Aprì le tende e subito fu un in bagno di luce dorata,calda, il suo sguardo si perse nell’azzurro del cielo e sorrise, involontariamente, a quella splendida giornata.
Non aveva nessun progetto preciso, si forse sistemare il prato e alcune erbacce lungo lo steccato di legno a ridosso della strada, forse anche l’antenna visto che alcuni canale sfarfallavano via a volte proprio nel bel mezzo di una partita di football ma c’era tempo, c’era tempo sempre per decidere cosa fare.
Aperte le tende diede qualche colpo ai cuscini sul divano e tolse il portacenere pieno di sigarette, sigari e di una sigaretta indiana che era solita fumare una delle sue consuete ospiti.
Ricordava qualcosa. In modo non forse chiaro, sfocato. Non era chiaro, come fosse un pezzo di un film o uno stralcio di storia, forse aveva bevuto troppo. Gli sembrava di ricordare che la serata era stata molto piacevole, gli ospiti erano i soliti ben noti amici ma ogni volta la loro affabilità, umorismo, gentilezza e simpatia lo riscaldavano ogni volta in modo diverso.
Passò per un istante innanzi lo specchio che era tra il salone, la colonna del telefono e l’ingresso principale, accanto le scale.
Pochi capelli bianchi, pochi capelli bianchi e il resto erano ancora tutti ben messi e di un apprezzabile color ancora biondo: la calvizie non era ancora argomento per lui e quindi non avrebbe dovuto iniziare a scorrere i programmi pubblicitari che promettono miracoli tricologici o simili.
Si tolse il pigiama, quasi sulle scale, e salendo arrivò nudo nella sua camera e regolata l’acqua godette di una freschissima doccia.
Mentre si asciugava la radio accesa, sul mobile del bagno, rassicurava che la giornata era limpida e tiepida, chiara e stabile, traffico locale in leggero aumento verso la zona dei laghi ma nessun rallentamento significativo.
Era compiaciuto. Vivere li era la cosa migliore al mondo e la cosa più gustosa della sua vita.
Non ricordava nessun altro luogo comparabile a quello, in ogni senso e modo possibile.
I vicini erano assolutamente deliziosi e fin da subito gli fecero una impressione ottima, fin da quando, se non ricordava male, era arrivato lì venendolo a trovare e portandogli torte e dando lui la più totale disponibilità per guasti, necessità o anche solo per una visita; La sua casa su due piani, tinta di bianco con le finestre verde scuro, era all’interno di un bel prato all’inglese e due alti salici troneggiavano all’ingresso, fermando la neve in inverno e la calura d’estate; la sua via, il suo quartiere, era di sole tranquillissime ville simili alla sua dove passeggiare fare cose come salutare, fermarsi a parlare e ridere, tirare il pallone ai bambini e passeggiare a qualsiasi ora erano normali e semplici, ma grandiose ed inestimabili.
Mise un paio di shorts, scarpe da jogging ed una maglia aderente, l’orologio cronometro al polso e le chiavi. Scese le scale quasi saltellando.
Si fermò un istante, di colpo.
Soprappensiero.
Alcuni passi verso la cucina. Era tutto a posto, si era sbagliato, la porta del retro era chiusa e il cibo per il gatto era pronto dentro la ciotola, vicino lo sportellino basso al centro della porta senza zanzariera.
Din Don, fece il campanello della porta. Din Don, ancora una volta in rapida successione.
- Arrivo!- disse ad alta voce, saltando la ciotola del gatto e quasi urtando il pianoforte tra le scale e l’ingresso del salone.
Aprì.
- Buongiorno, posso aiutarla- disse lui gentile alla persona che ancora teneva il dito sul campanello.
L’uomo era alto più o meno come lui, in un completo blu scuro, camicia bianca e una cravatta nera. Teneva in una mano una valigetta non rigida di pelle chiara, calzava delle belle scarpe di cuoio ed abbozzava verso di lui un sorriso.
- …Lei è il signor Desmond Phillips?- chiese con voce gentile estraendo un foglietto di carta da una tasca.
- Si, sono io, mi dica…….-
- Posso entrare Mr. Phillips? Ho una comunicazione importante che richiede la sua personale attenzione…-
- Oh….- annuì un po’ sorpreso, si massaggiò il mento meditabondo piuttosto sul ritardo nel programma di marcia del jogging ma, non costava nulla dire no se il tizio avesse venduto qualcosa o altro -…..si, certo prego……..- e gli fece cenno con la mano di entrare.
