Traduzione originale:
9th AvenueTraduzione ita: Haidée
Betaggio: Nana
Cap.3: Fuga per la vita
“Che ragione avrei avuto di uccidere Yamase-san?”
“E' quello che scopriremo. La mia tesi è che volessi dare inizio ad una rivolta”.
“... eh?”
“Una rivolta. Volevi iniziarne una enorme, sufficiente a scuotere le radici stesse della città per poi crogiolarti nella sua gloria. Devi considerarti una sorta di genio caduto in miseria, non è vero? Così hai cominciato a detestare la Città che non ti ha agevolato come meritavi e ad odiare i suoi cittadini. Credevi di meritare più attenzioni, così hai ideato questo tipo di omicidi, queste morti innaturali, per portare scompiglio nella società. Avevi le conoscenze mediche e biologiche sufficienti per farlo. E' molto probabile che tu abbia usato una qualche tipo di speciale sostanza chimica per commettere gli omicidi”.
Sion affondò sempre di più nel sedile dell'auto. Tutta l'energia aveva abbandonato il suo corpo. Si rese conto di essere in trappola. Ci era finito dentro con tutte le scarpe. Si leccò le labbra. Erano aride e secche.
“Capisco”, disse freddamente. “Quindi è già stato tutto deciso. La sua storia è anche più forzata della mia”.
"Vedremo quanto lo sarà una volta che avremo finito di interrogarti". Sentì un fragore metallico. Il funzionario alla sinistra di Sion lo aveva ammanettato.
"Su quelle c'è un trasmettitore che ci permette di sapere dove ti trovi. Ti verranno tolte quando arriveremo." Le parole di Rashi diedero a Sion un'idea sul dove fossero diretti: al Blocco Occidentale. All'Impianto Correzionale. Se era sotto indagine in quel posto, poteva stare certo di venir rinchiuso subito dopo come un condannato. In cambio delle manette, gli avrebbero impiantato un V-chip.
--- Nezumi, è troppo tardi. Non posso più fuggire.
Chiuse gli occhi e prese un respiro profondo.
“Ma che bravo ragazzo. Fa' silenzio”.
Sion rimase curvo, mordendosi il secco labbro inferiore.
Verrò ad aiutarti. Sentì l'eco della voce di Nezumi nelle proprie orecchie. Il suo cuore si calmò. Le sue gambe tremavano, ma non per la disperazione o la paura, ma per la rabbia. Rabbia verso le persone che lo avevano ingannato. La voce di Nezumi tenne a galla quella rabbia. L'auto entrò in Lost Town.
--- Mamma.
“Sei preoccupato per tua madre?”
“Mia madre... cosa... cosa le succederà?”
“Cosa? Proprio niente. Non verrà privata della sua cittadinanza solo perché suo figlio è un condannato". Rashi sussurrò qualcosa al conducente. L'auto virò a destra. Un familiare scenario stradale si affacciò alla vista. La macchina si fermò silenziosa sul marciapiede.
“Guarda”.
Rashi indicò. Karan stava consegnando ad una bambina una pagnotta di pane avvolto. Le disse qualcosa e la ragazzina annuì. Sia Karan che la bambina sorridevano. Circondate dalla luce ambrata dell'autunno, le due sembravano far parte di un dipinto o della scena di un film. Sion si sporse in avanti.
“Tua madre sembra una persona gentile. Guardala bene, finché puoi”. Rashi fece un cenno col mento e la macchina ricominciò a muoversi. "Perché non la rivedrai mai più".
Rashi ridacchiò dando le spalle a Sion.
“Non hai niente di cui preoccuparti. Sicuramente, all'inizio, tua madre rimarrà scioccata e si sentirà triste. Ma poi le passerà, E' così che va la vita. Beh, ad ogni modo, non è che risolveresti qualcosa preoccupandoti. Presto scoprirai di avere cose molto più importanti a cui pensare”.
Le parole di Rashi si piantarono nel cuore di Sion. Il fiato gli si bloccò in gola. La rabbia e la ribellione latenti dentro di lui lentamente cominciarono a dissiparsi. Non sarebbe mai più stato in grado di tornare alla sua vita di sempre. Era stato separato da essa per sempre. Vedere sua madre aveva impresso profondamente in lui una sensazione di disperazione.
