[Slam Dunk] Our life is gonna change (23)

Feb 01, 2015 17:14

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"Ottimo lavoro anche per oggi, ragazzi!" il mister Takato, allenatore del Kainan, aveva decretato la fine della sessione di allenamento.

I ragazzi stavano per ritirarsi in spogliatoio, quando Fujima prese la parola informandoli che, per quella sera, sarebbero stati liberi di andare a mangiare dove meglio preferivano, prendendosi una serata tutta per loro.

Furono tutti molto entusiasti per quella notizia e, con rinnovate energie, salirono ognuno nella propria camera per prepararsi a quella loro uscita in libertà.

Il gruppetto di amici di sempre si riunì nella hall e, mentre attendevano i soliti ritardatari, Nobunaga chiacchierava con Fujima e Hanamichi.

"Però, non è giusto... qui io e te siamo in svantaggio, Fujima" diceva la guardia del Kainan.

"Sendo può farsi questo bel ritiro con il suo ragazzo, mentre noi siamo soli, non ti da fastidio?" chiese.

Kenji si mise a ridere e scosse la testa: "No... e poi, io non la vedrei in questi termini. Pensa che, invece, sono loro in svantaggio... sono l'unica coppia!" disse. "Vero, Hanamichi?" chiese al rosso che, colpevole, non riuscì a non arrossire.

"Ah... ehm... ecco... sì, sì!" disse, annuendo vigorosamente.

Fujima sorrise e Nobunaga scosse la testa: "Però... oggi è anche San Valentino e mi sarebbe piaciuto passarlo insieme al capitano!" continuò sconsolato Nobunaga che persisteva nell'apostrofare ancora in quel modo Maki, nonostante non frequentasse più.

Hanamichi spalancò gli occhi di colpo a quella notizia.

Che giorno aveva detto che fosse? Guardò il proprio orologio da polso con datario e questo segnava proprio che quello fosse il 14 Febbraio: e lui si era completamente dimenticato di San Valentino!

Il suo primo, vero, San Valentino, la festa degli innamorati per eccellenza, e lui l'aveva scordato!

Certo, non era avvezzo a festeggiarlo e la sua mente doveva averlo rimosso o, quanto meno, lo considerava un giorno come un altro ed era per quello che non aveva fatto caso al calendario quella mattina.

Se non fosse stato per la Nobuscimmia sarebbe passato inosservato: adesso, cosa avrebbe dovuto fare? Fortunato com'era non sarebbe riuscito a passare un solo istante con la sua volpe, neanche per fargli gli auguri e doveva inventarsi qualcosa. Gli serviva un piano! Un piano degno del Tensai!

"Ehi... Sakuragi stai bene?" lo scosse uno dei ragazzi che si era aggregato a loro per uscire.
"Sei pallido? Ve lo dicevo io, è da quando siamo arrivati che non sta bene!"

"Ah... no, no io... stavo solo pensando, mi sono ricordato che..." incredibilmente arrossì, non voleva dare nell'occhio, ma si trovava con le spalle al muro: con tutti quegli occhi puntati su di sé gli sembrava come se l'avessero smascherato.

Qualcuno poi rise e tutti si voltarono verso Miyagi che parlò: "Stai pensando che ti spiace non poterlo passare con Haruko, vero?" disse con un sorrisino malizioso.

Hanamichi divenne ancora più rosso e la battuta un poco cattiva che gli era salita alle labbra non poté trovare sfogo perché una voce bassa alle sue spalle lo fece sobbalzare: "Doaho!"

Il rosso si voltò, impreparato e, con il solito: "Baka kitsune!" approfittò per svicolare via da quella conversazione, uscendo fuori dall'albergo facendo finta di litigare con il cugino.

Sperava solo che Kaede non avesse sentito il loro discorso o i problemi da risolvere quella sera sarebbero diventati due: non sapeva se il compagno sapesse che giorno fosse, ma non voleva comunque indispettirlo con la storia di Haruko.