Lo fece accomodare in salone, sul grande divano stile coloniale tutto pelle, piccole borchie alle cuciture e schienale basso.
Mr. Phillips sorrideva , stando seduto con i gomiti delle braccia sui ginocchi proteso verso il suo improvviso interlocutore. Quest’ultimo, aprendo la valigetta, gli indirizzava furtive occhiate accompagnate da una leggera espressione di compiacenza; prese alcune carte , una penna e, accavallando le gambe, gli sorrise.
- uhm e……lei è il signor…..?- chiese Desmond.
- John Smith, Responsabile dell’Ufficio Ispettorato della Sanità……-
- Oh, un John Smith, siete milioni eh? Eheheheheh -
L’uomo non rise. Desmond sentì nella gola smorzarsi il fiato, tornò serio e chiese il motivo della visita.
- Mr. Phillips, prima di…..ehm…..entrare nel vivo dell’argomento vorrei, si, se posso ovviamente……farle alcune domande di rito o proforma, se preferisce quest’altro termine, va bene? -
- Va bene, nessun problema……-
- Ottimo…….Mr. Phillips in quale modo potrebbe descrivermi la sua giornata tipo, intendo…..uhm…..in una parola…..-
Desmond poggiò la schiena alla poltrona, rotearono gli occhi al soffitto. Che razza di domanda era, si chiese? E, come se non bastasse : che razza di domanda si stava facendo lui stesso per quell’altra domanda, insomma…… era assurdo, si disse mentalmente.
- In una parola, Mr. Phillips, è così difficile? -
No che non lo era, gli rispose mentalmente lui, poi pescando nel mazzo delle luminose parole che gli sovvenivano proferì un sonoro :
- Meravigliose……..sono giornate e giorni meravigliosi - .
- Da fare invidia a parecchi, no? - aggiunse Smith.
- Si, senza cattiveria o qualcosa del genere sento di poter dire pienamente di si……ma mi scusi, questo che cosa….. -
- Mi lasci continuare, capirà …… - fece Smith un gesto lento con la mano, circolare - capirà….-
- Ok…… -
- ….e i suoi vicini, immagino, potrebbero essere descritti come uhm…..?-
- Adorabili, molto amichevoli……..-
- Bene - annotò qualcosa su un foglio, poi lo girò e barrò delle caselle - ….il suo stile di vita è da considerarsi , tra un numero minimo che è uno e corrisponde a disprezzabile sino a 10 che corrisponde a meraviglioso…..quanto?-
- Direi…….senza ombra di dubbio 10, Mr. Smith -
- Usando la stessa scala di prima ma riferendola alla sua abitazione ed alla sua funzionalità direbbe…..quanto?-
- Considerando che ieri ho scoperto una macchia di umidità nella parete della soffitta ma, in anni ed anni, è stato l’unico problema mai avuto quindi direi un nove e mezzo……-
- ……se non addittura dieci, vero? -
- ….beh si….-
- Sempre con l’ordinazione qualitativa di prima il cibo, è……intendo come reperibilità e gusto e preparazione…….?-
- Bella domanda…..- si grattò la testa - tengo molto alla mia forma fisica, nulla di maniacale o altro, comunque trovo tutto quello di cui ho bisogno e…..-
- Bene, direi è sufficiente……-
Smith annuì, scrisse alcune cose sulle carte che teneva sulle ginocchia e poi le ripose nella valigetta.
- E’ una sorta di censimento o cosa……? - Chiese spazientito Desmond.
- Uhm, qualcosa del genere……..-
- Ovvero? Posso sapere ora o no?....-
- Certo……..- rispose secco Smith alzandosi e dirigendosi verso l’ampia finestra del salone - ……anzi ora deve, sapere……..!-
Passeggiò lungo la libreria, passando le dita sulle coste dei volumi, piegandosi a leggerne i titoli, ne prese uno in mano , lo aprì, lesse qualche riga e lo ripose.
- Se le dicessi che entro brevissimo tempo lei deve abbandonare tutto questo, lei sarebbe così ragionevole da seguire questa mia richiesta?-
- Non capisco……non capisco davvero……per quale motivo? -
Smith abbozzò una espressione che solamente di sfuggita sarebbe stata scambiata per un sorriso, era un ghigno amaro.
