla sua pelle”
risero tutti tranne Helda, che appena entrò nel salone e vide Lys in piedi sul tavolo, cominciò a sbraitare e la bambina fuggì tra le braccia di Daniel scatenando risate ancora più forti.
I preparativi per la festa avrebbero dovuto essere semplici, dato il numero esiguo di persone presenti, ma ognuno di loro aveva qualcosa da dire o da suggerire, volevano tutti contribuire e una piccola cerimonia, divenne un affare di stato.
Martin e Daniel si tennero ben lontani da tutto quel caos, e si limitarono alle due cose più importanti: i testimoni e le promesse.
Dato il rapporto che li univa, Martin aveva scelto Sergio. La loro amicizia era diventata indissolubile e Martin voleva che il suo amico gli stesse accanto anche in quel momento.
Non restava che chiederglielo.
Martin dovette inoltrarsi parecchio nella foresta per trovare Sergio, seguendo le indicazioni di Artemide, camminò nel fitto degli alberi per più di mezz’ora prima di sentire muoversi qualcosa tra la vegetazione di fronte a lui. Seguendo i rumori sbucò in una piccola radura, e qualcosa di molto grosso gli piombò addosso dall’alto spiaccicandolo faccia nell’erba. Dopo un attimo di sconcerto, Martin riconobbe il suo assalitore
“Sergio, idiota, levati dalla mia schiena”
gli rispose un ruggito e Martin sospirò
“si, si, sei bravissimo a fare il leone, tua madre sarà orgogliosa di te! Ma spostati”
un altro ruggito questa volta più soddisfatto, ma Sergio non si spostò e Martin capì che aveva voglia di giocare
“bene, vuoi giocare? Allora giochiamo”
ci mise una frazione di secondo a trasformarsi nel Syn di Haxa, oscuro e potente, Sergio saltò via e lui finalmente potè alzarsi. Quando si voltò rimase sorpreso nel vedere come Sergio avesse assunto realmente dei tratti del leone, gli occhi dorati, le zanne, gli artigli, le movenze feline. Martin gli sorrise
“complimenti, stai imparando in fretta”
Sergio gli sorrise con gli occhi ma ruggì e Martin sfoderò le zanne
“spero tu non abbia paura del buio micino, perché anche io ho imparato qualcosa ultimamente”
Martin cominciò a richiamare il potere di Haxa ma Sergio, elegante e veloce, si lanciò verso di lui, si schivarono e subito tornarono in posizione
“non riuscirai a deconcentrarmi Sergio”
tra il fogliame intorno a loro cominciò a strisciare qualcosa e Sergio si guardò intorno, lingue di oscurità cominciarono a strisciare nell’erba, Sergio ruggì e si lanciò ancora contro Martin.
Questa volta non si schivarono, i loro corpi impattarono e iniziarono un combattimento che, anche se potente, non celava nessuna cattiveria, solo voglia di giocare.
Erano forti in eguale misura, e nessuno dei due riusciva a predominare sull’altro, Sergio mostrò l’agilità del leone, la forza dell’orso, la velocità della gazzella, la vista del falco, Martin usò l’oscurità per accecare il falco, le lingue oscure per rallentare la gazzella, la propria agilità per muoversi come il leone, e la propria forza per contrastare l’orso.
Alla fine crollarono sull’erba esausti, non c’era un vincitore e loro risero di gusto, perché si erano divertiti da morire
“sai Sergio, se volevi battermi dovevi fare l’animale che ti viene meglio”
“quale?”
“il maiale! In quel campo sei il migliore”
risero così forte che gli uccelli sugli alberi volarono via facendoli ridere ancora di più. Quando finalmente si calmarono Martin fece quello per cui era venuto
“devo chiederti una cosa Sergio”
“dimmi”
“vorresti essere il mio testimone di nozze?”
dopo un attimo di silenzio, Sergio si alzò su un gomito e guardò l’amico
“sarebbe un onore”
Martin gli sorrise
“anche per me averti al mio fianco”
Sergio annuì, non c’era bisogno di altre parole tra loro, quindi tornò a sdraiarsi e rimasero in silenzio a guardare il cielo fino a quando Martin non si schiarì la voce
“mi sposo”
Sergio sghignazzò
“per gli Dei si”
“cazzo”
“ca... cosa?”
“cazzo”
“e cosa diavolo significa?”
“significa che sto morendo dalla paura!”
Sergio girò lentamente la testa verso l’amico
“hai paura? E di cosa?”
Martin si passò una mano sulla faccia
“di non essere un buon padre e un buon marito”
Sergio sbuffò
“ma che diavolo dici? Tu sei perfetto per Daniel e Lys, sarai la cosa più bella della loro vita e loro lo sanno, è per questo che ti amano così tanto”
Martin lo guardò e Sergio si sorprese nel vedere quanta fragilità c’era nei suoi occhi
“hey amico, andrà tutto bene”
“ne sei sicuro?”
