ARCANA (36/37)

Sep 24, 2014 10:00

Title: Arcana
Rating: NC-17
Pairing: Sergio Ramos/Fernando Torres - Daniel Agger/Martin Skrtel
Warnings: alternative universe, slash
Disclaimer: This is a work of complete fiction.
Summary: Arcana. A story of love, magic, blood and tears.

Quanto possono essere frenetiche poche anime che organizzano una piccola festa privata?
TANTISSIMO!!!!!
Era come guardare un formicaio in piena attività!
Gente che addobbava, gente che spostava arredi, gente che creava decorazioni floreali, gente che correva ululando (uh no quello non centrava una mazza, era Sergio che si stava esercitando), gente che cucinava (povera Catalina, arruolata a suon di mattarellate da Helda), e poi c’erano gli artisti della cerimonia: Fernando, Wedding planner di professione dato che stava pianificando il suo matrimonio dalla culla, Misa, aiutante di Fernando e Haxa, Supervisor della parte cerimoniale, che stava facendo impazzire Apollo e Ares.
“no, no, nooooo!!! Devi sembrare serio quando pronunci le parole rituali Ares!!!”
una palla di fuoco spettinò Apollo che si voltò verso Ares
“hey, perchè tiri le palle di fuoco a me???”
Ares ringhiò
“perchè lei è la madre dello sposo e non posso bruciarla viva prima della fine della cerimonia!!”
“e bruci me??”
“SI”
Apollo si illuminò come una stella e Ares perse fuoco, Haxa li aveva resi idrofobi tutti e due, per fortuna una voce gentile apparve dal nulla
“su, su, fate i bravi bambini e smettete di litigare” Elettra infilò il suo pancione in mezzo ai due Dei “oggi è un giorno di festa, non dovete bisticciare”
Apollo mise il broncio
“è stato lui a cominciare”
Ares gli ringhiò contro e Elettra lo ammonì
“a cuccia tu!”
Ares guaì e lei gli sorrise dolcemente
“abbi pazienza amore, finirà tutto presto. E poi consideralo un allenamento per il matrimonio di tuo figlio”
Ares sgranò gli occhi
“quale figlio?”
Elettra sollevò un sopracciglio
“perchè quanti figli hai??”
Ares sbiancò
“due, solo due lo giuro”
“e allora quale credi che si sposerà dei due per primo?”
Ares cominciò a gemere
“ti prego dimmi che è lei che si sposerà per prima”
piagnucolò indicandole il pancione, ma Elettra gli girò la testa verso Fernando che, poco distante, stava volteggiando leggiadro come una libellula con indosso una tunica color porpora mentre Sergio gli zampettava intorno con la lingua a penzoloni
“secondo te?”
gli chiese Elettra e Ares scoppiò a piangere mentre Apollo ghignava sotto i baffi
“PER ZEUSSSS VOGLIAMOOO RIPRENDERE LE PROVEEEEEEEE”
la voce tonante di Haxa fece fuggire Elettra, che abbandonò consorte e compagno di disavventure nelle grinfie della dea dell’Ade.
Intanto, in un posto lontano dalla reggia, Kyara aiutava Blue a scoprire quello che Re Brendan aveva fatto, mentre Akry e Shere, controllavano da cima a fondo tutta l’isola, in cerca di qualsiasi cosa di sospetto.

