Vedeva le candele accese, vedeva il vino nei bicchieri e la terrazza.
Aprì la porta a vetri e si lasciò colpire dalla brezza fredda che arrivava da nord, nella notte.
Sentì la sua presenza ancor prima che lui l’abbracciasse da dietro, le braccia che quasi la schiacciavano contro di sé. Sorrise, lasciandosi stringere ed inalando il suo profumo; sorrise, al che avvertì la leggera scia di baci che le tempestavano la nuca scoperta.
Si era ritrovata su quel letto in pochi secondi, completamente nuda, la luce soffusa di una lampada d’angolo che rischiarava l’ambiente.
Lui aveva continuato a baciarla, dal viso era sceso ai seni, in un modo che nessuno prima di allora aveva mai osato stuzzicare. Le sue mani erano ovunque, e lei quasi si vergognava delle proprie reazioni, del sentire la propria voce sfuggirle le labbra in piccoli gemiti sorpresi. Quando lui affondò nel suo calore e lei si ritrovò a respirare nell’incavo del suo collo, cercò di riacquistare un minimo di lucidità. Le sue labbra erano contro la propria spalla, contro la linea della propria mascella, contro le proprie labbra.
“Io ho bisogno di coccole!”
Sembrava quasi una supplica, e lo vide arrestarsi, sospendere quel movimento che tanto le portava piacere, per quanto avesse voluto negarlo.
Lo sguardo era quasi incredulo, e poi lo sentì ridere.
“Sì, bè, ognuno usa la propria definizione. Devo fermarmi?”
Lo strinse appena, scuotendo impercettibilmente la testa, per vederlo sorridere e lasciarsi andare, ancora una volta, forse con un minimo di dolcezza in più.
“Brava, Fluff. Potresti anche imparare da me, sai?”