Sergio gli sorrise
“sicurissimo. Tu non farai mai niente che li possa far soffrire”
“come fai ad esserne così certo?”
il sorriso di Sergio si allargò
“perché io sono il tuo testimone amico, e ti spaccherò le gambe prima che tu possa fare qualche stronzata”
“giuralo”
“te lo giuro”
Martin annuì più sereno e tornò a guardare il cielo e Sergio sentì un sentimento nuovo dentro il petto: orgoglio
“ti fidi davvero di me vero?”
“si”
rispose senza ombra di dubbio Martin, e Sergio capì che la loro amicizia, era di quelle per cui valeva la pena anche sacrificare la vita.
Daniel si affacciò alla porta delle cucine ma le trovò vuote, rifletté un momento poi proseguì lungo il corridoio, passò la biblioteca e quando arrivò in fondo, aprì la porta che aveva di fronte e uscì nel giardino sul retro.
Lei era li.
Daniel non aveva grandi amici, lui aveva sempre e solo avuto Martin. Non era mai stato bravo a confidarsi con qualcuno, e in questo viaggio, l’unica persona con la quale aveva aperto il suo cuore era stata Haxa, quando Martin se ne era andato. Era per questo motivo che, quando si era trattato di scegliere i testimoni per le loro nozze, lui aveva pensato subito ad una persona, la sola che avrebbe voluto al suo fianco in quel giorno. Helda.
La piccola donna era tutto quello che lui poteva chiamare famiglia al di fuori di Martin e Lys, e la voleva al suo fianco, perché lei lo aveva sempre amato incondizionatamente e questo per lui valeva più di ogni altra cosa al mondo.
Lei era la madre che lui non aveva mai avuto. Lei era il conforto, il perdono, il calore di un abbraccio materno. Sempre. Senza ombra di dubbio.
La guardò intenta a raccogliere le erbe per la sua cucina e sorrise, era un’immagine così familiare, le si avvicinò e la donna si accorse di lui
“oh Daniel, cosa fai qui tutto solo? La piccola Lys è con Martin?”
“no, è con Kyara e Gholem in spiaggia, Martin doveva parlare con Sergio, tornerà tra un po’”
Helda gli sorrise
“quindi sei venuto a vedere se riuscivi ad ottenere uno dei miei magici dolcetti alla frutta solo per te?”
Daniel rise e scosse la testa
“no”
“sicuro?”
“sicurissimo” Daniel le mise un braccio intorno alle spalle “sono venuto per chiederti un’altra cosa”
lei gongolò felice del suo abbraccio
“chiedi pure”
“vuoi essere la mia testimone Helda?”
la donna lo guardò sorridente
“testimone di cosa?”
“testimone di nozze Helda”
Helda smise di sorridere di colpo
“cosa?”
“Vorrei che tu fossi la mia testimone alle nozze mie e di Martin”
la donna sbattè le palpebre incredula una volta, due, tre,
“io?”
Daniel annuì
“si tu”
“Ma …”
“nessun ma Helda. Mi hai allevato e amato come avrebbe fatto mia madre se fosse stata viva, e io voglio che tu sia li con me domani sera, sei l’unica che vorrei al mio fianco”
gli occhi le si riempirono di lacrime e le labbra cominciarono a tremarle
“davvero?”
“si”
Helda scoppiò a piangere e lo abbracciò schiacciando la faccia contro la sua casacca
“si, certo che voglio esserci, si”
Daniel le accarezzò dolcemente la schiena
“ne sono felice, davvero”
“io di piùùùù!”
singhiozzò la donna e Daniel non potè trattenere la risata che gli scaturì dal cuore.
“Divino Blue posso disturbarti?”
Blue si voltò e vide Re Brendan fermo a qualche passo da lui
“certo”
il sovrano si avvicinò sorridendo
“non volevo interrompere il tuo riposo, ma avrei qualcosa da chiederti”
Blue, che stava leggendo seduto in giardino su una poltrona, gli sorrise
“non si preoccupi, il tempo per finire questo libro non mi manca. Si accomodi pure”
Re Brendan si sedette vicino a lui e sospirò
“quello che ti sto per chiedere è qualcosa di molto personale, posso contare sulla tua discrezione divino Blue?”
il ragazzo annuì
“ma certamente”
“ti ringrazio. Come ben saprai mio figlio domani sera si sposa. Non nascondo che la cosa mi ha lasciato perplesso in un primo momento, e non nascondo nemmeno di aver avuto i miei problemi in passato ad accettare quello che stava accadendo” osservò la reazione di Blue e quando non vide nulla proseguì “ma questa folle guerra con Kronos mi ha fatto capire che la vita è breve, e le persone che ami le devi tenere vicino. Ho capito che non sono certo io che posso scegliere chi mio figlio deve amare, e devo accettare le sue scelte ed esserne felice”
Blue fece un piccolo sorriso e Re Brendan ebbe la conferma che il divino non era a conoscenza della reale situazione tra lui e Daniel, era esattamente quello che sperava e il suo piano prese vita
“Sono un vecchio Re che ama profondamente suo figlio, e voglio che tutto sia come lui desidera, anche il matrimonio di domani. La sua felicità è tutto per me, fin dal giorno in cui è nato. La perdita di sua madre mi ha distrutto e so che anche Daniel ha sofferto molto la sua assenza in questi anni. Domani sarà il giorno più importante della sua vita e io vorrei che lui avesse qualcosa della madre con se”
Blue sembrò colpito da quelle parole e RE Brendan ghignò soddisfatto dentro di sé
“a Dromi ho qualcosa che lei fece fare per lui mente lo aspettava, un piccolo gioiello, aspettavo un momento speciale per darglielo e credo che le sue nozze siano il momento perfetto”
guardò Blue con aria speranzosa e paterna
“credi di potermi aiutare a recuperarlo Divino Blue?”
quando Blue gli sorrise e annuì Re Brendan seppe di aver vinto. Su tutti.