Avevano calcolato tutto. Non si erano fermati con l'auto vicino casa di Sion per pietà di lui. L'avevano fatto per dargli il colpo di grazia, il colpo che lo avrebbe messo al tappeto e per dirgli di arrendersi, perdere la speranza, perché indietro non si torna più. Era un trucco astuto e crudele per fargli perdere la voglia di ribellarsi.
“Verrò ad aiutarti. Verrò ad aiutarti”.
Sion aprì la bocca e lo ripetè a se stesso.
Verrò ad aiutarti. Una semplice frase. Ma la voce di Nezumi era stata fermamente convinta.
Che aspetto avrà adesso? Si chiedeva, cercando di visualizzare il volto di Nezumi. Riusciva solo a ricordare un paio di occhi grigio chiaro.
--- Ti rivedrò presto, Nezumi?
“Cos'è quello?”. Rashi si girò e aggrottò la fronte.
“Stai sorridendo?”
“Sorridendo? Certo che no”, rispose Sion. “Non avrei proprio il coraggio di sorridere in una simile situazione”.
“In una simile situazione, eh...? Mi sembri piuttosto calmo invece. Spero tu abbia capito davvero in che situazione ti trovi”.
“Fin troppo”.
“E, nonostante tutto, sei calmo e padrone di te“.
“Sono un idiota”.
“Come?”
“Un idiota”, ripeté Sion. “Mi è stato detto da qualcuno una volta. Che sono un idiota di natura”.
Rashi fissò Sion in silenzio. La macchina era uscita da Lost Town e si avvicinava al confine occidentale. Per Sion era la prima volta lì perché ai cittadini normali non era permesso entrare in quel settore. N°6 è una cittadella, racchiusa da una parete in lega speciale che corre tutto intorno alla città. Nella maggior parte di essa il muro era ben mimetizzato dagli alberi ma nel blocco occidentale si vedeva benissimo. La vettura bypassò l'Ufficio Controllo Accessi.
“Non entreremo nel blocco occidentale da qui?”
“Ci sono due cancelli. Quello serve ad entrare ed uscire dalla Città. L'altro è apposito per l'ingresso nell'Impianto Correzionale perché porta direttamente al suo interno. L'Impianto Correzionale è speciale persino per il blocco occidentale. Lo teniamo completamente isolato da tutti i normali cittadini. Scommetto che non lo sapevi”.
“No, infatti”.
“Ne saprai di più tra poco”.
Il sentiero si restrinse. Un numero crescente di alberi bloccava la luce solare.
"Una volta superata la foresta, non ci sarà nient'altro che deserto. Passato il cancello sarà lo stesso. Sarà probabilmente l'ultima volta che vedi del verde, per cui ti consiglio di incidertelo bene nella memoria".
L'auto si fermò.
“Qual è il problema?”, chiese Rashi.
“Ah, è che...”, il guidatore indicò qualcosa davanti a loro. Nel bel mezzo della strada c'era un blocco di colore argento. Lentamente si alzò.
“Sampo?”. Sion deglutì.
“Che significa? Che ci fa un robot delle pulizie qui?”
“Magari gli è stato ordinato di pulire l'area forestale?”
“Non ho sentito niente del genere”.
Sampo era intento a spazzare le foglie cadute con le sue braccia di metallo.
“Tenete d'occhio il sospetto”, ordinò Rashi ai funzionari uscendo dall'auto. Si avvicinò a Sampo. Sampo oscillò e le sue braccia afferrarono Rashi. Aggrappandosi a lui, cadde in avanti.
Rashi lanciò un breve grido come fu trascinato a terra tra gli alberi da Sampo.
“Ah!”. Il guidatore alzò a sua volta la voce per la sorpresa e aprì la portiera piegandosi in avanti. Un attimo dopo due piccole ombre guizzarono in macchina. Erano due topi grigi. In un lampo ciascuno di loro si attaccò alla gola di un funzionario del Dipartimento.
“Non muovetevi”, comandò loro una voce. Una persona scivolò sul sedile del passeggero. Un drappo grigio gli copriva la testa e gli era avvolto intorno alle spalle. Da lì un topo marrone saltò sulla base del collo del guidatore.
“Questi piccolini hanno delle bombe al loro interno. Se fate anche solo una mossa, potete star certi di ritrovarvi senza testa”.
