Time After Time - Seconda Parte

Sep 29, 2011 20:27

Fandom: Supernatural.
Pairing/Personaggi: Castiel/Dean, accenni Gabriel/Kalì e Jessica/Sam, Anna Milton, Balthazar, Claire Novak, Jo Harvelle.
Rating: Pg13.
Charapter: 2/2.
Beta: nessuna, causa tempo tiranno /o\
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico.
Warning: AU, Slash.
Words: 3477/8673 (fiumidiparole).
Summary: Sam sta per sposarsi, Dean sarà il suo testimone e, come da tradizione, dovrà ballare per secondo con la sposa. Jessica promette terribili ripercussioni, se le faranno fare brutta figura, quindi è costretto a prendere lezioni di ballo. Il maestro è Castiel.
Note: Il titolo della fic è lo stesso dell’omonima canzone di Cyndi Lauper, da cui è tratta anche la strofa che fa da introduzione alla storia.

Capitolo precedente: Prima Parte.

DISCLAIMER: Non mi appartengono, non ci guadagno nulla ù_ù

Time After Time
Seconda Parte

I giorni seguenti volarono via. All’arrivo in sala, Dean si esercitava sempre con il valzer, almeno per la prima mezz’ora, poi passavano al tango. Ad ogni lezione, Castiel gli insegnava delle figure nuove e gli faceva perfezionare quelle già imparate; sembrava entusiasta dei suoi progressi. Gli mostrò perfino alcune delle figure più spettacolari, compreso l’ocho, un passo in cui l’uomo guidava la donna a compiere un otto a terra, e che lui definì «Il cuore del tango».
Quando Dean eseguì un gancio perfetto al primo tentativo - un passo molto difficile, in cui uno dei ballerini doveva dare un calcio all’indietro, sollevando il tallone e passando il piede tra le gambe del partner - il maestro arrivò addirittura a  perdere il passo e fermarsi.
«Manico di scopa?» lo sentì mormorare incredulo, prima che alzasse su di lui due occhi blu incredibilmente brillanti. «Io… credo di doverti portare in un pub a bere, stasera» dichiarò poi.
Due giorni prima del matrimonio, mentre provavano il tango, Dean si lasciò trascinare dall’istinto e si strinse Castiel al fianco, sollevandolo da terra e facendo un giro su se stesso, prima di rimetterlo giù.
«Cos’era quello?» boccheggiò l’amico.
«Ho improvvisato» l’agente scrollò le spalle, e all’improvviso Castiel gli incorniciò il viso tra le mani.
«Stasera scegli una musica e domani portamela. Sarà l’ultimo giorno, balliamo quello che vuoi tu, qualunque cosa». Dean fu certo che quel sorriso l’avrebbe ucciso.