“possiamo andare ora?”
“certo”
la gioia che provò il Re fu fraintesa da Blue, che, non sapendo tutto quello che era accaduto tra il sovrano e suo figlio nelle ultime ore, non poteva certo sospettare la trappola infernale che si nascondeva dietro le sue parole
“entriamo in casa, così nessuno ci vedrà sparire”
consigliò il Divino e Re Brendan prontamente lo seguì, non potendo lui stesso credere alla facilità con cui era riuscito ad ottenere esattamente quello che voleva.
Poco distante da loro, nella sua forma d’ombra, Shere aveva ascoltato ogni parola, e non aveva creduto a niente di quello che il Re aveva detto, ma purtroppo non avrebbe potuto seguirli a Dromi per confutare i suoi sospetti. Non poteva aggregarsi come ombra, Blue se ne sarebbe accorto, e non poteva certo chiedere di andare con loro. Svanì e si presentò davanti ad Haxa che stava uscendo dal bagno e quasi strillò quando la vide
“ma bussare mai Shere???”
la ragazzina sorrise
“da quando ti spaventi?”
“da quando ho un uomo nudo nella vasca e vorrei tanto che tu non lo vedessi!”
Shere scattò via, lontana dalla porta del bagno
“ma perché non metti una cosa tipo un aura oscurante quando lui è con te???”
chiese schifata e Haxa la guardò di traverso
“perché sono la Signora dell’Ade e faccio quello che voglio?”
Shere abbozzò
“si bhè, questo potrebbe essere un buon motivo”
“un ottimo motivo direi. Ora dimmi perché hai invaso la mia privacy”
“Re Brendan ha chiesto a Blue di portarlo a Dromi”
“cosa?”
“gli ha raccontato una storia su un gioiello che la madre ha fatto fare per Daniel quando era incinta di lui, e che vuole regalarglielo per le sue nozze, in segno di pace, e Blue ci è cascato come un pollo”
“non è colpa sua, non sa niente di quello che è successo”
“non posso seguirli”
Haxa sospirò
“lo so”
“quindi?”
“quindi non possiamo fare altro che aspettare che tornino e capire cosa porterà Re Brendan con se”
“e se fa qualcosa mentre è la?”
Haxa scosse la testa
“non credo, Blue sa che non può trattenersi più di qualche minuto prima che i divini lo scoprano, Re Brendan non avrà il tempo di fare niente.”
Shere storse il naso poco convinta
“questa storia non mi piace Haxa”
“nemmeno a me Shere, nemmeno a me”.
Re Brendan barcollò leggermente appena apparvero nel salone del castello di Dromi e Blue lo sorresse
“ora sto bene” gli disse il sovrano scostandosi “il gioiello è nel mio studio, tono subito”
Blue annuì
“non metteteci molto però, dobbiamo andarcene subito”
Re Brendan non gli rispose nemmeno, si diresse a grandi falcate verso una porta in fondo alla stanza, la aprì e se la richiuse alle spalle rimanendo finalmente solo.
Doveva muoversi se voleva portare a termine il suo piano.
Attraversò il suo studio e si fermò di fronte alla libreria, ne afferrò un bordo e facendo forza, la spostò rivelando un passaggio segreto, ci si infilò dentro e quasi correndo percorse lo stretto corridoio fino a quando non si trovò di fronte una porta, la aprì e piombò in una camera dove un uomo, spaventato a morte da quell’apparizione improvvisa, schizzò in piedi dal divano dove era seduto e gli puntò contro la spada
“abbassa quell’arma soldato, sono il tuo Re”
il poveretto lasciò cadere a terra la spada sempre più confuso
“mio Signore perdonatemi”
si inchinò ma Re Brendan non aveva tempo per i convenevoli
“alzati idiota e ascoltami, non ho tempo e tu devi fare una cosa per me”
il soldato si alzò subito e Re Brendan tirò fuori dalla casacca la pergamena che si era portato dietro dalla bolla
“appena me ne sarò andato parti per l’Isola di Quern, raggiungi Kiel e una volta in città chiedi di Tinias, non avrai problemi a trovarlo perchè lo conoscono tutti. Una volta che sarai da lui consegnagli questa”
il soldato prese la pergamena poi guardò il suo Re
“cosa devo dirgli mio Signore?”
