[Slam Dunk] Our life is gonna change (12)

Feb 01, 2015 16:20

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"Hanamichi, che bello rivederti, come stai? Ieri siete tornati tardi? Avevo chiesto a Yohei di passare a casa non appena fossi arrivato, ma ti ha subito preso in ostaggio!" la signora Mito abbracciò Sakuragi, coccolandoselo un poco. Gli era sempre piaciuto quel ragazzo, al marito diceva spesso che, se avesse avuto una ventina d'anni in meno ci avrebbe spudoratamente provato con lui.* Quando la donna faceva certe uscite, padre e figlio la riprendevano ogni volta, scuotendo il capo, mentre Hanamichi inevitabilmente arrossiva.
"Karin, grazie... mi spiace, ci siamo anche alzati tardi, ma è colpa delle chiacchiere arretrate, comunque vedo che sei in forma!" le disse il rosso, nonostante lo mettesse spesso in imbarazzo, le era molto affezionato. Si sedettero a tavola per pranzare tutti insieme e Hanamichi, per l'ennesima volta, raccontò della vita a Tokyo e delle nuove amicizie.
"Vi porto anche i saluti della mamma, mi ha detto che ti ha mandato una cartolina e dei dolci, li hai ricevuti? Ci teneva molto, per farti sapere che non ti ha scordata."
"È sempre così gentile Minachan, certo che ho ricevuto i dolci e la cartolina... come se la passa tua mamma?"
"Bene, bene, è in gran forma, si impegna molto e per il momento dobbiamo ancora stare lontani perché non può prendere giorni di ferie, deve farsi valere e poi il lavoro le piace, come mi disse al telefono: 'non lascerò che un gruppetto di nuove arrivate, solo perché sono più giovani di me, mi freghi il posto!'" imitò la donna, prima di scoppiare a ridere.
"I tuoi zii, invece, quando arriveranno? Mi farebbe piacere conoscerli, ho visto pochissime volte Miyako e i bambini, ma erano così piccoli, specie il maschietto, era a-do-ra-bi-le..." scandì bene, "… da piccolo, si sarà fatto bello, eh?" si informò, mentre il marito la guardava dubbioso. Se non fosse stata attenta prima o poi sarebbe stata arrestata per molestie, ne era sicuro.
Hanamichi arrossì appena nel concordare con lei: "ehm... direi di sì, so che a scuola, la volpe ha diverse fan... così mi hanno detto" sottolineò, continuando a mangiare.
"Comunque..." proseguì per cambiare argomento, notando come Yohei, data la sua reazione, avesse teso i suoi sensi da detective "… dovrebbero arrivare nel pomeriggio. Giusto il tempo di sistemare i bagagli dove alloggeremo e posso invitarli, sempre se non ti è di disturbo."
"Figurati, Hana! Vero, caro?!" chiese al marito con un sorriso che era tutto un programma e l'uomo non poté che stringersi nelle spalle. "Tanto fai tutto tu!" disse sincero.
La donna, contenta, finì di mangiare, prima di rimettersi ai fornelli e preparare una sostanziosa cenetta per i suoi ospiti. Hanamichi non vedeva il bisogno urgente di mettersi così presto a preparare, ma sapeva che Karin era una perfezionista e ci teneva che venisse fatto tutto per tempo e nel migliore dei modi.

Hanamichi e Yohei, invece, dopo pranzo, rimasero un po' in panciolle a giocare con i vecchi videogiochi, ricordando i vecchi tempi e poi si prepararono in attesa che arrivassero i Kuroda. Il bed and breakfast si trovava a metà strada dal centro città, dove abitava Yohei, e dalla zona turistica più rinomata del posto. Mentre attendevano fuori della porta di casa, Hanamichi cominciò ad agitarsi e Yohei non ne comprendeva il motivo: era stato tranquillo per tutto il giorno.
Dopo il discorso fatto la sera precedente, il moro non aveva indagato oltre, né assillato il rosso di domande: aveva immaginato, dal tono che aveva usato per parlargli, che doveva essere un argomento delicato quello che dovevano affrontare e non voleva mettergli fretta né farlo sentire a disagio, ma se prima per lui era stata più che altro curiosità, adesso cominciava a essere preoccupato sul serio.
Il rossino, dal suo canto, si sentiva molto a disagio e fremeva di impazienza: avrebbe rivisto Kaede. Non era passato molto tempo, è vero, si stava mettendo mille paranoie inutili, ma da che era partito, non avendolo neanche salutato prima di andarsene, non sapeva come avrebbe reagito. Non era stato per paura o per maleducazione che se n'era andato senza tener conto di lui, ma l'aveva visto uscire presto dopo pranzo per andare ad allenarsi e non era riuscito a richiamarlo per avvisarlo che non si sarebbero rivisti quella sera al suo ritorno. Molto probabilmente il cugino non si stava mettendo tutti quei problemi come lui: conoscendolo, aveva passato tutto il viaggio addormentato e con le cuffie alle orecchie o pensando ad altro e di certo lui non poteva essere il protagonista di quelle riflessioni, figurarsi.
Yohei guardò Hanamichi scrutare l'orizzonte e si decise a distrarlo dai suoi pensieri: "Hana, vuoi stare fermo con quei piedi, consumerai tutto l'asfalto così."
"Oh, scusami..." rispose Sakuragi guardandolo e smettendo di muovere la gamba, poggiandosi al muretto della facciata di casa dell'amico.
"Hana, io non voglio insistere, ma sono preoccupato..." esordì Mito ponendoglisi di fronte.
"Hai ragione, scusa, ma è un argomento difficile per me da affrontare, si tratta della volpe, noi... non andiamo proprio d'accordo..." la prese alla lontana.
"Questo lo so, Hana, ma non ti fidi di me? Sai che non mi permetterei mai di giudicarti, al massimo posso consigliarti e starò sempre e comunque dalla tua parte. Spesso l'ho fatto anche se non avrei dovuto, ma tu, amico, vieni prima di tutto!" gli disse sincero.
Hanamichi gli sorrise e, dopo aver fatto un lungo respiro, pronto a sputare il rospo, con il cuore in gola e un po' di paura , aprì bocca per parlare. Ma fu interrotto ancor prima di emettere suono: "…"
BIIP BIIP
Lo strombazzare di un clacson in avvicinamento lo fece sobbalzare e drizzare sull'attenti: Miyako si sporgeva dal finestrino, scuotendo per aria le braccia, facendogli segno che erano arrivati.
Yohei si volse a guardare nella stessa direzione in cui era rivolto il rosso e scosse il capo sconsolato, non ce la potevano fare!
L'auto si fermò davanti casa sua e Yohei seguì Hanamichi che fece le presentazioni, scortando la famiglia in casa. La madre di Mito aveva accolto i suoi ospiti con un sorriso, prodigandosi in chiacchiere con Miyako, trovando con la zia del rosso grande affinità di carattere.
Il signor Kuroda, invece, aveva cominciato a conversare con il padre di Yohei del tempo e delle differenze tra le due città in cui erano residenti.
Hanamichi fece poi le presentazioni tra il suo migliore amico e i cugini.
Come aveva sospettato, Ayako aveva confermato le previsioni del rosso, informandolo dello stato catatonico in cui, per tutto il viaggio, aveva versato il fratello.
"Nh!" era stato l'unico commento fatto da Rukawa e Mito l'aveva guardato perplesso. Ayako aveva riso e, scusandosi per lui, aveva chiesto gentilmente di non farci caso spiegando che era nel suo carattere essere così taciturno.
Hanamichi osservò il moro prendere posto su una poltroncina nel salotto e rimanere in silenzio per gran parte del tempo. Gli sembrava assolutamente normale, si erano guardati solo per un attimo, prima che Rukawa riprendesse a ignorarlo.
Hanamichi non sapeva cosa aspettarsi in realtà: Rukawa non avrebbe mai fatto il primo passo e lui era ancora troppo confuso.
Sia Yohei che la riccia avevano osservato la scena attenti, ma, mentre il primo era sempre più confuso, non trovando spiegazione a quel tipo di comportamento, esagerato per una semplice incompatibilità di carattere, Ayako cominciava seriamente a sospettare che la situazione non si sarebbe risolta tanto facilmente, ma che, al contrario, l'avrebbe fatta preoccupare parecchio.
Esauriti i convenevoli, le due donne si erano spostate in cucina, dove Miyako aveva insistito per aiutare Karin a terminare la cena e, in breve tempo, si erano tutti riuniti a tavola.

