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Quando Hanamichi si svegliò, quella mattina, si sorprese di se stesso: aveva dormito solo cinque ore, ma si sentiva assolutamente riposato e pieno di energie.
Saltò giù dal letto e andò in bagno a darsi una rinfrescata prima di salire al piano di sopra per fare colazione. Non sapeva se avrebbe trovato qualcuno già in piedi, supponeva gli zii lo fossero, ma dubitava molto dei figli... di uno in particolare, aveva seri dubbi di trovarlo sveglio.
Ridacchiò tra sé, chiudendo piano la porta del soggiorno e pensando che, magari, con una scusa, sarebbe potuto andare a svegliarlo personalmente.
Sentì rumori di scodelle e posate provenire dalla cucina e stava per entrare nella stanza, quando, d'improvviso, si sentì afferrare per le spalle e, dopo essere stato trascinato in un angolo, sbatté la schiena contro il muro.
Aprì gli occhi che inconsciamente aveva chiuso per il colpo ricevuto, specchiandosi in due pozze blu serie e vigili.
Un corpo esile combaciò con il proprio in modo perfetto e Hanamichi venne rassicurato da quel calore: "Kitsune!!" sbottò sorpreso. "Mi hai fatto paura, che fai?" chiese scettico.
"A te che sembra?" domandò a sua volta il moro, sistemandosi meglio sul corpo contro il quale era poggiato.
"Eheh... un agguato" rise leggermente il rossino, rilassandosi a sua volta e posando le mani sulle braccia che Rukawa teneva a circondare i suoi fianchi, una presa dolce per indurlo a stare fermo, ma senza costringerlo.
"Nh... esatto!" annuì a sua volta la volpe, mentre si sporgeva verso le sue labbra con l'intento di baciarlo, spiegando: "… devo approfittare prima che..."
E non ebbe bisogno che continuasse per capire cosa volesse dirgli il suo ragazzo e, a sua volta, stava chiudendo gli occhi per lasciarsi finalmente baciare, quando un doppio urlo fece sussultare entrambi.
"Ragazzi che state facendo?!"
Miyako e Ayako urlarono insieme quella domanda con tono assolutamente sconvolto. Hanamichi, che non se l'aspettava, entrò nel panico e la mano che gentilmente stava accarezzando il braccio del compagno, scattò in avanti colpendo con un pungo la mascella del ragazzo.
Rukawa indietreggiò di un passo guardando malissimo e al contempo confuso quello che, la notte precedente era diventato il suo ragazzo: immediatamente pensò che avesse solo sognato. Eppure, gli sembrava che fino a pochi secondi prima anche lui stesse al gioco. Hanamichi lo guardò con espressione colpevole e, con estremo imbarazzo, si rivolse alle due donne che avevano fatto quella loro sfortunata entrata in scena.
"Stavate litigando già di prima mattina, vero? Io non so che fare con voi due... e tu, Kaede... che diavolo ci fai sveglio così presto? Ieri non ti ho neanche sentito rientrare!" disse Miyako, cambiando argomento.
L'interpellato si limitò a guardare malissimo le due, senza commentare, precedendole in cucina, aprendo il freezer per mettersi un po' di ghiaccio sulla parte lesa: il doaho doveva assolutamente essere impazzito.
Immaginava, dalla sua seguente espressione che avesse frainteso la domanda delle due, ma colpirlo in quel modo era stato ingiusto. Se fossero capitate altre situazioni del genere, temeva seriamente per la propria incolumità: più tardi, avrebbero dovuto fare il punto della situazione.
Hanamichi entrò in cucina con le due donne, dopo aver spiegato loro che la loro 'lite' non era poi così grave e che nessuno dei due aveva intenzione di inaugurare l'anno con le solite scaramucce tra cugini.
Si sedettero tutti attorno al tavolo, dove vennero raggiunti poco dopo anche dal capofamiglia e Hanamichi rinnovò anche a lui i suoi auguri: la sera precedente non l'aveva visto e quindi non aveva potuto farlo. Sakuragi rallegrò la colazione chiacchierando e raccontando ai parenti delle sue vacanze a Kanagawa, del Natale passato con gli amici, non dimenticandosi di portare loro notizie della madre.
La sorella, nel sentire che Minako era in gran forma e aveva anche trovato casa nella nuova città, si sentì sollevata. I due, finalmente, sembrava che stessero riprendendo in mano le redini della propria vita e si stessero ristabilendo al meglio. Anche Hanamichi, dopo essersi ricongiunto con la madre, le sembrava tornato molto più carico: era da parecchi mesi che i due non si vedevano e questo era stato un bene.
"Whawhawha... kitsune, quasi mi dimenticavo!" disse Hanamichi sbruffone, rivolgendosi al cugino.
Rukawa, come al solito impassibile, stette al gioco così come avevano stabilito, sollevando scettico un sopracciglio, rimanendo in ascolto, ma lasciando intendere che della cosa che gli stava per rivelare poteva anche farne a meno.
"I miei amici, alla fine, hanno riconosciuto in me un vero basketman e mi hanno regalato un bellissimo pallone! Scommetto che neanche tu ne hai uno così bello!" disse, sicurissimo di sé guardandolo con un ghigno di sfida. "Non pensare che io abbia battuto la fiacca in questi giorni, nossignore, mi sono allenato e pensavo di inaugurare l'anno con un bello scontro uno contro uno e celebrare così il mio talento naturale... ci stai?" lo sfidò.
Rukawa lo guardò per un secondo, poi, dopo aver terminato di bere il suo succo di frutta, si alzò dal tavolo per riporre nel lavandino il bicchiere e rispose: "Doaho, l'unica cosa che inaugurerai questo primo dell'anno saranno altri trecentosessantacinque giorni di sconfitte, ma se ci tieni... io non mi tiro certo indietro..." disse, guardandolo con un ghigno divertito, prima di tornare in camera a cambiarsi. Hanamichi l'ascoltò a bocca aperta, prima di esprimere il proprio dissenso con il solito, indignatissimo: "Baka kitsune!" che fece ridere le due donne e sorridere appena lo zio.
Hanamichi, borbottando, finì anche lui di fare colazione e scese nella dependance per prepararsi; indossò la tuta da ginnastica che gli aveva regalato Ayako, la sua 'tuta portafortuna', e prese il pallone dalla sacca che ancora non aveva vuotato. Stava per uscire di casa, quando l'occhio gli cadde sulla scatola di cartone sotto la scrivania: l'aveva messa lì per non lasciarla troppo in giro e, in quelle poche ore, si era scordato della sua esistenza. La prese, soppesandola ancora una volta, prima di riporla sull'armadio, spingendola in fondo. Recuperò il pallone da terra e corse fuori nella palestra di casa.
***
"Pensavo avessi cambiato idea..." disse il moro, sentendo la porta chiudersi alle sue spalle, mentre finiva di fare stretching per sciogliere i muscoli.