“niente, tutto quello che gli serve sapere è scritto nella pergamena”
il Re fece un passo verso di lui
“non parlare con nessuno, non dire che mi hai visto e vola come se tu avessi il diavolo alle calcagna. Se non sarai da Tinias entro questa notte ti ucciderò con le mani ci siamo intesi?”
terrorizzato l’uomo riuscì a malapena ad annuire
“vai ora e se ci tieni alla pelle fai quello che ti ho detto”
la guardia schizzò fuori dalla stanza e Re Brendan ritornò nel passaggio segreto, una volta nel suo studio aprì un cassetto dello scrittoio e tirò fuori una scatolina in argento poi fece un respiro profondo e tornò nel salone.
Appena vide Blue gli mostrò la scatolina
“perdonami divino ma ci ho messo un po’ a trovarla”
“non c’è problema, ma ora andiamo”
il Re lo raggiunse e un attimo dopo svanirono.
Non appena tornarono nella bolla, Re Brendan andò in camera sua, appena dentro si fermò un attimo e respirò lentamente, fino a li tutto era andato bene, quando si staccò dalla porta lanciò la scatolina che aveva portato con se sul letto, questa si aprì e non ne uscì niente: era vuota, sogghignando aprì l’armadio e tirò fuori la metà della pergamena che aveva consegnato alla guardia.
La srotolò e fissò i disegni che la notte precedente aveva tracciato: simboli magici, parte di un rituale che molti anni prima aveva imparato dallo stregone che aveva catturato durante la conquista dell’Isola di Quern: Tinias.
Il vecchio stregone, in cambio della libertà, gli aveva insegnato molte cose, e una di queste era quel rituale.
Una pergamena vergine, sangue al posto dell’inchiostro, la pergamena doveva essere strappata in due, su entrambe le parti dovevano essere disegnati gli stessi simboli, ma differenti invocazioni: una per chiamare e l’altra per raggiungere.
Quelle due metà della stessa pergamena sarebbero divenute una porta, e chiunque avesse avuto in mano la metà con l’invocazione per raggiungere, sarebbe potuto arrivare in qualunque posto (o bolla) ci fosse stata la metà con l’invocazione per chiamare.
Re Brendan strinse la pergamena e cominciò a pronunciare l’invocazione per chiamare che aveva scritto con il suo stesso sangue, la pergamena sfrigolò, i simboli disegnati lentamente si illuminarono, la carta divenne rovente bruciandogli i polpastrelli, ma lui non la mollò, facendo appello a tutto l’odio che aveva in corpo strinse i denti e continuò la sua cantilena di morte. Quando il rituale finì la magia si spense e la pergamena tornò ad essere un pezzo di carta qualunque, ma non per lui, che la nascose con cura e si sedette sul letto: la porta era aperta, ora non restava che attendere l’arrivo di chi l’avrebbe oltrepassata.
“Ma perché non ci riescoooooooooooooo!!!!”
Sergio si lasciò cadere sul letto affranto, per quanto provasse a smaterializzarsi, tutti i suoi sforzi erano vani e lui stava davvero perdendo la speranza. Fernando, che fino a quel momento era stato in silenzio, si alzò dalla poltrona sulla quale era seduto e lo raggiunse, gattonò sul letto e si sdraiò accanto a lui
“Sese ….”
“sono uno schifo di Syn”
“non dire così amore”
gli accarezzò dolcemente i capelli e Sergio piagnucolò cercando più attenzioni e conforto, Fernando sorrise e avvicinò le labbra al suo orecchio
“io so come farti passare il cattivo umore”
Sergio rabbrividì sentendo il suo fiato caldo sulla pelle, ma mantenne il suo tono lamentoso
“non mi passerà fino a quando non avrò imparato a smaterializzarmi”
“sicuro? perché io pensavo che un bagno ti avrebbe invece fatto stare meglio”
Sergio aprì gli occhi che aveva tenuto chiusi fino a quel momento e lo guardò
“un bagno?”
Fernando a un soffio da lui annuì, strusciando il naso sulla sua guancia
“e me lo fai tu il bagno?”
Fernando annuì ancora e Sergio cominciò ad essere meno di cattivo umore
“e mi farai anche tante coccole?”
Fernando allungò una mano e la infilò sotto sua la casacca accarezzandogli gli addominali scolpiti
“che ne dici di tanto sesso invece che tante coccole?”
gli sussurrò nell’orecchio e Sergio spalancò la bocca quando la mano si infilò dentro i suoi calzoni
“uh ... uh … credo che forse …” sussultò quando Fernando afferrò la sua erezione già mezza dura “forse … non è una cattiva idea”
Fernando sorrise mentre gli leccava il collo
“sapevo che ti sarebbe piaciuta”
si staccò da Sergio e scese dal letto sollevando le sue proteste, ma appena iniziò a spogliarsi, Sergio tacque immediatamente.
Fernando cominciò a slacciarsi la casacca lentamente, sensualmente, sotto lo sguardo infuocato di Sergio che lo mangiava con gli occhi, sapeva quanto gli piacesse guardarlo mentre si spogliava
“ti piace quello che vedi Sese?”