Il guidatore piagnucolava terrorizzato.
“Toglietegli quelle manette. E poi scendete dall'auto”.
Nessuno si mosse.
“Veloci!”, ordinò bruscamente. “Sono impaziente. Volete che li faccia esplodere?”. Si sentì un suono metallico provenire dai topi che erano attaccati alle gole. Click, click, click. Le manette caddero dai polsi di Sion. I tre uomini si precipitarono fuori dall'auto, sanguinanti dal collo.
“Nezumi!”
“Rimandiamo i saluti a dopo”. Nezumi afferrò il volante. La macchina fece un'inversione ad U e si diresse giù per la strada a tutta velocità.
“Nezumi, li avresti fatti esplodere per davvero?”
“Idiota. Secondo te avrei davvero impiantato delle bombe nei miei fidati compagni? L'ho detto solo per spaventarli”.
“Sono dei topi robot? Sembrano veri. E con Sampo come hai fa-”
“Fa' silenzio”, grugnì Nezumi. Si tolse il drappo dalla testa e lo gettò sul sedile posteriore. "Avvolgitelo intorno alla testa e resta giù".
“Ma è di super-fibra? Perché mi ci devo avvolgere dentro?”
“Perché stiamo per schiantarci”.
“Come?”
“Con l'auto”.
“Cosa?! Perché-”
Il pugno di Nezumi colpì il volante.
“Non puoi semplicemente stare zitto? Fare domande è l'unica cosa che sai fare?”
“Ma possiamo usare l'auto per fuggire”.
“Ci avevo pensato ma...”
“Ma cosa?”
"E' filato tutto fin troppo liscio". Si stavano avvicinando al muro che separava il blocco Occidentale da N°6. La vettura non mostrò nessun segno di rallentamento. "Non avrebbe dovuto essere così facile salvarti".
“Davvero?”
"Sei veramente stupido, lo sai? Non c'è niente di più pericoloso di una cosa che va per il verso giusto. Ecco perché dobbiamo liberarci di quest'auto. Quando te lo dico io, avvolgiti in quel drappo e salta fuori dall'auto. La distruggerò".
“E tu?”
“Sono abituato a questo genere di cose. Non ho bisogno che un idiota si preoccupi per me”.
“Ma non posso lasciarti!”
Il muro si avvicinava minaccioso.
“Esci, apri la portiera!”, Nezumi urlò. Quasi simultaneamente gli pneumatici stridettero per la frenata improvvisa. Il corpo di Sion fu sbalzato in aria. Il minuto dopo veniva sbattuto contro il sedile. Se non fosse stato per il drappo antiurto, si sarebbe probabilmente rotto qualche osso.
“Dannazione!”. Nezumi tirò un forte calcio alla portiera che non si mosse.
"E' partito il sistema di frenatura automatica?". Sion sussultò a causa della spalla contusa non appena finì di chiedere.
“L'ho disabilitato già da un bel po'. Ho disabilitato anche il sistema d'allarme, il sistema di sensori di collisione e tutto il resto. L'auto dev'essere controllata a distanza”, disse Nezumi con rabbia.
Una risata risuonò in tutto l'abitacolo dell'autovettura. Era la voce di Rashi.
"Io non sottovaluterei il Dipartimento di Sicurezza. L'auto sulla quale siete in realtà è una volante da scorta della polizia, anche se non l'avete notato. Non è qualcosa che può essere controllata tanto facilmente".
Nezumi imprecò.
“Non pensavo avessi un complice. Davvero non me l'aspettavo. E' stato molto spettacolare, davvero impressionante. Perché non ci facciamo una chiacchierata, così mi raccontate tutto?”.
L'auto cambiò direzione e cominciò a dirigersi verso di lui.
“Siamo piuttosto silenziosi, eh? Il tuo amico non sa parlare? Oppure pensa che parlare gli possa procurare qualche problema? Ah, dev'esserci un suo campione vocale nel sistema... ciò significa che ha dei precedenti penali”.
“Penso che tu stia parlando fin troppo”. Le mani di Nezumi si muovevano velocemente. “Mi spiace ma non ho tempo di mettermi a fare un'inutile conversazione con un vecchio”. Nezumi si spostò sul sedile posteriore e spinse giù Sion. “Abbassati e mettiti sotto il drappo. Tieniti forte”.