- Si alzi, venga qui….- disse a Desmond indicandogli la finestra.
Desmond, confuso ma determinato a capire la natura della strana visita si alzò, fece qualche passo e si mise con lui innanzi la finestra guardando fuori.
C’era un bambino, oltre una rete divisoria tra il suo e l’altro giardino. Rideva prendendo a calci una palla, poi si voltò verso la casa, chiamò qualcuno, poi si fermò, sorrise e fece per scappare dietro un cespuglio verdissimo e inondato dal sole. Venne correndo una donna, gironzolò intorno il cespuglio per qualche istante poi mise le mani dentro e ne uscì, correndo, il bambino, lei lo rincorse non prima di averli visti alla finestra, salutati con un ampio sorriso e poi via altrove.
- Tutto questo è irreale, Desmond , non esiste…..è…….una illusione- asserì grave Smith senza guardarlo.
- Cosa significa? E’ per vendermi qualche opuscolo religioso o convincermi ad una polizza sulla vita? Siamo seri…..-
- Lo sono, Desmond , e quando dico che tutto questo è irreale so cosa dico perché è la verità…..la rete tra i giardini, il bambino, la madre che gioca con lui, il sole, il cielo, le macchine parcheggiate lì sul viale e…….tutto, tutto quanto……irreale, finto , un costrutto…..-
- Cosa vuole da me? - chiese Desmond Phillips spazientito, con le braccia conserte al petto.
- Che lei mi creda e faccia quello che le ho chiesto……-
- Se vuole buttarmi fuori di casa….beh dovrà fare molto di più…….questa è casa mia, la mia vita, il mio mondo …-
- No, Desmond - ribatté Smith - non la sto sbattendo fuori dalla sua casa, dalla sua vita e dal suo mondo…….la sto invitando ad uscire da un sogno artificiale…….è diverso….-
- Ok, ok……se ne vada…….ora, subito……..fuori da casa mia!- indicò Desmond la porta a Smith e il suo tono era secco, quasi spezzato dalla rabbia.
- Non è convinto, vero? -
- No, sono……” contrariato”, o le sembra strano?-
- Ok, allora dovrò agire in modo diverso ma…..non è la prima volta, lei è uno dei tanti “ dormienti “ cui bisogna sbattere in faccia la realtà……..che giorno è oggi?-
- Che razza di domanda? -
- Mi risponda - si fece più vicino - …..per favore-
- Dieci settembre, se non sbaglio…o…..sbaglio?-
- No, non sbaglia !-
- Finito? Basta? Tutto questo casino perché lei non sapeva che giorno era oggi? Fuori da casa mia - e si fece verso la porta per aprirla .
- Lei ha un diario su in camera: ha la copertina in tela verde, la costa chiara, le pagine sono di pergamena e lo tiene in fondo l’ultimo cassetto del suo comodino, dietro una pila di magliette bianche…….accanto al diario c’è una penna nera stilografica, gliela regalò suo padre il giorno prima di partire per l’università e tutte le sere lei annota qualcosa, minuziosamente……..-
Desmond Phillips , che era voltato ad aprire la porta, si rivolse lentamente a lui. Aveva gli occhi sgranati, fece qualche passo verso quell’individuo.
- Lei…..mi spia? -
- No-
- Falso, lei mi spia, non so come abbia fatto ma lo ha fatto……-
- No, Desmond, è altro : è che io e altri conosciamo tutti i suoi giorni perché lei vive da decenni all’interno dello stesso perfetto unico giorno……..un perfetto e inimitabile dieci settembre di un anno meraviglioso rimasto perfettamente incastonato nella sua memoria come un puro diamante……-
- ……
- Desmond, mi creda……prenda quel diario e legga le pagine…sono tutte uguali, tutte pagine annotate con lo stesso unico giorno e con le medesime identiche parole…….10 SETTEMBRE ORE 22:45…..OGGI E’ STATA UNA GIORNATA SPLENDIDA…..-
- Lei è pazzo…..-
- Prenda quel diario……-
- Per farla andare via? -
- Si -
- Prenderlo, aprirlo, leggerle qualcosa ed andrà via?-
- Solo questo…….credo basterà-
- Se dopo non andrà via….chiamerò qualcuno….vicini o polizia che sia ma voglio lei se ne vada -
- Me ne andrò o forse, poi, ce ne andremo assieme ma mi accontenti - e gli sorrise in un modo inaspettatamente dolce.
