[Slam Dunk] Our life is gonna change (4)

Feb 01, 2015 16:00

Rukawa, invece, con passo lento, lo raggiunse piano, sistemandoglisi alle spalle.
"Wow!" si stupì come un bambino il rosso, osservando la grande metropoli e, sporgendosi un poco per osservare anche la baia che si intravedeva in lontananza, ed il mare.
Visto da lassù sembrava tutto piccolo, ma al contempo enorme, Hanamichi non riusciva a spiegare quella sensazione neanche a se stesso. Euforico, si voltò alla ricerca del cugino: "Kitsune, guarda...!" s'interruppe e sussultò, sentendo la voce calma di Kaede accanto a sé: "sono qui, non urlare" gli disse, affiancandolo ed osservando anche lui Tokyo dall'alto.
Rimasero un po' in silenzio, poi Hanamichi azzardò: "bello, vero?" osservando Kaede di sbieco, un po' titubante. Non sapeva mai come comportarsi con lui, sentiva una strana aura attorno al cugino che lo coinvolgeva, ma al contempo lo teneva a distanza. Forse, pensò, era solo perché non si conoscevano ancora bene, Ayako doveva aver intuito qualcosa e per questo l'aveva spedito da lui, per passare del tempo insieme.
"Grazie per avermi consigliato di salire fin quassù, ne è valsa veramente la pena!"
Rukawa non rispose, ma Hanamichi comprese che non l'aveva fatto con cattiveria o altro, era nella sua indole e forse, poteva azzardarsi a pensare che fosse anche un po' imbarazzato da quel suo rivolgersi in modo così diverso dal solito.
Fece qualche foto e poi domandò a Kaede di sedersi insieme in una delle seggiole di ferro messe a disposizione per i visitatori, così da osservare la città comodamente seduti.
Fu sempre Hanamichi che interruppe il silenzio: "per te sarà noioso salire quassù, chissà quante volte l'avrai già vista" cercò di scusarsi, nel caso si stesse annoiando.
"Non tantissime...sono venuto sì e no cinque volte e la maggior parte per far contenta Ayako, lei adora stare quassù, specie la notte" si sbottonò più del solito. "E qualche volta mi ci hanno portato i miei compagni di squadra..."
Hanamichi ascoltò curioso e voleva davvero sapere qualcosa di più sul ragazzo che gli sedeva a fianco: "squadra di basket, giusto? Alla fine sei riuscito ad iscriverti ad un club anche al liceo?" si informò, anche se già sapeva, stavano facendo conversazione ed era un buon passo avanti.
Rukawa lo guardò perplesso, non sapeva se lo stesse chiedendo solo per educazione o perché gli interessasse davvero, ma ad ogni modo, rispose: non era un maleducato. "Forse tua madre o la mia te ne avranno parlato, e lo saprai già, gioco fin dalle medie e faccio parte di una squadra anche nella nuova scuola. Ho vinto anche un premio come miglior matricola dell'anno" ammise, ma senza modestia.
Hanamichi fischiò: "devi essere bravo allora! È bello amare tanto qualcosa a cui dedicarsi nel tempo libero" sorrise, ma lo sguardo di Rukawa non gli piacque molto, sperava di non averlo offeso.
"Il mio non è un hobby!" disse. "Il basket è il mio futuro! Io voglio diventare il migliore qui, per poter partire in America un giorno... questo è solo un mezzo per realizzare il mio sogno" gli disse sicuro di sé, guardandolo fisso negli occhi.
Hanamichi rimase esterrefatto da tale dichiarazione, senza riuscire a dire niente: non vi era titubanza, né incertezza nel suo sguardo, Rukawa voleva giocare a basket con i migliori, andare via dal Giappone e farsi una vita altrove. Era un sogno grande il suo, ambizioso e, da come gliene aveva parlato, Rukawa era anche sicuro al cento per cento che ci sarebbe riuscito.
Non riuscì a fare nient'altro che annuire con il capo, senza poter ribattere e dubitava anche che, una qualche parola di incoraggiamento od un semplice augurio di buona fortuna a Rukawa sarebbe interessato, perché lui aveva già deciso da solo quello che sarebbe stato il suo avvenire.
Al contrario, lui non aveva una sogno così grande, non aveva un obbiettivo così forte per il quale impegnarsi con tutte le sue forze, al momento, non aveva niente per le mani.
Non aveva neanche avuto modo di pensare realmente a qualcosa, a quello che gli sarebbe piaciuto fare un giorno, dopo finiti gli studi. Lui amava uscire con gli amici e vivere al meglio il presente, il futuro era qualcosa di lontano ed incerto e, sinceramente, dopo gli ultimi avvenimenti capitati nella sua vita, non riusciva a pensare a qualcosa che andasse al di là, figurarsi lasciare tutto e partire in un altro paese, in una nuova nazione, un nuovo mondo.
Dopo quella rivelazione così importante, Kaede tornò silenzioso, volgendosi nuovamente a guardare oltre la vetrata, forse era stato un po' duro, non lo sapeva, Hanamichi era rimasto senza parole e nel suo sguardo era passato qualcosa di indecifrabile, che al momento non era riuscito ad afferrare. Era rimasto stupito, questo sì, ma c'era anche qualcos'altro in fondo a quegli occhi.
Si alzò in piedi, individuando un piccolo bar, per andare a prendere qualcosa da bere, quando una voce nota lo salutò attirando la sua attenzione: "Rukawa?! Sei proprio tu?"
Il moretto si voltò ed Hanamichi con lui, si sporse oltre la sagoma del cugino, che gli stava praticamente davanti, per capire chi l'avesse salutato.
"Nh" fu il saluto da parte del moro.
"Sempre di poche parole tu... non mi aspettavo proprio di vederti in giro... per lo meno, in un luogo che non fosse un campo da basket e così affollato" lo prese in giro il nuovo arrivato.
Rukawa sbuffò guardandolo impassibile, quando al suo fianco comparve la figura del rossino che spostava curioso lo sguardo dall'uno all'altro. Kaede approfittò di questo per spiegare: "faccio da guida a mio cugino... Hanamichi Sakuragi, Nobunaga Kyota... nh... nh" fece poi sbrigativo indicandoli vicendevolmente con l'indice.
Era inutile ripetere i loro nomi, potevano benissimo farlo da soli.