"Ragazzi, cosa ne dite di andare?" chiese il padre, dopo che si erano messi a fare due chiacchiere in salotto al termine della cena.
"Oh che sciocca, scusatemi, sarete stanchi e noi vi abbiamo trattenuto fino a tardi" si scusò la signora Mito, accompagnandoli alla porta.
"Ma no, Karin, ci ha fatto piacere conoscervi, eravamo così curiosi di vedere il famoso Mito e la seconda mamma di Hana!" rise Miyako.
"Oh, Hana-tesoro! Io la tua seconda mamma?!" si entusiasmò la donna, voltandosi verso l'amico del figlio.
"Ehm, bhe... ecco in un certo senso, sono cresciuto a metà tra casa mia e casa tua... mi hai sopportato per tanto tempo..." si schernì il rosso e la donna corse ad abbracciarlo.
Hanamichi arrossì come al solito, mentre tentava di staccarsi dalla stretta e in quel momento, Rukawa, che stava oltrepassando l'uscio, passandogli accanto, sussurrò: "doaho..."
Hanamichi boccheggiò come un pesce, senza emettere suono: era la prima volta che risentiva la sua voce dopo tanto tempo e cosa gli aveva detto? Il suo cuore, poi, perché batteva così forte nonostante l'avesse insultato?
"Ba... baka kitsune, non sai dire altro? In casa d'altri poi..." lo rimproverò Sakuragi, approfittando per liberarsi dall'abbraccio e guardandolo storto uscire fuori dalla porta.
Yohei osservò interessato la scena: il suo amico gli sembrava particolarmente agitato e non era sicuro che il rossore sulle sue guance fosse da imputarsi solamente all'imbarazzo provocatogli da sua madre.
Diede uno sguardo veloce ad Ayako accanto a lui e, dal sorriso della ragazza, si convinse ancora di più che doveva esserci qualcosa sotto. Avrebbe parlato prima con Hanamichi e poi anche con lei: doveva sicuramente sapere molto più di quanto lasciasse a intendere.
La famiglia Kuroda ringraziò nuovamente dell'ospitalità i signori Mito e poi si diressero nel loro bed and breakfast.
Hanamichi salutò Yohei, informandolo che si sarebbero visti anche con i ragazzi in spiaggia la mattina successiva, così da sfruttare il maggior tempo possibile per stare insieme.

"Ragazzi, queste sono le chiavi delle vostre camere. Direi che domani mattina ognuno passerà la giornata come meglio preferisce e Kaede, mi raccomando, con gli amici di Hana, sii cortese! Non farti subito riconoscere!" lo ammonì la madre, consegnandogli le chiavi della stanza che avrebbe dovuto dividere con il rosso, e Kaede annuì con il più classico degli "hn."
La donna alzò gli occhi al cielo come a dire che quello non prometteva nulla di buono, ma si arrese alle circostanze.
Hanamichi seguì Rukawa in silenzio, rimanendo dietro di lui e, quando il moro se ne accorse, una volta arrivati davanti alla porta della camera, prima di aprirla, attese guardandolo perplesso.
Sakuragi, capita la sua confusione, disse: "ehm... Yohei ci ha messi nella stessa camera, ha pensato che fosse meglio lasciare l'ultima singola ad Ayako" spiegò, cercando di apparire normale.
Rukawa annuì ed entrò nella stanza. Hanamichi entrò dopo di lui e chiuse la porta a chiave: il posto era sicuro, ma non si poteva mai sapere. Sistemarono le loro cose in perfetto silenzio, poi fu ancora una volta il rosso a parlare: "vuoi andare a farti la doccia per primo? Sarai stanco dal viaggio..." chiese.
Il moro lo guardò per un momento e rispose a sua volta: "nh... è uguale, se vuoi puoi andare tu..."
Hanamichi era perplesso: cos'era tutto quello scambio di gentilezze non richiesto? La situazione era grave, allora.
"No, no...io ho già fatto da Yohei, dovrei solo darmi una rinfrescata, per cui, vai tu per favore... davvero!"
Oddio, adesso arrivava anche a chiedere per piacere? Non potevano continuare così, era una situazione insostenibile.
Rukawa notò il suo turbamento e decise di fare come gli veniva chiesto. Prese la roba di ricambio e, prima di entrare nel piccolo bagno, sussurrò: "grazie..."
Hanamichi che, per evitare di guardarlo e stare con le mani in mano, aveva disfatto i bagagli e stava rifacendosi il letto, si voltò sorpreso: non era sicuro di averlo sentito realmente quel grazie, ma ormai, Rukawa non era più nella stanza.

