[Slam Dunk] Our life is gonna change (9)

Feb 01, 2015 16:08

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'Mmmmh, perché non mi riesce?!' si lamentò tra sé Hanamichi, dopo l'ultimo tiro fallito. Ovviamente Rukawa l'aveva avvisato che quello dei tiri fuori area sarebbe stato un lavoro più duro rispetto agli esercizi precedenti, ma non pensava lo fossero così tanto.
"Uffaaaaa..." si lamentò a voce alta. Erano ormai diversi giorni che si esercitava senza sosta e ancora non aveva visto nessun risultato. Che altro doveva fare? Era sicuro di stare mettendo in pratica tutti i consigli, era stato attento a ogni parola detta dal moro, anche perché il discorso era stato abbastanza lungo e Kaede gli aveva esplicitamente detto che non gliel'avrebbe ripetuto, ma non capiva dove sbagliasse.
Si sedette a terra, gambe incrociate, osservando la sedia accanto a sé, quella che usava per gli esercizi pre-tiro*. Forse non aveva fatto abbastanza riscaldamento, si disse, sedendosi nuovamente sul parquet: gambe lunghe distese e alle sue spalle la sedia. Con i gomiti piegati a 90 gradi appoggiò i palmi delle mani al bordo della seduta e cominciò a spingere, facendo forza sui tricipiti, in modo tale da alzare il sedere da terra, mantenendo come punto d'appoggio mani e piedi.
Fece un'intera serie da dieci piegamenti, poi si fermò per riprendere fiato. Il suo corpo non poteva dirsi poco allenato, era forte e ben piazzato, ma allora perché? Avrebbe tanto voluto vedere come facevano i grandi a eseguire quei tiri per lui difficilissimi, ma Rukawa non gli aveva mai proposto di visualizzare un dvd insieme e dire che ne aveva una libreria piena, per non parlare dei libri che aveva visto in salotto.
Avrebbe potuto consultarli da solo, certo, erano a disposizione, ma non sarebbe stata la stessa cosa: lui voleva fare qualcosa con la volpe. Gli aveva detto che non aveva bisogno di essere seguito, ma anche disinteressarsene così non gli faceva piacere. Però, pensò con un po' di rammarico e con una punta di quella che sembrava essere proprio sintomo di gelosia, con Akira le guardava le partite dell'NBA!
Con Akira faceva tante cose, molte più che con lui, questo, forse, perché pensava che lui non fosse ancora un giocatore completo? Per quanto si impegnasse, continuava a non vedere risultati, di nessun genere, purtroppo.
Prese nuovamente in mano il pallone, tentando di ricordare gli insegnamenti tecnici su come eseguire un tiro degno di quel nome.
"Allora, vediamo..." ricordò le parole del moro, "'la meccanica di tiro è a palmo aperto, una mano tiene la palla con i polpastrelli e l'altra di supporto, piedi larghi come le spalle e scendi piegandoti sulle gambe.'"
Mentre Rukawa esplicava la tecnica, Hanamichi si muoveva cercando di fare esattamente come gli veniva detto, per memorizzare meglio i passaggi.
'Abbassa il bacino, doaho! Le ginocchia non devono superare le punte dei piedi!' lo aveva ammonito.
'Resta in questa posizione piegata a 45° per un secondo, poi, sfruttando SOLO le gambe, datti una spinta per il tiro da tre. Qui concentrati solo ed esclusivamente sulle gambe più che sul tiro in sé, per il momento. La palla deve arrivare perlomeno al ferro. Hai capito?'
Hanamichi aveva annuito e Rukawa aveva potuto continuare.
'Il movimento di tiro deve essere naturale, partire dalle gambe con il salto e a quel punto la mano spinge verso l'alto, con il movimento che si conclude con un colpo di polso per indirizzare la palla. Tu sei alto e per te questo è un movimento secondario. Data la statura, il tuo ruolo sarà diverso e questi lanci non saranno la tua specialità, ma è bene che li sappia eseguire.'
Tutto molto facile, in teoria.
"Ma se non mi servono, che me ne faccio di sapere come eseguirli?" si domandò per l'ennesima volta, ricordandosi poi che Mitsui li sapeva eseguire alla perfezione e, quando aveva saputo della nuova sessione di allenamento, si era addirittura offerto di aiutarlo.
Tzé, lui era il Tensai, non aveva bisogno dell'aiuto di nessuno. La volpe aveva detto che ci voleva tenacia ed esercizio costante e lui aveva tutta l'intenzione di impegnarsi, ma se non vedeva risultati si annoiava e perdeva un po' di fiducia.
Riprese la posizione di tiro e tentò un'ultima volta, prima di interrompere l'allenamento per quel giorno: era in ritardo e doveva prepararsi.
La porta della palestra si aprì nel momento stesso in cui la palla toccò il ferro.
Hanamichi sorrise: ce l'aveva fatta! Ovviamente non era entrata nella rete, ma, come gli aveva detto la volpe, era un buon inizio. Felice, si voltò verso la persona che aveva fatto il suo ingresso in palestra, sperando fosse la volpe e avesse assistito al suo tiro, ma era solamente Ayako.
La riccia batté le mani, congratulandosi: "bravo Hanamichi, era buona come impostazione... solo che inizio a preoccuparmi, tu in palestra e il mio fratellino in camera a prepararsi per uscire. Cominci ad assomigliargli troppo, o devo pensare che vi siate scambiati i ruoli" sorrise avvicinandosi.