Calad e Natanian stavano intrecciando delle corone di fiori quando qualcuno alle loro spalle si schiarì la voce
“scusate, posso disturbarvi un attimo?”
si voltarono trovando il padre di Calad a pochi passi da loro, Re Samael sorrise un po’ in imbarazzo
“buongiorno a tutti e due, non volevo interrompervi, ma volevo chiedere se posso parlare con Natanian un attimo”
subito Natanian si innervosì, il passato era una ferita ancora aperta e Calad gli appoggiò una mano sulla schiena accarezzandogliela dolcemente
“va tutto bene”
gli sussurrò e Natanian sembrò calmarsi un po’. Re Samael sospirò
“mi dispiace Natanian, so che hai tutte le ragioni del mondo per sentirti a disagio di fronte a me”
Natanian lo interruppe subito rivolgendosi a lui con durezza
“Lei mi ha umiliato e ferito. Mi ha separato dall’unica persona che amassi, e così facendo ha reso infelici me e suo figlio. Io non sono a disagio, io sono infuriato.”
Re Samael annuì con umiltà
“hai ragione, sono stato un pessimo uomo e un padre ancor peggiore. Credevo di sapere cosa fosse meglio per mio figlio, senza rendermi conto che il meglio lui lo aveva già trovato: te. Ti ho giudicato perchè eri un pescatore, dimenticandomi le volte che mio padre mi portava a pescare con i pescatori, a cacciare con i cacciatori, a coltivare i campi con i contadini. Lui voleva che io fossi tutti loro, perchè diceva che un buon Re è tutta la sua gente riunita in un solo uomo. Sono stato uno stupido e ti chiedo perdono”
Natanian si mosse a disagio, aveva aspettato anni di sentire quelle parole, ma ora non sapeva cosa fare, guardò Calad e il suo compagno si strinse nelle spalle
“devi decidere tu se vuoi accettare le sue scuse o no. Io sarò comunque al tuo fianco”
Natanian tornò a guardare il Padre di Calad, avrebbe tanto voluto non perdonarlo, allontanarlo così da suo figlio e farlo soffrire come aveva fatto lui, ma se lo avesse fatto che differenza ci sarebbe stata tra loro due? Nessuna. E lui era migliore di così.
“E’ stato lei a picchiare a sangue il messaggero che ho inviato a Calad due anni fa?”
Re Samael sgranò gli occhi
“no, lo giuro. io non so niente di nessun messaggero”
era sincero, si vedeva chiaramente e Calad sospirò sollevato guardando Natanian che gli sorrise prima di tornare a rivolgersi a Re Samael
“suo figlio mi ha chiesto di venire a vivere con lui alla Reggia, ad Ithil, e io ho intenzione di accettare. Pensa di poterlo sopportare?”
Calad spalancò gli occhi e la bocca e non fu più in grado di richiuderli, invece suo padre sorrise
“farò più che sopportarlo, ne sarò fiero. Sarà un onore per me averti li e vederti rendere felice mio figlio”
Natanian si permise un piccolo sorriso
“bene allora”
“posso considerarmi perdonato?”
gli chiese il sovrano, e Natanian giocò il suo jolly
“lei aveva un padre molto saggio Re Samael, quindi credo che il giorno che lei salirà sulla mia barca, e verrà a pescare con me, allora sarà sicuramente perdonato”
Calad ancora paralizzato gorgogliò sbavando, mentre Re Samael scoppiava a ridere
“mi piaci ragazzo, credo che con te intorno mi divertirò moltissimo, soprattutto se fai quell’effetto a mio figlio. Accetto la tua offerta, una pescatina mi farà bene alle ossa e allo spirito”
il sovrano se ne andò ridendo, mentre Natanian si accorgeva solo in quel momento che Calad era paralizzato al suo fianco con un’espressione davvero poco sexy
“Calad...”
nessuna risposta
“Calad ... ti sta scendendo un po’ di bava li”
gli indicò un angolo del mento ma niente da fare, nessuna reazione, avrebbe dovuto preoccuparsi ma, sinceramente, era troppo divertente da vedere, si avvicinò e con un angolo della casacca gli asciugò il mento sorridendo
“sei davvero bruttino così lo sai amore” lo aiutò a sedersi meglio “ma stai tranquillo, io ti amo lo stesso. Però fare tutte queste scene perchè ho detto che venivo a vivere con te” scosse la testa ricominciando ad intrecciare le corone di fiori “non è carino, me lo hai chiesto tu di venire”
Calad gorgogliò ancora e Natanian annuì
“si, lo so che mi ami”
altro gorgoglio sbavoso
“si so anche che sei molto felice che vengo a vivere con te”
gorgoglio meno sbavoso ma sempre umido e Natanian scoppiò a ridere
“si Calad, farò l’amore con te anche se sbavi e gorgogli”
e cosa dire di loro due se non che l’amore è un linguaggio universale che tutti gli innamorati possono capire?
Anche nei casi più estremi ....