"Puo..."
Quando il moretto uscì dal bagno, si avvicinò al letto di Hanamichi per informarlo che fosse libero, ma non poté concludere.
Il cugino si era addormentato e non si era neanche finito di vestire: indossava solo un paio di pantaloncini leggeri e teneva stretta una maglia tra le mani.
Doveva essere particolarmente stanco: per tutta la sera l'aveva ignorato, aveva deciso di continuare a trattarlo così come aveva fatto in quegli ultimi giorni a Tokyo e questo doveva essere stancante. Rukawa, di proposito, saputo della partenza anticipata del cugino, non si era fatto vedere il giorno in cui il rosso era partito, per evitare spiacevoli imbarazzi da parte di entrambi.
Solo che, quella sera Hanamichi era stato strano, l'aveva visto nervoso e indeciso, come se si aspettasse da lui chissà quale nuovo comportamento.
Allungò una mano e gli tolse la maglia che stringeva, per sistemarla ai piedi del letto e a Hanamichi si mosse stendendosi sulla schiena, senza svegliarsi. Rukawa lo osservò rapito: i capelli scomposti sul cuscino, la bocca socchiusa. Il petto era leggermente imperlato di sudore, faceva veramente caldo in quel posto, nonostante l'aria fresca che entrava dalle finestre lasciate socchiuse. Respirava tranquillamente facendo chissà quali sogni, dovevano essere davvero belli, perché il suo volto era rilassato e sereno. Allungò una mano, attratto dal calore che emanava il suo corpo, ma non lo sfiorò, risalì sul viso, sentendo sui suoi polpastrelli e sul palmo della mano il fiato caldo di Hanamichi e fu seriamente tentato di posare le dita su quelle labbra morbide e rosse.
Sentì qualcosa agitarsi dentro di sé: ripensò al bacio fuggevole che si erano scambiati e gli parve di poter risentire sulle proprie labbra il suo sapore buono.
Si allontanò di colpo da lui, prima di compiere gesti inconsueti. Si stese sul letto, dandogli di proposito le spalle, riflettendo. Per quanto ancora avrebbero dovuto sopportare quella situazione?
Se almeno avessero parlato... ma anche se l'avessero fatto, se Sakuragi, durante tutti quei giorni di silenzio, avesse deciso che era stato veramente un errore baciarlo e non ne volesse più sapere di lui?
Dubitava molto che questa possibilità potesse essere reale: gli sguardi che gli lanciava e il suo comportamento parlavano per lui. Hanamichi non era solo imbarazzato perché si sentiva in colpa, Kaede sapeva che c'era altro sotto.
Chissà se aveva avuto modo di confidarsi con il suo amico in quei giorni? Per uno come Sakuragi, il consiglio del suo migliore amico forse l'avrebbe aiutato a comprendersi e a tranquillizzarsi.
In quel momento, se Hanamichi si chiudeva in se stesso, neanche Kaede poteva fare molto, questo lo sapeva, avrebbe solo peggiorato la situazione. Dopo giorni di silenzio quella sera si erano parlati e la volpe decise che si sarebbe comportato come al solito, sarebbe tornato indietro, come prima del bacio. Magari in quel modo avrebbe ottenuto risultati migliori con il rossino, per di più, non voleva che rinunciasse al basket, aveva preso un impegno e lui avrebbe mantenuto la parola data. Sarebbe stato uno spreco se Hanamichi avesse rinunciato a continuare a impegnarsi solo per quella loro piccola incomprensione.

***

L'indomani mattina, di buon ora, Hanamichi si era alzato per prepararsi per andare al mare, mentre Kaede dormiva ancora. La sera prima, come un bambino, Hanamichi si era addormentato di colpo, troppo stanco e stremato dai pensieri e si era svegliato senza l'ausilio della sveglia: chissà cosa aveva pensato Rukawa di lui, trovandolo così?
Si alzò dal letto e si fermò a guardarlo: gli dava la schiena e ancora dormiva. Sospirò passandosi una mano tra i capelli: quella situazione era veramente assurda; a lungo andare sapeva che o avrebbero finito per ignorarsi completamente o avrebbero malamente litigato e Hanamichi aveva paura di entrambe le possibilità.
Entrò nel bagno per prepararsi indossando il costume e ravvivandosi un po' i capelli e, quando tornò nella stanza, stranamente vide Rukawa seduto sul letto che si guardava intorno spaesato. Il moro, notando l'altro sulla porta, gli rivolse uno sguardo confuso e assente.
Hanamichi sussurrò: "scusami... ti ho svegliato io?" chiese, credendo di aver fatto chiasso, nonostante fosse stato attento e silenzioso per non disturbare il suo sonno.
"No..." rispose semplicemente il moro, alzandosi dal letto, poi aggiunse. "Visto che qui c'è aria buona, ho pensato di fare una corsa" spiegò.
Hanamichi annuì e dopo un po' chiese: "volpe... non mi dirai che ti sei portato dietro il pallone?"
"Ovviamente!" rispose serissimo Rukawa, guardandolo allo stesso modo. "Non posso mica battere la fiacca, bisogna approfittare e poi allenarsi in spiaggia o correre nell'acqua mi aiuterà a rinforzare i muscoli...dovresti farlo anche tu!" suggerì poi, lanciandogli una frecciatina.
"Eh? Ma io sono in vacanza!" si lamentò Sakuragi. Lui era già pronto a scendere in spiaggia per rilassarsi e quello pensava al basket? Per ciò che voleva non era poi così addormentato!
"Doaho... non voglio certo mettermi in mezzo alle tue cose, fai come ti pare, il mio era solo un consiglio" disse, mentre si cambiava e si sedeva sul letto ad allacciarsi le scarpe.
"Uffa..." si lamentò il rosso indeciso. "Ma dopo questo rimprovero secondo te come posso divertirmi adesso! Stupida volpe!"
Sakuragi guardò l'orologio che portava al polso e, dopo averci riflettuto ancora, mandò un messaggio a Yohei dicendogli che avrebbe tardato un po' all'appuntamento, ma che li avrebbe raggiunti il prima possibile.
Quella stupida volpe fissata gli aveva fatto venire i sensi di colpa!
"Te la sei cercata, Rukawa. Adesso verrò a correre con te, ma poi andrò dai miei amici, gli esercizi sui tiri li farò domani, ecco. Stasera in spiaggia ci sarà un grande falò e non me lo voglio perdere per niente al mondo. Per punizione adesso, dovrai anche sopportarmi, ecco!" gli fece un dispetto, uscendo dalla camera e precedendolo.
Rukawa lo guardò perplesso, ma comunque soddisfatto della vittoria ottenuta, sussurrando ormai alla stanza vuota: "doaho, hai fatto tutto da solo!"

***

"Ehi, era ora, ma dove eravate finiti?" Ayako, distesa a prendere il sole sul suo grande asciugamano color panna, accolse in quel modo il fratello e il cugino.
Avevano ben due ore di ritardo rispetto all'orario dell'appuntamento.
"Hana, mi avevi detto al massimo un'ora!" si lamentò Yohei.
"Già, Hanamichi, per una volta che ti vediamo, scompari così!" lo ripresero i suoi amici di sempre.
"Scusate, ma qualcuno, mi ha costretto a seguirlo stamattina presto per una corsa" si lamentò, guardando storto Rukawa.
"Io non ho fatto proprio niente, doaho. Tutto hai deciso tu, potevo benissimo correre da solo!"
"Eh sì, e poi ti saresti perso chissà dove e mi sarebbe toccato venirti a cercare. Per di più l'hai fatto apposta per farmi venire i sensi di colpa... volpe antipatica!" ringhiò, stendendo il suo asciugamano arancione e sedendosi accanto a Mito.
"Voi, piuttosto, non avrete detto o fatto qualcosa di sconveniente ad Ayako, vero?!" minacciò i suoi compari con lo sguardo, li conosceva abbastanza bene da affermare che non erano propriamente dei gentiluomini alle volte.
"Ahahah, Hana! Sono simpaticissimi, invece, mi hanno trattata come una regina" li difese Ayako. "Sono troppo divertenti e mi hanno fatto anche tuffare... un vero spasso" rise ancora lei e Hanamichi non si risparmiò una frecciatina.
"Oh, ma davvero? E questo Ken lo sa?"
Lei non accolse, al contrario, tranquillissima rispose: "quello che Ken non vede, Ken non può giudicare e poi non abbiamo fatto niente di particolare. Tu, piuttosto, scommetto che ti spiace che Haruko non sia qui con noi, eh?" lo prese in giro e Hanamichi, al contrario di lei, accusò subito.
"Uuuuh!" furono subito pronti i suoi amici. "Chi è Haruko?" "Una nuova fiamma?" "Ti ha già scaricato?"
"Bastardi!!" Hanamichi si alzò rabbioso dall'asciugamano andando addosso ai tre incauti che avevano parlato, cominciando a darsele di santa ragione.
Ayako rideva con Mito, mentre Rukawa li osservava sconsolato, stendendosi sull'asciugamano, tentando di pisolare un poco.