Sakuragi ridacchiò: "eheh, ho deciso che mi sarei allenato un paio d'ore ogni giorno, ma adesso è il caso che mi prepari o chi lo sente tuo fratello, o meglio chi le regge le sue occhiatacce" le disse.
"Uscite insieme oggi?" domandò lei.
"Nh... con i due piccioncini. Io non capisco questa uscita a quattro, finiremo per fare da terzi incomodi, quei due mi fanno paura quando sono insieme" le confessò, facendo scoppiare a ridere la ragazza.
"Ma dai, Hana, sanno contenersi, credo. E poi in pubblico, cosa vuoi che possano fare? Inoltre credo che si comportino così solo perché tu gli dai modo di stuzzicarti, fa' finta di niente e vedrai che non faranno nulla di sconveniente" consigliò, ma Hanamichi era ugualmente scettico.
Quando Hanamichi uscì dalla palestra per tornare alla dependance a prepararsi, incrociò Rukawa in giardino, il quale, non appena lo vide, lo squadrò da capo a piedi: "doaho, non sei ancora pronto? Akira passerà a prenderci a minuti e tu sei ancora così" lo ammonì.
Il rosso gli fece la linguaccia e corse veloce a cambiarsi. Non lo capiva, solitamente ci voleva un'eternità per farlo uscire di casa e convincerlo a non fare tardi e se la prendeva se per una volta era lui in ritardo? Inoltre, l'aveva visto da dove stava uscendo, avrebbe anche potuto essere più gentile e domandargli come fossero andati i suoi esercizi. Scosse la testa, tanto, ormai, aveva capito che il cugino era una contraddizione in termini.
Si fece velocemente una doccia, lasciando che i capelli si asciugassero naturalmente e indossò un semplice completo jeans e maglietta bianca aderente. Niente fronzoli, né elegante, casual ma a effetto: la maglia che portava, infatti, gli aderiva al petto come una seconda pelle lasciando intravvedere i muscoli scolpiti e i pettorali formati.
Per non parlare dei pantaloni che lo fasciavano nei punti giusti: fianchi e sedere ben in evidenza, un vero attentato anche per la più riservata delle ragazze. Se l'avesse visto Haruko, per quanto lo considerasse solo un amico, ci sarebbe rimasta sicuramente.
Scese nuovamente nel cortile principale giusto in tempo per l'arrivo di Sendo che, una volta fermatosi davanti al cancello, senza scendere dal suo fuoristrada, aveva suonato il clacson per informare del suo arrivo e, abbassando il finestrino, si era sporto con il suo solito, caldo sorriso: "mi scusi, devo essermi perso, stavo cercando la villa Kuroda, ero sicuro che fosse questa, ma voi non somigliate per niente alle persone con cui devo uscire, potreste indirizzarmi?" scherzò, facendo l'occhiolino ad Ayako che, in quel momento, stava passando di lì con il cesto del bucato da piegare e riporre in casa.
"Akira, ciao! Sappi che sono invidiosa, questi due non sono stati tanto belli come stasera...credo abbiano grandi progetti. Ah... avrei voluto uscire con voi e sfoggiare i miei due tesori, invece devo stare in casa ad aiutare mamma. Che invidia!" gli disse, prendendo in giro i due ragazzi.
"Hai ragione... sono un ragazzo fortunato e ne manca ancora uno all'appello" le diede man forte.
Hanamichi, dolcemente ingenuo, si guardò senza capire: perché parlavano in quel modo? Aveva messo la prima cosa che gli era capitata e non si era neanche acconciato i capelli, Ayako invece lo trovava carino? Proprio non capiva.
Kaede, lui sì che faceva la sua figura: anche lui indossava un paio di pantaloni scuri e una camicia nera con le maniche ripiegate a tre quarti, il collo niveo spiccava in mezzo a quel mare scuro, catalizzando lo sguardo di chi posava gli occhi su di lui e sembrava un delizioso invito a sporgersi verso di esso per assaporarne il profumo e il calore.
Hanamichi si accorse di stare indugiando troppo su quei particolari e si avvicinò all'auto, salendo velocemente dietro, lasciando a Kaede il posto accanto all'autista: immaginava fosse la cosa giusta da fare, in fondo loro erano amici e spesso, anche quando uscivano in tre con Mitsui, il moro sedeva sempre davanti.
Sendo si mise a ridere, facendo cenno a Kaede di salire anche lui in macchina, ma il moro, aggirando il fuoristrada, non si fermò aprendo il portellone anteriore, bensì si sedette accanto ad Hanamichi.
Entrambi i ragazzi lo guardarono confusi e Akira si girò perplesso: "beh, cos'è questa novità?" chiese. Hanamichi rimase zitto, aspettando una risposta.
"Nh..." fu l'unico mugugno che entrambi ricevettero, seguito da un'alzata di spalle.
Sendo tornò seduto composto, ingranando la prima per partire nuovamente e sbirciando i due dallo specchietto retrovisore: si stavano fissando in modo strano. Hanamichi fu il primo a distogliere lo sguardo, voltandosi a osservare fuori dal finestrino, e salutando Ayako con la mano.
Il ragazzo più grande ridacchiò tra sé e s'immerse nuovamente nel traffico.
Il tragitto da casa di Rukawa al locale fu breve, a portare avanti la conversazione furono al solito Hanamichi e Akira che chiese al rosso come fosse solito passare il venerdì sera a Kanagawa con i suoi amici: era la prima volta che faceva un'uscita anche con il cugino di Kaede ed era curioso.