***

"Ragazzi?" Sendo attirò su di sé l'attenzione dei presenti nel momento in cui stavano decidendo cosa ordinare per dessert. "Oggi il dolce lo offro io... non so quanti di voi ne fossero a conoscenza, ma oggi... oltre a essere la festa degli innamorati" e si rivolse con dolcezza al proprio ragazzo seduto accanto a sé, "è anche il mio compleanno!"

Tutti guardarono il capitano del Ryonan con tanto d'occhi: nessuno se lo sarebbe mai aspettato e, tanto meno, nessuno si aspettava la successiva mossa di Hanamichi a quella rivelazione.

Il rosso, che stava bevendo un sorso d'acqua, per poco non si strozzò con il liquido trasparente e, in un attacco di tosse convulso, batté le mani sulla tavolata.

"Hanamichi?" i ragazzi lo osservavano spaventati, adesso certissimi al cento per cento che nel loro compagno ci dovesse essere qualcosa che non andava.

"Scusate, io... devo andare, torno subito!" disse l'interpellato, alzandosi dal tavolo velocemente e precipitandosi fuori: quella era l'occasione che aspettava!

Si guardò attorno, prima a destra e poi a sinistra, per rendersi conto di dove si trovasse, orientandosi e cercando di fare memoria: perso nei suoi pensieri, durante il tragitto si era guardato attorno e ricordava che, a qualche isolato da lì, si trovava un combini*.

Corse veloce, raggiungendolo in brevissimo tempo e, con la stessa rapidità, dopo aver acquistato quanto necessario, fece ritorno al locale, procedendo a passo moderato per non rientrare e sembrare un povero pazzo.

Regolarizzò piano il respiro e, sistemandosi i capelli, controllando il proprio riflesso nel vetro della grande finestra, rientrò nel ristorante.

I suoi amici, come lo videro, lo osservarono curiosi: stavano tutti mangiando il dolce e anche per lui avevano ordinato una coppetta della specialità della casa. Sakuragi guardò i suoi compagni un po' imbarazzato, portandosi una mano alla nuca, mentre chiedeva loro di scusarlo.

"Ehm... io... ecco, dovevo fare una cosa..." si frugò nelle tasche e, dopo essersi avvicinato a Sendo, gli offrì una tavoletta di cioccolato fondente rivestita con carta azzurra e un piccolo fiocchetto applicato sopra.

Il ragazzo più grande la prese con un sorriso, ringraziandolo, mentre i presenti continuavano a fissare i due, Hanamichi in particolare, confusi.

"Ehi!!" lo rimproverò Mitsui, strappando di mano al suo ragazzo la tavoletta quadrata. "Ti ha dato di volta il cervello?" chiese, osservando al contempo allibito anche Akira.

Perché accettava della cioccolata da altri che non fosse lui? Doveva forse sospettare che la scena a cui aveva assistito il giorno prima non fosse poi come Sendo gli aveva spiegato in privato?

"Uffa, dammela!" disse Akira, tentando di riprenderla. "Hanamichi è stato molto gentile a pensare a me... l'hai presa adesso, vero?"

Il rosso annuì e tornò a sedersi: "Mi spiace... in realtà cercavo qualcos'altro, ma dato il giorno, c'era solo quello in offerta!" disse, fin troppo sincero, e Sendo storse il naso.

"Beh!? È il pensiero quello che conta, no? Accontentati, sono l'unico qui che si è scapicollato per andare a comprarti qualcosa... è molto triste un compleanno senza regali, sai!" gli disse serio. "Ho voluto evitarti questa delusione... non capite nulla!" disse, rivolto anche agli altri ragazzi che lo stavano prendendo in giro.

Mitsui, un poco più convinto da quella spiegazione, lasciò andare la barretta di cioccolato che si stava ancora contendendo con Akira.