“Ehi! Che state facendo?”. C'era una nota di panico nella voce di Rashi.
“Ci vediamo nonnino. Puoi dire addio anche alla tua tecnologica volante da scorta”.
“Cosa-”
Ci fu un'esplosione. L'onda d'urto si abbatté su di loro.
“Fuori!”. Quel breve comando irruppe nelle orecchie di Sion. La portiera si aprì. Una folata di aria calda li investì. Fuori. Devo uscire di qui. Sion strinse forte gli occhi e si lanciò verso il mondo esterno. Toccò il suolo e cominciò a rotolare. Alle sue spalle sentì un'enorme esplosione. La vettura era su un fianco e le ruote per aria giravano impotenti.
“Ottimo lavoro”, fischiò Nezumi. “Rotoli abbastanza bene per essere un idiota. Non ti sei fatto male, vero?”
“Mi sono ferito il braccio abbastanza gravemente. Tu?”
“Te l'ho detto, ci sono abituato”.
“Cos'hai fatto?”
“Ho distrutto il sistema di sterzaggio”.
“Come?”
“Le volanti da scorta possono anche essere resistenti esternamente ma sono molto delicate all'interno. Se la si piazza nel punto giusto, anche una piccola bomba può metterle a nanna”.
“Sembra che tu ne sappia parecchio al riguardo”.
“Ripeto, ci sono abituato. Bene, ora andiamo via di qui. Riesci a correre?”
“Certo”.
Uscendo dal bosco videro in lontananza diverse auto del Dipartimento di Sicurezza che si avvicinavano. Probabilmente era stato dato l'allarme di emergenza.
“Sbarazzati della tua carta d'identità”, ordinò Nezumi con calma. “Sbrigati, non c'è tempo da perdere. Quella cosa per noi è diventata pericolosa”.
Sion lo sapeva. La sua carta d'identità conteneva tutte le sue informazioni personali ed era connessa e memorizzata nel sistema informatico amministrativo della Città. Il computer sarebbe potuto risalire istantaneamente alle sue ultime informazione o avrebbe potuto individuare la sua posizione dalle deboli onde radio che la sua carta emetteva. Portarsela dietro era come avere un enorme mirino sulla schiena ed equivaleva a segnalare la sua posizione. Era un dispositivo pericoloso per chi voleva fuggire, nascondersi o mirava alla clandestinità. Nezumi gli stava dicendo di sbarazzarsene. Ma... una volta fatto ciò non sarebbe mai più stato in grado di ritornare indietro. Avrebbe gettato via tutta la sua vita a N°6. Perché la scheda era necessaria per qualsiasi cosa: la spesa, il pagamento delle bollette, la comunicazione di entrata e uscita dal posto di lavoro o dalla scuola e per utilizzare i mezzi pubblici. A coloro che non potevano dimostrare la propria appartenenza alla Città non era permesso viverci.
“Buttala via”, ripeté Nezumi con lo stesso basso tono di voce.
Se non l'avesse fatto, non avrebbero avuto alcuna possibilità di riuscire a fuggire. Ma se l'avesse fatto, non sarebbe più potuto tornare indietro. Un paio di occhi grigi erano fissi su di lui. Non erano né offuscati dalla paura né scintillanti per la sfida. Erano calmi e illeggibili. Sion lasciò cadere la propria carta d'identità. Apparve un topo grigio che la afferrò con la bocca e scomparve di nuovo nel sottobosco.
“Ci penserà lui a sbarazzarsene. Questo terrà il Dipartimento occupato per un po' mentre cercheranno di localizzarci. Non è un granché di diversivo ma ci farà guadagnare un po' di tempo. Andiamo”.
Un'auto del Dipartimento di Sicurezza svoltò a destra e sparì nella foresta. Aveva recepito le onde radio emesse dalla carta d'identità. Loro scapparono in direzione opposta.
“Presto. Una volta che il Dipartimento passerà ad utilizzare il sistema di sorveglianza satellitare, sarà in grado di vedere qualsiasi cosa sul terreno. Dobbiamo andar via di qui mentre sono ancora sulle tracce della tua carta d'identità”.
“Dove? Come...?”
“Beh, per cominciare, useremo quella”. Vicino ad un faggio c'era parcheggiato un furgoncino. Era dell'Amministrazione del Parco. Sul retro era stato caricato un robot pulitore.