La giornata era bella e, nonostante il caldo, il sole non era spiacevole, per cui i ragazzi decisero di rimanere a mangiare in spiaggia.
La compagnia era veramente piacevole, dopo pranzo, nelle ore più calde, si erano radunati tutti sotto i due ombrelloni e avevano cominciato a giocare a carte, continuando a chiacchierare. Rukawa, ovviamente, si era steso nuovamente per il pisolino post-prandiale: nelle sue intenzioni avrebbe tanto voluto rientrare in stanza, o scegliersi un posto meno rumoroso e più riparato dal sole per riposare, ma alla fine era stato costretto dalla sorella a far loro compagnia e stare 'zitto e buono' sotto l'ombrellone con gli altri. Solamente Ayako riusciva ad avere una tale imposizione sul libero arbitrio di Kaede.
Hanamichi era veramente contento che i suoi amici e i cugini andassero d'accordo e pareva che anche Rukawa si trovasse bene, nonostante tutto. Mentre attendeva che gli altri giocatori facessero la loro mossa, Sakuragi si volse a osservare il ragazzo: non capiva come potesse dormire così tanto, c'era anche discreto chiasso in spiaggia, nonostante a quell'ora fossero quasi tutti risaliti a casa a mangiare, ma lui pareva che non venisse disturbato da alcun che.
Lo osservò disteso, con un braccio abbandonato lungo il torace e l'altro piegato sotto la testa a mo' di cuscino. Posò una mano sul proprio asciugamano e poté avvertire il calore del suo corpo caldo accanto a sé. Improvvisamente il proprio cuore, come ultimamente succedeva anche se solo lo sfiorava con lo sguardo, accelerò la sua corsa e Hanamichi rimase incantato a osservare il suo viso: era bellissimo. Da quanto tempo non lo guardava veramente? Scese con lo sguardo su tutto il suo corpo e lungo la schiena bianca, preoccupandosi solo in quel momento che potesse scottarsi.
"Non ti preoccupare, gli ho spalmato un'abbondante dose di crema ad alta protezione prima, non si scotterà" lo rassicurò Ayako che aveva notato il modo in cui l'aveva guardato e la sua minuziosa analisi.
Sakuragi riportò la sua attenzione sui suoi amici e vide che tutti lo osservavano confusi: "ops, scusate... io mi sono distratto un momento... tocca a me, vero? Mmm... ecco questa, chiuso!" sorrise felice, eliminando le carte in eccesso, tirandosi fuori dal gioco.
Sentì su di sé lo sguardo perplesso di Yohei e gli sorrise a mo' di scusa: adesso che l'aveva beccato in flagrante, non poteva più sviare il discorso con lui. Quella sera, durante la festa in spiaggia, avrebbe trovato il modo di parlargli.