Sakuragi fu felice di parlare della sua Armata e delle loro pazze uscite insieme, gli faceva bene ricordare i vecchi tempi e Akira si divertì un mondo a sentire le loro eroiche gesta e di come non ci fossero più locali in cui non fosse loro proibito entrare, data la fama di Takamiya che faceva impazzire i camerieri con le sue ordinazioni megagalattiche.
Rukawa rimase in silenzio per buona parte del viaggio, perso nei suoi pensieri, ascoltando, però, attento la voce di Hanamichi parlare.
I primi tempi, quando il rosso era arrivato a Tokyo, Kaede poteva sopportare poco le sue parole: il nuovo arrivato aveva fatto dei suoi giorni silenziosi un cumulo di parole e rumori che lo infastidivano, ma più passava il tempo e imparava a conoscerlo, più si accorgeva che, quando non sparava fesserie o non inveiva contro di lui, gli piaceva il suono che aveva la sua voce, sentirlo parlare e raccontare. Aveva un modo di fare che riusciva a fargli immaginare le situazioni, catapultandolo quasi all'interno delle sue storie.
"Eccoci qui!" disse Akira, scendendo dall'auto, e fu abbastanza fortunato a trovare parcheggio vicino al pub in cui avrebbero cenato. All'esterno, ad attenderli alla porta, trovarono Mitsui che salutò tutti con la mano, per far vedere loro dove si trovasse e poi, quando venne raggiunto, diede al suo ragazzo un veloce bacio sulle labbra. Si rivolsero al cameriere che diede loro il tavolo prenotato a nome 'Sendo' e il gruppetto lo seguì.
"Vi piace?" domandò Akira tutto contento. "Ho chiesto io di poter avere questo posticino un po' riparato, così non verremo disturbati e potremo farci i fatti nostri" spiegò, mentre ognuno prendeva posto al tavolo di forma rettangolare: Akira e Rukawa da un lato, Mitsui e Hanamichi dall'altro, in modo da formare due coppie e lasciare che i piccioncini, così come li chiamava Sakuragi, potessero essere l'uno davanti all'altro.
"È molto carino qui, è diverso dal luogo in cui abbiamo festeggiato il compleanno del quattrocchi" commentò Hanamichi, osservando l'arredamento.
"Eh eh... questo è un posto speciale!" ghignò Akira, spiegando poi, "Io e Hisashi siamo venuti qui per il nostro primo appuntamento, ti ricordi?" disse guardandolo e allungando una mano a sfiorare il dorso di quella dell'altro.
"Oooh sì e come potrei, visto poi come abbiamo trascorso il resto della serata!" gli diede corda l'ex teppista, mentre Hanamichi utilizzava il menù come una sorta di riparo, posandoselo sulla testa, formando un tettuccio e facendosi piccolo piccolo nel tavolo. 'Cominciamo bene' pensò.
"Nooo ditemi che state scherzando, potevate anche tenervelo per voi, io avrei vissuto bene anche senza saperlo" mugugnò.
"Doaho!" lo rimproverò Kaede, prendendogli la cartelletta rigida dalle mani e cominciando a scegliere cosa mangiare.
"Stupida volpe!" lo ammonì, tornando composto. "A te non dà fastidio?" chiese.
"No... io ci son abituato!"
Hanamichi roteò gli occhi, alzandoli verso il cielo: sarebbe stata una lunga serata.
Il cameriere fu da loro dopo pochi istanti prendendo le ordinazioni, chiedendo la cortesia di aspettare solo qualche minuto e sarebbero stati serviti subito.
"Da bere, cosa vi porto?"
"Mmh penso che tre birre vadano bene, tu non hai problemi, vero Hana?" chiese Sendo ordinando per tutti.
Il rosso annuì con un sorriso, mai avuto problemi con gli alcolici lui.
"Per me una Coca Cola" disse il moretto e Hanamichi scoppiò a ridere. "Stai scherzando? Rukawa, facci compagnia, non fare l'asociale".
"Non mi piace la birra e se vogliamo dirla tutta, tu..." fece indicando Akira, "...non dovresti bere, dato che poi devi guidare."
"Sciocchezze, un bicchiere durante i pasti lo posso bere, sono una persona coscienziosa io!" s'impuntò il ragazzo dai capelli a punta. "E poi l'ho sempre fatto e sei sempre tornato a casa sano e salvo mi pare" rispose a modo.
"Ahaha, volpe scema hai paura di ubriacarti, vero? Non reggi l'alcol come il tensai e hai paura di sfigurare... tztztz" lo provocò, sfottendolo un po'.
"Io non ho paura e gli atleti non dovrebbero bere."
"Una mezza birra a cena non ti ucciderà Rukawa! Facciamo così, tu prenderai una birra e Sendo la Coca Cola" decise Hanamichi senza consultare nessuno.
"Ehi, non decidere per me!" si offese Akira. Rukawa guardò storto Sakuragi, ma capitolò, o sarebbero andati oltre tutta la notte.
"Ok!"
Il cameriere segnò gli ordini e lasciò il tavolo.
"Uffa, però! Non è giusto!" fu l'ultimo commento di Sendo, mentre Mitsui sghignazzava.
Durante la cena i ragazzi parlarono un po' di tutto, fecero ancora qualche domanda ad Hanamichi e, per non estromettere Rukawa dalla conversazione, parlarono anche di basket. Hanamichi non poté essere molto partecipe, ma svelò ai ragazzi dei suoi progressi di quel giorno, cominciava a imparare e voleva che almeno qualcuno lo riconoscesse.