- Ok…..ma poi …..via, d’accordo? -
- ……via, Desmond, via………-
Desmond andò per fare le scale e salendo bofonchiò : …..se mi doveva capitare uno smemorato e feticista dei diari, Cielo……..Cielo che giornata…… .
Smith attese. Passò la mano sulla poltrona in pelle del salone. Fece girare lo sguardo sulle pareti candide e i fiori in un vaso, fiori di prato con margherite e ciuffi d’erba fresca, avevano proprio un buon odore.
Fuori passò un pulmino scolastico. Bambini rumorosi. Poi un’auto, una signora in bicicletta e poi abbaiò un cane, chissà perché e chissà dove.
Passi. Rumore di passi dalle scale.
Desmond Stava scendendo.
Smith lo osservò con grande compassione, attendeva, ognuno di solito aveva la medesima reazione al “ risveglio “ ma a volte c’erano situazioni imprevedibili , incontrollabili di alcuni e bisognava porre attenzione.
Ora Desmond era innanzi a lui. Il capo chino sul libricino, aperto. Desmond alzò lo sguardo.
Piangeva.
Grosse lacrime rigavano il suo viso, gli occhi gonfi, la bocca storta dalla sorpresa, dal dolore, dall’incapacità di razionalizzare.
-Cosa c’è scritto sulle pagine …..? - chiese Smith.
L’altro abbassò la testa, caddero delle lacrime sul foglio.
- ………………tutte uguali…….-
- Tutte? -
- ……..dieci settembre ore 22:45 Oggi è stata una giornata splendida………-
- Dieci settembre -
- Lo avete sostituito, non è vero? Avete rovistato e cambiato il mio diario…..mentre on c’ero…-
- No, Desmond, è il tuo diario, uno dei tanti, tutti uguali, volumi e volumi e volumi ancora tutti identici perché ogni giorno era identico……-
- ……..sono pazzo? - chiese Desmond con la voce strozzata .
- No, Desmond, è altro………-
- …cosa ? - tirando su col naso, senza guardarlo .
Smith fece per farlo sedere sul divano, prese una sedia e gli si pose innanzi e, schiarendosi la voce, disse :
- A volte accade che…….i giorni migliori della nostra vita siano i giorni più preziosi, più belli e…..passando il tempo……quei giorni diventano la pietra di paragone di tutta una vita e vorremmo o che non fossero finiti mai o che…….ce ne fossero degli altri……….tu, Desmond, da 46 anni vivi sempre nello stesso giorno perché questo giorno abbiamo scelto di darti perché……….-
- …………perché?-
- ……..perché sei.....in un certo senso.... morto.... o per meglio dire in un lungo, profondo come , molto simile alla morte.-
- …… -
- …….e tutto questo è un costrutto della tua mente……..è il miglior mondo possibile e…..è quello che ha permesso alla tua mente di non morire, al tuo corpo di continuare a respirare, al tuo cuore di battere e di fare in modo che il come non ti spegnesse e risucchiasse via con se ……-
- ……sono morto? -
- …..no, non proprio, un lungo e silenzioso coma…….-
- e…..lei? Tutto ciò che ho intorno? -
- Io sono un costrutto artificiale……io sono…..qui per accompagnarti fuori, tra poco ti sveglieremo ma……..dobbiamo farlo dolcemente o……potremmo avere dei danni, in alcuni casi si sono avute psicosi, regressioni, catatonia………ho bisogno che tu lo voglia……-
Desmond si grattò i capelli, si allungò allo schienale .