Le ore passavano, e più la cerimonia si avvicinava, più la tensione saliva.
Shere e Akry atterrarono nello spiazzo dove, Blue e Kyara, stavano lavorando il più velocemente possibile per trovare l’incantesimo di Re Brendan, era un lavoro faticoso, che richiedeva una quantità di energia enorme e la consumava velocemente
“avete trovato qualcosa?”
chiese Shere ma Kyara scosse la testa
“solo un traccia che però è sparita alla svelta. Però almeno adesso sappiamo che qualcosa c’è di sicuro”
l’Oracolo tornò a concentrarsi insieme a Blue che, pallido e sudato, stava dando fondo a tutta la sua magia. Shere sospirò e chiamò Haxa che poco dopo apparve accanto a loro
“allora?”
chiese la Dea ma Shere scosse la testa avvilita
“niente”
Haxa gridò frustrata
“Che tu sia maledetto Re Brendan!”
“dobbiamo avvertire tutti gli altri Haxa” disse Shere “Non possiamo attendere ancora, devono sapere cosa sta succedendo per potersi preparare a difendersi”
Haxa imprecò ma Shere aveva ragione, annuì
“si, ma dobbiamo farlo senza destare i sospetti del padre di Daniel, vieni con me Shere”
Shere annuì e lei e Haxa sparirono, Akry allora si avvicinò a Kyara e Blue e unì la sua mente alla loro
“vediamo se posso aiutarvi a fare più in fretta”
un’ondata di energia fresca rinvigorì il divino e l’oracolo, che sospirarono per il sollievo e sorridendo, accelerarono il lavoro.

Gli ultimi ad essere informati furono Martin e Daniel.
Quando Haxa li lasciò soli, Martin raggiunse Daniel, che per tutto il tempo aveva guardato fuori dalla finestra senza dire una parola, e lo abbracciò. Non aveva bisogno di chiedergli come stava, tramite il loro legame sentiva chiaramente il dolore del suo compagno
“andrà tutto bene”
gli sussurrò, ma Daniel scosse la testa
“come può andare bene? Doveva essere il giorno più bello della nostra vita, invece lo passeremo a guardarci le spalle da mio padre, ancora”
Martin appoggiò la fronte alla sua nuca
“non permettergli di vincere Daniel, lascia che a tuo padre pensino Haxa e Shere. Noi oggi siamo solo Martin e Daniel ed è il giorno del nostro matrimonio”
Daniel non riuscì a trattenere il singhiozzo che gli scosse il petto, lacrime amare gli scivolarono lungo le guance cadendo sulle braccia di Martin che, lentamente, lo fece voltare verso di lui e lo abbracciò
“piangi pure amore mio, sfogati, ma fallo ora, perché quando ti porterò fuori da questa stanza, ti voglio sorridente e pronto per diventare il mio compagno per tutta la vita”
Daniel schiacciò il viso contro il suo petto attutendo il suono del suo pianto disperato, si aggrappò alla sua schiena, stringendolo con forza
“tuo padre non ci fermerà Daniel. Anche se dovesse chiamare …”si interruppe di colpo “oh per gli Dei”
mormorò e Daniel lo sentì irrigidirsi talmente tanto, che smise di piangere e alzò gli occhi trovandolo bianco come un lenzuolo
“Martin … che succede?”
ma Martin non gli rispose e corse fuori dalla stanza lasciandolo confuso e spaventato.