“Sampo... no, è Ippo”.
“Già. Hanno detto che volevano aiutarti e non mi volevano ascoltare, così li ho portati con me. Hanno finito per essere molto utili”.
Il furgoncino cominciò a muoversi.
“Nezumi, quest'area sarà probabilmente in stato d'allerta ormai. Se continueremo ad aggirarci da queste parti senza una carta d'identità, ci scopriranno”.
“Ma ce l'abbiamo”.
“E dov'è?”
“Ce l'ha lui”, disse Nezumi indicando Ippo col mento.
“Ippo? Ah, giusto”. Anche i robot dovevano essere registrati nella Città. I robot come Ippo e Sampo, che venivano utilizzati dalle organizzazioni cittadine, venivano registrati nel dettaglio in base al loro utilizzo e veniva impiantato in loro un chip.
“Il suo chip dovrebbe essere in grado di farci passare attraverso il sistema di controllo”.
“Ma il chip di Ippo dimostra solo che è un robot pulitore. Se lo trovano a girovagare in una zona che non ha nulla a che fare con lui, si insospettiranno”.
“Ma noi stiamo girovagando in una zona che ha esattamente a che fare con lui”.
“Eh?”
Si avvicinarono ad un paio di cancelli argentati. Nel momento in cui li avessero oltrepassati, sarebbero stati automaticamente scansionati e, se il contenuto del chip fosse stato ritenuto inadatto al transito, i cancelli si sarebbero chiusi e il furgoncino sarebbe stato costretto a fermarsi.
Il furgoncino attraversò i cancelli senza rallentare la sua corsa. Le luci di pericolo sul cancello rimasero spente. Sion riprese a respirare e Nezumi ridacchiò.
“Non cantare ancora vittoria. Siamo solo all'inizio”.
“Scusami ma non sono abituato a questo genere di cose”.
“Ti ci abituerai presto. Ora puoi tornare a sederti e goderti il viaggio”.
“Questo non è esattamente ciò che io considero “divertimento””, mormorò Sion.
“Ma davvero? L'espressione sul tuo viso però dice che ti stai divertendo un mondo”.
Sion sospirò di nuovo profondamente e fissò il profilo di Nezumi.
“Stai ammirando la mia bellezza?”
“No, stavo solo notando che sei diventato più alto”.
“Proprio come te. Sono passati quattro anni. E per noi quattro anni sono parecchi. Dovevi aspettarti qualche cambiamento. Sarebbe stato strano il contrario”.
Quattro anni sono tantissimo tempo. Per Sion sono stati lunghi e turbolenti. Ma rispetto ai vertiginosi eventi delle ultime ore, li sentiva come fossero stati i giorni più tranquilli della sua vita. Il suo corpo fu sopraffatto dalla stanchezza. Nezumi sogghignò.
“Allora, te ne sei accorto?”
“Di cosa?”
“Che sono diventato più alto di te”.
“Bugiardo”, obiettò Sion.
“E' la verità. Ma mangi almeno? Sei magrissimo. Con un corpo del genere non so davvero con che coraggio ti potresti spogliare di fronte alla tua amante”.
“Non sono fatti tuoi”, replicò Sion irritato. “Mi hai mai visto nudo, scusa? Non inventarti le cose”.
“E se ti dicessi di sì?”. Il drappo avvolto intorno alle spalle di Nezumi tremò mentre lui continuava a ridere. Quattro anni prima Sion aveva curato una ferita su quella stessa spalla. Spalle che ora erano più ampie e muscolose. I suoi capelli, una volta lunghi, erano ora più corti - coprivano appena le orecchie - e il suo collo e la sua mascella erano ancora esili ma non così sottili. Non c'era più nessun residuo di quella debolezza che aveva smosso l'istinto protettivo di Sion quattro anni prima.
“Nezumi, hai continuato a tenermi d'occhio?”
“Di che stai parlando?”, disse Nezumi innocentemente.
“Non fare il finto tonto. Sei comparso proprio nel momento giusto, come se sapessi a cosa stavo andando incontro. Che sta succedendo? Mi tenevi sotto sorveglianza?”
“Ora non montarti la testa. Non ho tutto questo tempo da perdere”.
“Allora spiegami il perché”.