***

"Cavoli, quanta gente!" esclamò ammirata Miyako quando, insieme ai coniugi Mito e ai ragazzi, erano arrivati tutti insieme sulla spiaggia.
Stavolta erano stati i Kuroda a invitare i genitori di Yohei a cena fuori, per ringraziarli dell'ospitalità della sera precedente, chiedendo anche ai ragazzi dell'armata di unirsi alla compagnia. Hanamichi, in un primo momento, si era sentito un po' in imbarazzo, così come i suoi amici che aveva inizialmente rifiutato cordialmente l'invito, ma Miyako era stata abbastanza convincente e alla fine aveva espressamente chiesto loro di non fare i preziosi e lasciarsi invitare.
Così, dopo cena, tutti insieme erano andati alla festa giù alla spiaggia.
Lungo la passeggiata, che delimitava la zona balneare, erano stati allestiti degli stand e bancarelle di souvenir che, insieme ai chioschetti di gelati con tavolini all'aperto, incentivavano i turisti a fermarsi a riposare o fare quattro chiacchiere in compagnia.
"Mamma, noi scendiamo in spiaggia, staremo vicino al falò, se volete rientrare prima precedeteci pure, io sono in buone mani" disse spiccia ai genitori la riccia, prendendo a braccetto Kaede e Hanamichi.
La madre sorrise e il padre annuì con il capo dando il suo permesso ad andare a divertirsi senza di loro.
Ayako, con i ragazzi dell'armata, corse sulla spiaggia, trascinando con sé il fratello, seguiti a poca distanza da Mito e Hanamichi che erano rimasti indietro di proposito.
Yohei decise di affrontare subito il discorso con l'amico: "Hana..." lo chiamò e Hanamichi non ebbe bisogno di altro: con un cenno del capo, gli indicò uno spazio un po' appartato vicino al falò acceso. Non c'era ancora nessuno, lo spettacolo e il balli sarebbero cominciati solo più tardi e loro potevano parlare tranquillamente, inosservati.
Si sedettero su un troncò d'albero che fungeva da 'panchina' e rimasero a osservare le fiamme rosse e arancio che si allungavano verso il cielo terso e scuro della notte.
Tanti piccoli puntini brillanti e luminosi rendevano la notte ancora più bella, sebbene mancasse la presenza della regina del cielo.
Fu Yohei a rompere il silenzio: "allora Hana, vuoi dirmi che sta succedendo? Cosa avete tu e Rukawa? Non potete essere così strani solo perché non andate d'accordo. C'è qualcosa che scorre di molto forte tra te e lui e ho bisogno di capire" 'se vuoi che ti aiuti', ma questo lo aggiunse solo tra sé. Non voleva che Sakuragi si sentisse attaccato.
"Lo so, Yohei, scusami... è difficile però... è complicato... è..."
"Hana, dillo e basta!" tagliò corto il moro.
"Mi ha baciato!" rispose di getto il rosso senza guardarlo, fissando gli occhi sulla costruzione di legno che impediva al fuoco di divampare al di fuori dei margini imposti.
"…" Yoehi lo fissò a sua volta sconcertato e Hanamichi fu costretto a prestargli definitivamente attenzione.
L'amico non parlava, evidentemente aveva pensato che tra loro potesse essere di tutto, ma non avrebbe mai immaginato una cosa come quella.
"E io ho risposto al bacio, per qualche secondo" ammise onestamente, adesso che aveva cominciato, avrebbe sputato fuori tutto.
"…" ancora silenzio dall'altra parte. Yohei doveva mettere a fuoco e razionalizzare le parole del suo migliore amico. Lui era mister cinquanta rifiuti, era uno sfigato all'ennesima potenza in amore e aveva finalmente dato il suo primo bacio a qualcuno e quel qualcuno era un maschio, suo cugino, Rukawa: la stupida volpe!
In che modo avrebbe dovuto reagire e cosa dirgli? Poteva solo rimanere allibito e senza parole.
"Eravamo un po' brilli" cercò di giustificarsi Hanamichi, dato che non riusciva a cavare espressione diversa sul suo volto, né una parola o reazione che fosse.
A quella constatazione, però, Yohei parve riscuotersi e l'espressione sul suo viso cambiò: il ragazzo lo guardò comprensivo e per nulla convinto, ma anzi lo aiutò a ragionare.
"Hana... anche noi ci siamo ubriacati spesse volte con i ragazzi e non eravamo solo brilli, come hai detto, ma... una cosa del genere non è mai successa, io non ho mai tentato di baciarti, né viceversa" commentò.
Hanamichi a quella arrossì un poco: aveva ragione, ma cosa poteva dirgli? Sapeva che aveva ragione, era la conferma che sia lui che Rukawa sapevano perfettamente cosa stavano facendo quella sera, ma era comunque ancora più duro da accettare.
"È per questo che siete sempre in tensione? Quando è successo? Da quanto fingi che sia tutto normale?"
"Quasi due settimane... io... io non riesco a fare altrimenti, non riesco a togliermi dalla testa quel bacio, io sono confuso, non so cosa devo pensare, è stato..."
"Lui cosa ti ha detto?"
"Come?"
"Hana, Rukawa cosa ha detto riguardo al bacio? Non credo che la cosa l'abbia lasciato indifferente, eravate in due, no?"
"Ecco, io... lui... lui non ha detto niente!" rispose, tornando ad evitare il suo sguardo e mordendosi un labbro a disagio.
"Hana, non... non dirmelo!" chiese Yohei che temeva di sapere a cosa tutto quello avrebbe portato e Hanamichi fece il vago: "dirti cosa?"
"Non dirmi che sei scappato?" chiese allora Mito, domanda retorica.
Il rossino sussultò: ma come faceva a prenderci sempre in pieno? Non rispose.
"Oh, Hana!" lo rimproverò Yohei.
"Cosa? Cosa c'è', Yo, hai capito quello che ti ho detto? Ci siamo baciati e la cosa mi ha messo paura, ok? Io... non doveva capitare, così gli ho detto che era stato un errore e mi sono scusato... prima di correre via!" raccontò di nuovo.
"Che cosa hai fatto?" domandò Mito sorpreso.
Hanamichi tornò a guardarlo, come mai gli sembrava di stare avendo un deja-vu? Perché tutti avevano sempre la stessa reazione quando arrivava a quella parte del racconto?
"Ma scusa, che dovevo fare, io... non sono esperto in materia e poi... insomma, lo so che è una cosa sbagliata..." cominciò a parlare a macchinetta.
"Hana, ma dovevi sentire cosa aveva da dirti Rukawa!" cercò di introdursi nel monologo del rosso.
"… siamo cugini, c'è un limite di confine che non dovevo superare..." lo ignorò l'altro.
"Ma non sei stato l'unico ad averlo fatto? Perché dici che è colpa tua?"
"… questa cosa creerà un sacco di problemi. Perché è successo, perché?" gli chiese Sakuragi, entrando nel panico.
"Hana, insomma mi stai a sentire un secondo?" si esasperò a sua volta Mito, aveva capito che Hanamichi stava facendo di tutto per non dover sentire il suo parere.
"No... non dirmelo, non lo voglio il tuo parere, lo so cosa mi dirai: che sono uno scemo e che Rukawa non è tipo che fa le cose tanto per fare. Io lo so che avrebbe voluto parlare, la volpe sempre muta avrebbe voluto parlare con me di quel maledetto bacio. Al diavolo, saranno stati solo cinque secondi, perché l'abbiamo fatto?" si interrogò, esprimendo a voce alta pensieri che aveva sempre tenuti dentro di sé e si rifiutava anche solo di formulare in quel modo.
"Hanamichi, calmati, per favore e fa parlare me ora" disse Mito, facendo in modo che lo guardasse e fosse attento.
"Senti, io ti conosco molto bene, certo non posso dire lo stesso di tuo cugino, ma da come mi hai sempre detto tu, lui è uno che sa il fatto suo. Ha solo diciassette anni e sa già perfettamente cosa vuole diventare ed è sicuro di poter ottenere, quindi non ha la testa fra le nuvole e se fa una cosa se ne assume la responsabilità. Quella sera eravate in due e dal tuo racconto coscienti, nonostante un po' di alcol. Mi hai detto che avrebbe voluto parlare, ma non gliel'hai permesso. Hana, quello che è successo non è una colpa... io... io sono felice per te. Tu..."
Hanamichi scosse il capo, sapeva dove voleva andare a parare Yohei e non voleva ci arrivasse.
"… ascoltami, anche se non vuoi sentire e non vuoi dirlo tu, lo farò io: tu provi qualcosa per Rukawa, Hana. È sempre stato così. E la cosa si è accentuata, se vogliamo è nata e cresciuta in questi due mesi di convivenza, ma non è un male."
"Sì che lo è! Yo... noi siamo parenti."
"Non è vero, non ci sono legami di sangue tra voi, sei sempre stato tu il primo a dire che non vi era quel tipo di rapporto tra voi, non c'è niente di sbagliato" ripeté, voleva che quello gli fosse chiaro.
"Tu parli facile... io sono ospite in quella casa e se anche i suoi genitori accettano che al figlio piacciano i ragazzi non è detto che accettino me" obbiettò. Quello era un punto su cui Hanamichi era fermamente convinto.
"Tu sei stato già accettato. Sei parte della famiglia!" lo volle rincuorare, ma Hanamichi fraintese e rigirò a suo favore.
"Esatto, famiglia e in una famiglia non si creano problemi!"
Yohei lo guardò con rimprovero, stava parlando a vanvera pur di tenersi la ragione: "in una famiglia sono altri i problemi che non il fatto che tu sia in..."
"Non dirlo, non dirlo per favore..." gli chiese Hanamichi con voce stanca.
Yohei allora tacque: era inutile continuare a insistere, Hanamichi non voleva ascoltare e non voleva capire.
Rimasero un po' in silenzio, poi Hanamichi tornò a parlare: "non riesco a essere normale con lui, vorrei parlare, ma non ci riesco. Non lo voglio... perdere, ma non sono pronto a..." un'ennesima pausa e Yohei sorrise tristemente per lui, lo vedeva confuso e combattuto, ma se Hanamichi non cominciava ad accettare i fatti e a parlare chiaro con se stesso, dubitava che sarebbe potuto uscire da quella situazione.
Mito gli mise un braccio a circondargli le spalle e Sakuragi sospirò.
"Ehi ragazzi, che fate? Uh, che bello! Questo caldo è piacevole, nonostante tutto, sarà perché qui vicino al mare tira un po' di fresco... è molto bello qui, Hanamichi, come mi avevi detto. Hana, che hai?" Ayako aveva riempito i due di domande, prima di accorgersi della strana atmosfera che aleggiava su di loro.
"Oh, niente cuginetta... niente, forse solo un colpo di caldo e stanchezza, scusatemi un momento" si alzò, lasciando Mito e Ayako da soli, allontanandosi risalendo verso la passeggiata.
I due ragazzi, rimasti soli, si guardarono e poi Ayako si rivolse a lui, riuscendo a dire soltanto: "io e te dobbiamo parlare" prima che venissero raggiunti dal resto dei ragazzi rimasti indietro per comprare qualche dolcetto tipico da mangiare insieme attorno al falò.