Ma non ebbe vittoria propriamente facile, Mitsui lo prese non poco in giro, data la sua bravura in quel tipo di tiri, poteva permetterselo e Sendo spiegò che lui era abile in moltissimi campi e che nel giro di un mese e mezzo, con costanza e tenacia, era riuscito a eseguire anche cinquanta tiri da tre consecutivamente.
Hanamichi stava per ribattere che anche lui ci sarebbe riuscito e, anzi, avrebbe fatto anche di meglio, quando fu preceduto da Rukawa: "smettetela! Il doaho si impegna... per essere uno che non ha mai toccato palla in tutta la sua vita è un traguardo non indifferente quello che ha raggiunto e non parlo solo dei tiri liberi".
Tutti i ragazzi rimasero sorpresi da quelle parole: un complimento del genere, rivolto a Sakuragi, non se lo sarebbero mai aspettato da Rukawa. Sul viso di Hanamichi cominciava ad allargarsi un grande sorriso, ma anche quello fu subito smontato: "ciò non toglie che non sei comunque alla nostra altezza e ne hai di strada da fare, non ti puoi adagiare sugli allori. Le selezioni per entrare in squadra le farai come tutti noi" lo ammonì.
"E ti pareva!" sbuffò il rosso.
"Rukawa sei impossibile, prima lo elogi e poi lo distruggi... comunque non siamo qui per parlare di basket tutta la sera, sono proprio curioso di sapere una cosa: come mai ti sei messo così carino stasera?" chiese Sendo al moro.
"È vero, l'ho notato anche io! Quando esci con noi, solitamente sei in tuta o poco curato nei dettagli... hai intenzione di darti alla pazza gioia stanotte?" insinuò il ragazzo con la cicatrice, dando man forte alla sua dolce metà.
"Deficienti! Non c'è un motivo, mi girava così" e per sviare il discorso, bevve un lungo sorso di birra, tutto d'un fiato.
"Ehi, ehi, vacci piano volpe... se non sei abituato ti può far male!" lo fermò Hanamichi.
"Tu che vuoi?! Hai cominciato per primo, adesso lasciami in pace!" disse brusco.
"Anche Hanamichi, però, sai, sono sicuro che se ti vedesse Haruko comincerebbe a sbavare sulle tue scarpe... anzi no, tra te e Kaede non so chi sceglierebbe."
"Eheh certo come no, la Akagi non ha occhi che per la volpe" commentò il rosso. Non era così sciocco da non capire quello che la ragazza provava nei suoi confronti: per lei era solo un buon amico e, dopo tutte le sue precedenti esperienze, se c'era una cosa che sapeva riconoscere bene era quando per lui non c'erano speranze.
"Nh!" Rukawa non ci voleva pensare, quella ragazzina era veramente esasperante alle volte, non riusciva a liberarsene.
"Poverina, dai... almeno lasciala sognare... e dire che sa che tu e Akira un tempo siete stati molto uniti, ma credo fatichi ancora a capire di che tipo fosse il vostro legame" disse con un po' di malizia Mitsui.
Rukawa lo fulminò con gli occhi e poi guardò di striscio Hanamichi che continuava a mangiare.
Tutti puntarono gli occhi sul rosso che, sentendosi osservato, con ancora un boccone in bocca, mugugnò: "mh non fate caso a me, la cosa non mi è nuova... ehm... giuro che non l'ho fatto apposta, volpe, non guardarmi così... non giudico nessuno io... anche se... visto che è saltato fuori... io mi sono chiesto..." indugiò un momento osservando Rukawa, non sapeva quanto gli avrebbe fatto piacere la cosa, ma era giorni che si tormentava sulla questione e voleva sapere, al massimo non gli avrebbero risposto. E poi l'argomento l'avevano tirato fuori loro, doveva sapere.
"Perchè è finita tra voi? Voglio dire, andate ancora molto d'accordo... non capisco!" ammise, giocherellando con quanto restava nel suo piatto.
Mitsui quasi si soffocò con la birra e Akira scoppiò a ridere.
Hanamichi era sempre più perplesso, che avevano?
"Grazie tante, Hana!"
"Oh, Mitchi scusa, non voglio dire che voi non siate una bella coppia... solo non capisco come mai tu non sia geloso di loro o non ti vengano dei dubbi...."
"Ah, grazie della fiducia, Hana!" fu Sendo, adesso, a sentirsi tirato in causa.
"Beh no, no... e non voglio neanche dire che tu non sia fedele... aah che casino!" si esasperò, portandosi le mani sulla testa. Stava cominciando a straparlare poiché era nervoso e loro facevano finta di non capire, mettendolo in difficoltà. La domanda era semplice, ma nessuno gli rispondeva.
La coppietta in questione scoppiò a ridere, divertita dal modo in cui si stavano mettendo le cose: la serata stava prendendo una piega interessante, proprio come avevano previsto e forse qualcosa cominciava a muoversi, Hanamichi era un pochino nel panico, ma era necessario.
"Questi non sono affari tuoi, doaho... io non sono venuto a chiederti delle tue esperienze passate, cosa di cui non mi interessa neanche, per cui pensa ai fatti tuoi" disse Rukawa bevendo un altro sorso di birra, cominciava ad assaporarla con gusto.
