Titolo: Broken smile
Fandom: Glee
Pair//Chara: Kurt Hummel, Burt Hummel
Rating: PG
Avvertimenti: missing moment, angst, death!fic (già avvenuta)
Conteggio Parole: 543
Note: Scritta per la sesta settimana del COW-T 3, per la seconda missione, con prompt "Mobile" :) I pg non sono miei, obv, ma appartengono alla Fox e tutto il resto. Enjoy :)
Ad un mese dalla morte di sua moglie, Burt Hummel pensa che sia ancora troppo presto per sorridere. In realtà, crede che sarà quasi impossibile per lui tornare a sorridere come un volta, perché Elizabeth non è più al suo fianco, non lo sarà mai più, e Kurt è così piccolo, così bisognoso d’affetto.
Un affetto che lui non è sicuro di saper dare in quel momento.
Ma, proprio il pensiero di Kurt, lo fa destare da quei pensieri e imprecare sottovoce. Deve migliorare, questo è certo, sono le nove di sera e ancora non hanno fatto cena, anzi, suo figlio non si vede da nessuna parte. Un’ansia lo assale, stringendogli la gola. Non può essere andato da nessuna parte, prima era accanto a lui a vedere la tv, forse ora era in bagno.
Burt schiude le labbra ma nessun suono esce fuori, quindi inizia a correre per la casa, da una stanza all’altra, cercando disperatamente.
Kurt, Kurt, Kurt, dov’è suo figlio?
“Kurt!” urla infine, ricevendo un debole lamento in risposta.
Proviene dalla loro camera da letto, la sua e di Elizabeth. Ancora non ha avuto il coraggio di togliere i suoi vestiti, Dio, non ha toccato nulla di ciò che è sul suo comodino, sulla destra, accanto al lato del letto nel quale Burt non riesce più a dormire ormai.
Corre e vede le ante dell’armadio un po’ aperte, aggrottando la fronte. Possibile che Kurt fosse dentro il mobile? Era piccolo abbastanza da entrarci, certo, ma per quale motivo si sarebbe rintanato lì dentro?
Un altro piccolo gemito lo scuote, e Burt apre finalmente le ante dell’armadio, trovando suo figlio seduto lì, con le lacrime agli occhi. E’ nascosto tra i vestiti della madre, stringendone il bordo con forza.
“Kurt…ragazzo, cosa ci fai qui, eh? Mi hai fatto spaventare…” mormora Burt, allungando le braccia per prenderlo e tirarlo fuori di lì, ma Kurt sussulta, mugugnando e tirandosi ancora di più dentro l’armadio.
“Mamma…” sussurra, tremando.
“Kurt…” Burt si vede perduto mentre quegli occhi così grandi e sperduti lo fissano, “la mamma è…lo sai, la mamma è…andata in Paradiso…”
“Qui profuma come la mamma,” dice semplicemente Kurt, lasciando scendere le lacrime, “non posso uscire, profuma come la mamma” spiega ancora, con voce rotta.
“Ehi, ehi, Kurt, tranquillo, che ne dici se…” si blocca, pensando velocemente; doveva tirarlo fuori di lì, doveva farlo mangiare, era così magro, sembrava così debole, doveva proteggerlo, “che ne dici se prendiamo uno dei vestiti della mamma? Lo prendi e…lo stringi a te, per tutto il tempo che vuoi…” prova a sorridere, ma fallisce, eppure Kurt sembra prendere seriamente la sua proposta.
Lo osserva mentre toglie dalla gruccia un vestito blu con dei piccoli uccelli bianchi disegnati sul bordo e scivola subito dopo fuori dall’armadio. Kurt lo guarda ancora con le lacrime sulle guance e il naso che cola un po’, ma sembra più sicuro di sé.
“Possiamo andare papà,” dice, appoggiando la sua piccola manina contro quella molto più grande di Burt, “la mamma viene con noi…” mormora.
“Sì, figliolo, la mamma sarà sempre con noi,” risponde Burt, con il cuore a pezzi e nessun sorriso ancora sulle labbra.
Ad un mese dalla morte di sua moglie, Burt Hummel pensa che non sarà più in grado di sorridere, ma, guardando Kurt, sa che prima o poi dovrà tornare a farlo per lui.