Re Brendan uscì dalla reggia stupito di non aver incontrato nessuno fino a quel momento e cominciò ad insospettirsi, poi Lys sbucò correndo da un cespuglio con Helda e Re Samael che la rincorrevano
“fermati piccola peste!! Devi metterti la tunica nuova per la cerimonia”
Lys accelerò la corsa, passando accanto a Re Brendan cercò di evitarlo, ma il sovrano fu più veloce e la afferrò al volo. Non c’era nessuna tenerezza nella sua presa, solo forza, e Lys si sentì subito a disagio, cercò di divincolarsi ma lui la strinse più forte, facendole male, la bambina guaì e lui la fulminò con gli occhi
“stai ferma mostro”
le ringhiò stringendola ancora più forte e lei si bloccò, spaventata e mortificata.
“per fortuna l’avete fermata” boffonchiò Helda affannata quando li raggiunse “devo farla cambiare prima che inizi la cerimonia, o la Dea Haxa ci spellerà vive”
Re Brendan lanciò praticamente la bambina fra le sue braccia
“anche con un abito pulito resta sempre una selvaggia, dovrebbe stare tra i suoi simili, si sentirebbe certamente più a suo agio con loro, che in mezzo alle persone normali. Dove sono tutti gli altri?”
Helda vide Lys sull’orlo delle lacrime e si dovette mordere la lingua per non rispondere niente, Re Samael venne in suo soccorso
“saranno qui tra poco, sono nella foresta per il rituale che apre la cerimonia”
Re Brendan sollevò un sopracciglio
“quale rituale?”
il re degli elfi scrollò le spalle
“non mi è dato saperlo. Gli Dei sono molto gelosi delle loro tradizioni”
cadde il silenzio e Helda ne approfittò per levarsi di mezzo prima di fare qualcosa di cui poi si sarebbe pentita
“vado a preparare la bambina, scusatemi”
si allontanò in tutta fretta, stringendo Lys che ancora non aveva detto una parola. Appena furono in camera sua mise giù la bambina
“stai bene amore?”
Lys con gli occhi bassi si accarezzò un fianco
“fa male”
Helda si chinò e le sollevò il vestitino
“ma che cosa hai fatto tesoro?”
c’era un segno rosso intorno alle costole di Lys, che presto sarebbe diventato un livido
“mi ha fatto male”
sussurrò la bambina accarezzandosi la pelle arrossata e a Helda cominciarono a prudere le mani per la rabbia
“è stato Re Brendan? Lui ti ha fatto male?”
Lys annuì
“stringeva forte. Lui è cattivo. Mi ha chiamato mostro” le tremarono le labbra “io non sono un mostro”
“oh amore mio” Helda la prese in braccio “certo che non sei un mostro. Tu sei la bambina più bella del mondo” la baciò 1000 volte “mi dispiace tanto tesoro. Adesso la tua Helda ti fa passare tutto”
mentre la spogliava e le metteva una delle sue creme speciali, Helda cercò un modo per spiegare a Martin quello che era successo, senza che questi poi strappasse il cuore dal petto a Re Brendan. Ma non c’era. Appena Lys avesse raccontato quello che era successo, e lo avrebbe fatto perché Lys raccontava tutto a Martin, lui avrebbe disintegrato il padre di Daniel.
Dalla finestra giunsero le voci dei ragazzi, erano tornati, Helda finì di massaggiare Lys e la fece mettere in piedi
“ti fa ancora male?”
la bambina scosse la testa
“no”
Helda le sorrise
“benissimo, allora adesso ci vestiamo per la festa di Martin e Daniel. Saremo le più belle dell’isola”
le strizzò l’occhio e Lys ridacchiò
“io sono bella”
Helda annuì
“si, sei bellissima amore”
poi la porta dietro di loro si aprì e Martin e Daniel entrarono.