Sergio si passò la lingua sulle labbra, come un gatto che pregusta la cena
“da morire”
Fernando lasciò cadere a terra la casacca cominciando poi a sciogliere i lacci dei calzoni
“c’è anche un'altra cosa che so che ti piace da morire Sese …”
i pantaloni oramai aperti gli scivolarono lungo le cosce fino al pavimento e lui li scalciò via, Sergio si era alzato sui gomiti per vederlo meglio e dovette usare tutta la sua forza di volontà per non saltargli addosso in quel momento
“cosa Nando?”
Fernando si accarezzò il petto sorridendo maliziosamente
“guardarmi mentre mi preparo per te Sese”
Sergio smise di respirare nel momento in cui Fernando scese ad accarezzarsi gli addominali e poi più giù fino a sfiorarsi l’erezione sfacciata e in bella mostra con le nocche delle dita, lentamente
“ho ragione Sese?”
“si”
un si soffiato fuori insieme al poco fiato che gli era rimasto, mentre con gli occhi seguiva la mano di Fernando che non aveva mai smesso di accarezzarsi
“amo come mi guardi Sese … sembra tu voglia mangiarmi”
aumentò leggermente il ritmo della propria mano e un gemito gli sfuggì dalle labbra, il piacere che si stava dando cominciò a colorargli le guance e a dargli un po’ d’affanno, si morse un labbro gemendo ancora una volta e facendo ringhiare Sergio che si alzò di scatto dal letto ma Fernando lo bloccò
“no! Stai fermo o non avrai niente”
Sergio ringhiò ancora ma non si mosse più
“bravo il mio bambino. Adesso spogliati per me Sese”
Sergio non fu ne sensuale ne lento, si strappò i vestiti di dosso e un secondo dopo era nudo, ma a Fernando piaceva esattamente così, rude e selvaggio
“basta giocare da solo Nando” sibilò “voglio toccarti io”
Fernando fece una lunga carezza alla propria erezione guardando Sergio che quasi sbavò
“prima devi fare un ultima cosa per me Sese”
“cosa?”
“Trovami! Se mi troverai potrai fare di me quello che vorrai per quanto tempo vorrai”
poi sparì nel nulla.
Sergio per qualche attimo rimase a fissare incredulo il vuoto lasciato da Fernando, poi qualcosa cambiò dentro di lui, il suo corpo cominciò a vibrare, i suoi occhi si illuminarono d’argento, l’eccitazione che Fernando gli aveva messo in corpo prima, invece di spegnersi si amplificò, era una caccia quella, lui era il cacciatore e Nando la sua preda.
Niente era meglio di quello.
Chiuse gli occhi: lo avrebbe trovato, lo avrebbe catturato, e lo avrebbe scopato fino a che aveva energia in corpo. E di energia ne aveva tanta. Tantissima.
Si concentrò.
Eccolo.
Ghignò, poi si smaterializzò.
Al centro della foresta Fernando, sdraiato nell’erba, sorrise quando lo vide apparire, aveva avuto ragione anche questa volta: Sergio avrebbe fatto qualsiasi cosa per poter fare l’amore con lui, compreso imparare a smaterializzarsi
“mi hai trovato amore …”
“io ti troverò sempre”
ruggì Sergio, poi si lanciò sulla sua preda che non aspettava altro che essere catturata.
Quella sera a cena tutti sorridevano, chi per un motivo, chi per un altro, e chi semplicemente perché la cerimonia del giorno dopo aveva messo allegria a tutti.
L’unico che non aveva un motivo per sorridere, non c’era: Re Brendan non era sceso a mangiare ma nessuno si fece troppe domande in merito, e chi se le fece, trovò il modo di darsi una risposta da solo.
Shere scivolò tra le ombre della stanza del sovrano, invisibile ai suoi occhi lo osservò stare sdraiato immobile sul letto, dormiva, ma anche così lei poteva sentire la sua cattiveria infettare i suoi sogni. Un uomo così non avrebbe assistito inerme alla vittoria di quelli che considerava i suoi nemici, non li avrebbe lasciati vivere in pace la loro vita, no, uno come lui avrebbe fatto di tutto per distruggerli. Re Brendan aveva certamente escogitato qualcosa per fare del male a Martin e Daniel, lei lo sapeva, lo sentiva, e doveva scoprire cosa prima che lui portasse a termine il suo piano, cominciò a setacciare la stanza alla ricerca di qualche indizio, e ad un tratto, vicino all’armadio sentì qualcosa: magia.
Un flebilissima traccia di magia, particelle infinitesimali di potere che fluttuavano nell’aria, ma che non lasciavano dubbio su ciò che erano, Shere si voltò verso il sovrano
“bastardo” ringhiò “cosa hai fatto?”
quell’uomo aveva compiuto un incantesimo, ma per fare cosa? Aprì l’armadio e ci frugò dentro ma a parte alcuni abiti non trovò nulla.
La rabbia le ribollì dentro facendole spuntare gli artigli, fu quasi sul punto di lanciarsi su di lui, ma la voce di Haxa che le ripeteva che non poteva ucciderlo le tuonò in testa e si bloccò immediatamente.