"Oh, ma io ti direi che non è stata un granché... sono sempre stato scaricato" disse ricordando con tristezza, eppure credeva davvero che ciascuna delle cinquanta ragazze fosse quella giusta.
"Dai, Hana, beviamoci su!" lo incentivò Mitsui, ridendo.
"Forse è meglio..." accettò il rosso di buon grado, mentre studiava di sottecchi la volpe. Forse si era offeso per la sua invadenza, l'aveva guardato malissimo prima ed era stato anche piuttosto sgarbato. E lui, adesso, era ancora più curioso di sapere il motivo: le reazioni avute da Akira e Hisashi non gli piacevano, il mistero che circondava la faccenda altrettanto e poi Rukawa così evasivo. Ci doveva essere per forza sotto qualcosa e lui voleva sapere.
Finirono di cenare, con Kaede che aveva chiuso in quel modo l'argomento e Hanamichi, complice anche la piccola bottiglietta di sakè che avevano ordinato con il dolce, aveva cominciato a parlare delle sue disavventure amorose: adesso riusciva a riderci su, ma i suoi amici di Kanagawa ne avevano passate veramente tante ogni volta che, per ogni sbandata, veniva rifiutato. Yohei poi si doveva sorbire i suoi patemi pseudo depressivi: povero Mito, pensò Hanamichi con tenerezza, era davvero un amico impagabile e insostituibile.
"Hanamichi, non l'avrei mai detto, mi sei sembrato un tipo timido all'inizio, invece, wow, hai avuto il coraggio di dichiararti a cinquanta ragazze diverse" lo prese un poco in giro Sendo, ma senza cattiveria.
"Mh... mh" annuì Hanamichi, finendo di mangiare un dolcino di riso e bevendo l'ultimo sorso di sakè.

***

"Basta!! Ho mangiato fino a scoppiare, non ne posso più... domani digiuno!" decretò il rosso una volta usciti dal locale, mentre andavano a recuperare la macchina di Sendo.
"Vero, abbiamo esagerato, però è stata una bella serata, io mi sono divertito!" disse Mitsui, guardando il suo ragazzo che teneva vicino a sé, circondandogli le spalle con un braccio.
Akira fece scattare la serratura automatica delle porte, invitando i ragazzi a salire per riaccompagnarli a casa.
"Io non vengo!" disse il moretto che stava da un bel po' in silenzio.
"Come? E torni a piedi?" domandò curioso Sakuragi.
"Nh, ho bisogno di aria, per colpa di qualcuno mi sento la testa vuota e la macchina mi fa male" rispose guardandolo storto. Era lui, in effetti, il responsabile del suo leggero stato di ubriachezza, anche se, a ben pensarci, lui avrebbe dovuto contenersi o non cedere alle provocazioni.
Hanamichi fissò l'asfalto sentendosi un po' colpevole: anche lui era particolarmente allegrotto dopo l'ultima ordinazione, ma era abituato, sapeva che l'indomani avrebbe avuto una leggera emicrania, ma ne era consapevole, era lo scotto da pagare.
Però non voleva che Rukawa stesse male, per lui era più un gioco, un modo diverso per divertirsi un po' fuori dagli schemi e in circostanze particolari, non sempre*.
"Ah, Rukawa aspetta..." lo chiamò il rosso, vedendo che si stava già avviando sulla strada di casa, senza neanche salutare i ragazzi.
"Scusate, vado con lui, o mi lascia qui... non è il caso che la volpe giri di notte da sola data la situazione, eheh" sorrise loro. Li ringraziò per la serata trascorsa e allungò il passo per raggiungere il cugino che aveva ripreso a camminare.
"Volpe?"
"Mh?"
"Sei arrabbiato con me?" domandò Hanamichi dopo dieci minuti di assoluto silenzio, si sentiva solo lo stridere leggero delle loro scarpe a ogni passo.
Rukawa si limitò a guardarlo, ma non rispose e Hanamichi prese quella non risposta come un assenso, abbassando un po' il capo.
"Scusa..." disse a bassa voce. Rukawa fermò il passo squadrandolo.
"Smettila, non sei il solo responsabile... non sono solito scaricare colpe sugli altri, semplicemente non dovevo assecondare questa tua testa matta" rispose, spendendo qualche parola in più e dandogli una pacca sul braccio, riprendendo a camminare.
Hanamichi ritrovò immediatamente il suo sorriso, affiancandolo nuovamente e prendendolo a braccetto. Era contento che non si fosse offeso con lui e cominciava a pensare che nel giro di un paio d'ore avessero fatto, sul loro rapporto, molti più progressi di quanti ne avrebbero potuti fare in diversi mesi di convivenza.
Gli sorrise in modo solare, poi gli disse: "ti sei divertito, però, di la verità?"
"Umpf" sbuffò il moro, senza dargli soddisfazione.
"Eddaiii volpaccia, lo so tanto che con il Tensai nella vostra comitiva la serata è stata unica, non capisco come faccia a stare solo con quei due che tubano ogni tre per due."
"Doaho, sono molto discreti quando escono con me, altrimenti non li frequenterei."
Altra pausa di silenzio, poi Hanamichi provò nuovamente a interrogare Rukawa: non si era dimenticato della questione principale di quella serata e, complice l'alcol e le sue difese abbassate, tentò nuovamente di interagire con il moro.
"Sì, lo so e vedo anche che la cosa non ti infastidisce, per cui non capisco perché ancora non me lo dici?"
"Che cosa?"
"Di te e Sendo."