17_

"E voi due cosa ci fate qui?" chiese un sorpreso Hanamichi, quando vide Akira e Mitsui aspettarli alla reception del loro b&b.
"Hanachan!" lo accolse il playmaker avversario. "Cos'è quell'espressione sconvolta? Non ci volevi qui per caso? Ciao Kaede, come hanno fatto a buttarti giù dal letto a quest'ora?" domandò all'amico in tono divertito.
Erano le nove del mattino e i due ragazzi di Tokyo erano partiti prestissimo per poter passare un'intera giornata di mare con i loro amici e conoscere il luogo in cui il rossino aveva vissuto per diciassette anni.
"Dove eravate?" chiese Mitsui, vedendo i due cugini rientrare nella pensione con un leggero affanno e con le maglie che indossavano tutte sudate.
"Siamo andati a correre, questa volpe dispotica non sa cosa sia la parola vacanza!" Hanamichi non perse occasione per rinfacciarglielo.
Rukawa, però, non raccolse e salì in camera a cambiarsi.
In mattinata dovevano vedersi di nuovo con gli amici del doaho e lui ne avrebbe approfittato, stavolta, per fare una nuotata e rafforzare i muscoli delle braccia: vacanza o meno, poteva benissimo unire l'utile al dilettevole.
I genitori di Rukawa erano andati a visitare un po' la città e i ragazzi poterono passare del tempo da soli in spiaggia.
"Non avete trovato difficoltà a trovare il posto, vero?" chiese Ayako, mentre attendevano che i due ritardatari si preparassero e li raggiungessero.
"No, tutto molto scorrevole, è una bella cittadina... ah ti salutano Miki e Haruko, le abbiamo incontrate ieri insieme ai ragazzi del Kainan e vi mandano tutti i saluti, morivano di invidia" rise Sendo, fiero.
"Chi era invidioso? Sei geloso del mio talento di Tensai?" s'intromise Hanamichi con un largo sorriso.
"Oh, no, dicevo di Haruko..." rimase vago.
"Oooh, e ti ha chiesto di me? Perché non l'avete portata... ahiaaaa! Ma sei impazzito?" il rosso si volse verso Rukawa, portandosi una mano al collo.
La volpe, al sentire la sua uscita, gli aveva dato un pizzicotto e in quella parte sensibile faceva ancora più male.
"Stai cominciando a straparlare un po' troppo!" l'aveva ripreso, il solo pensiero di ritrovarsi quella ragazzina nel suo stesso viaggio di vacanza lo faceva rabbrividire.
La comitiva di Tokyo, nuovamente riunita, raggiunse i ragazzi del Guntai in spiaggia che avevano nuovamente trovato un bel posto vicino alla riva in cui fermarsi.
"Ayakoooooo" chiamò Takamiya, sbracciandosi per farsi notare. Lei rise e fece cenno loro con una mano. Li raggiunsero velocemente e fu Hanamichi a fare le dovute presentazioni.
Mito, preoccupato per l'amico, lo guardò attento, ma gli sembrava che, dopo il discorso affrontato due giorni prima, fosse tornato tutto alla normalità: vedeva Hanamichi tranquillo e scherzoso anche con i nuovi arrivati.
Il rosso si stese accanto a lui, prendendo un po' di sole, prima di raggiungere gli altri in acqua.
"Hana, stai bene?" domandò Mito una volta che furono rimasti da soli.
"Sì, Yohei, mi spiace essermene andato così l'altro giorno, né ti volevo evitare. Giuro non l'ho fatto apposta, ma mi sono messo nuovamente sotto con il basket e la volpaccia quando comincia non mi da tregua. Eheh..." spiegò. "Non ce l'avevo con te, è solo che avevo bisogno di pensare. Con la volpe ora va meglio, facciamo entrambi come se non fosse successo niente. Abbiamo ripreso anche a litigare... strano ma vero, è un buon segno" si prese in giro da solo. E, senza dare all'amico il tempo di parlare, disse: "lo vedi quel ragazzo alto?"
"Sendo?"
"Sì, lui è stato con Kaede... è merito suo se... se ho capito cosa provo!"
Mito lo guardò confuso e Hanamichi, ora più calmo, gli raccontò nei dettagli come si erano svolti i fatti, la sera del bacio.
"Allora lo sai anche tu quale sia il motivo per cui l'hai baciato, Hana! Va bene non volerlo accettare, posso capire, ma se lo fai almeno con te stesso, soffrirai di meno o, meglio, dovrai combattere con un avversario in meno" gli disse filosofico.
"Eh eh, forse hai ragione! Molto spesso noi stessi siamo i primi che ci mettiamo da soli i bastoni fra le ruote" concordò con lui.
"Ti va di raggiungerli per fare un bagno?" chiese il moro dopo un po'.
"Oh sì, adesso gliela farò vedere io... EHI VOI IN ACQUA!" li chiamò, attirando su di sé non pochi sguardi biechi. "Fate largo all'immenso Tensai del nuoto, vi farò vedere io come si fa!" e, presa la rincorsa, si tuffò senza alcuna delicatezza, nuotando per un bel tratto sott'acqua.
Riemerse pochi metri più avanti, scuotendo il capo e levando via le gocce in eccesso.
"Doaho!" una voce vicinissima a sé lo fece girare di scatto.
"Kitsune! Cosa ci fai tu qui?" domandò con un po' di fiatone. Non l'aveva visto in mezzo a tutti gli altri e credeva fosse andato a fare una corsa per conto proprio.
"Tu che vuoi? Io stavo nuotando, mi sei venuto addosso!" lo riprese, osservando i loro corpi vicini. Solo in quel momento Hanamichi si accorse dell'effettivo svolgimento dei fatti: quando era riemerso, senza fare molta attenzione, doveva aver urtato contro Rukawa e nel girarsi si era ritrovato il moro davanti, i loro petti a pochissima distanza l'uno dall'altro.
Si fermò a osservare la sua pelle candida, bagnata dalle onde del mare e sulle spalle una leggera pelle d'oca. I capezzoli bruni spiccavano su quel torace niveo, catturando su di sé lo sguardo del rosso.
Deglutì a vuoto arrossendo e, spostandosi di lato, gli fece cenno di passare oltre per proseguire la sua nuotata.
Rukawa lo osservò mutare completamente espressione e se ne andò in silenzio, anche lui piuttosto turbato da quell'incontro così ravvicinato.
Non se l'aspettava davvero: era riemerso dalla sua nuotata sott'acqua e per poco non era andato a sbattere contro la sua schiena.
Ma si poteva essere così doaho? Si chiese.
Avrebbe potuto allontanarsi in silenzio o fare finta di non averlo visto, ma non aveva voluto: aveva voluto, invece, che si accorgesse di lui, forse per metterlo alla prova. Si era reso conto che il loro rapporto, anche senza chiarirsi, era tornato a essere lo stesso di sempre, ma sapeva che non era una cosa giusta. Hanamichi aveva degli strani comportamenti e lui stesso non era tranquillo: ripensava in continuazione a quel bacio sforzandosi, come non aveva mai fatto, di trovare una soluzione.
Come poteva fargli capire che lo voleva per sé? Che quello che avevano fatto non era stato uno sbaglio e che, tutte le paranoie che sicuramente si era messo in testa, a lui non interessavano, perché Hanamichi era più importante?
Come riusciva Sakuragi a far finta di niente in quel modo, se quando ce l'aveva vicino mutava completamente atteggiamento, come se avesse paura di lui?
Quella sera, Rukawa aveva compreso quali fossero i propri sentimenti e, accettatili, aveva cominciato a pensare sempre a lui: lo osservava, lo desiderava, ma non poteva averlo.
Inoltre, in quell'ambiente, Hanamichi pareva aver riacquistato forza e vigore e Rukawa lo trovava ancora più bello: il suo viso sorrideva spesso, la sua voce riempiva l'aria abbracciandolo. Come aveva potuto permettergli di scappare senza fermarlo? E perché non riusciva a raggiungerlo?
Uscì dall'acqua, sedendosi sul bagnasciuga vicino alla sorella che chiacchierava con Mitsui e Sendo.
"Ehi campione! Già stanco?" chiese Akira e Rukawa si limitò a fulminarlo con lo sguardo: non era veramente aria! Dopo tutti quei pensieri sconclusionati, si era maggiormente innervosito.
Ayako rise, vedendo Sendo che, a quello sguardo, si era avvicinato a lei nascondendosi contro il suo braccio, fintamente impaurito, come se la ragazza dovesse difenderlo.
"Dai, Kaede, eri tranquillo fino a poco fa, smettila di mettere il broncio!" lo riscosse lei.
Il moretto, stufo di loro, si alzò dalla riva e si stese a prendere un po' di sole: forse un riposino avrebbe giovato al suo umore.

