La Persistenza della Memoria

Nov 02, 2010 20:25

Fandom: RPS Personaggi Storici;
Pairing: Federico Garcia Lorca/Salvador Dalì;
Rating: Pg;
Genere: Angst, Introspettivo;
Warning: Death, Flash, Slash;
Beta: Narcissa63;
Summary: È il 19 Agosto del 1936, la radio ha appena trasmesso la notizia della morte di Federico Garcia Lorca. Il suo vecchio amico Salvador Dalì si trova a Londra in quel momento.
Note: Il meraviglioso bannerino è opera di waferkya, che si prende la meritatissima dedica *__*




DISCLAIMER: I personaggi non mi appartengono, in quanto sono persone realmente esistite - anche se secoli fa - quanto raccontato non è mai accaduto… o, per lo meno, non è mai stato documentato XD ed in ciò che scrivo non vi è alcun fine di lucro, ma unicamente di divertimento mio e, spero, vostro.

La Persistenza della Memoria

Ho chiuso la mia finestra
perché non voglio udire il pianto,
ma dietro i grigi muri
altro non s'ode che il pianto.
Vi sono pochissimi angeli che cantano,
pochissimi cani che abbaiano;
mille violini entrano nella palma della mia mano.
Ma il pianto è un cane immenso,
il pianto è un angelo immenso,
il pianto è un violino immenso,
le lacrime imbavagliano il vento.
E altro non s'ode che il pianto.¹

Un’ombra ha oscurato il cielo, fagocitando tutta la luce, e la terra si è fatta silenziosa, come se l’intera città si fosse inabissata. Mi sento soffocare, il respiro mi si è incagliato in gola quando la radio ha trasmesso l’ultima notizia: Federico Garcia Lorca è morto. Ed il buio mi copre come un sudario tenebroso, mentre i colori, i suoni e le emozioni inaridiscono uno dopo l’altro.
C’è un mostro nel mio petto, che scalpita, graffia e stride. Vorrei essere sordo, cieco e muto per poter smettere di sentire la voce gracchiante della radio, ma quella perseguita con insistenza la sua tortura, dando maggiori dettagli, ed io agonizzo in questi secondi cristallizzati.
E’ una faccenda curiosa il tempo, non è altro che una percezione; ora vedo di nuovo gli orologi sciogliersi, proprio come quando dipinsi “La persistenza della memoria”.
Federico, hai mai sospettato che quel dipinto rappresenta la nostra storia? E’ il nostro passato, il nostro presente e perfino il nostro futuro. E’ la teoria della relatività: il tempo sembra scorrere in un soffio quando siamo felici, ed arrancare con lentezza quando soffriamo.
Avevo l’emicrania, quel giorno. Sarei dovuto uscire con Gala, ma stavo male e non riuscivo a smettere di pensare. I ricordi di quando eravamo ragazzi mi avvelenavano la mente.
Rammenti la nostra prima vacanza a Cadaques? Io la ricordo come se fosse ieri, se chiudo gli occhi mi sembra di essere ancora lì, in spiaggia accanto a te. Rivedo i tuoi occhi scuri, il tuo sorriso, percepisco il rumore ed il profumo del mare. Poi guardo lo specchio e vedo il riflesso di un uomo che non conosco, gli anni sono passati ed ognuno di essi mi è parso un secolo. Eppure i ricordi dei giorni trascorsi lontano da te - benché li abbia vissuti con ferocia - sono nebbiosi, non si possono paragonare alla nitidezza della nostra giovinezza.
La pioggia londinese frusta le finestre ed il vento ulula attraverso gli spifferi, come un cane rabbioso che abbaia  alla luna. Cosa ci faccio in questa città? E’ davvero la pioggia a cadere, o sono le mie lacrime? E’ il vento che ulula, o la mia voce?
Quello che avevamo era qualcosa di unico; pensavamo le stesse cose e le vedevamo allo stesso modo. Eravamo una sola mente in due corpi, per questo desideravo unirmi a te - davvero avrei voluto, ma ero terrorizzato; non era naturale.²
E poi ho incontrato Gala, la mia anima gemella.
Desideravo che fossimo una famiglia - tu, Gala ed io; sarebbe stato perfetto, avremmo fatto in modo che funzionasse - te lo rivelai al nostro ultimo incontro, pregandoti di venire in America con me e mia moglie, ma il tuo orgoglio è - era - troppo grande per mettere da parte otto anni di silenzio.
Mio Dio, Federico, come hai potuto fare una sciocchezza simile?! Tornare nella tua città con il clima che c’è in Spagna… follia, è stato un suicidio!
Non sentirò mai più la tua voce sussurrarmi all’orecchio “Ode a Salvador Dalì” - ti ho mai detto che mi commosse sino alle lacrime? - ne’ le tue dita tra i miei capelli. Oh, sono stato così ingenuo a credere di non averne bisogno, che avremmo sempre avuto il tempo - il tempo, il dannato tempo! - di aggiustare le cose!
Quante cose ti ho taciuto… potrai mai perdonarmi?
Era amore, sì era amore il nostro, ed io ero un codardo - lo sono sempre stato.

FINE.

¹ La poesia d’introduzione è “Casida del pianto” di Federico Garcia Lorca.
² In Conversations whit Dalì, Salavador dichiarò allo scrittore Alain Bosquet: «Era omosessuale, come tutti sanno, e follemente innamorato di me. Tentò due volte un approccio con me... Ero molto infastidito perché io non ero omosessuale e non avevo intenzione di concedermi. A parte tutto, fa pure male. Così non se ne fece nulla. Mi sentivo però terribilmente lusingato. Dentro di me sentivo che lui era un grande poeta e che gli dovevo un pezzettino del divino buco del culo di Dalí». La finezza non era proprio il suo forte ù__ù

Potete trovarla anche su:
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Fire&Blade;

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