"Sai che sei noioso? Cosa ti interessa? È finita, punto."
"Sì, ma perché? Siete rimasti amici, buoni amici, stai sempre insieme a lui, esci insieme al suo nuovo ragazzo... io non ho mai rivisto quelle ragazze che mi hanno scaricato" obbiettò giustamente.
"Perché tra voi non c'è mai stato niente" sottolineò il moro, in fin dei conti, aveva detto lui stesso che era stato subito scaricato senza possibilità d'appello.
"A-ah! Quindi sottintendi che, invece, tra voi..." lasciò in sospeso.
"Non ci provare, doaho, non abbocco, non sono così tanto ubriaco" lo mise in guardia.
Tra tutto quello scambio di battute, arrivarono infine a casa, ma Hanamichi non si diresse alla dependance, al contrario, seguì Rukawa fino alla sua camera. Erano quasi le due del mattino, nella casa regnava la pace del silenzio, tutti dormivano e i due erano costretti a bisbigliare per non fare rumore.
"Vattene a letto, doaho, è tardi!"
"Nooo dai, stiamo ancora un po' a chiacchierare, lo facevo sempre con Yohei, io non ho sonno e poi tu mi devi delle risposte!"
"Io non ti devo proprio niente e il tuo amico non è qui ora, fila!" tentò di cacciarlo, chiudendo però la porta della propria camera, solo dopo che Hanamichi ebbe fatto in tempo a entrare nella stanza.
"Ci sei tu, per me è lo stesso... dai, dai, dai... spiegami... se me lo dici..." fece la sua proposta, osservando Rukawa cambiarsi per indossare la tenuta da notte.
Rukawa, lanciandogli un'occhiata da sopra la spalla, lo vide stravaccarsi sul suo letto e guardarlo con aria furba.
"Se me lo dici, poi me ne vado... eheh" rise tra sé, soffocando il suono troppo alto, ponendosi le mani a coppa sulla bocca.
Rukawa, con indosso solo una maglietta leggera, si avvicinò a sua volta al letto, sdraiandosi, mentre Hanamichi si sollevava a sedere per guardarlo meglio. Lo vide mettersi una mano sul viso e sospirare: "ma perché ho dato retta a un doaho?"
"Eheh..." posando una mano sul materasso, Hanamichi si sporse appena, di modo da osservarlo da quella posizione e con l'altra lo costrinse a guardarlo, allontanandogli il braccio dalla fronte e scostandogli i capelli dal viso.
Forse, data l'atmosfera creatasi tra di loro, non si rese neanche conto di quello che i suoi gesti potessero significare e, ancor di più, non li trovava affatto strani, perché gli venivano estremamente naturali.
"Allora, me lo vuoi dire o no?!" chiese con un tono di voce che risultò alle orecchie del moro molto dolce. "Se non lo fai non chiuderai occhio stanotte, posso andare avanti fino a domattina a chiacchierare, sei stato avvertito" ghignò e Rukawa non poté far altro che capitolare, se voleva finalmente andarsene a dormire.
Si lasciò andare sul materasso, rilassando i muscoli e dopo qualche secondo cominciò a raccontare: "è stato Sendo a dichiararmisi, io lo consideravo solamente un buon rivale, non avrei mai pensato che potesse avere un interesse diverso dalla competizione sportiva per me. Non avevo alcun motivo per rifiutarlo, mi stava simpatico e aveva la mia stima come giocatore e come persona. Ci siamo messi insieme" cominciò a parlare, rimanendo sempre disteso, fissando il soffitto, senza guardare Hanamichi negli occhi, il quale lo ascoltava attento, senza fiatare.
"Siamo stati insieme tre mesi. Lui è bisessuale, anche se preferisce di più i bei ragazzi e aveva già fatto le sue esperienze. È stato a lui che ho dato il mio primo bacio."
Hanamichi deglutì a vuoto, mentre una strana morsa gli attanagliava lo stomaco e sentiva che un senso di tensione gli invadeva il corpo, all'altezza del cuore, senza un motivo, senza un perché definito.
Rukawa, dal canto suo, non sapeva perché gli stesse rivelando tutti quei dettagli, Hanamichi non aveva chiesto tutta la storia, solo il motivo della rottura, ma nonostante questo andò avanti con il racconto.
"Stavamo insieme da tre mesi, dai baci siamo passati alle carezze, non c'era nulla di male in questo lui era il mio ragazzo, io ero il suo, ma non c'era quel feeling che fa scattare qualcosa dentro che ti porta a voler condividere la tua vita con un'altra persona" concluse troppo velocemente. "Incompatibilità di carattere, ecco!"
Si voltò finalmente a guardarlo, facendogli capire che quella era la fine della storia, ma Hanamichi lo fissava confuso.
"Che c'è?" si esasperò il moro.
"Tutto qui?" chiese Sakuragi.
"Nh!"
"Non ci credo. Perché avresti dovuto nascondermelo... non ci casco, neanche io sono tanto ubriaco sai, fuori il resto!" lo spronò, mettendosi carponi sul materasso, rimanendo in ginocchio, in attesa.
Era sicuro che ci fosse dell'altro, doveva esserci per forza: anche se la cosa poteva non essere piacevole per lui, doveva sapere fino a che punto loro... fermò il corso dei propri pensieri, quando una domanda lo colse improvvisamente: Rukawa aveva sviato il discorso proprio sul più bello.