Quell’uomo era davvero fortunato, ma la sua fortuna non sarebbe durata ancora molto, trattenendo a fatica la frustrazione che provava, gli si avvicinò, e quando fu al suo fianco si chinò fino al suo orecchio
“come i serpenti strisci e ti nascondi nel fango, ma io sono più velenosa di te Re. Scoprirò il tuo segreto e poi ti ucciderò nel modo più doloroso che tu possa immaginare. Non ti permetterò di fare del male alla mia Signora e ai suoi figli, loro sono la mia famiglia stupido Re, e nessuno tocca la mia famiglia”
svanì un attimo prima che Re Brendan si svegliasse urlando guardandosi intorno terrorizzato.
“Magia?”
le chiese Haxa e Shere annuì
“si, tracce di un incantesimo, ma non sono riuscita a trovare altro”
la ragazzina aveva raggiunto Haxa, e dopo essere uscite entrambe dal salone, le aveva raccontato quello che aveva scoperto
“cosa diavolo può aver fatto quel maledetto uomo? E perché nessuno di noi si è accorto che stava usando la magia?”
Haxa lo chiese più a se stessa ma Shere le rispose comunque
“perché qui è tutto magia era impossibile distinguerla dal resto”
Haxa imprecò scura in volto
“ci deve essere un modo per scoprire cosa ha fatto”
“se c’è non so quale sia”
gli rispose Shere e la dea cominciò a passeggiare nervosamente avanti e indietro per il giardino
“la magia rimane, non sparisce” borbottò sottovoce “Se ha fatto un incantesimo è ancora qui, da qualche parte”
“si ma dove? E’ impossibile distinguerlo dal resto della magia di cui è fatta questa bolla. Bisognerebbe disfarla un pezzo alla volta per trovarlo”
Haxa si immobilizzò
“sei un genio!”
Shere si guardò alle spalle per capire con chi la dea stesse parlando
“tu Shere! Tu sei un genio!”
la ragazzina la guardò confusa
“io?”
“si tu!”
Haxa le si avvicinò e la abbracciò stritolandola
“come ho fatto a non pensarci io”
“ma pensare a cosa????”
“smontare la bolla”
Shere spalancò gli occhi
“oh no! Aspetta un momento. Io non intendevo questo! Non si può smontare la bolla, Ade e Kronos vi troveranno subito”
Haxa si allontanò ancora ridendo
“non se chi l’ha creata lo fa un pezzettino per volta e la ricrea subito”
Shere cominciò a capire
“intendi che Blue potrebbe disfare la sua magia un po’ per volta e ricrearla immediatamente così da preservare la bolla ma trovare allo stesso tempo l’incantesimo fatto da Re Brendan?”
“esatto”
gridò Haxa e Shere sorrise a trentadue denti
“sono un genio!”
Haxa scoppiò a ridere ancora e, mentre andava a chiamare Blue, Shere le gridò di non provare a rubarle l’idea e di dire a tutti che il genio che l’aveva escogitata era stata lei, ritrovandosi così due lingue di oscurità che le avvolsero le caviglie e la elettrificarono facendole fumare le ali e i capelli.
Alle volte Shere dimenticava che Haxa era pur sempre Haxa …. ù.ù
Affacciato alla finestra della sua camera, Daniel guardava Martin che rincorreva Lys in giardino, era ora di dormire, ma a quanto pareva Lys non aveva nessuna intenzione di farsi portare a letto. Le risate della bambina gli arrivavano fin li regalandogli una grande gioia: stava guardando il suo futuro, suo marito e sua figlia.
Marito … figlia … quelle parole gli fecero stringere lo stomaco, ma non era paura, era emozione.
Il giorno dopo si sarebbe sposato e avrebbe coronato il sogno della sua vita, perchè Martin era la sua vita, era il suo mondo, era tutto. E Lys … lei era quello che aveva sempre pensato di non poter avere mai, e che invece era arrivato come un dono degli Dei. Lei era la chiusura del cerchio, era il tassello mancante, era il tocco finale. Insieme loro tre sarebbero stati una famiglia. Una famiglia piena d’amore e vita.
Martin si lanciò su Lys con un ringhio, la bambina lo scartò all’ultimo istante e lui finì faccia nell’erba beccandosi una pernacchia da Lys che scappò ancora più lontano, Daniel scoppiò a ridere e Martin alzò la testa verso di lui
“ti stai divertendo lassù?”
il suo broncio fece sorridere ancora di più Daniel
“tantissimo”
“perché non vieni giù tu a prendere tua figlia, così mi diverto un po’ anche io?”
Daniel scosse la testa
“non ci penso proprio, sono impegnatissimo”
Martin si mise a sedere nell’erba incrociando le braccia al petto
“ah si? Impegnato a fare cosa?”
Daniel si strinse nelle spalle
“sai com’è, domani mi sposo, e sto scrivendo le promesse che reciterò a mio marito”
Martin nascose un sorriso
“si, mi è sembrato di sentire da qualcuno che domani si festeggiava qualcosa.” appoggiò le mani sull’erba dietro la schiena e si rilassò “quindi domani ti sposi?”