"Ah-ah... ma che spiritoso! Davvero mi sorprendi... e comunque ora non c'è bisogno che fingi, siamo solo io e te... anche prima hai un po' esagerato se lo vuoi sapere..." gli disse,un po' offeso per come era stato trattato.
Rukawa tese i muscoli delle braccia verso l'alto e rispose con tranquillità: "Ma io non stavo affatto facendo finta..." ammise. Aveva un po' esagerato a tavola, in effetti, ma vedere la faccia di Hanamichi a quella sua confessione valeva la pena di farsi menare. Il viso del rosso si accese di tante sfumature di colore e cambiò più volte espressione, prima di incespicare con le parole, per non dire assolutamente niente. Era troppo indignato per il modo in cui lo stava trattando: era più gentile con lui quando non stavano insieme!
Rukawa camuffò una risata che non era riuscito a trattenere, con uno sbuffo scocciato, avvicinandosi ad Hanamichi e allungando le mani affinché gli desse la palla. Sakuragi lo guardò storto, seriamente tentato di andarsene e piantarlo in asso, ma sapeva che, indipendentemente da questo, Rukawa sarebbe comunque rimasto in palestra; e poi non voleva cedere, visto che era stato lui il primo a sfidarlo. Lo scrutò pensieroso, tirando fuori il suo miglior sguardo da cucciolo ferito e abbandonato, sperando che si sentisse un po' in colpa, e, poi, si decise ad allungargli il pallone. Ma Kaede, anziché fermarsi una volta presa la palla, quando Hanamichi la lasciò andare catturò le sue mani, attirandolo a sé e facendolo sbilanciare in avanti.
Kaede lo imprigionò contro di sé abbracciandolo e rubandogli un veloce bacio sulle labbra: "Questo lo prendo come una scusa per avermi picchiato, prima!" gli disse.
Hanamichi divenne leggermente rosso, poi alzò le braccia a circondargli il collo, avvicinandosi a lui: sfregò le punte dei loro nasi insieme e, poi, socchiudendo gli occhi, si sporse per baciarlo piano. Schiuse le labbra, lasciando che la sua lingua cercasse per prima quella del compagno, stupendo Rukawa per quel contatto inaspettato. Il moro socchiuse la bocca, prendendo tra le labbra quello inferiore del compagno, tirandolo un poco e suggendolo, percependo il suo sapore intenso e il calore di quel contatto.
Hanamichi gli sfiorava i capelli sulla nuca, scendendo sul collo, infilando senza accorgersene le mani attraverso lo scollo della felpa, sfiorandogli le scapole facendo rabbrividire il moro che sentì il proprio sangue scorrere veloce, tremando a quel contatto timido e forse inconsapevole.
Lentamente Kaede lo costrinse a indietreggiare di qualche passo facendogli poggiare la schiena al muro accanto alla porta: Hanamichi si lasciò andare e sospirò quando sentì le dita fresche di Rukawa sfiorargli la vita, infilandosi sotto la maglietta, scoprendogli la pancia e spostandosi ad accarezzargli l'addome e il torace con il dorso della mano.
Sakuragi interruppe il bacio, abbandonandosi al muro dietro di sé e posando la fronte sulla spalla del moro che poggiò a sua volta la testa su quella di Hanamichi, senza smettere di sfiorare la sua pelle calda e morbida come tante volte aveva immaginato di fare.
"Kaede?" di nuovo, una voce proveniente dall'esterno, era sopraggiunta a rovinare il momento di intimità tra i due.
"Oh, ma siete qui!"
"Nh..." salutò Rukawa, il quale cominciava a innervosirsi per essere stato interrotto per ben due volte, senza guardare in faccia il nuovo arrivato.
"Ciao, Akira..." rispose Hanamichi che si trovava dalla parte opposta alla metà campo in cui stava Rukawa e si stava riscaldando.
"Ho interrotto qualcosa?" chiese vedendo la faccia scura di Rukawa e lo strano silenzio di Hanamichi.
"Ehi ma cosa hai fatto? Non avrete per caso litigato?" domandò ancora, avvicinandosi a Rukawa e prendendogli il mento con due dita per osservare il livido scuro che si era formato sulla sua pelle bianca.
"Lascia... non è niente... stavamo preparandoci per giocare" spiegò Rukawa.
Hanamichi si avvicinò a loro: non era consigliabile lasciarli troppo vicini l'uno all'altro e rivolse la parola a Sendo per distrarre la sua attenzione da Kaede.
"I miei amici mi hanno regalato questo pallone e volevo provarlo... fai da arbitro?" gli chiese con un sorriso.
Sendo assentì felice e si portò al centro del campo, quando i due ebbero finito di riscaldarsi. Tese alto il pallone e al tre lasciò andare la sfera che venne subito intercettata dal rosso il quale cominciò la sua corsa verso il canestro avversario. Rukawa gli fu dietro come un'ombra, bloccandogli la strada proprio quando Hanamichi tentò il primo tiro. Il pallone venne intercettato e il moro corse verso la sua meta: Hanamichi credette che volesse tirare da sotto canestro, quindi si portò in avanti in posizione di difesa, pronto al contrasto, invece Rukawa si fermò pochi passi prima, posizionandosi sulla lunetta di metà campo e, lanciando la palla con sicurezza, mise a segno i primi tre punti.
Hanamichi osservò l'avversario con gli occhi di fuori, affatto contento di essere cascato nella sua trappola: quella volpe era proprio astuta!
"Togliti quel sorrisino dalla faccia, Rukawa!" lo avvisò, riportandolo entro certi margini. "La tua è stata solo fortuna... mi sto ancora riscaldando" disse a voce alta, preparandosi nuovamente all'attacco.
Sendo scosse la testa, divertito dal comportamento dei due e diede nuovamente inizio all'azione.
La partita vide un impegnatissimo Sakuragi cercare di fermare l'attacco serrato di Rukawa il quale, dopo essersi portato con parecchi punti in vantaggio, aveva smesso di fargli da avversario e quella partita sembrava essere diventata una sorta di allenamento privato ad personam.
Sendo, allora, notando che nel comportamento dei due qualcosa era cambiato e ormai parevano essersi dimenticati della sua presenza, uscì piano dalla palestra, incontrando Ayako nel cortile.
"Akira, dove vai? Dove sono quei due? Ero venuta a vedere se fossero tutti interi e chiedere loro cosa gradissero per pranzo... tu resti con noi?" lo invitò con un sorriso.
"Ti ringrazio, ma no, vado, non vorrei disturbare..." disse, avviandosi al cancello.
"Ma dai, sai che non disturbi, i miei sarebbero contenti" insisté la ragazza.
"Oh, lo so, io mi riferivo a loro..." disse furbo, indicando la palestra dalla quale era appena uscito.