*°*°*°*°*

Dean s’impegnò sul serio a scegliere la canzone, cercando qualcosa che potesse rientrare non solo nei propri gusti, ma anche in quelli di Castiel. Voleva che il partner fosse felice della sua scelta, ed alla fine trovò un brano che giudicò a dir poco perfetto.
Era in fibrillazione, diamine, doveva ammetterlo. Solo due settimane prima aveva visto l’idea di prendere lezioni di ballo come una specie di condanna, non si sarebbe mai aspettato che la situazione finisse… così. Arrivò perfino un po’ in anticipo sull’orario concordato; avevano davanti due lunghe ore tutte per loro.
Quando si affacciò alla sala, il maestro stava dando lezioni a qualcun altro: una ragazzina bionda e sottile come un giunco. Quella musica ritmata doveva essere un cha-cha-cha.
Dopo un paio di minuti, la canzone s’interruppe e Castiel le arruffò i capelli. «Ormai sei una ballerina, Claire» osservò e non come se parlasse con una bambina, ma come se lo pensasse davvero.
Lei era al settimo cielo. «Allora domani m’insegni la bachata?» esclamò, aggrappandosi alla sua camicia.
«No» la stroncò subito il maestro. «Te la insegnerò quando i tuoi fianchi mi arriveranno almeno alla cintola».
La piccola s’imbronciò. «Potrebbe non succedere mai».
Castiel non rispose, ma nel suo sorriso gentile Dean vi lesse un silenzioso appunto; si trovò segretamente d’accordo con lui.
«Ora vai, ho un’altra lezione, adesso. Ci vediamo lunedì» la congedò il ballerino e Claire gli scoccò un rapido bacio sulla guancia prima di trotterellare via, osservando l’agente con uno sguardo curioso, mentre gli passava accanto.
«La ragazzina ha una cotta per te» disse lui, con una spalla poggiata contro lo stipite della porta.
«Ciao, Dean» rispose Castiel, senza raccogliere la provocazione. «Sei pronto?»
«Ti ho portato la musica» annunciò, staccandosi da lì per raggiungerlo.
«Dopo. Prima ripassiamo» ribatté l’insegnante.
«Non vuoi nemmeno sapere cosa ho scelto?» Dean gli sventolò un CD anonimo davanti al naso e Castiel lo seguì con gli occhi come un gatto, prima di sfilarglielo gentilmente dalle mani.
«Dopo» rincarò, senza lasciarsi abbindolare, posandolo sopra lo stereo.
«Va bene, Crudelia Demon» sbuffò il poliziotto e l’amico inclinò la testa di lato, come faceva sempre quando non capiva le sue citazioni. «Oh, andiamo, Crudelia Demon! La carica dei 101?»
«Non capisco perché tu mi abbia chiamato in quel modo. Non ho tentato di uccidere nessuno cucciolo di dalmata» rispose Cas perplesso.
Dean non sapeva se ridere o schiaffarsi una mano in faccia.
Trascorse quasi un’ora, prima che venissero interrotti, proprio nel bel mezzo di un passo complesso del tango. «Cas, mi stai tradendo?» chiese una voce giocosa.
«Anna» salutò il maestro, all’indirizzo della figura flessuosa incorniciata dalla porta.
Il poliziotto la conosceva, l’aveva già vista una volta, quando era passata a trovare Castiel. Era la sua ex-partner di danza, con la quale in passato aveva partecipato e vinto un sacco di competizioni, prima che l’incidente lo parcheggiasse nel ruolo d’insegnante. Dean aveva perfino provato con lei qualche passo; la trovava simpatica, alla mano e fottutamente sexy - i capelli rosso sangue, in particolare, erano uno spettacolo, così come quel vitino da vespa.
Anna si avvicinò a passo di danza, accennando qualche mossa con Castiel, prima di scivolare dalle sue braccia a quelle di Dean, che la guidò a compiere un otto perfetto.
«Ma guarda un po’ quanto è migliorato!» esclamò.
«E abbiamo iniziato il tango solo qualche giorno fa» la informò il maestro; il tono monocorde con celava nemmeno per sbaglio quanto fosse soddisfatto dei progressi dell’allievo.
«Sembra proprio che tu ti sia trovato un nuovo partner, Cas» rilevò.
Lui si strinse nelle spalle e si voltò a guardare l’agente per un lungo momento; quello era il loro ultimo giorno, se non avesse deciso di proseguire con le lezioni. Dean non voleva ammettere che ci stava pensando sul serio. Il tango gli piaceva davvero, e poi era un buon motivo per continuare a vedere regolarmente Castiel. Altrimenti, chissà, avrebbero finito per perdersi di vista, come tutti i conoscenti.
«Che musica hai scelto?» gli chiese questi, in tono un po’ smorzato, ricordandogli all’improvviso del CD che aveva portato.