"Scusa, ma... non avevate anche un... un legame di tipo fisico?" domandò, rosso in viso per la piega assunta dalla storia. Rukawa arcuò un sopracciglio.
"E questa da dove ti viene fuori?" chiese, alzando un poco di più la voce per la sorpresa di quella domanda così ardita, per uno come Hanamichi. Si vedeva lontano un miglio che la cosa lo imbarazzava oltremodo, eppure si ostinava a voler sapere.
Rukawa si voltò allora su un fianco: con Hanamichi era una partita persa in partenza, voleva sapere e basta, non c'era verso di scrollarselo di dosso. Non gli andava di rivelargli certi particolari, ma se lo guardava in quel modo... non voleva che pensasse che non si fidava di lui e ferirlo, ma non aveva altra scelta, era davanti a un bivio. Si voltò su un fianco dandogli le spalle e riprese da dove si era interrotto.
"Akira voleva festeggiare il nostro terzo mese insieme, aveva organizzato una serata speciale, così mi aveva detto e... voleva portare il nostro rapporto a un piano più alto. Questo era quello che voleva lui, ma non era lo stesso per me e abbiamo litigato."
"Litigato?" si stupì Hanamichi, aveva capito in che modo Sendo volesse festeggiare e il suo sguardo si adombrò un attimo. Fissò le coperte candide del letto di Rukawa e questi, alla sua esclamazione sorpresa, tornò steso supino.
"Sendo voleva avere in mano la situazione, ma io non ero dello stesso avviso! Abbiamo litigato furiosamente e la seratina romantica rovinata" concluse sul serio stavolta. "Il giorno dopo è tornato da me per chiarire e scusarsi perché aveva corso troppo, ma io quella notte avevo pensato molto e ormai non c'era più niente da recuperare."
Hanamichi si rimise composto sul letto, sedendosi con le gambe fuori dal materasso e riflettendo tra sé. Aveva sul viso un'espressione indecifrabile, un misto di incredulità e divertimento.
Povero Sendo, innamorato com'era doveva essersi sentito veramente giù di tono. Ora capiva perfettamente il senso di quelle frasi dette a Mitsui e che a sua volta Hisashi gli aveva riferito, ora tutto combaciava perfettamente.
"Hai detto che non mi avresti giudicato, per cui togliti quell'espressione!" l'ammonì severo Rukawa, sedendosi sul letto a sua volta. Le loro spalle si sfioravano, così come le loro mani, poste vicine sul materasso.
"No, non ti sto giudicando è solo che mi sembra una cosa sciocca, non fraintendermi, voglio dire, era il vostro giorno, avresti potuto..." si fermò lui per primo: perché dare un consiglio del genere a Rukawa, perché analizzare i suoi comportamenti? Gli faceva male sapere che aveva avuto un passato di quel tipo con Sendo e allora perché fargli sapere quale sarebbe stata la giusta reazione per lui, spiegandogli come, magari, nella stessa situazione, lui avrebbe agito?
"Scusa, ma perché avrei dovuto permetterglielo?" chiese, infine, Rukawa.
L'aveva esasperato di domande, gli aveva fatto fare la figura dello scemo insensibile, magari lo stava anche giudicando un codardo e si permetteva di dargli consigli? Lui era l'ultimo che avrebbe potuto parlare.
"Beh..." esordì Hanamichi con un dolce sorriso, guadandolo negli occhi, sul viso l'espressione di chi è a conoscenza di una grande verità e che sta per dire una cosa ovvia: "perché ne sei innamorato, per quale altro motivo, scusa?"
Rukawa lo fissò in silenzio per un attimo: non capiva che senso avesse tutto quello strano discorso, perché si fosse aperto con lui e perché Hanamichi ora lo guardasse in quel modo. Continuavano a fissarsi senza parlare, sentivano la presenza fisica l'uno dell'altro, il calore dei propri corpi, l'aria riempita solo del lento respirare dei loro fiati e continuavano a osservarsi. Forse era uno sbaglio, forse era una colossale, immane e gigantesca fesseria quella che stava pensando, ma Hanamichi gli sorrideva, non aveva mai sorriso in quel modo, non era mai stato così vicino a lui come in quel momento, non gli aveva mai parlato come aveva fatto quella sera.
Perché aveva voluto sapere la sua storia? Chi gliel'aveva raccontata per primo e perché ci aveva pensato tanto da essere diventato fondamentale per lui sapere il perché?
"Perché ne sei innamorato!"
Forse era proprio quella la risposta a tutte le sue domande, forse anche Hanamichi quella sera aveva trovato la sua risposta, finalmente. Così, senza più pensare, Rukawa prese una decisione e agì: lentamente si sporse in avanti, senza smettere di fissare il viso di Hanamichi, sempre più vicino al suo, ne studiò le reazioni, beandosi dei suoi tratti perfetti.
Sempre più vicino vide che anche lui gli andava incontro e inclinava leggermente il capo, lasciando vagare veloci i suoi occhi scuri sul suo viso, prima si incatenarli nuovamente ai suoi. Lo vide chiuderli piano e Rukawa fece lo stesso. Mosse una mano, posandola sul dorso caldo di Hanamichi e sentì le sue labbra morbide unirsi alle poprie.
Un bacio. Un tocco fuggevole che ha il sapore dell'incertezza, della speranza, della dolcezza per ciò che potrebbe essere, un bacio che ha il sapore di una nuova vita, insieme.