- Se decidessi di rimanere qui? -
- Staccheremmo comunque la spina e……………tutto questo scomparirebbe, morirebbe il tuo cervello e poi, lentamente, il corpo……..ma non sentiamo sia la cosa giusta, non lo è eticamente, umanamente….noi non vogliamo farlo.-
- Tu non esisti?-
- Esisto ma sono……una interfaccia tra qui e fuori…….non è facile spiegarlo -
- E………” fuori “…..cioè il coma……quanto è durato? -
- “ Fuori “ è……..il 2056, il tuo coma è iniziato il 23 novembre del 2010, alle dodici e venti del mattino, un incidente stradale, trauma cranico sottodurale ed emorragia prima dei centri periferici della corteccia somato-sensitiva e poi il resto ma….la memoria, la circonvoluzione del cingolo, parte del talamo e la corteccia frontale erano e sono intatte……..e con esse che abbiamo potuto fare questo…-
- …….io ho dormito quarantasei anni? -
- si, se così si può dire…..tu come altri scelti totalmente a caso e……” promossi “ ad un progetto di “ sostegno neuronale “……-
- io ……..cioè…… non capisco………no, no davvero…..e tutti i miei ricordi? Quello che ricordo di ieri sera? Gli amici, la risate.....la cucina..-
- Piccole variazioni......auto-innesti....flussi di ritorno di altri ricordi che si agganciano al medesimo giorno, donaneo varietà anche se.....non sono reali.....accade, la mente predilige la creatività ed a volte pare sia ccaduto qualcosa. Una volta una serata con amici, una volta un film che magari vedrai altre mille volte o hai visto almeno diecimila, una passeggiata con qualcuno che ti è caro ma....vedrai, capirai……..tutto è un po’ diverso da come lo ricordi…….ma capirai……..intanto è importante svegliarti perché oggi possiamo farlo….-
Desmond aveva ancora il diario aperto, era in grembo.
I suoi occhi scorsero le pagine , una ad una, sfogliava e leggeva. Una pagina, la seconda, una terza, poi una a caso, un’altra a caso…….tutte identiche .
Alzò lo sguardo. Dalla grande finestra si vedeva una Ragazza che usciva da un taxi, si fece aiutare con una grossa valigia, pagò e salutò calorosamente il tassista .
Nel cielò vide passare un aereo da turismo, un Piper, aveva uno striscione a strascico : GARY BOWLS ELETTRODOMESTICI - SETTIMANA DELLA CUCINA - TUTTO A MENO 30%.
- ……..è tutto irreale? - chiese Desmond .
- E’ reale perché è nella tua mente………in un certo senso lo è ma non è il mondo che conoscevi veramente …….-
Vi fu silenzio. Si osservarono per un istante. Le date nella mente di Desmond schizzavano avanti ed a ritroso come numeri del Bingo. Smith si accese una sigaretta, gliela offrì .
- E se muoio di cancro? - disse abbozzando un sorriso Desmond.
Smith rise .
- Non è proprio una sigaretta è….-
- ……la mia idea di sigaretta, vero? -
- si, decisamente si, Desmond…-
Smith lasciò che lui la prese, che se la passasse sotto il naso e che chiedesse l’accendino . Due click e fu fuoco, aspirare, tenere in bocca, assaporare e fuori il fumo dal naso : si, era una sigaretta e anche molto buona.
- ultima domanda, posso? -
- Certo………-
- …..e se andassi in bagno e mi tagliassi le vene o……non so, buttarmi sotto una macchina qui fuori? -
Smith sorrise, non per scherno. Era un semplice grazioso sorriso .
- A mezzanotte staccheremo la spina e ammesso tu faccia questo…..ti ritroverai nel tuo letto, qualche istante prima che tu abbia pensato di fare quel gesto e……tutto continuerebbe sino alla mezzanotte del dieci settembre di un meraviglioso giorno ideale dentro la tua mente e poi……-
- …off!-
- si, off…….-
Desmond era quasi a metà della sigaretta, gettò la cenere in un piccolo vaso cavo di porcellana dal bordo basso e incavato per poggiarvi le sigarette.
Era una bella sensazione quella di fumare.
Era seduto comodo sul suo divano, nella sua casa, nel suo mondo e nella sua vita.
- Posso pensarci? -
- Certo che puoi pensarci……-
- Quanto tempo ho? -
- ……volendo fino a pochi minuti prima di mezzanotte……..-
- e se mi servissi? -
- basterebbe fare il mio nome e…….sarei qui….-
Si sorrisero.
- Ok, voglio pensarci -
- Bene……. - si alzò Smith - ……io …..non so, esco a passeggiare qui fuori……del resto è proprio un bel quartiere, vero? -
- Si - rispose Desmond spegnendo la sigaretta - ….molto tranquillo, adorabile, forse ti piacerà …..-
- Già mi piace, è davvero un posto perfetto per viverci….. - e sorrise , poi apriì la porta d’ingresso e la chiuse piano alle sue spalle.
La casa rimase in silenzio, con la mente dubbiosa di una figura umana seduta ad osservare il cielo oltre la grande finestra. Il cielo era incredibilmente e meravigliosamente azzurro. Come avrebbe dovuto sempre essere, nei sogni più belli come nella quotidiana realtà.
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fine