Dovrei dare un sonoro scapellotto alla mia protetta, queenseptienna, perchè mi ha fatto fare i salti mortali per betarle una fic a tempo di record, ma mica mi ha spiegato che era per il compleanno di laurazel! *me scaglia un occhiatta alla sua autrice* Ed io, come una cretina, mi sono ritrovata questa mattina a guardare le altre persone che facevano gli auguri alla festeggiata ç__ç
Laura, io non ti conosco bene, ma avevo questa cosina in cantiere che attendeva il betaggio e spero possa piacerti e contribuire a rendere speciale la tua giornata! Buon Compleanno e cento di questi giorni! ^__^
Fandom: Sherlock Holmes;
Pairing: Holmes/Watson;
Rating: Pg13;
Genere: Introspettivo, Romantico;
Summary: Una sera come tante altre, Watson rientra a casa e trova Holmes strafatto, poi...
DISCLAIMER: I personaggi non sono miei, sono infatti opera della mirabile penna di Sir Athur Conan Doyl e nel mio modesto lavoro non vi è alcun fine di lucro.
Tra le Righe
La vera felicità non è in fondo ad un bicchiere,
non è dentro ad una siringa:
la trovi solo nel cuore di chi ti ama.*
Quella sera rientrai molto tardi nella nostra casa in Baker Street, dopo un estenuante giro di visite. Avevo ripreso ad esercitare la mia professione di medico da qualche mese, dopo il periodo di lutto durato quasi un anno a seguito della morte di mia moglie, ed ancora non mi ero abituato del tutto a quella rinnovata vita da scapolo.
Una volta entrato nel soggiorno, trovai Holmes, il mio amico e coinquilino, accasciato sulla poltrona accanto al caminetto, preda dei fumi dell’eroina. Mi si stringeva il cuore a vederlo ridotto così alla conclusione d’ogni indagine. Era una vista che, nonostante l’abitudine, non riuscivo a sopportare. Avrei voluto distogliere lo sguardo e passare avanti, ignorare il modo in cui amava tanto distruggersi, ma non ero in grado di fare nemmeno quello. Rimasi lì ad osservarlo, chiedendo perché, perché con tanta ostinazione continuava a farsi del male?! Forse un cervello come il suo aveva bisogno di essere inibito per sopportare la noia, per allontanare lo squallore che, inevitabilmente, quando quegli acuti meccanismi non erano in moto, lo investiva come una calamità. La sua mente aveva bisogno di un sogno artificiale per poter trovare finalmente riposo, per non impiegare il tempo in deterrenti elucubrazioni.
Infine trovai la forza di accostarmi a lui, con l’intenzione di caricarmelo in spalla e portarlo a letto, dove sarebbe stato senz’altro più comodo.
-Siete tornato…- biascico, aprendo gli occhi di uno spiraglio, nel momento in cui lo afferrai sotto le ascelle come fosse un bambino.
-Certo che l’ho fatto, dove altro sarei dovuto andare?- borbottai, sollevandolo di peso.
-In qualunque altro posto, avete un’altra casa…non sopporto più la vostra presenza, Watson…liberatemi, ve ne prego…- rantolò ed io volli credere che non dicesse sul serio, che non fosse altro che il delirio di un drogato.
-E’ questa la mia casa, accanto a voi, non ho nessun altro da cui tornare. E da cosa dovrei liberarvi, poi?- replicai, mentre mi si accasciava addosso -Temo abbiate esagerato con la dose stavolta, amico mio- aggiunsi, non lo avevo mai visto conciato così male.
-Che altro posso fare per ignorarvi, mio caro? Invadete ogni mio spazio, se non le pongo un freno la mia testa si riempie di voi, siete tutto ciò che respiro…vi detesto- sussurrò, con il volto nascosto contro la mia spalla.
Voltai il capo, cercando il suo sguardo, immergendo il naso nei suoi capelli ricci: -Voi invece siete quanto di più caro mi è rimasto, non vi lascerò solo, avete bisogno di me visto che non sapete prendervi cura di voi stesso. Sarò sempre un passo indietro a voi per guardarvi le spalle, come fin ora mi avete permesso di fare-.
Le sue braccia si alzarono lentamente, con fatica e le sue mani ossute artigliarono la mia camicia con disperazione: -Vi ho messo costantemente in pericolo, sono troppo egoista, anche quando vi siete sposato non riuscivo a rinunciare del tutto a voi e vi portavo con me, perfino quando sapevo che avreste potuto rimetterci la vita-.
-Questo mi rincuora, è segno che almeno un poco vi volete ancora bene- replicai, incurante delle sue scuse, non ne avevo alcun bisogno, seguirlo era sempre stata una mia libera scelta.
-Avete capito cosa vi sto dicendo?!- sbottò improvvisamente, voltandosi il tanto da mostrami i suoi occhi lucidi e folli.
-Si, mio caro, perfettamente- sorrisi, posando un bacio sulla sua guancia pallida -Ed ora permettetemi di mettervi a letto-.
Holmes rise istericamente: -Non trattatemi con tanta condiscendenza, non sopporto il vostro sguardo impietosito- mi respinse con forza -Vi sto dicendo che sono un invertito, un deviato, un sodomita….e voi mi trattate come un ragazzino capriccioso!- berciò.
-Mi state dicendo che mi amate e non vedo nulla di sbagliato in questo, al contrario, ne sono lieto- mi accostai nuovamente a lui e, incurante delle sue proteste, me lo caricai finalmente in spalla -Siete un uomo troppo retto ed integerrimo per perdonarvi di una cosa simile, che la nostra società aborrisce, ma io non posso che esservene grato. Finché ho voi, non ho bisogno di nient’altro- conclusi, stendendolo sul materasso e specchiandomi nel suo sguardo torvo e penetrante. Gli sfilai le scarpe, la giacca e scostai la coperta, aiutandolo a mettersi sotto di essa. Infine mi chinai e lo baciai brevemente sulla bocca: -Domani, quando sarete veramente in voi, riprenderemo il discorso se lo desiderate. Buonanotte- mormorai, prima di lasciarlo.
Fui quasi certo di scorgere un sorriso soddisfatto sulle sue labbra sottili, quando richiusi l’uscio della sua camera da letto.
FINE.
*La frase d’introduzione è un aforisma di Jim Morrison.