"Hanamichi Sakuragi" si presentò appunto il rosso, tendendo la mano al ragazzo: doveva avere all'incirca la sua età, capelli scuri lunghi fin quasi alle spalle ed un cappellino in testa.
"Nobunaga Kyota, il rookie numero uno del Kainan!" fece baldanzoso, osservando prima Hanamichi, poi il moretto con un sorrisino soddisfatto.
Rukawa mormorò il solito: "tz" mentre Hanamichi, confuso, chiedeva delucidazioni.
"Il cosa di che cosa?!"
Fu il nuovo ragazzo a rispondere: "oh, non lo sai?! Faccio parte della squadra di basket della scuola superiore del Kainan. Meglio noti come il Kainan King, squadra imbattuta dello scorso campionato... a quanto pare al nostro Rukawa la sconfitta brucia ancora*" si gongolò con una punta di ironia.
La volpe si limitò a squadrarlo con uno sguardo raggelante dei suoi, ma non accolse la provocazione.
"Siete davvero così forti?" si stupì Hanamichi, anche se la cosa gli puzzava un poco. Rukawa aveva fama di essere piuttosto bravino e stando al discorso appena affrontato, non gli tornavano i conti.
"Doaho, non lasciarti abbindolare" lo riprese il moretto, mentre Nobunaga continuava nel suo auto-elogio: "Ma certo, Rukawa, se lo Shohoku riuscirà a qualificarsi quest'anno, perché non inviti tuo cugino ad una partita... fa sempre piacere avere nuovi fan sugli spalti whawhawhawha" rise sbruffone, ma la sua euforia fu presto smorzata, quando, alle sue spalle, si stagliò la figura massiccia di un altro ragazzo che gentilmente lo mise a tacere dandogli uno scappellotto in testa.
"Ahi, Shinichi!" si lamentò il moro, senza neanche bisogno di voltarsi a vedere chi avesse osato trattarlo in quel modo.
Una voce nuova, bassa e forte, intervenne a placare ogni lamentela: "smettila di fare il deficiente, tutti si sono voltati a guardarci, scemo!" lo rimproverò, poi notò il modo in cui Hanamichi li osservava e con cipiglio severo chiese: "tu chi sei?"
Fu sempre Kyota a prendere parola e spiegare: "Sakuragi, il cugino di Rukawa, gli stavo parlando di noi e lo stavo invitando ad assistere ad una partita... che c'è!?" chiese subito dopo, notando lo sguardo con il quale, silenziosamente, l'aveva ammonito.
"Ahaha penso che non ce ne sarà bisogno, dal prossimo semestre frequenterò anche io il liceo qui e verrò sicuramente, con o senza invito" disse, a questo punto era davvero curioso di vedere Rukawa sul campo.
"Allora non c'è da preoccuparsi e se poi volessi iscriverti anche tu in squadra... la stazza e l'altezza possono andar bene, certo dovrai fare molta pratica prima di essere ai livelli del sottoscritto, ma..." sorrise modesto e ad Hanamichi cominciarono anche a prudere un po' le mani. Quella specie di bertuccia stava cominciando ad andare un po' troppo fuori dai binari, ma chi si credeva di essere? Lui poi era il Tensai, se solo avesse voluto avrebbe imparato a giocare a basket nel giro di una settimana!
"Adesso che Akagi non c'è, vi serviranno validi elementi per mantenere in piedi la squadra, ho sentito dire che Mitsui starà qui ancora per un po', ma a parte lui ed il vostro playmaker siete a corto di giocatori a giudicare dalla vostra panchina" concluse snocciolando le sue questioni.
Rukawa, stavolta, stava per parlare e rispondergli di farsi un po' di sani fatti suoi, quando, ancora una volta l'ex capitano del Kainan intervenne a tenere a bada la sua scalmanata ala piccola.
"Scusalo Rukawa! Quando imparerai a stare zitto?! Non oso immaginare in che razza di guaio ho lasciato la squadra, datti una regolata" lo ammonì severo, circondandogli le spalle con un braccio ed attirandolo a sé stringendolo, ma senza fargli male.
"Ahi, ahi, lasciami... non prendere le sue difese uffa!! Mi togli tutto il divertimento" si lamentò l'altro.
"Te lo do io il divertimento, andiamo... ci vediamo Rukawa... ah Sakuragi, a parte gli scherzi, potresti essere davvero portato per questo sport... ci vediamo in giro numero undici" disse poi rivolto a Rukawa, trascinando con sé il povero Nobunaga che non la smetteva di dimenarsi e lamentarsi.
"Ma... chi erano quei due?" domandò poi Hanamichi al cugino. Erano davvero strani gli amici della volpe.
"Nh... il primo è uno che è convinto di essere più bravo di me a basket e l'altro era l'ex capitano della sua squadra.. ha la stessa età del mio senpai, ha finito quest'anno" lo informò più del dovuto, sforzandosi di fare conversazione.
"Ma dai... sembra molto più grande di noi, ma l'hai visto bene?! Secondo me vi ha mentito tutti sull'età... non me la contano mica giusta quei due" concluse poi dubbioso, seguendo Rukawa verso l'ascensore.
"Nh... de gustibus, doaho" fu l'unico commento, cui però, Hanamichi, lì per lì, non diede il peso che meritava.
"Kitsune, se vuoi andare a casa, precedimi pure, non tarderò oggi, promesso!" assicurò Hanamichi, dopo un po' che girovagavano senza una meta apparente per le strade della città.
La visita alla torre era andata molto bene, ma Hanamichi non aveva ancora voglia di tornare a casa, al contrario forse del moro che aveva sicuramente di meglio da fare che stare appresso a lui, che voleva sfruttare quei giorni per girovagare come un turista.
Non voleva essere un peso per il ragazzo, né obbligarlo a sconvolgere la sua vita per lui. Era felice che, bene o male, insulti sporadici a parte, stessero comunicando: certo la volpe non faceva chissà quali grandi discorsi, ma rispondeva alle sue domande e poi, Hanamichi aveva scoperto che se l'argomento si spostava sullo sport e sul basket, Kaede si sbottonava maggiormente e più volentieri.
Era stato in questo modo, infatti, che era riuscito ad estrapolargli delle informazioni circa la divisione delle squadre liceali e del campionato in sé. Inoltre, aveva saputo che la cerchia di amici di suo cugino, ruotava intorno ai ragazzi della propria squadra e anche di quelle avversarie, con alcuni di essi spesso uscivano anche insieme la sera.