“Non cambi mai, vero?”, disse Nezumi. ”Non puoi accettare alcuna azione finché non ne capisci lo scopo nella tua testa. Hai bisogno di una spiegazione e un'interpretazione per tutto”.
“E tu che ne sai?, replicò Sion con rabbia. “Non parlare come se conoscessi tutto di me. Ho bisogno di scoprire perché tutto questo è accaduto... e anche cosa accadrà. Non posso proseguire nello stato di confusione in cui sono”.
Il furgoncino si fermò. Sion fu afferrato per il colletto e scosso violentemente.
"Invece proseguirai", sibilò Nezumi. "Non voglio mai più sentirti lamentare sul fatto di non essere in grado di andare avanti. Quei tizi non ci vedono come esseri umani. Possono sbarazzarsi di noi con la stessa facilità con cui schiacciano una formica sotto i piedi. Ricordatelo".
Sion riprese fiato e fissò il volto di Nezumi. Le sue parole prendevano posto perfettamente come i pezzi di un puzzle.
Diritti? Pensi davvero di averne? Rashi, l'ufficiale addetto agli interrogatori del Dipartimento di Sicurezza, aveva detto quelle parole senza muovere neppure un muscolo sul suo volto. Il senso di quello che aveva detto era che poteva sbarazzarsi di Sion con la stessa facilità con cui avrebbe schiacciato una formica. L'avrebbe eliminato dalla faccia della Terra.
“Esci”. Nezumi aprì la portiera. “Da qui in poi camminiamo”.
Il furgoncino rimasto vuoto fece un'inversione ad U e lentamente costeggiò la via da cui erano venuti. Era stato inserito il pilota automatico e stava tornando all'Ufficio Amministrativo del Parco. Sul pianale posteriore c'era poggiato Ippo e, per un momento, gli sembrò che la sua testa fosse china per la tristezza.
Si trovarono all'interno di quello che fungeva sia da impianto di smaltimento rifiuti che da fabbrica per la Conversione di Rifiuti in Combustibile (CRC). Lì tutti i rifiuti raccolti dalla Città venivano suddivisi in quelli che dovevano essere trasformati dalla CRC, quelli da inviare agli impianti di riciclaggio e quelli che dovevano essere scartati come rifiuti. L'80% dell'approvvigionamento energetico di N°6 proveniva dall'energia solare. A Chronos ogni casa era dotata di pannelli solari e di un sistema autonomo di accumulo termico. A Lost Town, però, era più comune l'utilizzo delle più economiche risorse ottenute dalla CRC. Questi erano blocchi solidi di combustibile, delle dimensioni del pollice di un adulto. Una volta bruciati emettevano un debole odore che ricopriva l'intera Città.
“Nezumi, tutto questo faceva già parte del tuo piano quando hai deciso di portare Ippo e gli altri con te?”
“Ancora domande?”. Nezumi curvò leggermente le spalle esasperato, dando la schiena a Sion che si trascinava dietro di lui. Sion notò come ora ci fosse un topolino grigio seduto sulla spalla di Nezumi.
"Avendoli con me non sarei sembrato troppo sospetto mentre mi agiravo per la Città. E il sistema di controllo non mi avrebbe scoperto fin tanto che mi dirigevo verso ovest in direzione dello stabilimento di smaltimento dei rifiuti. Devo ammettere che sono stati molto utili. Il furgoncino per il trasporto era parecchio lento e questo mi ha fatto incazzare. Ma quei vecchietti hanno fatto una deviazione verso casa tua, giusto? Questo mi ha fatto recuperare un po' di tempo ma... "
“Ma?”
"Ma sarei voluto fuggire con l'auto del Dipartimento di Sicurezza", sospirò Nezumi. "Beh, non si può sempre ottenere ciò che si vuole. Fa' attenzione, le cose si fanno pericolose da qui in poi".
“Eh?”
Ci fu un'esplosione. Sion si girò e vide una nuvola di fumo bianco. Nezumi aggrottò la fronte.
"Il furgoncino è stato distrutto al cancello".
"Il che significa che il chip di Ippo è stato letto e..."
"Già. Devono aver inviato un ordine di distruzione a tutti i cancelli. E' perché ci siamo lasciati dietro l'altro robot. Hanno capito il piano".