Giunse la sera, e con se portò milioni di le stelle, una luna splendente, e una calma inaspettata.
La tensione che poche ore prima aveva scosso la compagnia, era un ricordo lontano, l’imminente inizio della cerimonia sembrava averla assorbita completamente, ed ora tutti erano sorridenti e tranquilli.
Agghindati a festa passeggiavano per il giardino, bevendo ambrosia e chiacchierando amabilmente, Haxa si unì a loro per ultima, e aprì la cerimonia conducendo tutti verso il luogo prescelto per il matrimonio. Lasciarono il giardino e si incamminarono lungo il sentiero che, dalla Reggia, portava alla spiaggia.
Lungo il percorso erano state disposte alte fiaccole che illuminavano l’incedere degli ospiti e, con i loro giochi di ombra e luce, creavano un’ambientazione romantica perfetta per quel momento. In un quieto silenzio, giunsero nella radura scelta per l’occasione, disponendosi a semicerchio si sistemarono tutti di fronte all’altare di pietra, dietro il quale, Apollo e Ares si andarono a posizionare in attesa dell’arrivo degli sposi. Alle spalle dell’altare c’era la spiaggia, e poi il mare, a fare da colonna sonora con il suono ritmico delle sue onde, la luna rifletteva il suo argenteo splendore nell’acqua, e la foresta intorno a loro era la cornice perfetta per quel momento magico.
Una sola nota stonata in mezzo a quella perfezione, Re Brendan che, in un angolo, teneva gli occhi rivolti a terra per evitare che qualcuno potesse leggervi il suo odio e la soddisfazione per quello che solo lui sapeva stava per accadere.
Haxa indicò un punto del sentiero alle loro spalle, e quando tutti si voltarono, videro Daniel e Martin avanzare.
Indossavano dei morbidi pantaloni di raso nero che si chiudevano intorno alle caviglie con dei nastri, erano a petto nudo e, a piedi scalzi, camminavano uno accanto all’altro diretti verso il loro futuro senza esitazione.
Un vociare allegro li accolse quando giunsero alla radura e si andarono a mettere di fronte all’altare, Apollo e Ares fecero loro un sorriso compiaciuto e la cerimonia ebbe inizio.
Shere si mise alla sinistra di Martin, proprio davanti a Re Brendan, mentre Haxa si sistemò alla destra di Daniel. Tutti e quattro con lo sguardo rivolto verso i due Dei dietro l’altare che, insieme, iniziarono a recitare parole in una lingua arcaica, Martin allora si voltò verso Daniel e allungò una mano, Daniel la prese, e sorridendo intrecciò le dita alle sue.
Le voci di Ares e Apollo si alzarono caricando di potere le loro parole, l’aria tutto intorno iniziò a sfrigolare satura di magia, le ali di Shere si aprirono vibrando, e poi …..
poi nella radura apparvero Kronos, Ade e un esercito di Karmet.
Accadde tutto così velocemente, che nessuno ebbe la possibilità di mettersi al riparo, e su di loro si abbatté inesorabile la violenza del nemico. L’esercito dell’Oracolo provò a reagire, si difese con tutte le sue forze, ma fu sopraffatto in pochi minuti, e ad uno ad uno, caddero tutti.
O quasi tutti.
Martin e Shere correvano veloci come il vento nella foresta, schivando alberi e trascinando a forza Re Brendan che sbraitava e si agitava.
Corsero fino alla Reggia e appena dentro, si avventarono sul corpo del sovrano frugandolo da capo a piedi, lui si ribellò, lottò, ma non poté fare nulla per impedire loro di trovare quello che stavano cercando
“eccola!”
gridò Shere tirando fuori la pergamena da una delle tasche della casacca del re, Martin allora si alzò in piedi
“andiamo”
ma Shere, invece di alzarsi, sfoderò gli artigli e trafisse il petto di Re Brendan con un colpo solo.
L’uomo gridò, un grido straziante, ma lei non si fermò, affondò la mano nella sua carne fino al polso, e quando la ritirò, lui non urlava più e lei stringeva nel pugno il suo cuore
“te lo avevo detto stupido Re, nessuno tocca la mia famiglia”
poi si alzò e guardò Martin, si aspettava che le dicesse qualcosa, d’altronde Re Brendan era il padre di Daniel, ma lui non fece una piega, e a guardare bene nei suoi occhi, Shere avrebbe giurato di vedere uno scintillio di approvazione. Restarono in silenzio qualche secondo poi Martin chiuse gli occhi e un attimo dopo svanirono.