«Oh, ti piacerà» assicurò il ragazzo, recuperandolo ed infilandolo lui stesso nello stereo, per poi selezionare la traccia che gli interessava. Quando le prime note“Feeling Good” squarciarono l’aria, si voltò entusiasta a guardare l’amico, ma sul suo viso non trovò l’espressione che si era aspettato.  [1]  «Non… non ti piace?» chiese stupito.
«È una bellissima canzone» rispose Castiel, ma aveva ancora quell’aria incerta.
«Cosa c’è che non va?» gli chiese Dean e lui arrossì appena.
«Non credo vada bene per noi» asserì il maestro, abbassando lo sguardo, imbarazzato.
«Non va… ma perché?» domandò deluso «È un classico e fa tanto James Bond, e… mi ci ero davvero impegnato a sceglierla. Pensavo… non lo so cosa pensavo». Già, in fondo lui che cavolo ne capiva di danza?
Gli occhi di Castiel si allargarono per il senso di colpa. «Mi piace, Dean, mi piace davvero» si affrettò a rassicurarlo, toccandogli un braccio. «Ma il fatto è che ci sono solo due tipi di ballo, adatti a questo brano: un lento in tre quarti o una rumba, e… non mi sembra il caso» tentò di spiegare arrossendo ancora.
«È molto complicata questa romba?» chiese il poliziotto.
«Rumba» lo corresse il maestro «Sì, anche».
«E…?» gli diede l’imbeccata Dean, intuendo che vi fosse dell’altro. Ma l’amico boccheggiò, tutto rosso ed impacciato come un ragazzino.
Una risatina divertita li riscosse, ricordando ad entrambi che non erano soli. «Perché non gliela facciamo vedere, Cas?» Aveva iniziato a chiamarlo così da quando aveva sentito Dean usare quel nomignolo e, sì, lui l’aveva notato. «Una dimostrazione pratica varrà più di mille spiegazioni» continuò la ragazza, offrendosi disponibile.
Castiel esitò, ma poi annuì e fece ripartire la musica da capo. Dean lo osservò chiudere gli occhi e scrollare le spalle per rilassarle e, quando lì riaprì, i suoi occhi erano duri e brucianti come tizzoni, incandescenti. Un momento dopo si avvicinò ad Anna con movimenti fluidi ed ondeggiante, mentre lei faceva lo stesso.
Passi leggeri, quasi in punta di piedi, mentre tutto - braccia, testa, collo, busto, fianchi - si muoveva, rapido e sinuoso. Si sfiorarono appena, poi la ragazza lo spinse via. Lui fece un piroetta, mettendosi in mostra, cosce e bicipiti che si gonfiavano nel movimento, ed Anna tornò ad accostargli, sfiorandogli il petto e girandogli attorno. Castiel le cinse la vita, le accarezzò la schiena, ondeggiando il bacino, e quasi riuscì a darle un bacio, prima che lei scivolasse via, sensuale ed agile come un gatta.
Dean deglutì, a disagio. Iniziava a comprendere cosa l’amico intendesse dire: non era solo tremendamente difficile, era anche… osceno. Quello non era un ballo da sala, era un danza d’accoppiamento.
Anna era fantastica, terribilmente sexy, ed il loro affiatamento era evidente - anche se stavano improvvisando, non perdevano mai il ritmo. In effetti, erano tanto convincenti da fargli sospettare che fossero, o fossero stati, partner non solo nel ballo. E tuttavia l’attenzione di Dean era tutta per Castiel. Quasi non riusciva a riconoscerlo in quel corpo provocante, in quei gesti sfacciati, in quello sguardo che trasmetteva promesse indescrivibili.
E qualcosa, dentro di lui, all’improvviso si spezzò; pezzi acuminati che s’infilavano un po’ dappertutto, nei polmoni, nelle viscere, nel cuore. Era tutto così sbagliato. Uno spasmo gli squassò lo stomaco, il desiderio irrazionale e violento di strappare di dosso al ragazzo quelle mani estranee. Spegni la musica, si disse, falli smettere. Ho capito, avrebbe voluto urlare, cazzo, ho capito! Invece rimase piantato lì, a fissarli, prendendosi la sua lezione.
I due ballerini si inseguivano come un gallo e una gallina, ma quando la musica finì e la ragazza fu finalmente tra le sue braccia, Castiel - sudato, elettrico, bellissimo e più lontano di quanto Dean l’avesse mai visto - fu su di lui che puntò il suo ultimo sguardo. Capisci, ora?, sembrava chiedergli.
E Dean non era altro che un manico di scopa su pattini a rotelle.
«Forse potremmo provare con il lento» propose il maestro ansante, ma l’altro ragazzo voltò il viso, non riusciva più a guardarlo.
Si sfregò la bocca in un gesto nervoso, frustrato - forse perfino un po’ nauseato. «Io… credo di averne avuto abbastanza per oggi» asserì, puntando l’uscita.
«Dean?» lo chiamò Castiel confuso, spiazzato, ma lui non si voltò.