--- Questo significa che sia Ippo che Sampo sono andati...
Sion fu improvvisamente afferrato per il polso.
“Presto scopriranno che ci troviamo qui. Dobbiamo scappare. Muoviamoci”.
La sua stretta era così forte che le dita di Sion cominciarono ad intorpidirsi.
“Nezumi, mi fai male”.
“Fa' silenzio. Restami vicino”.
“Ho capito, lasciami. Mi romperai il polso”.
Sentì Nezumi fare tsk per la frustrazione.
“E' questo il problema con i ragazzini delicati come te”.
“Non sono un ragazzino delicato”, disse Sion indignato. “Sono diverso da quattro anni fa”.
“Sul serio? Lo sai, a volte diventi davvero irritante. Potresti venire ucciso in ogni momento, lo capisci questo?”
“Certo”.
“Menti”.
“Non sto mentendo”.
“Allora cos'era quell'espressione che hai fatto prima, eh? Ti sembra il momento di dispiacersi per dei robot? Non capisci niente. Sei solo un ignaro ragazzino”. Le dita di Nezumi affondarono più in profondità. La presa sul suo polso si strinse dolorosamente. Sion serrò i denti e sopportò in silenzio. Non poteva certo mettersi pateticamente a piagnucolare dopo tutto quello che gli aveva detto Nezumi.
Le dita di Nezumi gli lasciarono il polso.
“Tieni il passo con me se non vuoi morire. Rimanimi vicino ad ogni costo”. Nezumi cominciò a correre. L'impianto di smaltimento dei rifiuti era deserto. C'erano telecamere di sorveglianza sparse ovunque ma la maggior parte di esse erano dei vecchi modelli e non sembravano fare il proprio lavoro molto bene. Sion intuì che probabilmente non ne avevano bisogno perché nessuno penserebbe mai di intrufolarsi in un impianto di smaltimento rifiuti. Tuttavia Nezumi studiò il percorso con cura perché cercò una strada che li teneva fuori dalla portata delle telecamere.
Un enorme macchinario a forma di imbuto emetteva un ronzio costante. I rifiuti che non potevano essere né riciclati né riutilizzati come combustibile venivano qui trasformati in secchi trucioli per essere inviati all'inceneritore. L'acqua di scarico gocciolava dal beccuccio della macchina nella vasca sottostante. Scorreva lentamente verso gli impianti di filtraggio esterno. Era torbida come quella di un fiume dopo un forte acquazzone. Ma in questo fiume non c'erano esseri viventi. Mentre scendevano le scale e si avvicinavano all'acqua, un odore acre aggredì le narici di Sion. Il pavimento sotto i loro piedi era ricoperto di melma e minacciava di farlo inciampare da un momento all'altro. Nezumi si fermò e tirò qualcosa verso Sion.
“Occhialini?”
“Sì. Hanno dei sensori per gli infrarossi, in questo modo li potrai vedere anche nell'acqua”.
“Lì dentro?”
Nezumi indicò il liquame. “Per caso non ti piacciono le immersioni subacquee?”
“Quindi ci dobbiamo davvero immergere lì dentro, eh...”
“Proprio così”.
Sion prese un respiro profondo. L'odore gli riempì i polmoni. Senza aggiungere altro, indossò gli occhialini.
"Wow, li hai messi in un attimo", osservò Nezumi lievemente divertito. "Pensavo avresti cominciato a piagnucolare e sbattere i piedi”.
“Non voglio morire”, disse Sion con fermezza. "Non ho intenzione di venir calpestato come una formica. Per salvarmi farò qualsiasi cosa, comprese le immersioni nell'acqua di scarico".
Nezumi si rivolse a Sion con un leggero sorriso.
“Allora seguimi”.
“Certo”.
Il ronzio della macchina cessò. Le luci del soffitto si accesero tutte insieme. Sopra di loro si udiva un rumore di passi.
“Stanno arrivando”. Nezumi tese una mano verso il fiume di acqua di scarico. Un topolino corse giù e saltò in acqua.
"Ci farà da navigatore. Cerca di non fare rumore. Entra in acqua lentamente".
Sion fece come gli era stato detto. Prima di entrare prese un respiro profondo. Poco prima di fendere l'acqua, gli attraversò la mente l'immagine del viso di sua madre.
* Fine Cap.3 *