Aaah come amo la stupidità degli uomini.
Come amo la loro arroganza.
Come amo la loro incredibile convinzione di poter fare del male senza pagarne le conseguenze.
Ma non è così. Ciò che dai ti viene restituito: triplicato.
Perché il Karma è attento ed esigente. Pignolo oserei dire.

E Re Brendan fu il primo a capirlo.
Kronos e Ade ci misero un po’ di più, giusto il tempo che ci mise Blue a smaterializzare Martin e Shere, e portarli nella bolla dove tutta la Compagnia era in realtà sana e salva.
Un'altra bolla, non quella dove avevano vissuto fino a quel giorno.
Ora mi spiego meglio.

Quel pomeriggio, quando Martin era corso fuori dalla camera lasciando Daniel senza una spiegazione, lo aveva fatto perché aveva finalmente capito il piano di Re Brendan. Stava per dirgli “anche se dovesse chiamare Kronos io ti sposerei lo stesso”
e prima che finisse la frase una luce si era accesa nella su testa. Eureka!
Allora era corso fuori dalla stanza ed era andato dalla madre a raccontarle tutto.
Da lì era iniziato tutto.
Radunato il resto della compagnia, si erano messi di nuovo alla ricerca dell’incantesimo di Re Brendan e, sapendo ora cosa cercare, erano riusciti a trovarlo. Ma la scoperta, invece di sollevarli, li aveva fatti preoccupare ancora di più.
I problemi che si trovarono di fronte furono molteplici: fu chiaro da subito che non avrebbero potuto sciogliere o modificare quel tipo di incantesimo senza la pergamena su cui era stato forgiato. Da lì una catena di conseguenze: non potevano impedire l’arrivo di Kronos e Ade, ma non potevano nemmeno uscire dalla bolla, perché Kronos li avrebbe rintracciati subito, e se non lo avesse fatto lui, il Consiglio dei Divini, ancora a caccia di Dae e Blue, lo avrebbe fatto sicuramente. Loro avrebbero preferito combattere Kronos e Ade, ma sapevano che sicuramente non sarebbero arrivati da soli, e non avevano nessuna possibilità di vincere quella battaglia.
Sembrava non esserci soluzione, ma poi Gholem, nella sua assoluta nanosa, puzzolente, innocenza demoniaca, condivise i suoi pensieri con tutti:
“nell’Ade, i demoni Carrhak mi fanno sempre arrabbiare perché, quando non sanno cosa fare, si divertono a farmi rincorrere da centinaia di loro. Io lo so che in realtà loro sono solo 12 in tutto l’Ade, ma creano tante copie di loro con la magia e cercano di prendermi, e non si capisce quali sono quelli veri e quelli finti, e dato che loro hanno quei tentacoli appiccicosi che bruciano quando ti toccano, io corro, corro, corro, fino a quando non si stancano e mi lasciano in pace. Non è divertente, proprio per niente, ma mi domandavo una cosa: non possiamo creare anche noi delle copie da lasciare qui a Kronos, mentre noi ci nascondiamo in un'altra bolla?”
Così semplice e così geniale allo stesso tempo, da lasciare tutti ammutoliti a bocca aperta.
Fu così che nacque il piano.
Allora Blue, con l’aiuto della magia di tutti, creò un'altra bolla, un rifugio d’emergenza, ben diverso dalla sontuosa bolla in cui erano ora, ma a nessuno importò, e una volta pronta vi si trasferirono tutti, lasciando sull’isola solo Martin, Shere, e creature fatte di magia con le perfette sembianze di tutti gli altri. E Re Brendan ovviamente, al quale erano riusciti a tenere tutto nascosto.
La scelta di chi doveva restare a portare a termine il piano aveva creato non poca tensione.
Erano tutti guerrieri, e ognuno di loro voleva restare per tenere al sicuro gli altri, ma in termini di energia, era uno sforzo mastodontico per gli Dei e per Blue tenere in vita i loro alter ego, quindi non avrebbero mai potuto combattere. Questo aveva ristretto di molto la scelta, ma Martin e Shere avevano avuto la meglio sugli altri perché molto più motivati.
Dunque erano rimasti loro, e quando Kronos era apparso, Martin e Shere avevano attuato la seconda parte del piano: portare via la pergamena a Re Brendan e riportarla a Blue, così che il divino potesse modificare l’incantesimo originale chiudendo per sempre la porta aperta, e trasformando la vecchia bolla in una prigione eterna per chi ci si trovava dentro.
E tutto era andato secondo il piano.
Bhè tutto tranne una cosa: Re Brendan non sarebbe dovuto morire.
Avrebbero dovuto solo portargli via la pergamena e lasciarlo lì, dove sarebbe rimasto rinchiuso per sempre insieme a Kronos e Ade, ma le cose erano andate diversamente.
D’altronde è risaputo che i piani perfetti non esistono.
(o che quelli sbagliati diventano perfetti all’improvviso …)
Quindi …