Ayako lo guardò confusa: si era persa qualcosa?
Sendo rise e spiegò: "Stanno finendo di giocare, lasciali fare... ero venuto per invitarli con noi domani a cena... glielo dici tu?" la incaricò e Ayako annuì.
La riccia era tentata di andare a controllare di persona la situazione, ma decise di lasciar stare: era inutile stressarli adesso, quando avrebbero finito sarebbero saliti a mangiare, era sicura che Hanamichi, dopo un allenamento intenso, sarebbe subito corso a reclamare cibo.
Tre ore più tardi, a partita conclusa, nella quale si era perso il conto del punteggio e Hanamichi aveva fatto finta di niente, decretando quello scontro finito in parità, separatamente i due ragazzi erano rientrati in casa a darsi una rinfrescata prima di pranzo.
Quando Hanamichi risalì alla casa principale, vide Rukawa seduto sul divano che faceva un po' di zapping, sorrise e, vedendo che in cucina ancora non era pronto, si sedette accanto a lui lasciandosi andare, sfinito, sul divano. Dopo la doccia gli sarebbe piaciuto tanto stendersi a letto perché si sentiva estremamente stanco, ma il gorgoglio allo stomaco l'aveva fatto desistere: in certi momenti si sentiva molto simile a Takamiya, pensò dubbioso.
Quando il rosso gli si sedette accanto, Rukawa venne invaso dal profumo del bagnoschiuma che aveva usato e che avvolgeva l'aria attorno a loro. Si voltò a osservarlo e Hanamichi gli sorrise posando la testa sulla spalliera, rimanendo vicinissimo a lui, senza però sfiorarlo.
"Mh... hai un buon profumo..." commentò Hanamichi, inspirando a occhi socchiusi nella sua direzione e poi riaprendoli rimanendo a guardarlo. Rukawa stese un braccio circondando in quel modo discreto le spalle del rosso, osservandolo a sua volta. Avrebbe tanto voluto chinarsi a baciarlo, ma dovette resistere all'impulso: percepiva il suo calore e Hanamichi era bellissimo mentre lo guardava dolcemente con quel sorriso di cui Kaede si era innamorato e che ora era rivolto solo a lui.
Sakuragi poi si fece serio per un secondo, allungando una mano per sfiorare con il dito l'alone scuro sul mento del cugino, ma il richiamo della zia che, dalla cucina, li informava che il pranzo fosse pronto, lo interruppe. Hanamichi sorrise appena e si alzò dal divano un po' sconsolato: era stato lui a dire che non voleva che in famiglia si sapesse della loro relazione, ma cominciava già a odiarsi per averlo fatto. Odiava doversi trattenere in quel modo con lui: l'aveva fatto anche troppo e adesso voleva essere libero di dimostrargli quanto tenesse a lui, ma nonostante questo, un secondo dopo tornava sulla sua decisione iniziale e si ripeteva che doveva solo avere pazienza.
Stava per entrare in cucina, quando Rukawa l'aveva superato entrando per primo, sfiorandogli il dorso della mano con la propria.
Il cuore di Hanamichi cominciò a battere forte nel petto e il rosso si sentì stupidamente felice: Rukawa doveva essersi accorto dei suoi pensieri e aveva voluto fargli presente che gli era vicino e che non doveva preoccuparsi di niente.
"Waaa ho una fame che non ci vedo! Che buon odorino, zia! Il Tensai oggi ha dato il meglio di sé in palestra e adesso devo tornare in forze!" sorrise alla donna, prendendo posto accanto al cugino e cominciando a mangiare tutti insieme in un clima sereno e avvolto da chiacchiere e risa.
***
"Kitsune, finiscila!"
"Nh!"
"No, smettila!"
"Nh!"
"E basta con questi 'nh... nh'" sbottò Hanamichi, mentre scendeva le scale insieme al cugino.
"Doaho..." rispose allora il moro, imbronciandosi nel guardarlo.
Hanamichi alzò gli occhi al cielo e, vedendo la macchina di Sendo aspettarli come sempre fuori dal cancello, gli disse, abbassando la voce: "La sostanza è la stessa, maledetta volpaccia! Così ci farai scoprire, smettila di guardarmi così!"
"La colpa è tua!" specificò Rukawa abbassando la voce e guardandolo seriamente, prima di precederlo e raggiungere l'amico in macchina. Kaede prese posto nel sedile posteriore, dato che Mitsui era già seduto accanto al conducente e attesero l'arrivo del rosso che si sedette anche lui dietro, rimanendo però a debita distanza dal cugino.
Akira mise in moto e Mitsui si voltò verso di loro, guardandoli interrogativo: "Avete litigato?"
I due risposero in coro: "Fatti i fatti tuoi!"
Akira scoppiò a ridere, guardandoli dallo specchietto retrovisore, mentre Mitsui metteva a sua volta il muso.
"Andiamo, ragazzi" si mise a fare da paciere Sendo, "cosa sono questi musi lunghi? Guardate che vi mollo in mezzo strada!" li minacciò e Rukawa sollevò scettico un sopracciglio, mentre pensava che comunque non sarebbe stata una cattiva idea: almeno a quel modo avrebbero risolto il problema che si era presentato nel momento in cui il doaho era andato a chiamarlo per scendere.
Rukawa vide Hanamichi sospirare e portarsi al centro del sedile, affacciandosi tra quelli anteriori per chiacchierare con i due amici.
Sakuragi non vedeva proprio dove stesse il problema, ma lui sì!
Quando Ayako aveva riferito loro il messaggio di Akira per vedersi a cena la sera successiva, Hanamichi aveva accettato e, poi, quando nessuno faceva più caso a loro, gli aveva detto, tutto contento, che quella sarebbe stata la loro prima uscita ufficiale come coppia e si sentiva emozionato.
Il suo piccolo doaho si entusiasmava per poco e Rukawa non aveva avuto il coraggio di smontarlo con qualcosa tipo: "Se però non rendiamo ufficiale la cosa, allora sarà un uscita come un'altra" ed era rimasto zitto.
Solo che, forse, avrebbe dovuto frenarlo un po', specie per come l'aveva visto vestito per quella loro uscita.
Jeans chiari e una felpa larga con cappuccio di colore grigio sfumato, nulla di così fuori dall'ordinario, ma i jeans, al suo occhio attento, erano troppo stretti e fascianti e la felpa, sebbene non mettesse in evidenza alcuna forma del suo petto ampio, sottolineava le spalle larghe e dava al rosso un'aria sbarazzina e innocente alla quale Rukawa non sapeva resistere. Per di più, era andato da lui sfoderando il suo miglior sorriso da bambino felice e Kaede ne era rimasto incantato.