La sorella poi era manager della sua stessa squadra, quasi quasi ci avrebbe fatto un pensierino anche lui ed avrebbe seguito il consiglio di quei due del Kainan. Sarebbe stato divertente provare e magari scoprire che era anche portato.
La voce di Rukawa lo distolse dai suoi pensieri: "non mi secca accompagnarti, vorrei solo sapere dove stiamo andando?" chiese.
Hanamichi si fermò di colpo, guardandolo: "io non lo so!"
"Come non lo sai?!"
"Beh, io seguivo te!"
"Doaho, sono io quello che ti sta venendo dietro, credevo avessi un itinerario!" lo rimproverò.
"Eh?! No, io volevo solo vedere la torre, per il resto pensavo di farmi una passeggiata..." ammise, sentendosi messo con le spalle al muro dallo sguardo indecifrabile del moretto.
Rukawa, senza neanche rispondergli, fece rapidamente dietro front, imboccando la via di casa, doveva trovare al più presto un sottopassaggio della metro per rincasare. La sua buona volontà l'aveva messa, ma sprecare il suo tempo per qualcosa di costruttivo era un conto, girovagare senza meta alcuna era da scemi.
Prima di cena avrebbe fatto qualche tiro a canestro per sbollire la rabbia: non era tipo da perdere facilmente il controllo, ma con Sakuragi... quel ragazzo aveva su di lui questo strano potere, se avesse potuto l'avrebbe preso a pugni seduta stante.
"Kitsune, scusa, io non avevo idea..."
E si scusava pure!
Il moro roteò gli occhi, alzandoli verso il cielo, tentando di non essere troppo scortese: se fossero rincasati in collera l'uno con l'altro, sapeva già che Ayako non l'avrebbe lasciato in pace un solo minuto.
"Lascia stare non importa, senti, io vado a casa, tu... tu se vuoi continuare a girare fai pure" accordò, infine. Ma Hanamichi aveva perso ogni entusiasmo e, a dire il vero, non avendo fatto attenzione alla strada, non sapeva neanche dove fosse per cui, onde evitare di perdersi e creare ulteriori casini, decise che la sua gita per quel giorno finiva lì.
"No, aspetta, vengo con te, sono un po' stanco..." disse semplicemente mentre lo seguiva poi in silenzio.
Arrivarono a casa dopo quasi un'ora buona di metro, non si scambiarono che poche parole durante il tragitto: Hanamichi si sentiva un po' in colpa per quella piccola incomprensione avuta con il cugino, anche se Rukawa gli aveva detto che non era importante, si sentiva lo stesso a disagio e Rukawa, semplicemente era troppo stanco e non era nella sua indole fare conversazione, soprattutto, si sentiva a sua volta inadeguato con Hanamichi ed era la prima volta che si sentiva in quello stato con qualcuno.
Solitamente la tattica dell'indifferenza riusciva a non dargli modo di attaccarsi a nessuno, né interessarsi del prossimo, ma con il rosso, ormai aveva capito, era tutto un altro paio di maniche.
Quando rincasarono, Ayako corse loro incontro alla porta notando subito la strana atmosfera che aleggiava sui due. Li osservò attentamente e Kaede evitò di incrociare il suo sguardo: si limitò a sparire nella propria stanza, solo per cambiarsi e scendere poi da solo nella sua palestra privata.
"Hana che è successo?!" decise di chiedere allora al rosso che era rimasto con lei in cucina e che adesso si versava un po' di succo d'arancia in un bicchiere.
"Abbiamo avuto un piccolo disguido sui piani, Ayako... io davvero non voglio essere un peso, ti ringrazio per tutte le cure che avete per me, ma non voglio che la volpe si senta costretta a trascorrere del tempo con me, anche lui avrà i suoi impegni, immagino" le disse sincero.
"Capisco, mi dispiace Hana, so che è un po' anche colpa mia, ma vorremo che ti trovassi bene qui con noi e non ti sentissi solo" gli spiegò sedendosi accanto a lui.
"Ahahah, ma dai, io sto bene... volevo solo fare qualche giro per orientarmi un poco nel quartiere, ma alla fine ci siamo quasi persi per colpa mia. Dovrò stare più attento la prossima volta" esordì, prima di raccontarle brevemente i fatti.
La ragazza sorrise nell'udire la sua giornata e poi fu colta da un'improvvisa idea.
"Senti Hana!" esclamò "perché domani, io e te, non ce ne usciamo insieme. Kaede non è di molta compagnia, ci metterebbe il muso come suo solito, posso farti io da guida, ti porterò in centro e ti farò conoscere i posti più in, qualche localino carino e qualche negozio... a-a-a prima che tu obbietti qualsiasi cosa, sappi che lo faccio volentieri e poi devo comunque vedermi con un'amica... sarà una buona occasione per farti entrare nel giro. Cosa ne dici?" propose speranzosa ed Hanamichi, se lo osservava con quegli occhi, non poteva certo rifiutare.
"Va bene Ayako... sarà divertente andare in giro insieme, sperando che i tuoi amici siano più simpatici di quelli della volpe, eheh"
Ayako lo osservò confusa ed il rosso spiegò: "abbiamo incontrato due ragazzi che giocano a basket... mm... Kainan mi pare fosse il nome della scuola. Particolari come ragazzi, un po' esaltati"
"Ah sì" fece lei teatrale, muovendo la mano per aria in un gesto seccato.
"Credono di essere migliori di noi solo perché ci hanno battuti per un soffio... vedrai quest'anno ci rifaremo, ne sono certa" gli disse sicura di sé ed Hanamichi pensò che non era poi così diversa dal fratello, entrambi tenevano moltissimo a quello sport.
"Ragazziiii!! Sono tornata!!" la voce di Miyako, appena rincasata da lavoro insieme al marito, si annunciò con voce squillante.
"Siamo qui mamma!" chiamò Ayako, guardando Hanamichi con espressione divertita.
"Hana, Ayako!" li salutò. "Dov'è tuo fratello?!" domandò cercandolo per la stanza, eppure si era raccomandata di essere ospitale.
"È tutto sotto controllo zia, siamo stati insieme tutta la mattina e l'abbiamo sentito scendere di sotto".
La donna si illuminò: "ooh il mio bambino... sarà sicuramente andato a fare qualche tiro... vi siete divertiti insieme?" domandò sedendosi a tavolo con i due e facendosi raccontare per filo e per segno la giornata dal nipote, il quale, per la seconda volta, divertito, raccontava la sua piccola gita, in quel primo giorno nella nuova città.