Nel primo pomeriggio, i ragazzi decisero di risalire dalla spiaggia e prendere un gelato tutti insieme in uno dei tanti bar sulla passeggiata. Rukawa, però, fu l'unico che non li seguì, rientrando in stanza, ma nessuno si stupì o lo costrinse a rimanere con loro, avevano notato come il suo umore fosse poco incline quel pomeriggio.
"Uff, che peccato non poterci fermare oltre, si sta così bene qui, vero, tesoro?" domandò Akira a Mitsui, rubando un po' del suo gelato al limone.
"Già, ma dobbiamo rientrare: domani l'officina di moto riapre e devo riposare stanotte, quindi conviene che non tardiamo!"
"Lavori, Mitsui?" chiese Yohei, interessato.
"Sì, in un'officina meccanica in cui mi occupo di motociclette, sono molto esperto in materia e senza di me sarebbero persi" si vantò non poco.
"Tzè" si intromise Hanamichi, "io non mi farei mai aggiustare la moto da te, teppista!" disse in modo poco carino.
"Forse perché tu una moto non ce l'hai!" lo rimbeccò Mitsui, colpito sul vivo: amava il suo lavoro part-time e ne andava fiero, come osava prenderlo in giro?
Hanamichi gli fece la linguaccia, ma non ribatté.
Poco dopo , il rosso si alzò e salutò i due amici: "ragazzi io devo andare, fate buon viaggio, ci vediamo quando ritorno, dite ad Harukina che sto bene" rise.
"Dove vai?!" domandò la riccia, sorseggiando la sua granita all'amarena.
"Ehm... stamattina con la volpe abbiamo visto un campetto da basket e vado ad allenarmi con lui..." spiegò.
Mitsui, Sendo e Ayako lo guardarono a bocca aperta: dovevano essersi persi qualcosa, da che ricordavano quei due non si parlavano, prima della loro partenza.
"Non vale però, Hanamichi, passi più tempo con lui che con noi" si lamentarono piccati i quattro amici. Yohei però, pur unendosi al coretto, non poté fare a meno di sorridere tra sé.
"Ma che dite!" s'imbarazzò, camuffando il rossore sulle sue guance, mascherandolo come sintomo di rabbia mal celata. "Stasera a cena vi faccio vedere io, ci vediamo al solito locale alle nove e siate puntuali!" li minacciò puntandogli contro l'indice con fare inquisitore.
Tutti quanti risero, vedendolo andarsene sbuffando e borbottando tra sé.