Così, non aveva potuto fare a meno di fargli osservare quanto il suo abbigliamento fosse 'appariscente e poco adatto' e Hanamichi l'aveva guardato confuso e un po' dispiaciuto: si era messo carino apposta per il suo ragazzo, sebbene il suo guardaroba non poteva dirsi fornitissimo e la volpe aveva da ridire! Ci era rimasto veramente male e Kaede non aveva avuto bisogno di parole, perché l'aveva capito solo osservandolo e, allora, aveva spiegato meglio: "Sei troppo carino così, Hana... non mi piace per niente!" aveva ammesso.
Hanamichi allora aveva cambiato espressione e, dopo essere arrossito, gli aveva sorriso ringraziandolo. Quello che, però, il rosso non si aspettava era che Kaede non l'avesse detto solo per fargli un complimento: la volpe era gelosa e pretendeva che andasse a cambiarsi, cosa che lui non aveva alcuna intenzione di fare!
E così, tra un battibecco e l'altro, era arrivata l'ora stabilita per vedersi con gli amici, senza che fossero riusciti a giungere a un accordo.
Kaede distolse la sua attenzione dalla strada per riportarla sulla figura che gli sedeva di fianco e che pareva essersi dimenticata di lui e del loro piccolo diverbio. Osservò la sua schiena china in avanti e l'espressione felice e tranquilla che aveva mentre parlava con i due ragazzi seduti davanti e rifletté sul fatto che non gli piaceva molto l'idea di restare arrabbiato con lui per tutta la serata, quindi cercò un modo discreto per far capire al rosso che era passato sopra alla loro piccola discussione.
Tornando a osservare il paesaggio che scorreva veloce sotto il suo sguardo, Rukawa allungò una mano lasciandola scorrere sulla stoffa morbida del sedile, risalendo sulla schiena del rosso, grattandolo un po' da sopra la felpa per fargli notare la sua presenza. Sentì il corpo di Hanamichi arcuarsi un attimo per quel contatto inaspettato, ma il ragazzo non si voltò verso di lui: fu anzi molto discreto, riuscendo a continuare a chiacchierare con i due come se nulla fosse, rilassandosi nuovamente. Abbassò, però, il braccio destro che teneva sulla spalliera del sedile di Mitsui per stare più comodo, cingendosi il fianco opposto. Rukawa vide con la coda dell'occhio il movimento che aveva fatto e spostò la mano verso sinistra a cercare e stringere quella del rosso e, mentre tornava a guardare al di là del finestrino, il suo riflesso non riuscì a trattenere un sorriso.
"Eccoci arrivati!" Sendo mise la macchina in folle, tirò il freno a mano e spense il motore.
Avevano viaggiato più a lungo del previsto per andare a cenare in un locale vicino al molo, uno dei posti preferiti da Sendo.
"Ehi, come mai oggi siamo venuti qui?" domandò Hanamichi scendendo dal fuoristrada. Nell'aria si sentiva un dolce odore di mare provenire da lontano e il vento non era poi così freddo come aveva immaginato. Si mise comunque addosso il giubbotto che aveva portato con sé ed entrò nel ristorante.
Sendo fu accompagnato dalla cameriera nel piccolo locale e Hanamichi notò che i tavolini erano di forma circolare od ovale, a seconda del numero di persone al tavolo. Le classiche sedie disposte una di fronte all'altra erano sostituite da dei comodi divanetti rivestiti. Scrutò confuso il resto dell'arredamento trovandolo totalmente diverso da quello a cui era sempre abituato.
"Che strano posto..." disse, sedendosi accanto a Rukawa. "Come mai hai scelto proprio questo locale?" si informò e Sendo sorrise.
"Sei astuto, Hanachan! È per festeggiare!" confermò Akira con un radioso sorriso.
"Mh?" il rosso guardò Rukawa e poi disse: "Ma la festa per il suo compleanno l'abbiamo già fatta... non vale farne due!"
"Infatti non è per lui o, meglio, non solo..." sorrise ancora il giocatore del Ryonan, prima di continuare a spiegare, "è per festeggiarvi!"
Hanamichi lo guardò con occhi enormi, convinto di aver capito male, sentendo il suo cuore accelerare la corsa per la paura di essere stato scoperto.
"Ah... ahahahah, sei divertente Sendo... ho capito, festeggiamo il compleanno della volpaccia artica e del mio rientro... oh così mi sta anche bene!" disse, cercando di rimanere tranquillo.
"Bel tentativo, scimmia, ma hai capito bene quello che Akira voleva intendere!" si intromise Mitsui e Hanamichi saltò su: "Tu di che ti impicci, teppista?"
"Doaho!" lo riprese il moretto, scuotendo la testa, ormai avevano capito tutto, anche se non sapeva come: forse Hanamichi gli aveva lanciato quale occhiata di troppo ed era stato smascherato, suppose.
"Tu, zitto! È sicuramente tua la colpa! Io sono stato discretissimo" si giustificò.
Sendo si mise a ridere e interruppe quel piccolo siparietto.
"La colpa..." disse, così come l'aveva chiamata Hanamichi "… è di entrambi, anche se ammetto che ho capito tutto grazie a te, Kaede!" disse e il moro lo guardò senza capire.
Lo credeva impossibile, lui non aveva fatto nulla di sconveniente e poi quando mai avrebbero capito qualcosa guardandolo? Aveva sempre finto benissimo.
"Di Hanamichi ormai sapevo che era cotto e bollito, doveva solo riuscire ad ammetterlo a se stesso e la notte di Capodanno, quando è venuto alla festa, tornando prima dalla sua vacanza, ho capito che aveva preso la sua decisione. Era solo questione di tempo, doveva semplicemente rendere partecipe te" disse rivolto al moro, spiegando la sua teoria. "Tutto poi mi è stato chiaro ieri mattina, mentre stavate giocando: inizialmente il vostro disagio l'avevo imputato al fatto che aveste appena finito di discutere e quel livido che hai..." disse indicandosi il mento, "… stava per trarmi in inganno, ma la tua faccia Kaede... la tua faccia ha smentito tutto. Temo proprio di essere arrivato a disturbare tutt'altro..." sorrise malizioso, vedendo Hanamichi arrossire al solo ricordo di quello che aveva appunto interrotto in palestra.
"Poi..." proseguì, ma venne interrotto.
"Ne hai ancora per molto, Sherlock Holmes?" lo prese in giro Hanamichi, abbandonandosi con la schiena al divanetto e facendo sfiorare la sua spalla con quella di Rukawa.
