Tre foglie nel vento/ capitolo 8

Nov 08, 2010 18:17

Titolo: Tre foglie nel vento
Autore: haruka_lantis
Fandom: originale
Rating: NC-17
Note: ambientanta in Giappone nel 1687, ovvero durante l'era Tokugawa, ad Edo (l'attuale Tokyo). Chiari riferimenti a rapporti omosessuali anche con minori (ma era una prassi comune a molte civiltà del passato e avere sedici anni nel XVII secolo non è come averli al giorno d'oggi).
Scritta per: la mia tabella su 24ore prompt 18:00 Bisogna sempre avere un'alternativa
Disclaimer: mia l'idea, miei i personaggi, mia la storia, siete pregati di ricordarvelo, nel caso fosse in cerca di ispirazione!



Anno 1687, aprile
Terme di Hakone
Ora del Gallo

“Maestro, laggiù c'è una pozza libera, possiamo immergerci lì” Sojiro superò di corsa Masanori all'ingresso dell'onsen, portando il necessario per il bagno. Erano arrivati a Hakone all'ora di pranzo e si erano sistemati nelle stanze che l'abate Takenori aveva fatto preparare per loro presso il tempio sulle rive del lago Ashi. Quella era una zona ricca di terme all'aperto, le cui acque calde e solforose erano note come rimedi per le malattie del corpo e dell'anima. Con il sole che tramontava oltre la catena montuosa di Hakone, i vapori che salivano dalle pozze, sembrava di essere nel regno dei demoni, un luogo irreale ed incantato. Quelle terme erano frequentate da molti avventori quasi in ogni periodo dell'anno, ma scesa la sera, con il clima ancora rigido della montagna, in pochi si avventuravano a fare il bagno, per questo Masanori aveva aspettato per recarsi ai bagni, non voleva scocciatori intorno.
L'acqua delle terme era considerata sacra, qualsiasi indumento poteva contaminarla, per questo motivo c'era l'usanza d'immergersi nelle pozze completamente nudi, dopo essersi adeguatamente lavati. La nudità non era un tabù, anzi, al corpo nudo non si dava alcun’importanza, ma un samurai per la sua attività militare doveva mantenersi sempre in allenamento e un corpo atletico era sinonimo di salute e vigore. Quale migliore occasione per rompere il ghiaccio e passare ad un livello successivo della loro conoscenza?
Fatte le dovute abluzioni, i due samurai s'immersero nelle acque calde di una piccola pozza, circondata dalle rocce bianche di zolfo. Sojiro sprofondò il corpo al livello dell'acqua e i suoi capelli neri, lasciati sciolti, galleggiarono a pelo d'acqua.
“Qui è fantastico!” disse, piccole gocce sul viso e la pelle violentemente arrossata. Masanori si mise a ridere e allungò un braccio per attirarlo a sé. Una moltitudine d’onde concentriche si formarono intorno al corpo che avanzava e un sorriso complice si formò per la prima volta sul volto del ragazzo. Sato lasciò che si raggomitolasse contro il suo petto e lo strinse a sé, baciandolo sui capelli, sul collo, sulle mani e su ogni centimetro di pelle lasciato fuori dall'acqua. Raggiunse in breve l'effetto desiderato, anche per merito dell'acqua calda, dell'atmosfera fiabesca, del silenzio intorno a loro. A Sojiro sfuggì, suo malgrado, un gemito più acuto quando sentì la mano dell'uomo accarezzarlo con ritmo crescente e sprofondò il viso nell'incavo della spalla, ansioso e desideroso al contempo che il contatto si facesse sempre più intimo. Sentì un corpo estraneo introdursi lentamente in lui e come una scarica elettrica il ricordo di Asahi-san, della notte della festa del Serpente, lo attraversò scuotendolo dal piacevole torpore: i suoi muscoli s'irrigidirono di colpo, ma senza che dovesse dire o fare nulla, la mano di Masanori lasciava già le sue natiche e si riposizionava sulla nuca.
“Non abbiamo fretta” gli disse con voce suadente, ma il ragazzo sentì comunque la necessità di mettere un muro tra di loro e si allontanò. Masanori lo fissò dispiaciuto, sapeva celare la sua frustrazione, e stava per ricondurlo di nuovo nel suo abbraccio quando delle voci in lontananza gli annunciarono che non erano più soli: un gruppo d’uomini si stava immergendo in una pozza vicina, ragazzi giovani ed avvenenti, in compagnia di mercanti o artigiani in vacanza.