"Sono andati via?"
"Ahn ahn."
"Come sapevi che ero qui?" chiese Mito che, seduto sul pontile, scrutava l'orizzonte: le gambe pendevano oltre la recinzione di sicurezza e le braccia posate su di essa .
"Ho una certa influenza sui tuoi amici, sai?" rispose la riccia sedendosi accanto a lui e portandosi sotto il sedere la lunga gonna di lino, per evitare che i sassolini e la sabbia le si attaccassero fastidiosi alle gambe. "È il tuo luogo segreto?" chiese ancora.
"In un certo senso... mi piace ascoltare il rumore delle onde e spesso ci venivo con Hanamichi... lui sta ancora giocando a basket?"
"Sì... conoscendo mio fratello non lo lascerà tornare a casa fino a che non avrà ultimato i suoi tiri" spiegò. Qualche attimo di silenzio poi lei chiese ancora: "te l'ha detto?"
"Eh eh... sapevo che saresti venuta da me per questo... tu cosa sai?" chiese di rimando.
"Cos'è non ti fidi di me? Io ci tengo a lui... è mio cugino."
"Anche io... è il mio migliore amico e ha sofferto troppo per continuare a farlo."
"Lo so anche io questo, comunque sì, so tutto. Non me ne ha parlato Hanamichi, ma Hisashi. Si è confidato con lui prima che con noi ed era veramente confuso" lo anticipò lei.
"Me l'ha detto... mi ha detto che con tuo fratello non hanno parlato e che anzi lui forse avrebbe voluto. Sarò sincero con te, Ayako: Hanamichi è innamorato di Rukawa. Lo sa, ma non vuole dirlo per non convincersene o, meglio, per non far sì che questo sentimento cresca ancora di più. Lo conosco, so che sta scappando, ma lui non è mai stato fortunato in campo amoroso. Ultimamente poi, con la morte del padre è diventato più vulnerabile e un po' insicuro. Si sente responsabile per quanto accaduto, immagino tua madre ve ne abbia parlato, e poi non vuole creare problemi alla vostra famiglia. Vuole un posto tranquillo in cui vivere e passare questo anno, prima di riprendere la sua vita qui a Kanagawa."
"Lo so questo, sospettavo fosse il motivo principale per il quale non vuole accettare i suoi sentimenti. Ma se parlasse con Kaede... io sono sicura che mio fratello prova qualcosa per lui, prova la stessa cosa per Hana. Lo conosco meglio di chiunque altro, non si è mai comportato così con nessuno. È stato con Sendo e Akira non è riuscito a colpirgli il cuore nonostante lo amasse molto. Kaede si è aperto solo con Hanamichi, l'ha sempre fatto e ora hanno la possibilità di riscoprire se stessi" disse accorata, come se Mito fosse il responsabile che avesse la soluzione al problema ma si ostinasse e non aiutarli.
"Ehi, calmati, io lo so questo! Ma Hanamichi è fatto così, anche lui ha i suoi difetti e il suo carattere. Dobbiamo dargli tempo..." si strinse nelle spalle.
"Tempo? Se aspettiamo loro diventeremo vecchi, non si parlano da settimane!"
"Lo so! Ma ho visto che, grazie al mio piccolo errore innocente, si sono riavvicinati. Forse è solo questo di cui hanno bisogno, ritrovarsi prima come cugini e amici e poi affrontare i loro sentimenti una volta che avranno imparato ad accettarli. Solo conoscendo a fondo Rukawa e vivendo con lui può stare sereno. Ma tuo fratello deve aiutarlo a capire cosa prova e fare... il primo passo" tentò di spiegare, sperando che lei capisse.
"Il primo passo? Mio fratello? Lui l'ha già fatto! E scappando, Hanamichi gli ha dato la sua risposta. So che Kaede è a conoscenza del perché ha agito così, ma, sebbene gli voglia bene, è orgoglioso e non gli correrà dietro" spiegò lei a sua volta.
"È un tipino tosto la volpe" ghignò il moro, usando il soprannome preferito del suo migliore amico.
"Abbiamo un bel problema, quei due non ce la potranno mai fare da soli, si rovineranno con le loro stesse mani..." sospirò sconsolata Ayako guardandolo tristemente, sperava che Mito potesse darle una mano e aiutarla a trovare una soluzione, invece si ritrovava punto e a capo.
Il ragazzo capì le sue buone intenzioni e le sorrise, consigliandole ancora una volta: "secondo me dobbiamo solo aspettare e vedere come va. Io cercherò di controllare Hanamichi da qui. Adesso che mi ha parlato personalmente non avrà problemi a farlo anche al telefono, nel caso ci fosse bisogno. Tu, invece, tienili d'occhio personalmente e se avessi bisogno di me non esitare a chiamarmi se la situazione dovesse farsi complicata" le chiese.
La riccia annuì e lo ringraziò, lasciandolo nuovamente solo per tornare nel piccolo albergo.

Quella sera, Hanamichi non partecipò alla cena con gli zii: aveva chiesto loro di poter passare alcune ore con i suoi amici, tra due giorni sarebbero ripartiti ed, effettivamente, si era reso conto di averli un po' trascurati da quando i parenti l'avevano raggiunto in vacanza.
Per educazione aveva chiesto anche ai cugini se avessero voluto unirsi a loro, ma questi, comprendendo il suo agire, rifiutarono senza che si sentisse a disagio.
Così i Kuroda, dopo diverso tempo, passavano nuovamente una serata in famiglia.
"Abbiamo fatto bene a fare questa vacanza: Hanamichi mi sembra un altro!" commentò la zia, bevendo un sorso di vino rosato.
"Sì, mamma, l'ho notato anche io" si unì a lei Ayako. "Ultimamente lo vedevo strano e tu che mi dicevi che non era niente" rincarò Miyako, dando una pacca sul braccio del marito che mangiava con gusto la sua carne alla brace.
"Questo perché sei sempre in pena, fai una tragedia per tutto. È ovvio che io abbia qualche riserva ogni tanto" obbiettò lui.
"I suoi amici devono essergli mancati molto. Specialmente Mito, sono molto affiatati e si vede a una sola occhiata" commentò Miyako.
"Ho avuto modo di parlare con lui, mamma ed è un bravo ragazzo. Sa come trattare Hanamichi, gli vuole bene e sono come fratelli" disse.
La donna la guardò stupita: "ehi che fai, controlli Hanachan? Non avrai pensato che quei ragazzi avessero bisogno del tuo benestare..." si finse sconvolta.
La riccia arrossì impercettibilmente: "beh, che c'è di male? L'ho fatto anche con gli amici di Kaede e poi, adesso, Hana per me è uno di famiglia, mi preoccupo se sta male e voglio conoscere di più della vita che ha passato senza di noi" sbuffò un poco offesa.
Miyako rise riscoprendo come, ogni giorno che passava, la figlia le assomigliasse sempre più: anche lei era sempre iper protettiva nei confronti della sorella. La prima volta che aveva portato a casa Hidetoshi per presentarlo alla famiglia, ricordò con nostalgia, lei l'aveva guardato malissimo e non erano andati subito d'accordo.
"Pensi che possa portartelo via?" domandò poi, seguendo con una linea logica quei pensieri.
"Smettila, mamma, per favore" chiese lei, adesso stava esagerando! Le cose, forse, stavano esattamente così, ma sentirselo dire era particolarmente odioso.
Hanamichi non era entrato solo nel cuore di Kaede: anche per lei adesso la sua presenza era importante, come se in quei pochi mesi, avessero recuperato tutto il tempo perso in quei lunghi anni.
"Va bene, ho capito... Kaede?" chiese poi, rivolgendosi al moro e lasciando in pace la figlia.
Il ragazzo alzò lo sguardo scuro su di lei che lo guardava con un sorriso: adesso se la sarebbe presa con lui, ne era certo.
"Tu non hai niente da dire? Mi sembra che anche tu sia riuscito a rilassarti in questi giorni... per caso la convivenza con tuo cugino ti pesa?" domandò.
"No... affatto... siamo diversi e a volte ci sono delle incomprensioni, ma non ti devi preoccupare" la liquidò semplicemente, sperando che con quella frase particolarmente articolata potesse ritenersi soddisfatta.
"Kaede, ho capito che non c'è molto feeling tra di voi, ma io vorrei comunque che provassi a interagire con lui. Il basket va bene, ma... non c'è solo quello, tesoro. Adesso che comincia la scuola, se la mia richiesta di farvi mettere in classe insieme sarà accettata, potreste provare a legare anche su quello, voglio dire potreste aiutarvi con i compiti, studiare insieme... è un inizio" disse.
"Mamma..." rispose Ayako al suo posto. "Kaede ti ha detto che non c'è niente di strano tra loro e che si stanno impegnando per diventare amici, non stressarlo!" le disse dolcemente.
Miyako annuì comprensiva e, riprendendo a mangiare, cambiò argomento, raccontando della gita fatta quella mattina con i Mito, dei posti che aveva visitato e dei souvenir acquistati.

genere: romantico, fanfiction: slam dunk, long fiction, genere: fluff, genere: epic, genere: erotico, pairing: ruhana, slam dunk, genere: au, warning: yaoi

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