“si”
“non sei un po’ troppo giovane per impegnarti per tutta la vita?”
Daniel scosse la testa
“assolutamente no, io lo avrei sposato quando avevamo 6 anni”
Martin stavolta non riuscì a nascondere il suo sorriso, un sorriso di gioia e orgoglio
“lo ami così tanto?”
“da morire”
si guardarono a lungo negli occhi e Martin si dovette schiarire la voce prima di riprendere a parlare
“perché lo sposi?”
Daniel gli sorrise
“perché il nostro è il più grande amore che sia mai esistito e non finirà mai”
Martin deglutì a fatica
“sono certo che se lui fosse qui risponderebbe la stessa cosa”
“lo so”
“credo che adesso salirò da te”
Daniel scosse la testa
“devo scrivere le promesse per mio marito, non puoi”
Martin si alzò in piedi
“io sono tuo marito”
Daniel si finse sorpreso
“oh davvero?”
“si davvero e ora salirò a ricordartelo”
gli occhi di Daniel si fecero scuri come la notte e Martin sentì la sua eccitazione tramite il loro legame
“oh si … credo proprio che salirò da te adesso”
Daniel indicò con la testa un punto poco distante da Martin
“hai dimenticato qualcuno”
Martin si voltò e vide Lys
“devi riuscire a prendere lei per salire da me”
gli occhi di Martin si assottigliarono fino quasi a sparire e la bambina, capendo le sue intenzioni, mollò di colpo il pezzo di legno con cui stava giocando e si preparò di nuovo alla fuga
“io intanto mi metto a letto”
gli disse Daniele sparì dietro la finestra, Martin si lanciò verso Lys che scattò via veloce come un fulmine, purtroppo per lei però le regole del gioco erano cambiate, e qualcosa spuntò dal terreno e la afferrò immobilizzandola: lingue di oscurità. Prima che lei potesse anche solo pensare di spaventarsi, Martin la afferrò e la prese in braccio
“mi dispiace amore, ma quando sarai più grande mi capirai e mi perdonerai”
Lys gli ringhiò tutto il suo disappunto per essere stata truffata, ma Martin la riempì di baci fino a quando non la lasciò in camera di Haxa, e lei lo perdonò.
Due secondi dopo Martin entrò in camera sua e trovò Daniel nudo sul letto che lo aspettava, gli si mozzò il fiato in gola nel vedere quello splendore, si richiuse la porta alle spalle e incamminandosi verso di lui cominciò a spogliarsi incollando gli occhi ai suoi
“dimmelo ancora”
Daniel piegò la testa di lato incuriosito
“cosa?”
“perché mi sposi”
oramai nudo si fermò ai piedi del letto e Daniel allargò le gambe in un chiaro invito
“perché il nostro è il più grande amore che sia mai esistito e non finirà mai”
Martin appoggiò un ginocchio sul materasso e gattonò sinuoso come una pantera fino a quando non gli fu sopra, si appoggiò su di lui e il contatto con la sua pelle gli strappò un gemito soffocato, Daniel era bollente
“sei caldo come l’inferno”
sussurrò con la voce roca per l’eccitazione e il fuoco negli occhi, poi calò sulla sua bocca e la divorò.
Un bacio possessivo, passionale, carico di lussuria, come loro due, Daniel gli avvolse le gambe intorno alla vita e si strusciò contro di lui, lentamente ma con decisione, provocandolo; Martin si staccò dalle sue labbra ansimando e quando incontrò ancora i suoi occhi, il loro legame prese il sopravvento.
I loro sguardi si fusero, il potere che condividevano crebbe come un onda e cominciò a sfrigolare sotto la loro pelle, Daniel cominciò a contorcersi e a gemere, non ancora abituato a quell’energia immensa, e quando gli spuntarono le zanne dalla bocca, Martin pensò che gli sarebbe scoppiato il cuore per tanto amore provò nel riconoscere quel segno di appartenenza a lui
“sei mio” sussurrò “mio per sempre”
si avventò sul suo collo, ci infilò le sue zanne mordendolo con gusto, lo succhiò, lo leccò, poi scese sul suo petto fino ai suoi capezzoli, si dedicò a loro facendo tremare e supplicare Daniel, quando leccò i suoi addominali sentì sulla lingua il sapore salato del suo sudore, e quando arrivò alla sua erezione, turgida e gocciolante, la inghiottì in un solo boccone e Daniel urlò il suo nome così forte che si arrochì la voce.
I gemiti di Daniel erano musica per le sue orecchie, il suo corpo che si contorceva nel tentativo di spingersi più in fondo nella sua gola, era lo strumento con cui lui suonava quella musica, sapeva dove toccarlo, sapeva come toccarlo e lo fece, succhiò Daniel fino a portarlo ad un passo dall’orgasmo, ma invece di concedergli il sollievo tanto desiderato, si staccò e con un unico movimento, lo fece girare pancia sotto. Daniel non ebbe nemmeno il tempo di lamentarsi, si ritrovò carponi sul letto con la lingua di Martin di nuovo su di lui a strappargli un altro grido quando si appoggiò alla sua apertura e la leccò.