“Attori?” chiese Sojiro.
“Può darsi che lo siano di giorno, ma, quando scende la sera, credo che facciano affari in altro modo, un modo molto più piacevole”.
“Andrete con uno di loro?” chiese inaspettatamente il ragazzo.
“Ti offenderebbe molto, se lo facessi?” domandò a sua volta Masanori.
“Ho il potere di impedirvelo?” controbatté Sojiro: era arrabbiato, forse, ma più che altro sembrava dispiaciuto.
“Non farò una cosa che ti possa dare un dolore”.
“Non mi direte di aver fatto una cosa che posa darmi un dolore?” lo corresse il ragazzo e Masanori ebbe l'impressione di aver sempre sottovalutato la sua arguzia.
“Inutile negare che stanotte, non appena ti sarai addormentato, avevo l'intenzione di uscire per comprare la compagnia di uno di questi giovanotti; allora ti propongo di sceglierlo tu per me”. Adesso potevano giocare a carte scoperte, perciò mise giù il suo asso: la cruda e semplice verità.
“Non ci penso proprio” rispose indignato Sojiro.
“Puoi scegliere il più brutto e non farò obiezione” lo incalzò Masanori.
“Non può essercene uno brutto tra quei ragazzi, sono tutti dei giovani splendidi”
“Il più brutto tra gli splendidi. Ce ne sarà uno solo appena passabile, no?”
“Maestro, non lo voglio sapere, non voglio sapere con chi andrete, perché anche il meno attraente di quei signori è di certo più bello, elegante e abile di me. Non starò ad aspettarvi alzato, ma non tornate troppo tardi” Uscì dall'acqua, rabbrividendo per lo sbalzo di temperatura, e si allontanò a passi veloci sui suoi geta senza voltarsi neanche una volta.
Avrebbe dovuto imitarlo, raggiungerlo e stare con lui, ma non lo fece, per pigrizia, per lussuria o solo per dimostrare a sé stesso che poteva fare a meno dell'approvazione di quel ragazzino. Restò a mollo nell'acqua e fissò il gruppo di giovani, finché questi non diedero ad intendere di essersi accorti della sua presenza con risatine sciocche. Quando n’ebbe individuato uno che gli sembrava più attraente di altri, cambiò vasca e s’intrattenne con i nuovi avventori.
Aveva un incarnato pallido, il corpo esile, membra affusolate, capelli lunghissimi e un viso di porcellana, probabilmente era un onnagata. I suoi modi erano impeccabili e la sua voce argentina, assomigliava più a certe geisha di Yoshiwara che al suo wakashu, e questa totale differenza tra i due gli sembrò una buona cosa: non voleva far sesso con quello sconosciuto pensando a Sojiro, non voleva un sostituto, non sarebbe stato giusto. Avrebbe fatto l'amore con Sojiro al momento opportuno, adesso aveva solo bisogno di sfogarsi e di divertirsi: non era come tradirlo, un kagema non era paragonabile ad un samurai e, per quanto affascinante, un uomo che si prostituisce non poteva impegnarlo più di una notte. Così pensava mentre si avvicinava alla preda prescelta sfoggiando il suo sorriso da conquistatore.
“Una notte splendida, no?”
“Mai vista una più bella”
“Lascia che mi presenti. Il mio nome è Sato Masanori di Edo”
“Sasaki Ranmaru, anch'io vivo ad Edo, a Yoshiwara, per l'esattezza. Il tuo amico ti ha lasciato da solo a guardare le stelle?”
“Il mio giovane allievo era stanco, i bambini devono andare a letto presto”
Ranmaru sorrise, era un sorriso sfacciato, come ci si aspettava da un uomo delle sua specie, ma non era falso, probabilmente non gli dispiaceva esser stato avvicinato da Masanori; con un gesto fluido della mano spostò una ciocca oltre la spalla e sorrise di nuovo.

Note:
Onsen: impianti termali
Geta: zoccoli di legno alti
Onnagata: colui che interpreta ruoli femminili nel teatro kabuki
Sasaki Ranmaru: nel Giappone medievale e fino all'era Meiji, solo i samurai e i nobili avevano un cognome, il resto della popolazione era indicato o con l'uso del patronimico o indicando il luogo di provenienza. Nel caso degli artisti, questi portavano un nome d'arte, spesso scritto con ideogrammi che ricordavano quelli del maestro.

24ore, tre foglie nel vento, originali

Previous post Next post
Up