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"...na!" un sussurro lieve, appena percettibile.
"........" dall'oblio del sonno, qualcosa di indecifrabile viene avvertita, ma è ancora confusa, inascoltata.
"Hanamichi!" ancora quella voce, stavolta più chiara... qualcuno che lo chiama... non può essere, non ha impegni quel giorno è in vacanza, sarà uno scherzo della sua mente.
"Mngh..." un frusciare leggero di lenzuola ed un corpo che si volta dall'altra parte.
"Insomma Hanamichi Sakuragi, vuoi svegliarti!" una voce forte e chiara, udita vicinissima al suo padiglione auricolare.
"AAAH! Mamma, sì presente! Sono... sono sveglio!" balza rapido a sedere sul letto.
Solo una persona potrebbe apostrofarlo in quel modo e quella persona altri non è che...
"Mamma?! Grazie tante!"
"A... Ayako?!" Hanamichi, ora completamente desto e vigile, seduto sul letto, le lenzuola scomposte sulle gambe e a petto nudo, osserva la cugina, mani sui fianchi e posa sull'attenti, guardarlo con la testa piegata di lato, sul viso un'espressione che non prometteva nulla di buono.
"Scusa, io credevo...che ci fai tu qui?" domandò poi riscuotendosi e spostando le gambe giù dal letto per alzarsi.
"Ti sei dimenticato che oggi dobbiamo uscire insieme? È mezz'ora che aspetto, ma quando non ti decidevi a raggiungermi sono venuta a cercarti, avevamo un appuntamento ricordi?!" lo ammonì, pensando sul serio di avere a che fare con un altro dormiglione come suo fratello, anche se sperava vivamente di sbagliarsi.
Non ce l'avrebbe fatta a combattere con un altro affetto da sonnolenza cronica. Dallo sguardo ora vispo di Hanamichi, però, si rese conto che probabilmente il ragazzo, appena sveglio, era più reattivo del fratello.
"Hai ragione Ayako scusami... mi preparo velocemente e possiamo andare..." le disse alzandosi dal letto e chiudendosi in bagno, infilandosi sotto al doccia.
La riccia scosse il capo divertita, non era vero che erano in ritardo, per lo meno, aveva pensato di andare a controllare se il rosso fosse sveglio, prima che fosse troppo tardi ed aveva visto giusto. Non amava fare tardi agli appuntamenti ed era bene che anche Sakuragi imparasse ad adeguarsi quando dovevano uscire insieme.
Uscì fuori dalla casetta, con un sorriso soddisfatto sul volto, andando a preparare la colazione.
Hanamichi intanto aveva fatto una doccia veloce ed ora, con un asciugamano legato in vita ed il petto ancora umido, era tornato in camera a cambiarsi.
Aprì l'armadio, dove il giorno prima aveva sistemato tutte le sue cose, tirando fuori un paio di blue jeans ed una maglia chiara, vestendosi.
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Si era ritirato presto per la notte la sera prima, ma non era riuscito subito a prendere sonno, si era seduto sul letto spalle al muro ed aveva guardato le foto fatte quella mattina, sorridendo di tanto in tanto e vagliando quali fossero quelle adatte da mandare ai suoi amici. In una foto in particolare si era soffermato più del dovuto, non ricordava neanche di averla fatta, per lo meno, non si era accorto di un particolare fino a quel momento.
La foto voleva ritrarre il paesaggio esterno la torre di Tokyo, ma senza badarci, nell'inquadratura Hanamichi aveva preso anche Kaede. Lo stesso moretto non se ne doveva essere accorto, infatti era voltato di tre quarti e a sua volta osservava la città dall'alto: aveva le mani nelle tasche dei pantaloni, la camicia bianca appena sbottonata e lo sguardo perso. Aveva il tipico broncio indifferente, ma il suo sguardo vagava lontano verso la baita ed il mare. Chissà a cosa stava pensando, si domandò Hanamichi, osservandolo.
Era davvero una bella foto: avrebbe potuto tranquillamente definirla artistica, se avesse voluto farlo apposta era sicuro che non gli sarebbe venuta così bene.
Spense la macchina digitale, posandola sul comodino, ripensando al cugino. Non aveva cenato con loro, i suoi si erano scusati con lui, ma spesso il moretto era solito saltare la cena per prolungare i suoi allenamenti. In periodo di scuola lo faceva spesso, era anche quella una sorta di abitudine di famiglia, non era per maleducazione, ci tennero a precisare ed Hanamichi non se ne rammaricò.
Anzi, poteva capirlo perfettamente: avendo passato tutta la giornata insieme era sicuro che la volpe avesse bisogno del suo spazio.
Stava per mettersi a dormire, quando, facendo più attenzione a quello che gli accadeva intorno, nel silenzio della stanza sentì in lontananza dei rumori sordi che lo insospettirono. S'infilò la maglia che usava per dormire e uscì fuori dalla dependance, adesso il rumore era più insistente e Sakuragi cominciava a capire: dietro la sua casa era stata costruita la palestra del moretto. Storse il naso, possibile che fosse ancora lì a giocare a quell'ora tarda?
Curioso, a piedi scalzi, era uscito fuori e, attraversando il prato verde nel grande cortile interno, aveva raggiunto la costruzione, più si avvicinava più il rumore ritmico del pallone che rimbalzava contro il parquet si faceva chiaro ed insistente.
Silenzioso si accostò alla porta socchiusa, dalla quale fuoriusciva uno spicchio di luce bianca ed osservò cauto all'interno, sospingendo appena la porta. Rimase assolutamente incantato da quello che vide: Rukawa, un paio di short leggeri ed una canotta azzurra, correva avanti ed indietro lungo tutto il campo, palleggiando con destrezza il pallone ed insaccando, perfetti e puliti, un canestro dopo l'altro.
A bocca aperta, stupefatto, Hanamichi pensò che fosse un angelo: si alzava leggero e sicuro verso il canestro, come se niente e nessuno potesse frapporsi fra loro, infilando dolcemente la palla nella retina bianca, che frusciava leggera smossa dalla sfera.