*°*°*°*°*

L’odore dell’incenso gli stava facendo venire voglia di starnutire. E tutti quei fiori non aiutavano affatto. Fermo al lato dell’altare, Dean si grattò con discrezione il naso, poi tornò ad osservare il fratello, in piedi e raggiante davanti a lui, come un pinguino alto due metri.
Cristo, ancora non riusciva a credere a quello che stava succedendo, anche se lo sentiva dichiarare le sue promesse. Per lui era sempre il bambino di quattro anni che si lagnava perché voleva i cereali.
Okay, magari era un po’ - giusto un po’ - commosso. Gli dispiaceva che suo padre non potesse vedere l’uomo che Sam era diventato; ne sarebbe stato fiero almeno quanto lui.
Lo sposo si voltò un momento a rivolgergli un sorriso, prima di riportare l’attenzione sul pastore Jim e su Jess. Lei era semplicemente radiosa: una delicata rosa d’avorio.
Due ore dopo, a metà del pranzo, Dean era a tanto così dall’ avere un crisi nevrotica. Aveva abbandonato la giacca sulla sedia ed aveva l’impressione che il gilet lo stesse soffocando; decisamente aveva mangiato troppo. E anche bevuto più del necessario, a giudicare dalla bottiglia di rosso quasi finita, ma ehi!, aveva le sue buone ragioni. Si allentò il nodo della cravatta, osservando gli sposi scendere in pista per il loro primo ballo.
Non poté trattenersi dall’alzare gli occhi al cielo, quando partirono le note di “Time after time”. [2]  Era proprio da Sammy scegliere una canzone così sdolcinata. Però erano davvero una bella coppia, doveva ammetterlo e, no, lui non stava affatto ascoltando le parole della canzone. Non stava pensando al sorriso di Castiel, ai suoi occhi, alla sua presa forte che lo sorreggeva quando scivolava, no.
Si verso un altro bicchiere di vino.
«Ehi, perché non mi fai vedere cos’hai imparato?» lo riscosse la voce di Jo, elegantissima nel suo abito di raso color bronzo.
Dean sbuffò, le scarpe gli stavano uccidendo i piedi - c’era un motivo se indossava sempre anfibi enormi - ma si era esercitato proprio per quello, no? Si alzò ed offrì la mano all’amica, accompagnandola in pista. Le cinse la vita con l’altro braccio ed iniziò a guidarla in silenzio, lei gli rivolse un sguardo esterrefatto.
«Hai imparato sul serio! E non mi stai pestando i piedi» constatò allibita. Il ragazzo le rivolse un sorriso storto e Jo assottigliò la sguardo. «Cosa c’è che non va?»
«Nulla» il collega inarcò un sopraciglio, perplesso.
«Oh, ma per favore. È quasi un’ora che te ne stai in un angolo a bere, lontano da tutti. Credi che non ti conosca, cazzone?» sbuffò.
Dean scrollò le spalle. «Sono state due settimane pesanti e stanotte ho dormito male» o per meglio dire: non aveva affatto chiuso occhio. Era strano ballare con Jo; in qualche modo il suo subconscio continuava a dirgli che era troppo bassa e troppo minuta e troppo leggera. È l’abitudine, solo l’abitudine, si disse.
«No, non ci credo» soffiò lei «Non avrei mai pensato di vedere quello sguardo nei tuoi occhi».
«Quale sguardo?» l’amico si accigliò.
«Quello di chi ha il cuore spezzato» asserì Jo, e stavolta sembrava mortalmente seria.
Dean deglutì, tentando un sorriso nervoso. «Oh, andiamo, io? Non dire sciocchezze».
«Chi è la fortunata?» domandò la collega, sorda alle sue balle. «La tua insegnante di ballo?» tirò ad indovinare.
«È un maschio» la informò il ragazzo.
«Ti sei preso una cotta per un altro uomo?» Jo rimase a bocca aperta.
«Cos- no! Il mio insegnate è un maschio» chiarì il maggiore dei Winchester e, no, andiamo, non gli era affatto preso un colpo a quell’insinuazione.