Daniel sgroppò, aggrappato alle lenzuola sgroppò come un cavallo imbizzarrito ad ogni passaggio della lingua di Martin, quando la lingua entrò dentro di lui si inarcò urlando, e quando alla lingua si aggiunsero le dita di Martin, cominciò a spingersi contro di lui senza ritegno, avrebbe voluto supplicarlo, pregarlo di scoparlo subito, ma riusciva solo a gemere e a lamentarsi, pensò che sarebbe impazzito, ma ad un tratto la lingua e le dita sparirono, e un ruggito accompagnò l’erezione di Martin che lo penetrò violentemente riempiendolo con un colpo solo e facendogli uscire tutto il fiato che aveva nei polmoni.
Le dita di Martin scavarono la carne nei suoi fianchi, poi cominciò a scoparlo, selvaggiamente, con un ritmo vorticoso, le spinte sempre più veloci e potenti, Daniel si sarebbe spezzato in due se fosse stato ancora umano, ma non lo era più, e il suo corpo tenne quel ritmo, assorbì quei colpi, godè di quella violenza selvaggia.
Erano potenti, erano in preda alla lussuria, erano oltre il limite della ragione umana.
Dentro Daniel crebbe un desiderio sconosciuto, qualcosa che lo fece contorcere, che gli fece strappare le lenzuola, e quando non fu più in grado di sopportarlo, si voltò di scatto e spinse via Martin che, colto di sorpresa cadde dal letto, un attimo dopo Daniel era su di lui, gli salì a cavalcioni e si impalò sulla sua erezione. Martin si inarcò per il piacere e sbattè la testa sul pavimento, ma fu solo quando Daniel si avventò sul suo collo e vi affondò le zanne che Martin provò il più grande piacere che avesse mai provato prima, e Daniel finalmente soddisfò il suo desiderio: desiderio di sangue.
Raggiunsero l’orgasmo così, mentre Daniel beveva il suo sangue e lo cavalcava furiosamente.
Fu un orgasmo violento, infinito, che li scosse così nel profondo, che crollarono privi di sensi sul pavimento.
Una carezza dolce e delicata fece aprire gli occhi a Daniel, intontito ci mise qualche secondo per capire dove fosse: era a letto e Martin era sdraiato accanto a lui e lo guardava
“stai bene?”
Daniel annuì e Martin sorrise
“mi hai fatto preoccupare, non ti svegliavi più”
Daniel si guardò intorno cercando di capire quello che era successo, e quando gli venne in mente, sentì il corpo reagire e quei ricordi così tanto erotici, guardò Martin
“credo di aver avuto l’orgasmo più forte della mia vita”
Martin sghignazzò
“anche io”
Daniel sorrise poi si ricordò di quello che gli aveva fatto e sbarrò gli occhi, si voltò per cercare i segni del suo morso
“ti ho fatto male Martin? Io … Io non capivo più niente e …”
gli occhi di Martin scintillarono e posandogli un dito sulle labbra lo zittì
“male? Sei stato lo spettacolo più bello che io abbia mai visto.”
Daniel arrossì
“davvero?”
Martin si avvicinò di più fino ad appoggiarsi con tutto il corpo contro di lui senza smettere di guardare nei suoi occhi
“davvero Daniel. E’ stato così incredibile vedere il bisogno che avevi di me”
“io volevo il tuo sangue … non so perché ma lo volevo”
Martin gli sfiorò le labbra con le sue, dolcemente
“perché il potere che ci scorre dentro è nel nostro sangue, e quando siamo così uniti come quando facciamo l’amore desideriamo fonderci, desideriamo essere una cosa sola, e bramiamo il sangue uno dell’altro”
“quindi anche tu desideri il mio sangue?”
Martin annuì strusciando ancora le loro labbra insieme
“da morire”
“ma moriremo dissanguati se continueremo così”
quell’affermazione fece scoppiare a ridere Martin
“no, non credo amore, è solo un effetto collaterale di adesso, perché non abbiamo ancora imparato a gestire tutto il potere che abbiamo, ma presto impareremo a controllarci”
Daniel sospirò
“speriamo … perché non voglio succhiarti come una liquirizia”
“ma ti piacciono le liquirizie”
“si ma finiscono alla svelta e io non voglio che tu finisca”
Martin rise e lo baciò ancora poi appoggiò la fronte alla sua
“ti amo Daniel, ti amo così tanto che mi fa male il cuore”
Daniel tremò, scosso da un emozione fortissima
“anche io Martin”
sussurrò poi lo baciò, incapace di aggiungere una sola parola senza mettersi a piangere.
E mentre l’alba del giorno più importante della loro vita sorgeva, si addormentarono abbracciati e con il cuore gonfio d’amore, inconsapevoli di quanto quel giorno avrebbe veramente cambiato le sorti della loro vita, e non per il motivo che loro pensavano.