Musica sintetica al contrario

Apr 10, 2007 01:08



Nulla.

Sono nel mio letto. Mi sveglio intorpidita e appesantita. Non riesco a muovermi. Muovo la bocca, faccio una smorfia. Non capisco perchè. Non riesco a muovermi. Nel buio aspetto che i miei occhi si abituino. Ho il viso tempestato di rughe, segnato dall'età. Quelle intorno alla bocca sono le più profonde. Dicono che ho un'espressione benevola. Mi guardo le mani. Sono ferme ma calme. Sono grigiastre. Ho la pelle sollevata, come se fosse svuotata. Quella delle mani, poi, lo è parecchio. Ho le unghie lunghe, curate, senza smalto. Ho qualche macchia più scura, che non mi disturba più di tanto. Porto gli occhiali ma ora non li indosso perchè sono a letto. Sono sul comodino, credo. Se solo potessi girare la testa. Sento il rimbombo del mio cuore nel materasso. Batte veloce, ma sempre con meno frequenza. Ora capisco. Sento la testa sprofondare sempre più nel cuscino, contro il mio volere. Ma ora conta ben poco. Sento il viso riscaldarsi, come volesse implodere. Gli occhi mi si velano. Sento gli occhi velarsi. Le palpebre si chiudono contro il mio volere. Si chiudono.

Mi sono alzata. Mi sono guardata allo specchio e mi sono lavata. Mi sono pettinata i capelli con una spazzola e il phon. Sono facili da pettinare perchè sono bianchi e corti. Non troppo corti. Sono un po' sovrappeso e forse dovrei dimagrire. Mi sono infilata il tailleur color crema che mi piace tanto. Sono uscita. "Nonna, quando eri giovane vi truccavate tutte così poco?" e cammino perchè mi serve camminare. "No, al contrario. La maggior parte delle ragazze si truccava tantissimo, sembravano tante maschere". Mi dicono che sono elegante. Oggi ho messo anche quella spilla a forma di vaso con tanti fiori fatti di pietre preziose sopra. Oggi è il mio compleanno. Mi danno una strana sensazione queste automobili moderne. Così veloci. Io sono seduta davanti. "Auguri mamma!" esclamano in gruppo. Sono un po' di persone, le mie tre figlie i mariti ed altri. Nipoti vari. Il mio nipote preferito non c'è, non è potuto venire, è via. E' moro, non ha più i capelli ricci come da bambino. Non gli sono mai piaciuti e così ora li ha lisci. E' snello, non troppo alto. E' bello ma lui non lo sa. Nelle foto che mi hanno fatto ho l'espressione felice di quelli a cui manca qualcosa.

Bado sempre a mio nipote. E' piccolo. Molto più piccolo della sua età. Minuto, intendo. Ha il viso della personcina che soffre. Io non sono sicura del perchè. E' dura essere i più piccoli. Mi siedo spesso con lui a leggergli dei libri. Gli piace sentire. E' molto piccolo, ha degli occhi gigantesci e scuri. A volte mi ci perdo. Non ha dei lineamenti molto maschili. Non importa. Ha tantissimi capelli ricci e neri. Mi piace sentire quando stringe la mia mano. E' banale ma io lo sento. Sento lui e la sua adorazione. Quando era ancora più piccolo, tempo fa, eravamo andati nella nostra casa in montagna, come tutte le estati. Quando eravamo seduti sul divano rosso a guardare la televisone è scoppiato a piangere. "Non voglio che tu muoia, nonna". Ho avuto un brivido, forse era estasi, forse no. Non so se essere contenta. Temo che crescerà con la paura della mia morte. Forse no. Credo di sì.

La mia figlia minore è stata portata in ospedale. Non è molto alta, ha i capelli scuri e un bel viso. Si è fatta una permanente esagerata di quelle che vanno tanto di moda adesso. Lei sa che la sua acconciatura non mi piace. Io sono seduta nella saletta bianca e aspetto che mi dicano se il bambino è nato. C'è altra gente nervosa che mi gira attorno. Mi dicono che è nato. Di poco più di otto mesi. Chissà, forse rimarrà più piccolo. Dubito che questa sia una cosa scientifica. Gli hanno tagliato il cordone ombelicale che aveva attorcigliato al collo. Lottava disperatamente e si dimenava. Hanno tagliato anche mia figlia per farlo passare. Fin su all'ombelico. Non oso immaginare mia figlia tagliata a metà. Ma sta bene. Per quanto si possa stare bene.

Mio marito non si è sentito bene. Siamo in ospedale. Io sono nella stanza con lui e leggo come mio solito. Ogni tanto esco sul terrazzo a fumarmi una sigaretta. Quelle lunghe e bianche che sulle ragazze sono volgari ma che su di me sono eleganti. Come se fosse un accessorio di moda. Mio marito è in piena mezza età. Così come lo sono io. Lui ha pochi anni più di me ma non li dimostra. Ha tantissimi capelli neri ed è un uomo elegante, ma questo ce l'ha nel sangue. Le mie figlie sono preoccupatissime. La mia figlia minore poi è poco più che adolescente e ha ereditato tutta la mia ansia. Una delle due gemelle sta arrivando da un'altra città. E' sposata con un uomo magro con la barba. Dicono che sia omosessuale. A me non importa, non sono mai stata razzista. Mi importa però della sua felicità. Mia figlia si è sposata tanto per sposarsi. Perchè credeva di essere felice così. Molti lo fanno. Poi ha visto la sua gemella sposata, già da parecchio tempo. L'invidia la voleva sposata. Mio marito è stanco di stare in ospedale. Ancora non hanno portato i risultati degli esami e sta seduto sul letto. Si alza e viene verso di me. Fa per abbracciarmi. Ma cade. Cade violentemente sul pavimento. E io me lo sono vista cadere violentemente sul pavimento. Ho sentito il tonfo dela sua testa contro le mattonelle grigie. Non si muove. Lo chiamo lo scuoto ma non si muove. Ora sto gridando.

