Fuga e Cattura

Jul 12, 2010 21:56

Fandom: White Collar.
Pairing: Neal Caffrey/Peter Burke.
Rating: NC17.
Warning: Bondage, Sesso descrittivo, Slash.
Beta: Narcissa63.
Summary: Con un secco CLACK le manette si chiusero ai polsi di Caffrey e lui trattenne il fiato, mentre Peter gli si premeva addosso per incastrare entrambi i suoi polsi contro la portiera della macchina.
Note: Scritta per il prompt 002 - Bondage del mio set, preso dalla tabella 50 Kinks di kinks_pervs .
Dedica: A ladymacbeth77 , come ringraziamento per avermi scritto la bellissima RPS “Buona la prima”, scritta sul suo prompt “Sex in vehicles” di hotfic_exchange . È la prima volta che scrivo su questo fandom e spero di aver prodotto qualcosa di decente che ti possa piacere .__.



Fuga e Cattura

Con un secco CLACK le manette si chiusero ai polsi di Caffrey e lui trattenne il fiato, mentre Peter gli si premeva addosso per incastrare entrambi i suoi polsi contro la portiera della macchina.
Burke era furioso, Neal lo sapeva, riconosceva tutti i segnali: la mascella contratta, che ne esaltava ancora di più la linea squadrata, la postura rigida delle spalle, che tendevano la stoffa della giacca, gli occhi scuri e tempestosi che evitavano ostinatamente i suoi, e i gesti secchi e rabbiosi con cui si muoveva.
Istintivamente si tirò indietro, schiacciandosi ancora di più contro il finestrino. Non perché l’amico gli facesse paura, ma perché la sua presenza così vicina era semplicemente troppo. Il suo profumo lo investì e percepì il proprio respiro accelerare, mentre il cuore gli rimbombava nelle orecchie; gli ci volle tutto il proprio talento di truffatore per nasconderlo.
Voleva scappare, sì, ma non dal controllo dell’FBI, bensì da Peter. Non si riconosceva più, sempre più spesso il pensiero di Kate diventava secondario, mentre quello di rendere fiero Burke, di conquistarsi la sua approvazione - un suo sorriso - e la sua fiducia, lo ossessionava. Ed era un cosa che non poteva tollerare… lui amava Kate! Solo Kate. “O forse no”, gli sussurrò una vocina che somigliava sorprendentemente a quella di Mozzie, quando Peter si scostò da lui e puntò lo sguardo dall’altra parte, accartocciandogli il cuore.
«Sei arrabbiato» constatò per spezzare quel silenzio che lo stava uccidendo. Aveva bisogno - davvero, ne aveva bisogno - che Mr. FBI gli dedicasse tutta la sua attenzione.
Burke digrignò i denti. «No, Caffrey, non sono arrabbiato. Sono deluso», replicò voltandosi finalmente al suo indirizzo, ma Neal non era sicuro che fosse un miglioramento. Quelle parole furono come una ginocchiata alle parti basse.
«E’ colpa tua!» sbottò all’improvviso, al colmo della frustrazione.
«Mia? Sarebbe colpa mia, Neal?! Io sto rovinando la mia vita per te, te ne rendi conto? Ogni giorno metto a rischio la mia carriera ed il mio matrimonio per cercare di renderti un uomo migliore. Ed è così che tu mi ripaghi!» gli urlò contro il federale.
«Si, tua! E’ dannatamente colpa tua se io non riesco a smettere di pensarti, se ogni minuto mi chiedo a cosa pensi o cosa faresti al mio posto, se tutte le volte che rischio la pelle poi vorrei solo… solo… correre da te ed abbracciarti, come se tu potessi cancellare ogni brutta esperienza! Tutto questo non è normale, ed è colpa tua!»
Peter trasalì, sembrava che lo avesse investito un tir, poi all’improvviso spinse Neal contro la portiera, schiacciando le sue spalle contro il vetro, e si gettò su di lui. Caffrey chiuse gli occhi, preparandosi al pugno che era certo sarebbe seguito, invece quello che sentì furono le mani forti di Burke artigliare la sua camicia ed i suoi capelli, ed il suo respiro affannato contro una guancia, prima che i denti di Peter si chiudessero sul suo labbro.
Neal gemette e l’amico ne approfittò per infilargli la lingua in bocca, che lui accolse con un mugolio estasiato. “Sì, oddio, sì!” fu tutto ciò che riuscì a pensare, quando il federale lo afferrò per i fianchi e lo tirò più in basso, facendolo distendere sui sedili ed allungandosi su di lui.
«Tu… tu non hai idea di quanto hai sconvolto la mia esistenza» ringhiò Burke sul suo collo, sciogliendo frettolosamente la sua cravatta per avere più pelle da succhiare. «Hai ribaltato tutto… tutto! Perfino El si è accorta che non penso ad altro che a te» continuò, sbottonando la sua camicia elegantissima e facendo saltare qualche bottone nel tragitto.
Neal ansimò, tirando le braccia nel tentativo di raggiungerlo, ma le manette tintinnarono contro il manico della portiera, tirandogli i polsi. «Liberami» lo supplicò con urgenza, disperato dal desiderio di toccarlo.
«No» rispose secco Peter, slacciando i suoi pantaloni ed infilando una mano nei suoi boxer scandalosamente costosi - Armani? - per afferrare il suo sesso, prima di riprendere a baciare il suo petto, tracciando i muscoli perfetti e tacitando ogni sua protesta.
Il truffatore non riuscì ad aggiungere altro, mentre le mani dell’amico lo facevano impazzire. Tutto ciò che riuscì a fare fu sollevare i fianchi, quando Burke strattonò i suoi pantaloni e l’intimo per liberare le sue gambe.
Peter era ancora completamente vestito e la sensazione dei suoi abiti ruvidi che gli sfregavano contro la pelle sensibile dell’interno coscia fece girare la testa a Neal. Solitamente preferiva di gran lunga la comodità di un bel letto ampio ed amava prendersi tutto il tempo di far ammattire le sue amanti, ma in quel momento non desiderava altro che saltare tutti i convenevoli ed essere preso lì,  subito, con forza, schiacciato sui sedili posteriori di quell’auto. Quando Burke spinse dentro di lui un dito umido di saliva, quasi gridò per il sollievo, supplicando senza vergogna perché facesse in fretta, dannazione, più in fretta!
Le manette gli stavano segando i polsi ed avrebbe potuto liberarsi in un battibaleno, ma qualcosa gli diceva che Peter lo volesse esattamente così, alla sua completa merce, ed il solo pensiero bastava a portarlo ad un soffio dall’orgasmo.
Burke si aprì la patta dei pantaloni, tirando fuori il suo sesso durissimo e livido, e Caffrey si aggrappò alla catenella che univa i due bracciali metallici, strattonando e quasi sradicando la maniglia della portiera, mentre il federale cominciava ad entrare in lui. Si lasciò sfuggire un «Sì!» sibilato, quando Peter - dopo aver concesso ad entrambi appena un attimo per abituarsi - cominciò a spingere con forza e senza riguardi.
Qualcosa gli diceva che domani non sarebbe riuscito a reggersi in piedi nemmeno per camminare, figurarsi per scappare da qualche parte, ma non avrebbe potuto importargliene di meno. Anche se la consapevolezza che Peter gli sarebbe sempre corso dietro era la più bella del mondo.

FINE.

Potete trovarla anche su:
EFP;
Fire&Blade;

white collar, kinks&pervs: 50 kinks

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