Fandom: Merlin/Sherlock Holmes;
Pairing: Holmes/Watson, king!Lestrade, Milverton;
Rating: G;
Beta: Narcissa63 \0/ (che mi ha cazziata per le ripetizione *piange amore* Mi sei mancata, tesoro, sappilo ♥)
Genere: Introspettivo, Romantico (?).
Warning: Merlin!AU, Crossover, Gen;
Words: 1090 (
fiumidiparole)
Summary: Watson, medico di corte a Camelot, assiste ad un processo per magia piuttosto bizzarro. L’accusato, un certo Sherlock Holmes, non sembra affatto intimorito da Lestrade, il Re.
Note: Scritta sul prompt Medieval!AU, per il
2° giorno del
Calendario dell’AUvvento di
auverse.
DISCLAIMER: Non mi appartengono e non ci guadagno nulla ù_ù
Il mio amico Sherlock Holmes
Negli anni, in quanto medico di corte e consigliere del Re, ho avuto modo di assistere a diversi processi. Non sempre sono stato d’accordo con il giudizio del sovrano ed io stesso, in gioventù, ho avuto modo di ampliare i miei studi addentrandomi nelle branche della magia. Senza di essa, probabilmente oggi non sarei qui, infastidito solo da una vecchia ferita alla gamba che si risveglia nella sere più umide, e sarei caduto su un campo di battaglia molti anni addietro. Ad ogni modo, smisi di praticarla quando Lestrade la bandì e potevo comprendere i motivi che l’avevano spinto a farlo.
La magia è troppo complessa, selvaggia ed imprevedibile, per essere a disposizione di uomini - e donne, naturalmente - dalla dubbia moralità, che spesso l’adoperano nei modi più sbagliati. Il potere, di qualunque tipo esso sia, corrompe l’animo umano con grande facilità, se glielo si permette.
Eppure l’uomo che quel giorno era stato portato a giudizio era il più singolare che avessi mai visto. Proveniva da Eldor, un villaggio a qualche giorno da Camelot, era tanto straordinariamente alto quanto era magro, pallido come l’alba sulla neve, vestito di abiti modesti, ma sobri ed ordinati. I suoi occhi grigi erano quelli acuti d’un falco e sul suo viso non vi era alcuna apprensione, anzi pareva piuttosto annoiato.
«Sherlock Holmes, siete accusato di aver praticato illecitamente le arti magiche, di aver lanciato il malocchio su un mercante e di aver corrotto sua moglie con un filtro d’amore. Come rispondete?» tuonò Re Gregory. ¹
«Esattamente come risponderei se qualcuno mi dicesse che gli asini volano, Sire: è ridicolo» dichiarò stizzito.
Il viso topesco di Lestrade si increspò in una smorfia contrariata. «Quest’uomo» riprese, indicando Milverton, il latore delle accuse «sostiene di avervi venduto della lana per un prezzo - lo ammette lui stesso - un tantino eccessivo. Il giorno seguente è stato colpito da una serie di sfortunati eventi, che si sono conclusi con la scomparsa di sua moglie nel bel mezzo della notte. Voi vi siete presentato alla sua porta offrendogli il vostro consiglio e, dopo aver gironzolato per un’ora nella sua tenuta, gli avete detto esattamente dove avrebbe trovato la sua signora».
«In primo luogo, il prezzo di quella lana non era solo un po’ eccessivo, era indecente, ma non l’avrei acquistata se avessi ritenuto che non lo valesse» rispose Holmes «In secondo luogo, offrire consulenze è ciò che so fare meglio e che sfrutto per guadagnarmi il pane. Ho compreso che la giovane moglie del mercante era fuggita con l’affascinante stalliere, così come so che avete passato la mattinata a scrivere, cosa che ha acuito il dolore alla vecchia ferita di guerra sulla vostra spalla destra, e che avete mangiato uova per colazione».
Il sovrano sussultò. «Quale incantesimo avete usato per venire a conoscenza di questi fatti?» sbottò, irato.