Seduto accanto al rosso, Rukawa aveva osservato allibito la scena: ma si rendeva conto che, compleanno a parte, un regalo di quel tipo, fatto in quel giorno particolare, poteva risultare antipatico nei suoi confronti? Era davvero un doaho! Non che lui ci tenesse a ricevere del cioccolato, i dolci non gli piacevano moltissimo, eppure sapeva bene che giorno fosse quello: nel suo calendario era segnato come infausto a causa di tutte le miriadi di lettere e dolciumi che si ritrovava in quantità esponenziali ogni mattina nell'armadietto, ma quell'anno per lui era diverso, perché c'era Hanamichi e quel doaho che faceva? Spendeva i suoi risparmi per prendere un regalo a Sendo? Gli regalava del cioccolato! Non riusciva davvero a capacitarsene. Fulminò con lo sguardo il suo ragazzo che, accortosi dello stato del cugino, non lo guardava, evitandolo di proposito, finendo di mangiare il dolce, estraniandosi dalla conversazione che i suoi commensali avevano ripreso tranquillamente.

***

Una volta terminata la cena, alcuni ragazzi erano già usciti dal locale e aspettavano che tutti fossero pronti per rientrare. Sendo che chiedeva il conto delle ultime ordinazioni, vedendo passare Hanamichi, in coda a tutti gli altri, lo attirò da parte mormorandogli qualcosa all'orecchio. Il rosso annuì, osservando al di là del vetro intravvedendo Rukawa, in disparte rispetto al gruppo, che osservava le piccole nuvolette bianche che il suo respiro caldo formava a contatto con l'aria fresca della notte.

Sendo uscì per primo, distraendo i ragazzi, ingiungendo loro di rientrare. Quando Rukawa stava per incamminarsi con loro si sentì trattenere per un braccio e tirare: si voltò confuso e vide Hanamichi sorridergli. Il rosso si portò un dito alle labbra facendogli cenno di seguirlo in silenzio. Rukawa osservò il gruppetto allontanarsi e Hanamichi spiegò: "Li raggiungeremo, facciamo solo un pezzo di strada in più... volevo stare un po' con te!" disse sorridendogli, cercando in quel modo di convincerlo.

Rukawa lo seguì sperando che il doaho sapesse dove fossero diretti, perché lui non ne aveva assolutamente idea.

Hanamichi si accorse che il suo volpino era ancora più silenzioso del solito e sapeva anche di conoscerne il motivo.

Attese ancora qualche attimo, svoltando poi per una stradina poco illuminata, ma scorgendo quello che cercava. "Andiamo a sederci lì... non siamo lontani, ci troviamo esattamente dietro l'albergo" spiegò, data la faccia scettica del compagno. "Ho intravisto questo piccolo giardinetto dalla finestra della mia stanza" spiegò sorridente, conducendo il moro, che durante tragitto aveva preso per mano, verso una panchina di legno, in una postazione rientrata rispetto alla strada: così non sarebbero stati disturbati.

Rukawa si accomodò e poi sentì Hanamichi prendere posto su di sé, anziché accanto a sé: lo guardò sospettoso e con un broncetto delizioso sul viso.

Sakuragi scoppiò a ridere e gli chiese innocente: "Sei arrabbiato con me, per caso?"

Kaede arcuò un sopracciglio e, lasciandosi andare contro la spalliera della panca, le mani sprofondate nelle tasche del cappotto, rispose serafico: "No, perché? Dovrei?"

"Sei una volpe dispettosa e che non capisce niente!" lo riprese scherzoso l'altro: non era arrabbiato. "Oggi è San Valentino... il primo per noi e tu mi tieni il muso!" affermò.

"Nh... non sono io quello che ha regalato del cioccolato a un altro ragazzo davanti a tutti!" rispose piccato. E dire che si era ripromesso di non fargli notare quanto la cosa gli avesse dato fastidio! Ma era un doaho insistente il suo!