Akira sorrise senza scomporsi e, portando un braccio a circondare le spalle del suo ragazzo, concluse le sue argomentazioni: "Durante lo scontro ieri non vi siete neanche accorti che sono uscito. C'era intesa tra voi, il gioco di Rukawa era più rilassato e lo scontro personale è passato in secondo piano nel momento in cui ti sei messo a insegnare ad Hanamichi a giocare, spiegandogli dove sbagliava e cosa, invece, avrebbe dovuto fare. Eri felice, Kaede e anche se dal tuo viso può non trasparire i tuoi gesti non mentono. Soprattutto..." gli disse guardandolo seriamente, "… non puoi fingere con me, io ti conosco fin troppo bene. Quando stavi con me non sei mai stato così" spiegò. "Non mi sto lamentando, sia chiaro, io sono molto felice adesso e non potrei desiderare di meglio, ma il fare questo piccolo paragone mi è servito e mi ha aiutato a capire" concluse.
Rukawa e Sakuragi si guardarono e Hanamichi sospirò: "Uffa..." disse, sentendo il braccio di Rukawa scivolare attorno alla sua vita con discrezione.
"Io te l'avevo detto che l'avrebbero capito..." ribadì il moro.
"Sì, ma non per colpa mia... come vedi sei stato tu..." replicò Sakuragi, non potendo impedirsi di arrossire, in seguito a un pensiero che gli era sovvenuto.
"Quindi..." sussurrò, accostandosi a Rukawa per farsi udire solo da lui, "… sei felice adesso?" volle sapere. E, in attesa di risposta, tra sé aggiunse: 'di stare con me?'
Rukawa guardò di sbieco i due amici che li scrutavano sorridendo e rispose: "No, in questo momento sono molto contrariato!"
Hanamichi si incupì un poco, convinto che quella particolare situazione fosse un po' colpa sua perché non aveva voluto parlarne con loro e, invece, erano stati scoperti ugualmente. Rukawa se ne accorse e, preso il foglio del menù, lo aprì nascondendo il proprio viso mentre si avvicinava al rosso per dirgli qualcosa all'orecchio.
"Prova a domandarmelo di nuovo tra qualche ora... da soli... e ti darò la mia risposta" gli aveva detto, facendo sorride Hanamichi.
"Adesso basta fare i piccioncini, però..." intervenne Mitsui, leggendo a sua volta l'elenco dei piatti da poter ordinare. Adesso era arrivato il momento della sua vendetta: gliel'avrebbe fatta pagare per tutte le volte che Hanamichi aveva interrotto i suoi momenti romantici.
Mangiarono tranquillamente, passando una bella serata, senza preoccuparsi del tempo che scorreva, fino a che non decisero di andare a prendere qualcosa di caldo in un chioschetto che stava vicino al mare: se fossero stati fortunati , l'avrebbero trovato aperto.
"Ah, la prossima volta organizziamo un'uscita anche con gli altri ragazzi, voglio proprio vedere le loro facce!" disse Mitsui che, nonostante qualche battibecco con Hanamichi, era stato veramente bene quella sera.
"Secondo me, già sospettano qualcosa, Fujima di sicuro, lui è astuto, mentre penso che Nobunaga ti riderà in faccia Hanamichi, ma non prendertela..." lo avvertì Sendo. Il rosso rispose senza pensare: "Bah, secondo me, invece la sua è solo gelosia, perché lui sta con un vecchio!" disse sicuro di sé. "Kaede è diecimila volte più meglio!" gongolò, felice come un bambino.
"Meglio, doaho, più meglio non si dice!" lo riprese il suo ragazzo, prendendolo per mano.
"Lo so, ma era per sottolineare il concetto!" disse il rosso, indignato. Certo che lo sapeva che fosse sbagliato, cosa credeva? E lui che voleva anche fargli un complimento, la sua volpe non capiva proprio niente!
Sendo scoppiò a ridere, affatto convinto dalla spiegazione del rosso e disse: "Comunque, Hanamichi, ti ricordo che anche io quest'anno farò diciannove anni e ti sembro vecchio?" chiese, mentre avvistava in lontananza il locale nel quale dovevano entrare, vedendo che aveva le luci accese e della gente uscire.
"Sì, ma tu sei più carino... è diverso... lui se li porta proprio male!" asserì.
E, nello stesso momento, non appena il rosso ebbe finito di parlare, due scappellotti gli arrivarono dritti dritti sulla nuca, costringendolo a portarsi le mani sulla testa, trattenendo tra i denti un imprecazione.
Sendo si mise a ridere della sua faccia e trascinò il proprio ragazzo all'interno del locale: forse il rosso neanche si era accorto della gaffe ed ecco il perché della sua espressione confusa e indignata.
"Ecco, bravo portalo via prima che lo stenda a testate!" gli urlò dietro alterato, prima di rivolgersi a Kaede che, al suo fianco, lo guardava con occhi ridotti a due fessure. "Kitsune, anche tu, che modi sono? Mi hai fatto male!" si lamentò massaggiandosi la nuca. Rukawa lo tirò per un polso, infilandosi nel retro del chiosco ambulante, nascondendo entrambi alla vista dei passanti.
"Ma ti ascolti quando parli?" chiese Rukawa.
"Certo, io non blatero mica a vanvera!" si offese un poco il rosso, prima di riflettere su quello che aveva detto e spalancare gli occhi. "Oh, aspetta io non volevo dire... Sendo non mi piace! Era una semplice constatazione, non crederai che..." Rukawa zittì quel fiume di parole con un bacio.
"No, ma è bene che d'ora in poi lo tenga a mente... non puoi dire che qualcun altro oltre a me sia carino... altrimenti la volpe artica ti trasforma in un ghiacciolo" gli disse scherzando anche se Hanamichi non ci avrebbe messo la mano sul fuoco.
Sakuragi gli circondò il collo con le braccia, abbracciandolo e ridendo appena, sussurrando nel suo orecchio con voce allegra: "Ma tu non sei carino... tu sei bellissimo..." disse, baciandogli poi il padiglione e facendo venire la pelle d'oca al compagno. Rukawa avrebbe tanto voluto coccolare un po' Hanamichi dato che, per tutta la sera, si era dovuto trattenere, ma il cellulare del rosso aveva cominciato a suonare allegramente. Hanamichi, data l'insistenza, l'aveva preso in mano e, dopo aver letto chi fosse, con uno sbuffo si era allontanato da Kaede, entrando nel locale e individuando, seduti al bancone davanti alla piastra, i loro amici.
"Non tornavate più!" si scusò Sendo che aveva ancora in mano il telefonino. Hanamichi scosse il capo e si sedette sull'altro sgabello, ordinando una crepes al cioccolato, una delle sue preferite: aveva proprio bisogno di zuccheri.
Quando, poi, dopo essere rimasti ancora per un'ora a chiacchierare e Hanamichi e Akira avevano mangiato una doppia porzione di dessert, avevano deciso di rientrare. Durante il viaggio di ritorno parlarono poco: Sendo doveva rimanere concentrato sulla guida, Mitsui si era leggermente appisolato e, in sottofondo, la voce dello speaker radiofonico teneva compagnia a tutti gli automobilisti in viaggio. Rukawa e Hanamichi stavano seduti dietro, vicinissimi l'uno all'altro, accoccolati discretamente, nascosti dietro il sedile del conducente. Rukawa teneva un braccio dietro la schiena di Sakuragi e con l'altro lo stringeva in vita, il rosso stava poggiato contro il suo petto e gli sorrideva, accarezzandogli le braccia e le mani incrociate tra loro sul suo fianco.