«Oh… be’, sembra che sia bravo» osservò l’amica.
«Già» confermò Dean atono.
«E ti ha proprio fregato, eh?» continuò la ragazza.
«Chi?»
«Il tuo insegnate» specificò Jo, con sguardo furbo. «È lui» dichiarò convinta.
Dean non rispose. La testa iniziava a girargli per via del valzer e del vino, così - appena finì la canzone - ne approfittò per uscire a prendere una boccata d’aria fresca.
Si poggiò contro il muro e lasciò ricadere la testa indietro, chiudendo gli occhi. La pace non durò a lungo. La porta finestra si aprì e lui riconobbe l’intruso dall’odore del suo orrendo dopobarba, ancora prima che potesse dirgli qualunque cosa.
«Sto bene, Samantha» placcò il fratello, senza nemmeno disturbarsi sollevare le palpebre.
«Non hai un bell’aspetto» si limitò ad osservare lui.
«E dire che questo completo l’ho pagato un mucchio di soldi» replicò il maggiore «Sono perfino andato dal barbiere a farmi aggiustare i capelli».
«Cosa c’è che non va?» insisté Sam. Una domanda che iniziava a diventare ridondante.
«È stata Jo, vero? Vi siete messi d’accordo».
«Dean» lo richiamò il fratellino, in quel suo supponentissimo tono saccente. 
Lui aprì finalmente gli occhi, osservandolo da capo a piedi. Pinguino soprataglia. «Sono felice per te, Sammy» asserì con voce roca, gentile.
Lo sposo si accigliò, preso alla sprovvista, poi sorrise. «Grazie, Dean» si perse un attimo a guardare la fede al proprio dito. «Sono sposato» disse, come se lo stesse realizzando anche lui solo in quel momento.
Dean sbuffò divertito. «Fa vedere» ordinò, prendendo una delle sue zampacce. «Platino? Niente male. Chi l’ha scelta?»
«Jess».
«Ovvio. Faresti di tutto per quella ragazza» costatò il maggiore, in tono annoiato.
Sam scrollò le spalle. «E quello che si fa con chi si ama. Dovresti saperlo, tu lo fai con un sacco di gente».
Già, era vero, c’erano molte persone che Dean amava in un modo che non aveva nulla a che fare con il sessuale, e a cui non riusciva a negare nulla; Sam e Jo erano solo la punta dell’iceberg.
«Come hai capito che Jessica era quella giusta? Non te l’ho mai chiesto». E, Cristo, perché con suo fratello finivano sempre a fare quei discorsi da femminucce?
Di nuovo Sammy aggrottò la fronte in quella sua tipica espressione. «Non lo so. Stavano insieme già da un po’, poi un giorno mi sono svegliato e lei era già in piedi, con i capelli tutti arruffati e solo una mia camicia addosso e… tutto è diventato chiaro» raccontò pensoso.
«Da quanto la conoscevi?»
«Sei mesi, mi sembra».
«A me sono bastate due settimane» mormorò, chiudendo gli occhi. E perché far finta di nulla? Tanto Jo doveva già avergli spifferato tutto, maledetta lei.
«Sai, a volte non è una questione di tempo» disse delicatamente Sam, appoggiandosi accanto a lui «Basta che quella persona ti faccia sentire bene».
Dean sbatté volontariamente la testa contro il muro, un paio di volte. «Cazzo» sputò.
«Dovresti andare» asserì il minore.
«È il tuo matrimonio» obbiettò l’altro, riaprendo gli occhi.
«Appunto. Fuori dalle palle, non ho più bisogno di te. Inoltre, anche io e Jess stiamo per svignarcela» confessò.
Dean fu quasi sul punto di abbracciarlo - quasi. Gli strinse una spalla, in segno di ringraziamento. «Ti chiamo più tardi» promise.
«Meglio di no» Era la sua prima notte di nozze, che diavolo! «Ti cerco io domani mattina» lo rassicurò, dandogli una spintarella nella direzione del parcheggio.