Hanamichi sorrise e lo abbracciò, dandogli un minuscolo bacio dietro l'orecchio. "Non capisci nulla!" ripeté in un sussurro, solleticandogli con il fiato caldo il padiglione e Rukawa rabbrividì, non potendo resistere oltre dal stringerlo a sé, circondandogli la vita con le braccia: fino a quel momento era deciso a non essere carino con lui, ma se Hanamichi faceva il tenero cucciolo e gli parlava con quel tono a due millimetri dall'orecchio, allora era costretto a capitolare.

"Dammi una mano!" chiese il rosso, mentre cercava qualcosa nella tasca del proprio piumino.

Rukawa era perplesso, ma tese il palmo verso il cugino che vi posò sopra un piccolo involucro ricoperto di carta stagnola dal colore rosso, anch'essa decorata con un piccolo fiocchetto applicato.

"Buon San Valentino, Kaede!" gli disse dolcemente, sorridendogli e sporgendosi per baciargli le labbra.

Lo sguardo di Kaede era impagabile e Hanamichi vi lesse tante domande, ma che ovviamente il moretto non riuscì a esporre.

Ridendo, Sakuragi spiegò: "Quando eravamo nella hall, i ragazzi hanno accennato a che giorno fosse oggi: io me ne sono completamente dimenticato. Non ti avevo preso niente e non sapevo se anche tu ci avessi fatto caso. È il nostro primo San Valentino e non volevo perderlo. In teoria, neanche mi interessa festeggiare solo perché qualcuno ha deciso che oggi fosse la festa degli innamorati, ma in qualche modo ci tenevo comunque" spiegò stringendosi nelle spalle, prima di continuare.

"Quando Sendo ha detto che era anche il suo compleanno ho preso la palla al balzo e, con la scusa ufficiale di fare un regalo a lui sono uscito per prenderti un cioccolato. Ah, per la cronaca il tuo non era in offerta, purtroppo, però, c'era solo questo gusto e... lo trovi stupido, vero?" disse un po' sconsolato, data l'espressione del suo volpino che, per la prima volta, non riusciva a comprendere.

"Doaho..." gli disse Rukawa, fissandolo intensamente.

"Sei un..." si sporse per baciarlo e, a un soffio dal suo viso, concluse "… genio!" prima di congiungere le loro labbra, rubando quel sorriso che era comparso su di esse.

Fu un bacio lento quello che si scambiarono, stretti l'uno all'altro in quel piccolo angolo di verde. Hanamichi accarezzava piano i capelli di Kaede, mentre questi lasciava vagare le sue mani sulla schiena, infilate sotto il giubbotto pesante, ma seguendone i muscoli attraverso la felpa.

Hanamichi schiuse le labbra per consentire a entrambi un contatto più profondo e Rukawa spinse la lingua in quel calore che da troppo tempo non sentiva più essere parte di sé. Con un sospiro, il rosso fece aderire i loro petti, mentre faceva scorrere le mani lungo la schiena volpina rendendo anche il loro bacio più passionale e sentito. Aveva bisogno di avere quanto più possibile dal suo ragazzo in quel momento.

"Kaede, mi manchi..." sussurrò quando si allontanarono solo di pochissimo, per riprendere fiato. Aveva posato la fronte sulla sua spalla, scavandosi un riparo contro il collo profumato, inspirando l'odore del suo ragazzo: adorava il profumo che emanava la pelle di Kaede, dolce e al contempo leggermente speziato, non sapeva spiegare, ma sapeva che l'avrebbe riconosciuto tra tanti. Rukawa aveva abbassato il capo, sfiorandogli con le labbra l'orecchio, soffiandovi dentro leggermente e prendendo tra le labbra il lobo morbido, suggendolo piano, facendo rabbrividire il compagno che sospirò schiudendo le labbra.

E non fu proprio una cosa positiva, perché anche Kaede sentiva la mancanza del suo compagno: averlo sempre vicino e non poter fare nulla di più che guardarlo, senza poterlo baciare, sfiorare, accarezzare, parlare con lui, sentire la sua voce divertita raccontare con entusiasmo anche le più piccole cose, rendendolo partecipe della sua felicità, era ogni giorno più difficile.