Era davvero, ma davvero bravo! Inspiegabilmente, il proprio cuore cominciò a battere più velocemente nel vederlo giocare e una sorta di grande soddisfazione lo invase nel realizzare ciò che aveva davanti: Rukawa aveva talento, sembrava fare magie con quel pallone e, adesso, capiva quella determinazione che aveva letto nel suo sguardo quel pomeriggio, mentre gli parlava del suo futuro. Avrebbe fatto grandi cose, ne era certo.
Silenzioso così come era arrivato, poi, era ritornato in casa e si era messo sotto le coperte a dormire, se si concentrava poteva sentire ancora il rumore della palla sul legno e, lasciandosi guidare da quello e dai battiti del proprio cuore, era scivolato nel sonno.
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"Oh, Hana, sei arrivato! Ti ho preparato la colazione, dai bevi che così possiamo uscire, ho avvisato le mie amiche che tarderemo un po', ma non sarà un problema, non erano ancora uscite di casa" gli sorrise, spiegandogli i loro programmi e porgendogli il bicchiere di succo di frutta e del pane tostato con marmellata.
"Non so se ti piace questa colazione, mio fratello ne va matto, non è male e ho pensato di fartela assaggiare".
"Va benissimo grazie... mh è anche buono" ammise, addentando una fetta di toast, lui poi amava le cose dolci e cominciare la giornata in quel modo contribuiva a metterlo di buon umore.
Mentre Hanamichi finiva di mangiare, Ayako scrisse qualcosa su di un biglietto che poi attaccò al frigorifero con una calamita a forma di pallone da basket, sorridendo soddisfatta e divertita. Hanamichi la osservò curioso, ma quando fece per alzarsi e leggere a sua volta, Ayako non glielo permise sviandolo lontano dal frigo e spingendolo per le spalle verso l'uscita, ridendo.
Le dispiaceva soltanto perdersi la faccia che avrebbe fatto il fratello nel momento in cui avesse letto.
"Ayako, ma dove stiamo andando precisamente? E sei sicura che alle tue amiche non disturberà la mia presenza?"
"Oh dai Hana, nessun problema... voglio portarti a Shibuya, è un ritrovo molto popolare per i ragazzi, ci sono diversi locali e negozi di ogni tipo... con Kaede non è affatto divertente passeggiare, anche perché sbuffa ogni tre secondi in ogni negozio in cui mi voglio fermare e poi... ahah... quando ci sono le mie amiche e lei sopratutto, non è molto contento".
Hanamichi non capiva: che voleva dire?! Ayako rise della sua espressione, mentre lo prendeva sottobraccio, trascinandolo con sé a passo svelto: "guarda là, siamo arrivati!" disse indicando con la mano la statua di Hachiko sotto la quale aveva appuntamento con le sue amiche.
"Miki!! Haruko!!" chiamò.
Le due ragazze, una mora e l'altra dai capelli più chiari, che nell'attesa stavano chiacchierando tra loro animatamente, si voltarono verso la voce e ricambiarono il saluto con la mano, andando loro incontro.
"Ayako, sei arrivata... ehi ma... dov'è tuo fratello?!" chiese subito la più bassottina, mentre le sue guance di tingevano delicatamente di rosso.
Ayako guardò di sottecchi Hanamichi e rispose: "mi spiace Haruchan, non è potuto venire, dorme ancora, ma in compenso..." lasciò andare il braccio di Hanamichi costringendolo a fare un passo in avanti, presentandolo "ho portato i rinforzi! Lui è mio cugino, Hanamichi Sakuragi, starà da noi per un po' e frequenterà la stessa classe di Kaede, dal prossimo semestre".
Le due ragazze si presentarono a lui con un inchino e poi tendendogli la mano: "ciao!Cavoli, bei capelli, io sono Miki Yumeno*, sono la migliore amica di Ayako e frequento la sua stessa classe, molto piacere di conoscerti" fu la spigliata presentazione della ragazza dai capelli scuri, prima di cedere la parola alla ragazza al suo fianco.
"Io sono Haruko Akagi... abbiamo la stessa età allora. Molto lieta... sei veramente alto" disse guardandolo da sotto in su e sollevando un braccio per constatarne l'effettiva altezza "quasi quanto Rukawa!"* disse contenta, intrecciando le mani e portandosele sotto al mento, stupita.
Ayako e Miki sollevarono gli occhi al cielo: quella ragazza era un caso disperato ed Hanamichi ci capiva sempre meno. Perché quell'Haruko Akagi continuava a nominare la volpe e perché arrossiva?
Di rimando alla reazione spropositata della ragazza anche lui si ritrovò ad arrossire a disagio.
"I... il piacere è tutto mio" sorrise imbarazzato portandosi una mano alla nuca, grattandosi la testa.
Era, inoltre, la prima volta che si ritrovava così vicino a delle ragazze e queste non lo offendevano per la sua mole o per il colore dei suoi capelli. Certo che a Tokyo gli si era davvero aperto un mondo! Sorrise cordiale alle due ragazze ed insieme a loro, Ayako in testa, erano andati in giro per negozi.

***

Verso le undici e mezzo, Kaede si era svegliato, senza alcun trauma stavolta, in tutta tranquillità: aveva avuto i suoi tempi per abbandonare le maglie del sonno, aprire gli occhi e puntarli vacui sul soffitto; rendersi conto di chi fosse, dove si trovasse e per quale motivo fosse lì per poi tranquillamente alzarsi dal letto ed andare a far colazione.
In cucina, intenta a preparare il pranzo, la cameriera, non appena lo vide, gli sorrise comprensiva, limitandosi a sussurrare il buongiorno al ragazzo e posizionargli sotto il naso il solito bicchiere di spremuta.
Kaede ringraziò con un garbato: "hn!" prima di guardarsi intorno spaesato. C'era troppo silenzio in casa, non era normale, la cameriera si accorse della sua titubanza e dal frigorifero staccò il bigliettino con su scritto il suo nome, porgendoglielo: "da parte di tua sorella Kaede-san" spiegò semplicemente.
Kaede prese in mano il bigliettino e quasi si strozzò con la spremuta, dopo averlo letto: era forse impazzita?!
Le poche righe recitavano così: "sono uscita in giro con Hanamichi, non aspettarci per pranzo, torneremo nel pomeriggio. Tu fai quello che vuoi, ma nel caso decidessi di raggiungerci, perché non hai di meglio da fare, noi staremo a Shibuya tutta la mattina.
Ps: ci sarà anche Haruko con noi, regolati XD" con tanto di faccina che aveva tutta l'aria di starlo prendendo per i fondelli.