"Kaede..." sussurrò a voce bassa. Il moro lo guardò facendogli capire che era in ascolto e Hanamichi domandò: "… sei felice... di stare con me?" aggiunse realmente, stavolta.
Rukawa si chinò a baciargli dolcemente le labbra annuendo e sussurrando a un soffio da esse il suo: "Sì..."
Hanamichi alzò le braccia per cingergli il collo, attirandolo a sé e baciandolo con trasporto: l'aveva desiderato tanto per tutta la sera e poi a casa avrebbero dovuto trattenersi stando attenti ai loro parenti. Da una parte era contento che almeno i loro due amici sapessero: certo, era sicuro che non avrebbero perso occasione per farlo imbarazzare, ma se avessero taciuto anche a loro la cosa, si sarebbero persi momenti magici come quelli. Rukawa baciò Hanamichi con passione, esplorando la sua bocca calda dolcemente, ricercando la sua lingua e giocando con essa, accarezzandola, intrappolandola tra le labbra e suggendola piano, assaporando a fondo il sapore del compagno. Hanamichi dovette trattenersi dal gemere anche solo sommessamente: il modo in cui Kaede lo stava baciando era diverso da quelli precedenti e lo mandava fuori di testa, era qualcosa di forte e intenso che lo lasciava stordito, ma Hanamichi sapeva che non erano soli in quel momento e si trattenne, cercando di calmarsi, mentre passava le mani tra i suoi capelli e Rukawa spostava le proprie, slacciando la zip del giubbotto imbottito, infilando le mani sotto la sua felpa, accarezzandolo lentamente.
Hanamichi si staccò da lui per respirare, senza, però, emettere suono alcuno.
Si guardarono con occhi luminosi e Hanamichi, muovendo solo le labbra, pronunciò il suo nome, prima di trattenere tra i denti quello inferiore. Rukawa si spostò a baciargli il lobo dell'orecchio, sussurrando un piccolo "Sssht", allontanando le mani dal suo corpo, diminuendo l'intensità di quelle effusioni: quel gioco poteva essere molto pericoloso e rischiava di far perdere il controllo a entrambi.
"Grazie del passaggio, Akira!" Hanamichi scese dall'auto seguito da Rukawa che lo teneva possessivamente per un fianco.
Akira abbassò il finestrino e salutò i due amici, augurando loro la buonanotte e gettando uno sguardo dolce al suo fidanzato che era già nel mondo dei sogni.
I due ragazzi, rimasti soli, entrarono in casa e Rukawa accompagnò Hanamichi alla dependance. Il rosso aprì la porta e accese la luce, rimanendo sull'uscio: Rukawa, in piedi davanti a lui, lo teneva per la vita, guardandolo fisso. Sakuragi sorrise, leggermente in imbarazzo: adesso si dovevano salutare.
"Ehm... eccoci qua!" esordì a disagio.
"Doaho... non fare il timido adesso..." lo riprese il moro, avendo intuito i suoi pensieri.
Hanamichi arrossì e borbottò qualcosa di incomprensibile stringendosi, però, a lui.
"La prossima volta... usciamo solo io e te..." gli disse, mentre si sporgeva a baciargli castamente le labbra: erano un po' fredde per i suoi gusti. Spostò le mani su quelle del moro e le sentì gelide.
"Kitsune! Stai morendo di freddo!" disse preoccupato prendendole tra le sue e scaldandogliele. "Entra in casa e vai a dormire!" gli disse premuroso, non voleva che si ammalasse, solo per stare ancora qualche secondo insieme.
Rukawa rispose con il suo solito mugugno, lasciandogli le mani e dandogli il bacio della buonanotte. Hanamichi attese di vederlo entrare in casa e poi a sua volta si chiuse dentro la sua, andando in camera da letto e vedendo la luce accesa in quella di Rukawa che si spense poi dopo qualche minuto.
"Sogni d'oro, kitsune!" sussurrò poi nella notte, infilandosi sotto le coperte.
27_
Hanamichi si avvicinò silenzioso in soggiorno, sbirciando al suo interno per verificare la situazione: vide Kaede al centro della stanza, seduto davanti al fuoco, concentratissimo a fare i compiti* e sorrise.
Era una domenica come tante ne erano trascorse: il periodo delle piogge non era ancora completamente finito, ma il gelo dell'inverno aveva lasciato il posto a una frescura piacevole, mentre le giornate andavano via via allungandosi. In casa poi si sentiva quel dolce profumo di camino e legna bruciata che faceva venir voglia di stare seduto davanti a esso ed essere riempito di coccole.
Ed era proprio così che Hanamichi si sentiva quel giorno: coccoloso.
In punta di piedi, si portò alle spalle del moro e, prima che Kaede potesse accorgersene, gli mise le mani sugli occhi, inginocchiandosi dietro di lui, baciandolo lievemente dietro l'orecchio.
Sentì il ragazzo rabbrividire e spostò le mani dal suo viso a cingergli le spalle, sporgendosi a baciargli una guancia morbida.
Kaede si era voltato per guardarlo e gli aveva rubato un lieve bacio a tradimento, cosa di cui, però, il rosso non si era lamentato: gli aveva sorriso e si era stretto di più a lui.
Rukawa, nel vederlo così strano, si era insospettito e aveva accantonato libri e quaderni per dedicare a lui la sua attenzione: controllò se dalla cucina provenissero dei rumori, poi si voltò verso di lui e, dopo averlo preso per le braccia facendolo sedere tra le proprie gambe lo abbracciò.
Hanamichi aveva riso leggermente: "Siamo da soli... i tuoi sono usciti per una specie di scampagnata... non ho ben capito. Non te n'eri accorto?"
Il moro aveva fatto cenno di no con la testa e si era rilassato: finalmente potevano passare un po' di tempo in casa da soli, senza paura di essere scoperti o che qualcuno potesse spuntare, da un momento all'altro, da un improbabilissimo angolo della casa e disturbarli.
Era così quando stavano in casa e lo stesso valeva per la scuola; anzi, se possibile, dovevano stare ancora più attenti, per non destare sospetti in coloro che gli erano vicini. Per esempio, ogni volta che qualche ragazza si avvicinava a Rukawa o dal suo armadietto, ogni mattina, spuntavano una miriade di lettere profumate, Hanamichi doveva sempre trattenere la propria gelosia. Nonostante sapesse che per la volpe non avevano alcun valore, avrebbe tanto voluto andare a gettare personalmente nel cesto dei rifiuti quella marea di carta straccia, come era solito chiamarla tra sé.