Ho sentito la mia terza figlia spingere violentemente dentro di me. Con una forza a me sconosciuta. Ma un dolore antico. E' uscita piccola e fragile e tutta sporca di sangue. Non piangeva. E' silenziosa come una donna di altri tempi. E degli occhi grandi e neri che farebbero innamorare qualsiasi uomo. Le due gemelle non sono tanto grandi ma vanno già a scuola. Non so se vogliono un'altra sorella. Una delle due è bellissima, ha i capelli biondi e gli occhi azzurri. Bellissima coi suoi lineamenti delicati. L'altra è sformata e un po' grassoccia. Ha i capelli di un biondo un po' sporco. Gli occhi verdi, ma scuri. E' sempre da sola e guarda la sorella come se fosse un idolo da imitare e distruggere. Le piacciono tanto le bambole. Lei non lo sembra. La sorella sì.

La chiesa è gremita di persone. Io ho un velo bianco e trasparente sul capo. Lui è di fianco a me e tra poco saremo sposati. Sua madre non mi piace. E' molto severa, molto antica. Dicono che affoghi i gatti appena nati per non tenerli. Io non amo i gatti ma non li affogherei mai. Sentire quel corpicino contorcersi sotto la mia mano pesante infilata in una vasca piena d'acqua. E poi girarmi e guardare gli altri che aspettano il loro turno. Io non ce l'ho questa freddezza. Anche mia madre è austera. Ma come se fosse una regina. Ha un grandissimo senso dell'umorismo ed è una donna alta e sempre elegantissima. Io adoro mia madre. Mio padre ha delle idee che non condivido. Però è la persona più buona che conosca. Buono fino all'idiozia. Non ha carattere, come d'altra parte non ce l'ha il mio quasi-marito. Però lo sento come se fosse mio. E' una cosa da fare.

Sto correndo furiosamente per questa strada sterrata di collina. Sento il suono dei passi di tanta gente che corre come me e di rombi minacciosi. Io ho il mio solito tailleur grigio. I capelli lunghi fino alle spalle, accuratamente pettinati e in piega come vuole la moda di oggi. Mi dicono che sembro un'attrice del cinema. In quella foto che ho fatto pochi giorni fa lo sembro davvero. Mi piace andare al cinema. Sono entrata in una grotta. Dalla grotta si vede la città in lontananza. E' illuminata dalle fiamme che la divorano. Ci sono degli aerei che volano alti nel cielo e lanciano delle cose per illuminare le strade. Poco dopo ne arrivano altri e lanciano bombe. Cadono, spaventano e distruggono. Per questo sono scappata. Sento i boati provenire dalla città poco lontana. E' notte e c'è tanta gente con me. Molti hanno delle coperte. Mia madre sta parlando con qualcuno, mia sorella chissà dov'è e i miei fratelli sono al fronte. Non so dove. Forse le lettere non ci arrivano. Forse non le scrivono. C'è un ragazzo che mi guarda. Ha la mia età o poco più. Credo che mi piaccia. Lo trovo elegante. Ha dei folti capelli neri, corti, pettinati all'indietro con la riga da una parte. Come tutti gli altri ragazzi. Mi parla. E' strano sentire quella sensazione di calore provenire dal basso. Sentirla per qualcuno. Dicono che sia sbagliata. Io non la trovo sbagliata. Mi piace, anche se è come avere fame. Lui mi piace.

Mia madre sta dicendo qualcosa alle cameriere. La mia casa in montagna mi piace molto. Sto raccogliendo delle margherite per farne una coroncina. La mia sorellina piccola non mi piace molto. Però è piccola. Poco meno di me. Non so. E' scura, non sembra nemmeno mia sorella. C'è gente con la divisa che scherza con la mia mamma su questa cosa. Io non capisco. I miei due fratelli sono un po' più grandi, invece. Loro sono divertenti. Fanno sempre un sacco di scherzi alle persone. Tipo fare delle palline col fango e tirarle dentro le finestre. La gente si arrabbia sempre molto. Io ho un vestitino azzurro e un fiocco dello stesso colore in testa. Sembro quella bambina di quella storia che insegue il coniglietto. Mia madre sta correndo dietro ai miei fratelli con un battipanni. Chissà cosa avranno fatto questa volta. Loro sono veloci ma anche lei non scherza. Ha le gambe lunghe. Io rido.

Bagnato. Sento acqua e non c'è luce. Ho una cosa lunga che mi lega che mi parte da lì. Fluttuo. Sono comoda ma forse voglio uscire. Allora sento premere da tanti punti e io mi sposto. Mi faccio largo con quattro cose che uso per fluttuare qui nell'oscurità. E cerco di farmi avanti, perchè forse c'è qualcosa di là. C'è un di là. Sento i rumori. Un'intermittenza di suoni che non so riconoscere. Continuo a provare a farmi strada. Sono spostata con violenza. Qualcosa che mi stringe e una luce accecante mi colpisce e sento caldo e freddo e vedo luci e cose gigantesche che si muovono. Tutte come le vedrei dove fluttuavo. Attraverso l'acqua. Apro quella cosa che uso per succhiare a turno le mie quattro cose che mi servivano per muovermi nell'acqua. E per premere contro quella cosa molle. Muovo il viso e sento che posso tirare dentro e buttare fuori. Ed emetto un suono terribile che mi spaventa e quindi piango. E' un suono assordante. E' il mio.

E poi. Poi niente.

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