Accartocciò velocemente il bigliettino, prima di lanciarlo e fare canestro nel cestino della carta.
Punto primo: lui aveva sicuramente di meglio da fare che non andare per negozi con la sorella ed il doaho.
Punto secondo: non invidiava per niente il rosso e non capiva come potesse aver deciso, volontariamente, di seguire Ayako a far spese. Si ricordò, poi, però che, ahilui, Hanamichi non era mai andato in centro con la riccia e non aveva la più pallida idea di cosa lo aspettasse.
Punto terzo: cosa le faceva pensare che lui si sarebbe sprecato ad andare alla loro ricerca, sapendo che erano in giro con lei? La sorella aveva un sottile senso dell'ironia che a volte era veramente fuori luogo.
Non solo a scuola doveva essere assediato da una marea incontenibile di ragazzine adoranti e sbavanti per lui, ma avrebbe anche dovuto avere a che fare con loro durante le vacanze? Non scherziamo, non era di certo un masochista.
Kaede era sempre stato popolare con l'altro sesso, era lo stereotipo del ragazzo bello e dannato e meno se le filava, più quelle sgallettate gli andavano dietro, ma se anche la cosa era stata contenuta ai tempi delle medie, arrivato alle superiori vi era stato il boom, come se gli ormoni di metà della popolazione femminile di Tokyo si fossero concentrati tutti nel suo liceo.
Ed ogni mattina era una putiferio, dal suo arrivo a scuola, seguito dal famoso trio di fan che si erano auto-elette sue protettrici e non facevano avvicinare anima viva a lui, alle miriadi di lettere disgustosamente profumate nel suo armadietto.
Non lo lasciavano in pace neanche in pausa pranzo, né agli allenamenti.
Ma c'era, però, una cosa che lo irritava più di tutte e quella era lei: Haruko Akagi, la sorella minore del capitano della sua squadra di basket. Di per sé non faceva niente di sconveniente, se messo a confronto con gli slogan e le proposte oscene che riceveva ogni tre per due dalle sue tre fan, eppure, paradossalmente, era proprio questo che lo infastidiva.
Quando era davanti a lui, la ragazzina si ammutoliva all'istante ed arrossiva, arrossiva e basta.
Balbettava un saluto stentato e diveniva rossa come un peperone. Se non fosse stata la sorella del capitano e lui non fosse stato così assurdamente se stesso, le avrebbe risposto male.
Un comportamento del genere, come molti altri, non meritava attenzione, per cui si limitava a guardarla con sufficienza e mormorare qualcosa di indistinto.
Il suono del telefono di casa lo interruppe da quei pensieri che, senza volerlo, si era ritrovato a fare: "Nh!" rispose
"Kaede, proprio te cercavo... ahahah" una voce squillante ed amichevole giunse dall'altra parte della cornetta.
"Sei già in piedi? Che bravo!" lo prese in giro.
"Che vuoi Akira?" tagliò corto il moro, sistemandosi i capelli, pettinandoli con le dita, controllando il proprio riflesso allo specchio posto ad ornare la credenza di legno nel salotto.
"È una bella giornata, volevo chiederti se volevi fare due tiri con me e poi andare a mangiare insieme qualcosa... ci saranno anche gli altri... chiedono di te, hanno paura che finita la scuola ti darai alla macchia per non vederci" altra risata e mugugno sfuggente di Kaede.
"Va bene... solito campetto tra un'ora" e, senza salutare, mise giù la cornetta.
"Esci Kaede-san?!" s'informò la ragazza dalla cucina, stava per mettere nel forno il pranzo, ma se non fosse rincasato nessuno neanche quel giorno, l'avrebbe tenuto in serbo per la cena.
"Mh, sì. Mi dispiace, aveva già cucinato..." si scusò, ma la ragazza sorrise. "Nessun problema, lo terremo pronto per la cena, ma se vuoi ti preparo qualcosa da mangiare veloce prima di uscire... la signora si raccomanda sempre che tu mangi" gli sorrise lei dolcemente.
"Ok..." decise infine, ritirandosi per prepararsi, dopo l'allenamento solitario della sera prima, un sano scontro uno contro uno sarebbe stato l'ideale.
Altro che uscire a fare shopping!

***

"Ragazze... non vi sembra di aver comprato abbastanza?!" domandò incerto Hanamichi, cercando di vedere dove andava, trovando uno spazio libero tra i pacchi che, impilati uno sull'altro, teneva tra le braccia.
Aveva capito perché Ayako ci teneva tanto che andasse con lei. Affiancò la cugina e le mormorò tra i denti: "non ti seguirò mai più!"
Lei sorrise, affiancando Miki che si era fermata per l'ennesima volta a guardare una vetrina di scarpe.
Sakuragi sospirò affranto, voleva tornare a casa, era stanco e lo shopping non faceva per lui. Vide le ragazze entrare nel negozio, mentre lui si sedeva sulla recinzione di un'aiuola per riposarsi. Posò pacchi e buste accanto a sé, stirando i muscoli delle braccia e distendendo le gambe, sentì poi una presenza accanto a sé e si accorse che Haruko era ancora accanto a lui.
"Sakuragi?" lo chiamò sedendosi a sua volta. "Ti stai annoiando, eh?" sorrise comprensiva.
"Eh eh, no, no, ma che dici... whawhawha" rise sguaiatamente, non doveva pensare che fosse stanco, che figura ci avrebbe fatto!
La ragazza rise della sua euforia, facendo finta di credergli, le piaceva quel ragazzo, dopotutto.
"Sei simpatico Sakuragi, somigli molto di più ad Ayako che non a Rukawa... sebbene siate parenti. Ehm... ecco... giochi anche tu a basket?" chiese.
"No... io non pratico nessuno sport al momento, ma tutti mi parlano di questo basket da che sono arrivato, potrei farci un pensierino, tu che dici?!" chiese allegro.
"Sarebbe bellissimo!" si entusiasmò di colpo, gli occhi che le brillavano.
"Abbiamo bisogno di nuovi elementi in squadra, adesso che mio fratello va all'università lo Shohoku avrà delle carenze... non sto dicendo che gli altri ragazzi non siano bravi, ma Rukawa non può fare tutto da solo... lui è davvero bravissimo! " disse con occhi sognanti ed Hanamichi si sentì un po' a disagio a quella confessione, aveva come il sospetto, sempre più vivo, che ad Haruko interessasse Rukawa.