Un comportamento del genere sarebbe potuto essere giustificato come una sorta di dispetto ai danni del moretto o classificato come semplice invidia per il fatto che il cugino fosse più richiesto di lui, ma questa poteva essere un'arma a doppio taglio per lo stesso Sakuragi che avrebbe avuto problemi con le mittenti delle lettere e non voleva avere altre grane. Il preside non gli stava poi tanto simpatico e anche il disciplinare era sempre pronto ad annotare qualcosa sul suo taccuino ed era meglio rigare dritto.
Di tanto in tanto, i due ragazzi si incontravano in terrazza per pranzare insieme, ma Hanamichi non riusciva mai a sciogliersi come avrebbe voluto o essere naturale: si sentiva come se fosse un ladro o stesse compiendo chissà quale delitto e la cosa non gli piaceva. Anche agli allenamenti, se si ritrovavano da soli in spogliatoio, il rosso riusciva solo a sorridergli, per fargli sentire la sua presenza, ma nulla di più. Allora Rukawa, senza essere visto, gli si avvicinava, mentre tutti si dirigevano in palestra e gli sfiorava una mano, o un fianco, perché gli dispiaceva vedere il suo doaho così abbattuto.
I momenti di intimità tra loro erano quindi veramente pochi e, anche con i ragazzi, con i quali potevano essere se stessi, stavano uscendo poco a causa dei vari impegni scolastici e dei rispettivi club di pallacanestro: si stavano preparando per il campionato interscolastico e avevano poco tempo per vedersi.
"A volte sei proprio una volpetta addormentata..." lo prese un poco in giro, pettinandogli indietro i capelli per vedere il suo viso. Si sporse a baciargli dolcemente le labbra, prima di tornare a guardarlo.
Rukawa, che non capiva quel suo comportamento, lo guardò confuso e domandò: "Che hai?" Non si era mai comportato così con lui.
"Niente... perché?" domandò a sua volta Hanamichi, guardandolo. Poi sorrise: "Eheh... ti dispiace se sono così coccolone con te?" gli chiese, cercando di non imbarazzarsi. Lui si sentiva così bene e tranquillo in quel momento, ma non aveva pensato che, forse, Rukawa non essendoci abituato, ne avesse fastidio. Dal silenzio che ricevette come risposta, Hanamichi credette di aver capito e cercò di togliersi d'impiccio: "Oh... hai ragione... scusa..." disse, abbassando un momento lo sguardo e alzandosi, cercando di sembrare normale, cambiando argomento.
"Stavi studiando? Potremo fare insieme i compiti... aspetta che vado a prendere..." ma non poté continuare, perché si sentì ghermire da dietro da un paio di braccia che lo strinsero in vita, fermandolo e facendo in modo che tornasse seduto per terra.
Si voltò e il profumo di Rukawa lo invase prepotentemente quando Kaede nascosto il volto contro il suo collo, si strinse maggiormente contro di lui.
"Kitsune?" lo chiamò: adesso era Hanamichi che non comprendeva il comportamento dell'altro.
"Doaho... perché scappi sempre prima di farmi spiegare?" gli chiese, sollevando il volto per guardarlo e Hanamichi arrossì.
"No, beh io... non è che... è che tu... pensavo che... insomma, io ho agito come sentivo, ma poi ho pensato che tu non..."
"Lo vedi? Non sai quello che penso e fai tutto di testa tua, senza chiedere... non puoi leggere nella mia mente!" gli disse, prendendolo per mano e tirandolo verso il divano, dove si sedette con lui, sdraiandosi e facendo stendere accanto a sé anche il rosso.
"Infatti... io non so cosa pensi e a volte fai delle facce che mi sembrano chiare, ma..."
"Doaho!" lo interruppe Rukawa, richiamandolo dolcemente, baciandogli una guancia. "Fai prima a chiedere... sono semplicemente rimasto sorpreso dal tuo comportamento, non l'avevi mai fatto... ma non mi ha dato fastidio. Mi piace... l'importante è che lo faccia solo con me!" ci tenne a precisare, guardandolo seriamente.
Hanamichi rise, annuendo e si stese sopra di lui, circondandogli il collo con le braccia, costringendolo ad allargare le gambe per potersi sistemare tra esse. Chiuse gli occhi chiedendogli un bacio, un contatto lento che Rukawa fu ben lieto di concedergli, annullandosi in quel gesto. Le loro lingue si sfioravano lente, assaporandosi, cercandosi, sfuggendo al controllo che l'uno o l'altro volevano avere, divertendosi a giocare, sfiorandosi le labbra, mordendole gentilmente, facendo sospirare il compagno.
"Mmh..." Hanamichi emise un piccolo gemito sentendo le mani di Rukawa infilarsi fresche sotto la maglietta, accarezzando la pelle calda sulla schiena. La bocca aveva liberato la sua, lasciando riposare le labbra gonfie e rosse, osservandole per qualche attimo, lucide e belle. Hanamichi, senza smettere di guardare il compagno aveva fatto passare la punta della lingua su di esse per ricercare le ultime tracce dei loro sapori uniti, incatenando con quel gesto lo sguardo del moro. Gli occhi scuri brillarono di malizia, mentre si spostava con la bocca a seguire il contorno della mascella marcata del rosso, depositando qualche bacio su di essa, soffermandosi sul mento e scendendo verso il collo, al quale dedicò particolari cure, suggendo la cute delicata, lasciando piccoli succhiotti, mentre Hanamichi riempiva l'aria dei suoi sospiri.
Il rosso si lasciò andare, abbandonandosi contro di lui, spostando il capo per lasciargli più spazio per agire, mentre ricercava a sua volta un contatto con il ragazzo.
Le sue mani, che fino a quel momento erano rimaste ferme sulle spalle di Kaede, spostandosi di tanto in tanto tra i morbidi capelli, scesero lente ad accarezzargli il petto, sentendo al tatto la consistenza morbida del maglione che indossava. Risalì sul torace, spostandosi sul fianco e, una volta incontrato l'orlo inferiore, lasciandosi guidare dall'istinto introdusse la mano sotto i vestiti, sfiorando la pelle liscia. Rukawa inarcò impercettibilmente il busto e Hanamichi, incoraggiato da quella reazione, divenne più sicuro, risalendo a palmo aperto, esplorando il petto, sfiorando i capezzoli morbidi e facendoli inturgidire.
Rukawa rimase colpito da quelle sensazioni: sentire le mani di Hanamichi su di sé era bellissimo, era la prima volta che il rosso lo ricercava in modo così intimo. Sakuragi, solitamente, si limitava ad accarezzargli i capelli o la schiena, ma senza mai spingersi oltre un certo limite.