Martin e Shere riapparvero nella nuova bolla dove tutti li aspettavano e consegnarono la pergamena a Blue. Il Divino cominciò subito a modificare l’incantesimo di Re Brendan, e quando ebbe finito, usò tutto il potere che gli era rimasto per metterlo in atto.

Kronos e Ade non intuirono niente, almeno non fino a quando non giunsero nella Reggia in cerca di eventuali superstiti del loro massacro, e ci trovarono invece il corpo di Re Brendan riverso in una pozza di sangue con il petto squarciato. Appena compreso il pericolo di una trappola cercarono di andarsene, ma ogni volta che si smaterializzavano, poi riapparivano sempre nella bolla. E nonostante tutto il loro potere, alla fine si dovettero arrendere all’evidenza: erano prigionieri.
E mentre le loro grida di rabbia riecheggiavano nella loro nuova prigione, nell’altra bolla le grida di gioia si levavano così alte da coprire ogni altra cosa.

Ora l’Esercito dell’Oracolo era libero.
Potevano tutti tornare alle loro case, alle loro vite.
Ma non era così semplice, perché le loro vite non sarebbero più state quelle di prima. Molte cose erano cambiate, e altre sarebbero dovute cambiare ancora per poter ristabilire un ordine preciso nei Tre Regni e nei domini degli Dei.
L’Ade non aveva più un Signore.
Il Regno del Nord non aveva più un Re.
I Divini davano la caccia ad uno dei Principi del Regno degli Elfi.
Il Regno del Sud … no, il Regno del Sud in effetti era l’unico che non aveva problemi, ma le ripercussioni di quegli stravolgimenti sarebbero ricadute anche su di lui.
E quella notte, nonostante tutti potessero andarsene, nessuno lasciò la bolla rifugio. Non erano pronti a separarsi, e mentre improvvisavano giacigli di fortuna per riposare, ognuno di loro pensò che forse non lo sarebbero stati mai.

Però c’era una cosa ancora in sospeso nel gruppo, e doveva essere risolta subito, di fronte a tutti.