«Uno che si chiama cervello, Sire» sbuffò lo straniero «La vostra postura è rigida, e non nel tentativo di mostrarvi più imponente, ma della tensione tipica della sofferenza, e quasi non muovete il braccio destro, usando solo il sinistro per gesticolare quando impartite gli ordini. È risaputo che siate destrorso ed il fianco destro è quello lasciato scoperto dallo scudo, da qui ho dedotto si trattasse di una ferita di battaglia. Vi siete lavato le mani, ma anche da qui posso vedere le tracce che l’inchiostro ha lasciato sotto le vostre unghie; le lunghe ore passate a vagliare documenti devono aver accentuato il fastidio alla spalla. E avete un pezzetto di uova strapazzate impigliato nei baffi». Il suo dire era rapido, monocorde, quasi stesse leggendo una lista della spesa o gli ingredienti per un infuso.
Lestrade strabuzzò gli occhi. «Messa così sembra molto semplice».
«Elementare» convenne l’accusato. «Allo stesso modo ho notato che i cassetti di Mrs. Milverton erano socchiusi e che ne erano stati presi pochi indumenti, quindi non era stata rapita, ma era stata lei stessa a andarsene, di sua sponte. Ho sentito le due ancelle chiacchierare del giovane stalliere e ho saputo dall’attendente del mercante che quel giorno il ragazzo non si era ancora visto. In seguito, esaminando le stalle ho notato due serie di impronte vecchie, lasciate la notte precedente, che le raggiungevano sul retro, e l’assenza di un cavallo. C’è un’unica locanda tra Eldor ed il villaggio successivo, la sola in cui avrebbero potuto fermarsi per riposare, quindi l’ho indicata a Mr. Milverton, e lì vi ha trovato la sua signora».
«Straordinario» mi lasciai sfuggire, attirando brevemente la sua attenzione, e lui mi rivolse un fuggevole sorriso.
Il Re si agitò sul proprio trono, in difficoltà, ed il mercante arrossì visibilmente, furioso di essere stato svergognato in un tal modo davanti alla corte.
«Siete stato ingiustamente accusato, Mr. Holmes» convenne quindi Lestrade. «Milverton, pagherete a quest’uomo la somma che gli dovete e gli porgerete le vostre scuse» dichiarò severo. Poi si rivolse alle guardie: «Liberatelo» ordinò, e queste rimisero in piedi Sherlock Holmes, slegandogli i polsi.
Lui li massaggiò piano per riattivare la circolazione ed io mi avvicinai per esaminarli. La pelle bianchissima era infiammata per le abrasioni lasciate dalle corde, ma per il resto l’uso delle mani non sembrava compromesso, anche se tremavano per il dolore causato dal sangue che riprendeva il proprio percorso.
«Posso darti una pomata per lenire i segni» dissi, incontrando il suo sguardo. Non poteva aver visto più di trenta inverni, all’incirca quanti ne avevo veduti io, quindi.
«Sarebbe molto gentile da parte tua» rispose, dimostrando di saper essere cortese, se lo desiderava.
«Holmes» lo richiamò il Re «Mi farebbe comodo avere un uomo come lei nel mio consiglio. Pensa di potersi trasferire a Camelot per un giusto compenso annuo?» propose, sorprendendo tutti, non ultimi il sottoscritto e l’interessato.
Quest’ultimo parve riflettervi, riavendosi dal momentaneo stupore. «Non ho nulla che mi leghi ad Eldor, ma non saprei dove alloggiare qui a Camelot e non posso permettermi di pernottare a lungo in una locanda, Sire» ammise poi.
«Puoi stare da me» offrii, perché quell’uomo aveva totalmente attirato la mia attenzione «Se lo desideri, voglio dire» mi affrettai ad aggiungere. «Le mie stanze sono troppo ampie per una sola persona e potrei dividerle con te, in cambio di un po’ del tuo tempo, se mi aiuterai a preparare i medicamenti».
Lui mi contemplò a lungo, come se mi fossi appena rivelato insospettabilmente interessante, poi le sue labbra sottili si arricciarono di nuovo in quel sorriso fugace. «Ne sarei onorato» rispose.
«Allora è deciso» decretò Lestrade, distraendoci «Ha una settimana di tempo per tornare ad Eldor, raccogliere i suoi averi e trasferirsi qui, Mr. Holmes. Dopodiché inizierà ad esercitare la sua nuova carica».
Fu così che conobbi il mio amico Sherlock Holmes.
FINE.
¹. Sì, lo so che nel canone il nome di battesimo di Lestrade è sconosciuto, quindi - per stavolta - l’ho preso in prestito da Sherlock della BBC.
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EFP.