Strinse contro di sé il corpo del rosso, spingendo a contatto i loro bacini, facendo gemere forte Hanamichi che si scostò da lui per guardarlo, imbarazzato e forse anche un po' confuso per la sua stessa razione. Rimasero a fissarsi intensamente, prima di ricongiungere le loro labbra e scambiarsi un bacio vorace, in cui sembrava che volessero diventare un tutt'uno. Riemersero senza fiato da quel contatto prepotente e Hanamichi si nascose contro Rukawa, imbarazzato, colto all'improvviso da una miriade di sensazioni diverse e forti che pensava che non avrebbe mai potuto provare. O, per lo meno, non avrebbe mai pensato di poter provare con un altro ragazzo.
Rukawa sorrise, comprendendo il suo stato, sentendo il suo cuore battere veloce contro il proprio petto e avvertendo Hanamichi stringersi a lui.
Con una mano gli accarezzava la schiena, cullandolo, passando l'altra tra i capelli rossi, rilassandosi e facendo altrettanto con il compagno.
Nel silenzio della stanza, cullati dal dolce crepitare del fuoco che andava spegnendosi lentamente e delle gocce di pioggia che, sempre più veloci, aumentavano il ritmo di caduta battendo sui vetri delle finestre e sul soffitto della stanza, i due si addormentarono.
***
"Ayako, presto, comincia a salire! Non ci voleva per niente questo tempo... è cambiato tutto in una volta... uffa!" Miyako si lamentava contro il meteo che, nel giro di un battito di ciglia, era mutato in modo considerevole e nuvole dispettose si erano raggruppate nel cielo cominciando a far piovere. Miyako, Haruiko e Ayako, che erano andati a fare una piccola gita fuori porta, erano dovuti rincasare di corsa per non rimanere bloccati dalla pioggia che, sempre più copiosamente, aveva cominciato a scendere dal cielo.
La riccia aveva preceduto i genitori in casa, ma, quando aveva aperto la porta d'ingresso, non era riuscita a proseguire, imbambolata a osservare la scena che gli si era presentata davanti: Hanamichi e Rukawa stavano distesi sul divano, abbracciati l'uno all'altro e dormivano serenamente, incuranti del tempo che impazzava all'esterno e del fuoco del camino ormai spento.
Con i capelli gocciolanti e i vestiti ormai freddi che le si attaccavano al corpo, la ragazza li osservava ancora: Hanamichi era abbracciato a Kaede per la vita, una gamba intrecciata tra le sue, riposava con la testa contro il suo collo, mentre il fratello, per impedire al rosso di cadere o, forse, più semplicemente per impedirgli di allontanarsi da lui, gli circondava le spalle con un braccio e posava la guancia sui suoi capelli rossi, ancora più lucenti contro la pelle candida del viso della volpe.
Sorrise, contenta che i due avessero finalmente congiunto le loro strade e sobbalzò, sentendo i genitori salire le scale e richiamarla, domandandole se fosse tutto apposto. Richiuse velocemente la porta, restando fuori e guardando la madre con un sorriso imbarazzato, in risposta alla confusione che leggeva sul suo viso.
“Ehm... ho scordato che non avevo le chiavi, sarà meglio bussare, tanto al massimo sveglieremo Kaede, dubito sia uscito con questo tempo!" constatò velocemente, cominciando a suonare insistentemente il campanello.
All'interno della casa, Hanamichi, nell'udire quel suono forte e continuato, sobbalzò alzandosi dal corpo di Kaede, ma restando incastrato tra le sue gambe. Cercò di liberarsi in fretta, ma l'unico risultato che ottenne fu quello di precipitare giù dal divano con la schiena e le gambe ancora tra quelle del moro. Rukawa, che si era svegliato più per il chiasso che aveva fatto Hanamichi che per il suono fastidioso del campanello, aveva aperto gli occhi assonnato, osservandolo confuso.
"Doaho... cosa fai?" chiese, rimettendosi seduto e aiutando Hanamichi a sedersi composto.
Il rosso si rimise in piedi, stirandosi con le mani i vestiti scomposti e tirò dritto anche Kaede, indicandogli la porta, chiedendo in quel modo che andasse ad aprire: sentiva all'esterno le voci dei parenti chiacchierare e, soprattutto quella della zia domandarsi come mai in casa non ci fosse nessuno ad aprirli. E dal tono di voce usato, era anche piuttosto spazientita: lei odiava la pioggia, in quello era veramente diversa dalla madre che, invece, la trovava misteriosa e affascinante e spesso si armava di ombrello e usciva a farsi lunghe passeggiate ascoltando il suono della pioggia cadere.
Ma Miyako no: lei si innervosiva e diventava intrattabile, oltre che farsi improvvisamente negativa.
Il moretto sbuffò, ma si decise ad andare ad aprire, mentre Hanamichi era intento a ravvivare il fuoco per non destare sospetti.
"Ah, ma allora eri in casa!" sbuffò la donna, entrando e togliendosi le scarpe all'ingresso.
"Nh..." rispose Kaede, tornando vicino ad Hanamichi, ma sedendosi nuovamente accanto al fuoco, facendo finta di riprendere a studiare.
"Stava dormendo, te l'avevo detto!" disse la figlia, seguendo la madre vicino al caminetto per scaldarsi un momento.
"Andate a cambiarvi!" disse loro Hanamichi, guardando le due donne. "Prenderete freddo!" si preoccupò, mentre lo zio gli faceva cenno con la mano, concordando con lui: l'uomo non aveva osato dire nulla a riguardo, perché sapeva quanto la moglie potesse essere suscettibile in determinati momenti, ma Hanamichi aveva un qualcosa che riusciva a non farle superare il limite e così perdere la pazienza.
Infatti, la zia, dapprima, l'aveva guardato severa pronta a ribattere, ma poi si era calmata, pensando che, in effetti, aveva ragione e gli aveva sorriso.
"Stavate studiando?" chiese, vedendo i libri aperti sul tavolo e Kaede intento a scrivere.
"Ah... eh, sì!" mentì Hanamichi, osservandola allontanarsi per cambiarsi. Ayako fece per seguire la madre, ma prima di andarsene, non poté fare a meno di attirare l'attenzione di Sakuragi, richiamandolo.
Il rosso si voltò per sentire cosa avesse da dire e lei, con sguardo furbo, si toccò la base del collo, facendo intendere al ragazzo che non era a qualcosa di sé che si stava riferendo. Hanamichi arrossì colpevole e portò una mano a coprire lo stesso punto sul proprio collo, facendo scoppiare a ridere la riccia che scomparve nella cucina. Rukawa, che aveva osservato tutta la scena, si voltò verso il rosso e, al suo sguardo allucinato e accusatore, rispose con un sorrisino malizioso: ad Hanamichi non rimase altro da fare che stendersi esausto sul tappeto e coprirsi la faccia con entrambe le mani.
Non avrebbe retto ancora per molto allo stress determinato da tutta quella situazione.