Rukawa, quasi con timore di vederlo fuggire via, schiuse piano la bocca per riempire di baci la gemella, ne accarezzò il labbro inferiore, prendendolo tra le proprie succhiandolo un poco. Sentì le labbra calde di Hanamichi tremare, mentre titubanti ricambiavano il movimento di quelle di Rukawa.
Un sospiro da parte di Hanamichi e un movimento delle dita di Kaede che si mossero alla ricerca di quelle di Sakuragi: e fu proprio questo, questo piccolo innocente gesto, che ruppe l'incanto.
Sakuragi spalancò gli occhi allontanandosi di colpo dal moro, lasciando scivolare la sua mano da quella di Rukawa e alzandosi dal letto. In un primo momento cercò di razionalizzare e non riuscì a capire, sapeva solo che...no, non sapeva assolutamente niente.
Portandosi una mano alle labbra, guardò spaventato il cugino, riuscendo a mormorare solo un timido: "mi dispiace" prima di voltarsi per andarsene.
Erano state quelle parole che ebbero il potere di risvegliare il moro dal suo momentaneo smarrimento, neanche lui era riuscito a capire cosa fosse successo: l'aveva baciato? Per quanto tempo? Era stato un attimo, o erano passate delle ore?
Non lo sapeva, sapeva solamente che non voleva che andasse via in quel modo, doveva fare qualcosa: agile, si alzò di scatto dal letto, fermandolo per un braccio, quando Hanamichi ancora teneva la mano sulla maniglia della porta. Lo costrinse a voltarsi, guardandolo poi interrogativo, ma il rosso sfuggiva il suo sguardo. Hanamichi riuscì solo a balbettare qualcosa di simile a delle scuse, strattonando poi di forza il braccio e Rukawa lo sentì solo mormorare che doveva andare via e poi: "non dovevo scusa, è stato uno sbaglio!"
Non capiva quelle parole, non le credeva possibili.
'Non doveva?'
Aveva parlato al singolare, cosa significava? Si sentiva responsabile? Credeva che lui se ne sentisse estraneo?
Era un doaho... un grandissimo idiota.
Ma non poté neanche dirgli il suo insulto preferito, perché Hanamichi era uscito via di corsa: davanti a sé aveva solo la porta socchiusa, sentiva dei passi allontanarsi velocemente e in un momento di rabbia, poggiando il palmo della mano sulla porta, la chiudette senza troppa delicatezza, senza curarsi del rumore che avrebbe potuto svegliare i suoi.
Si sedette sul letto sbuffando, si passò una mano tra i capelli senza trovare una spiegazione coerente: aveva sbagliato, aveva sbagliato alla grande stavolta. Era sicuro, era certo al cento per cento di aver interpretato bene tutti i segnali, segnali che da diversi giorni ormai Hanamichi gli stava mandando.
Come quando si apprestava a lanciare la palla sapendo che, anche se all'ultimo secondo, quella sarebbe entrata nella retina portando la vittoria alla squadra; era assolutamente certo che Hanamichi stesse parlando al suo cuore, poiché lo comprendesse e si accorgesse dei suoi sentimenti.
Come aveva potuto, invece, prendere un tale abbaglio? Non riusciva a crederlo possibile, non poteva aver frainteso tutto. In quei giorni Hanamichi aveva fatto di tutto per attirare la sua attenzione, quello stesso interesse nei suoi confronti che, a fatica, Kaede si era sempre impedito di lasciar trasparire. Era fiero dei suoi progressi con il basket, non litigavano neanche così tanto come si sarebbe aspettato, data la loro incompatibilità di carattere, o forse, sarebbe stato più corretto dire, la loro somiglianza.
Avevano entrambi un temperamento forte, orgogliosi e testardi allo stesso modo, l'unica differenza era nel loro carattere, l'uno l'opposto dell'altro, ma che, come spesso si dice, se così non fosse stato, non si sarebbero a ragione potuti definire complementari.
Non ci capiva più niente.
Da quando aveva cominciato a frequentare Sendo, colui che era riuscito in parte ad aprire il suo cuore, Rukawa aveva scoperto l'esistenza di un mondo fatto di sensazioni ed emozioni. Con Akira erano, però, solo leggermente presenti nella sua vita, mentre con l'avvenuta di Hanamichi si erano fatte più forti: già dal suo arrivo a Tokyo, in quel primo giorno, aveva perso preziose ore di sonno per pensare a lui, a loro, al loro passato e al loro futuro anche.
E Hanamichi sembrava avergli aperto il suo cuore, aver cominciato a fargli capire che poteva esserci qualcosa tra loro e poi, lo gettava in quel panico più totale. Prima ricambiava il suo bacio e poi si scusava e gli diceva che era stato un errore? Quel doaho si era preso addirittura la parte grande, pensando di aver fatto tutto da solo.
Se n'era andato senza spiegare, senza permettergli di capire cosa l'avesse spaventato tanto. E lui non era certo il tipo che correva dietro a qualcuno, specialmente alle due del mattino.
Doveva pensare, credeva che anche Hanamichi ne avesse bisogno, ma anche se sperava fosse solo quello, sapeva che, l'indomani mattina non sarebbe cambiato niente, non avrebbero avuto modo di parlare e tutto sarebbe rimasto in sospeso.
Non era nel suo stile lasciare tutto al caso, fare qualcosa e poi non assumersi le proprie responsabilità, ma in quella situazione, Kaede non era da solo, sarebbero dovuti essere in due a parlare e cercare di capire, cosa che Rukawa sapeva bene non sarebbe stato affatto facile.

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