*°*°*°*°*

Furono necessari venti minuti per raggiungere Dancing Heaven, e Dean li trascorse tutti con le mani artigliate al volante della sua bambina e la testa piena di discorsi sconclusionati. Quando arrivò, non sapeva ancora cosa dire a Castiel, e solo in quel momento ricordò che era domenica e la scuola di ballo era chiusa. Aveva già un’imprecazione sulla punta della lingua, quando si accorse che una delle finestre della sala era illuminata.
L’agente prese un respiro profondo, poi scese dalla macchina e si avventurò in silenzio oltre la porta della scuola, accostandosi con circospezione a quella della sala. Non si sentivano voci, oltre essa, solo le note di “I don’t want to miss a thing” sparate a tutto volume ed una serie di tonfi. [3]
Quando si affaccio, tutto ciò che vide fu un corpo atletico eseguire una serie di salti mortali uno dietro l’altro, tanto veloce che non riuscì a riconoscerlo, poi una piroetta, ed infine crollare a terra, quando la canzone si concluse. Solo allora capì che era Castiel, mentre il ragazzo si stringeva tra le mani un ginocchio, l’espressione accigliata e la canottiera intrisa di sudore. La musica riparti dall’inizio, in replay, e Dean si domandò quante volte l’amico l’avesse già ballata in quel modo folle ed avventato. Cristo, aveva avuto un incidente, quel ginocchio non poteva reggere tanto!
«Probabilmente farei meglio a non venire, domani. Di questo passo, tu sarai inservibile» esordì con voce burbera, raggiungendolo ed accucciandosi accanto a lui.
«Dean…» soffiò Cas. Evidentemente nella foga non si era proprio accorto della sua presenza. Deglutì a fatica e lo fissò con sguardo incerto, preoccupato. «Sei… molto affascinante» commentò, osservando l’abito che lo vestiva a pennello.
Lui lo ignorò. «Che diavolo stavi facendo?» ringhiò piuttosto, spostando le sue mani e sollevando il pantalone della tuta per controllargli il ginocchio. Era gonfio, ovviamente. «Devi metterci del ghiaccio, subito» ordinò, afferrandolo per un gomito ed aiutandolo ad alzarsi in piedi.
«Dean, aspetta!» cercò di fermarlo il ragazzo, reggendosi alle sue spalle. Preoccupato, lui gli si accostò ulteriormente, cingendogli la vita per poggiare il suo peso contro di sé. «Perché sei qui? Dovresti essere al matrimonio» chiese il maestro, confuso.
L’agente si leccò nervosamente le labbra, non sapendo cosa rispondere. Lo sguardo di Castiel cadde un attimo lì, ma poi la sua testa si abbassò. «Se ho sbagliato qualcosa o ti ho offeso in qualche modo…» tentò.
«Sta zitto» sbottò infine Dean. «Sono qui perché mi sono accorto di non voler ballare con nessun altro».
Castiel rialzò il capo ed i suoi occhi blu erano enormi, dilatati. «Cosa?» mormorò spaesato. Le sue braccia scivolarono sulle spalle dell’altro ragazzo, mentre appoggiava il peso contro il suo petto, e lui lo strinse meglio, avvolgendogli i fianchi asciutti. Poi, però, il maestro cercò di scostarsi. «Sono tutto sudato, ti rovinerò l’abito» esclamò.
Dean non lo lasciò andare. «Zitto, ho detto» posò un bacio sul suo collo ed intrecciò le dita ai suoi capelli. «Voglio imparare quel ballo. Con te» continuò.
«I-io pensavo… ti avrebbe messo a disagio» smozzicò Cas, cercando di guardarlo negli occhi.
L’agente non poteva biasimarlo; si era comportato proprio da cazzone i primi giorni, anche se lui era stato pazientissimo. Tuttavia ridacchiò, in maniera anche un po’ isterica. «Oh, sono oltre quella fase. Ormai sono affondato nel ridicolo fino al collo» asserì, poggiando la fronte contro la sua.
«Dean?» bisbigliò Castiel spaesato, e lui fu certo che avrebbe inclinato la testa in quel modo adorabile, se non fossero stati tanto appiccicati. Quindi lo spiò tra le ciglia e si mosse appena il tanto utile a sfiorare le sue labbra con le proprie, assaggiando la morbidezza di quella bocca bellissima ed illegalmente sensuale per essere quella di un uomo.
L’insegnate trattenne bruscamente il respiro, scrutandolo allibito, poi si avventò su di lui in modo così passionale che Dean rischiò di cadere all’indietro, mentre sorreggeva il peso di entrambi. Un attimo dopo, labbra, denti e lingua furono sulla sua bocca, facendogli piegare le ginocchia come non gli capitava da quand’era ragazzino.
«Pensavo… pensavo ti piacessero le donne» ansò Castiel, incorniciandogli il viso tra le mani.
«Lo pensavo anche io. E credevo che tu stessi con Anna» replicò, schioccando un altro bacio su quelle labbra, perché - davvero - erano così provocanti.
«Con Anna? No, i miei amici… immaginavo avessi capito da quello che hanno detto il primo giorno».
Se Cas non l’avesse smessa subito di sfiorargli la guancia in quel modo con quel suo nasino, Dean non avrebbe risposto più di sé. «È solo che quando ballavate… eri così convincente» biascicò.
«Ma il ballo è anche interpretazione, pensavo di avertelo insegnato» Il maestro lo baciò appena sotto l’orecchio e lui in risposta gli concesse solo un mugolio.
«Scommetto che ci sono un sacco di altre cose che potresti insegnarmi» insinuò Dean. Qualcosa gli diceva che era bravo anche nel tango orizzontale.
Il sorriso che Castiel gli regalò avrebbe potuto incendiare il cielo.

FINE.

[1] Michael Bublé - Feeling Good.
[2] Cyndi Lauper - Time after time.
[3] Aerosmith - I dont’ want to miss a thing.

Potete trovarla anche su:
EFP.

maridichallenge: reality challenge, supernatural

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