Il posto in cui si trovavano non era altro che un pezzo di terreno brullo, niente mare, niente foresta, niente cielo azzurro e sole. Solo un fazzoletto di terra dove sistemarono le coperte per la notte, intorno al fuoco che avevano acceso qualche ora prima, e mentre tutti si accingevano a sdraiarsi, Shere si fece avanti
“Daniel”
il principe del Nord che stava coprendo Lys, già addormentata, si tese leggermente nel sentire la sua voce, il perché era chiaro, come era chiaro il perché avrebbero dovuto avere quella conversazione. Daniel si alzò e si voltò verso di lei, gli spazi ristretti li fecero trovare a pochi passi uno dall’altra, ma Shere fece comunque un passo avanti verso di lui.
Intorno a loro era calato il silenzio, la grande famiglia che erano diventati si fermò per ascoltare.
“ti chiedo perdono Daniel, so che Re Brendan era tuo padre e so che tu non volevi che morisse”
Daniel strinse i pugni ma non rispose, Shere annuì
“hai ragione ad avercela con me, e ti capisco se deciderai di odiarmi. Voglio solo che tu capisca una cosa: se l’uomo che ho ucciso oggi fosse stato un padre per te, un padre vero, che ti amava, io non lo avrei ucciso”
Daniel fu colpito da quelle parole, lo ferirono, e i suoi occhi si riempirono di lacrime, Shere fece un altro passo verso di lui
“Non voglio ferirti ancora di più Daniel, te lo giuro. Non lo farei mai” la ragazzina sembrò riflettere sulle parole da usare poi sospirò “Io non ho mai avuto un padre o una madre, non prima che Haxa mi prendesse con se e mi crescesse. Lei è la mia famiglia. E con lei anche suo figlio Martin. Sono tutto quello che ho, e sono tutto quello che hai anche tu. Re Brendan era l’uomo che ti ha messo al mondo, ma non era la tua famiglia. La tua famiglia è qua. Sana e salva. Le persone che ti amano sono qui. E sono le stesse che amo anche io, e io e te dobbiamo proteggerle, dobbiamo tenerle al sicuro. Re Brendan ha minacciato la nostra famiglia, l’ha ferita, ha cercato di distruggerla. Io so che tu non potevi fermarlo, ma io sì. E l’ho fatto Daniel. Perché nessuno mi poteva garantire che sarebbe davvero rimasto rinchiuso in quella bolla per sempre, e sappiamo tutti e due che se fosse riuscito a liberarsi, la prima cosa che avrebbe fatto, sarebbe stato cercare di uccidere te e Martin. La tua vera famiglia. La nostra famiglia. E io questo non potevo permetterlo. Non più.”
Daniel deglutì a fatica, le parole di Shere lui le comprendeva perfettamente, sapeva che aveva ragione, lo aveva sempre saputo anche prima che lei gli parlasse, ma faceva male lo stesso.
Shere, nonostante tutto, si aspettava almeno una risposta, ma non ottenendola si rassegnò
“capisco Daniel. Ti chiedo ancora perdono”
si voltò e tornò al suo giaciglio, una volta sdraiata diede le spalle a tutti, così che non potessero vedere la tristezza sul suo volto, e finse di dormire.
Daniel fece lo stesso, si sdraiò sulla sua coperta e attese che il sonno giungesse. Ma non arrivò, nemmeno quando Martin si sdraiò accanto a lui e lo strinse tra le sue braccia, riuscì a calmare l’inquietudine che sentiva dentro. Nel pieno della notte, dopo ore di arrovellamenti, Daniel si liberò delicatamente dall’abbraccio di Martin e si alzò.
Shere gli dava le spalle, ma lui capì dal modo in cui respirava che era sveglia, si accucciò dietro la sua schiena
“grazie per aver protetto la mia famiglia”
sussurrò e Shere lentamente voltò la testa verso di lui
“la nostra famiglia”
disse lei e Daniel annuì
“la nostra famiglia”
non si dissero altro e mentre Daniel tornava a dormire, si accorse che anche tutti gli altri erano svegli e gli stavano sorridendo, compreso Martin, che attese che si sdraiasse di nuovo e poi lo strinse forte a se
“ogni giorno mi dai un motivo in più per volerti sposare”
gli sussurrò e Daniel sbuffò contro il suo collo
“parole … solo parole … voglio proprio vedere quando lo farai veramente”
e Martin rise, mentre Daniel, sorridendo, finalmente si addormentò.

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