Chissà se anche la volpe la ricambiava o...
"State insieme? Ne parli così bene!" la domanda partì in automatico, prima ancora di poterla pensare.
La ragazza divenne scarlatta in volto e cominciò ad agitarsi:" co.. cosa? I... io no, no waa che imbarazzo" si portò le mani alle guance, che sentiva accaldate, arrossendo velocemente.
"Io... mi... mi piace lo ammetto, ma lu... lui non mi vede ancora in... in quel senso. Mi sono iscritta al club quest'anno, come aiuto manager, Ayako mi ha trovato un posto... io spero di poterlo avvicinare e poter parlare con lui qualche volta, io..." imbarazzata, aveva tirato su quello strano discorso fissandosi per tutto il tempo la punta delle scarpe e stropicciando nervosamente con le dita le pieghe della gonna.
Hanamichi la osservava confuso e... un po' deluso? Non riusciva a spiegarsi la strana sensazione che provava in quel momento.
Cosa si aspettava? Per una volta che una ragazza carina come Haruko gli rivolgeva la parola e lo trattava come un ragazzo normale, era logico che avesse il cuore già impegnato.
E di chi andava ad innamorarsi? Di Rukawa. Non lo sopportava!
Poi, per togliersi d'imbarazzo Haruko continuò: "e comunque mio fratello passerà a trovarci, me l'ha promesso, testuali parole: 'non lascerò la mia squadra nel caos più totale, li sorveglierò da lontano'" ingrossò la voce per imitare al meglio il fratellone.
"Eheh, te lo presenterò e sono sicura che anche a lui sarebbe piaciuto averti in squadra".
Hanamichi annuì solamente e la conversazione fu interrotta da Ayako che, con una nuova busta in mano, li aveva raggiunti: "eccoci qui... Haruko c'era della roba interessante in sconto, perché non sei entrata?" le disse, ma la ragazza si limitò a stringersi nelle spalle con un sorriso, ancora troppo scossa dalla conversazione avuta con il rosso.
"Ayako dobbiamo girare ancora per molto? Non hai comprato abbastanza?" domandò il rossino, erano in giro dalla mattina presto e, sinceramente parlando, era veramente stufo. Inoltre dopo la conversazione avuta con l'Akagi era diventato particolarmente mogio, senza un motivo apparente.
"Ma Hana!! Ed io che ti ho anche preso un regalo, sei cattivo!" finse di esserci rimasta male.
"Eh?!"
Quando l'aveva fatto? Lui non si era accorto, dopo i primi cinque negozi aveva cominciato a rimanere fuori, a lui sembravano esattamente tutti uguali.
"Beh grazie, però..." non voleva che si offendesse, gli aveva anche preso qualcosa; sospirò sconfitto, ma la ragazza ebbe pietà di lui e con un sorriso, posandogli una mano sul braccio, lo rassicurò.
"Stavo scherzando, questo era l'ultimo negozio, torniamo a casa Hana!"
Il rosso le sorrise grato e, dopo aver accompagnato per un pezzo di strada le altre due ragazze, anche loro si incamminarono per la via di casa.
"Ti sei divertito, Hana?" domandò la riccia, vedendo che il ragazzo rimaneva in silenzio.
"Dì la verità cuginetta malefica, l'hai fatto apposta per usarmi come fattorino... così non vale, avresti almeno potuto avvisarmi!" la rimproverò bonariamente.
Ayako, che aveva preso metà dei sacchetti più leggeri con una mano, infilò un braccio sotto quello di Hanamichi passeggiando vicini.
"Scusa, è vero, ma io mi sono divertita con te e per farmi perdonare dell'imbroglio a casa ti darò il mio regalo. Alle mie amiche sei piaciuto molto e scommetto che Haruko non ti è indifferente, eravate così carini seduti sul muretto prima" lo prese in giro ed Hanamichi arrossì appena.
"Lei è innamorata di tuo fratello" asserì, ormai era chiaro come il sole.
"Oh, ma Kaede snobba tutte le sue fan, non ti dovrai stupire, quando, a scuola, vedrai in quante gli vanno dietro, Haruko è solo una delle tante e lui neanche se la fila. Ma lei è un po' tarda, non capisce e si illude di poterlo avvicinare con la scusa del basket. Non voglio parlare male di lei, gliel'ho detto apertamente che con Kaede non ha speranze e sono sicura che, Kaede o no, lei svolgerà bene il suo lavoro, perché il basket le piace" disse sincera.
"Ahahah... allora non ho proprio speranze... ma non mi sono fatto castelli in aria se questo ti preoccupa... adesso capisco al volo quando una ragazza non è interessata a me e Haruko... beh, lei è stata abbastanza esplicita" rise, forse un po' forzatamente tanto che Ayako se ne accorse perché aggiunse: "se però ti può far piacere, sappi che non devi considerare Kaede un tuo rivale in campo amoroso, quelle ragazze non gli interessano".
Hanamichi non comprese, ma Ayako si limitò a sorridergli semplicemente e senza accorgersene erano già arrivati a casa.
Salirono le scale principali che li portarono in casa e sull'uscio Hanamichi si scontrò con una figura che, senza badare a dove metteva i piedi, gli era andata addosso facendolo finire con il sedere per terra.
Lo sconosciuto, fortunatamente, aveva avuto i riflessi pronti tanto da non precipitargli addosso completamente. Aveva, invece, attutito la caduta posando una mano per terra e reggendosi con l'altra al muro: morale della favola, si ritrovava comodamente seduto sulle gambe di Hanamichi.
"Ahio... ahio, ma che diavolo...?!"
"Che cavolo stai combinando, deficiente?" la voce di Kaede sovrastò la risata argentina dell'altro ragazzo e la domanda del rosso.
"Ehi baka kitsune... io non ho fatto..." si difese subito per riflesso.
"Non dicevo a te, doaho" lo rassicurò, mentre sollevava l'amico dalle gambe del cugino, tirandolo per un braccio. "Alzati Akira!"
"Scusami, non ti ho proprio visto!" si scusò l'amico di Kaede aiutando Hanamichi ad alzarsi tendendogli una mano. Il rosso lo osservò stranito e afferrò saldamente il suo braccio tirandosi su.
"Mi dispiace... io sono Akira Sendo, un amico di Rukawa, nonché suo temibile avversario nel basket" si presentò gioviale.
"Ma non mi dire!" borbottò tra sé Hanamichi, mentre si ripuliva il sedere un po' dolorante. Tutti in quel posto avevano l'abitudine di schedarsi in relazione al loro ruolo di gioco e grado di rivalità sportiva con Rukawa. Perché tutti avessero a che fare con il basket, poi, doveva ancora capirlo. La loro doveva essere una mania.
"Akira cosa ci fai qui?" lo interrogò Ayako entrando in casa. "E perché hai i capelli bagnati?!" lanciò poi uno sguardo al fratello nelle stesse condizioni.
"Ci siamo fatti una doccia post allenamento, mia madre odia vedermi rientrare sudato ed ho chiesto a Kaede il favore di usufruire della vostra... ti secca?" le sorrise.
Ayako sorrise maliziosa, prendendo dalle mani di Hanamichi le buste che le tendeva, poi, spostando lo sguardo dall'uno all'altro, aggiunse: "e l'avete fatta insieme?"
"Questo non lo saprai mai!" le rispose a tono il giocatore, prima di scoppiare a ridere insieme alla ragazza.
Hanamichi rimase momentaneamente perplesso, decisamente non stava seguendo, perché avrebbero dovuto....
"Se però ti può far piacere, sappi che non devi considerare Kaede un tuo rivale in campo amoroso, quelle ragazze non gli interessano".
Guardò con occhi grandi il cugino e poi quello strano ragazzo, tutto un sorriso, prima di lasciarli soli in cima alle scale e, con una scusa, raggiungere Ayako all'interno della casa.
"Mmmh dici che l'abbiamo spaventato? Forse è uno timido" si fece venire dei dubbi Sendo.
"Tze... è solo un doaho... ma non dovevi andare?" fece sbrigativo Kaede e se Sendo non gli fosse stato amico da così tanto tempo, se fosse stato qualcun altro, si sarebbe anche offeso per quella risposta poco carina.
"Ma come sei scortese, sei arrabbiato adesso?" s'informò, era difficile da interpretare.
"No" rispose secco, socchiudendo leggermente la porta, facendogli capire che, se non si fosse sbrigato a scendere, gliel'avrebbe chiusa in faccia.
Akira scosse il capo: "va bene, va bene, ho capito, ci vediamo al solito posto stasera comunque, ho già detto agli altri che ci saresti stato, non puoi mancare!" lo ammonì con lo sguardo puntandogli contro l'indice inquisitore.
"Che seccatura, va bene... ci vediamo dopo!" disse voltandosi e rientrando in casa, stavolta senza neanche aspettare che l'altro fosse sceso.
Hanamichi, che in quel momento stava scendendo le scale per andare nella sua casa, sentì fischiare e si sporse oltre il bordo per vedere cosa fosse: in quello stesso momento, Akira aveva sollevato lo sguardo verso di lui e con un sorriso a trentadue denti l'aveva salutato con la mano.
Hanamichi ricambiò con un gesto automatico, prima di correre dentro e continuare a spiarlo dalla finestra, ben nascosto dalle tendine chiare, fino a che non lo vide uscire dal cancello.
Si sedette poi stanco sul divano, sospirando. Non capiva, non capiva assolutamente niente di tutta quella faccenda: era a Tokyo solo da due giorni e si sentiva estremamente confuso e scombussolato, cos'erano tutte quelle insinuazioni di Ayako? E chi erano tutti quegli strani personaggi che stava conoscendo? Se fossero stati tutti come quell'Akira, non era sicuro di voler conoscere sul serio gli amici della volpe.
Se poi anche tutte le amiche di Ayako erano invaghite di lui, preferiva non sapere; si sentiva esausto.
Un bussare leggero lo distolse dai suoi pensieri: "chi è?"
"Hana sono io... posso?"
"Sì Aya, entra pure" senza alzarsi dal divano, vide la cugina entrare nella casetta e raggiungerlo.
In mano aveva una grande scatola blu con tanti pois bianchi, gli diede una pacca sulla gamba per poi esclamare: "ecco qui la tua ricompensa".
Hanamichi sorrise, mettendosi a sedere composto e, posando sul tavolinetto basso la scatola, ne tolse il coperchio. Aprì i due veli di carta bianca che l'avvolgevano e ne tirò fuori una bella tuta da ginnastica di colore nero e di marca.
"Ayako, ma..." la fissò sbalordito.
"Ti piace?"
"Certo che sì, ma..."
"Ho pensato che potesse esserti utile, certo adesso fa caldo per indossarla, ma... sul serio Hana a me farebbe piacere se prendessi in considerazione l'idea di iscriverti al club. Se vuoi imparare, sono sicura che anche a Kaede farebbe piacere, anche se non lo ammetterebbe mai, e ti darebbe una mano. Io stessa potrei aiutarti sulle basi...diciamo che prendo questo dono come un investimento, che ne dici?!"
"Io... davvero non lo so, non ci ho mai pensato seriamente e..."
"Se poi non ti piace puoi lasciar perdere, ma almeno prova... sarà divertente!"
Hanamichi sorrise, osservando la tuta, rigirandosela tra le mani: "ok, ci sto! E poi tu lo sai, no? Sono un tensai e questa sarà un'esperienza per dimostrare la mia superiorità anche in questo sport" si prese ironicamente in giro.
"Bravo, così ti voglio... adesso vado a cambiarmi e farmi una doccia anche io, non si direbbe, ma fare shopping stanca" rise.
"Esci anche tu con Kaede stasera? Ho sentito che..."
Hanamichi la interruppe e scosse il capo: "no, oggi no grazie, sono un po' stanco, magari la prossima volta e poi, deciderà lui se invitarmi o meno, ma grazie comunque" le sorrise.
Ayako annuì e lo lasciò solo nuovamente, quel giorno si sentiva veramente stanco e particolarmente strano...aveva bisogno di stare solo o per lo meno di passare una tranquilla serata in casa.
Eh sì, casa non l'avrebbe mai detto, ma ne sentiva nostalgia o semplicemente era particolarmente in vena lui quella sera; si stese sul divano e prese in mano il cellulare, scorse velocemente la rubrica e: "Yohei? Sono io....come stai? Eh eh...cosa mi racconti?"

genere: romantico, fanfiction: slam dunk, long fiction, genere: fluff, genere: epic, genere: erotico, pairing: ruhana, slam dunk, genere: au, warning: yaoi

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