Hanamichi gli strinse le braccia al collo: non voleva che quell'istante solo loro finisse, ma Kaede lo fece allontanare da sé, senza un motivo apparente, e, guardandolo con occhi profondi, lo prese per i fianchi facendogli cenno di sollevarsi. Il rossino obbedì e il moretto lo prese per mano, addentrandosi un po' di più nel giardino, nascondendo entrambi dietro un grande albero. Fece poggiare il rosso contro di esso e riprese a baciarlo con urgenza. Hanamichi, pur non comprendendo, sapeva che i loro cuori erano uniti nelle stesse sensazioni e nel medesimo bisogno di sentirsi.

Infilando un ginocchio tra le sue gambe, Rukawa aveva costretto Hanamichi a schiuderle, per fare aderire meglio i loro corpi e adesso, con movimenti lenti e calcolati, lasciava sfregare la coscia contro l'inguine del suo ragazzo, stimolandolo piano. Hanamichi si era allontanato da lui per respirare e gemere, sentendo il proprio corpo reagire e un caldo prepotente avvolgerlo. Rukawa abbassò la zip del giubbotto di Sakuragi, infilando le mani oltre la felpa, per sentire contro il proprio palmo la pelle calda, muovendo le dita verso il basso, per slacciargli i jeans.

"Ah... Kaede... Kaede, fermo, qui non..."

Capite le sue intenzioni, il rosso, anche se sapeva che a poco sarebbero valse le sue rimostranze per farlo ragionare, cercava comunque di mantenersi lucido.

Kaede non rispose ai suoi richiami: con il capo si abbassò a baciargli il collo che Hanamichi aveva scoperto, alzando il volto verso l'alto in cerca di aria fresca che fermasse quel calore che sentiva dentro.

"Mh..." Sakuragi gemette, quando sentì i baci divenire morsi e la lingua assaporare la sua pelle. Senza accorgersi aveva cominciato a muoversi contro il tronco che lo sorreggeva, spingendo in avanti il bacino, fremendo per quel contatto che a breve l'avrebbe fatto impazzire. Rukawa, infatti, era riuscito ad aggirare l'ostacolo dei jeans e, da sopra la biancheria, aveva cominciato ad accarezzarlo, saggiando la consistenza dell'eccitazione del rosso.

"Oooh... kitsune, ti odio!" gli aveva detto Sakuragi, poiché Rukawa sembrava divertirsi a torturarlo senza dargli soddisfazione.

Il moro sorrise e sollevò il volto con quell'espressione di maliziosa ilarità che ora vi era dipinta: "Adesso vedrai come ti faccio cambiare idea, doaho!" gli aveva detto con voce roca, spingendo il bacino verso la sua gamba, facendogli sentire che lui non era poi messo meglio. Abbassandosi, scivolando contro il suo corpo, allontanò le mani da lui, afferrando l'orlo dei jeans e li abbassò insieme alla biancheria. Hanamichi lo osservava a bocca aperta e rosso in viso: la sua volpe doveva essere impazzita!

"Kaede! Cosa stai...?"

Il moro non gli permise di continuare: con la mano, prese ad accarezzare nuovamente il suo sesso, premendo stavolta con decisione sulla lunghezza, facendolo tacere. Hanamichi chiuse gli occhi di colpo e allargò le gambe, cercando di rimanere in piedi, saldo su di esse. Decisamente non era saggio mettersi a discutere con la volpe in certi momenti.

Rukawa lo osservava dal basso verso l'alto con un ghigno di puro divertimento e soddisfazione sul viso: si avvicinò al suo corpo e, con il palmo della mano, premette sul membro eretto del compagno spingendolo contro il suo stesso addome. Hanamichi mugolò e si morse un labbro, sospirando, quando sentì il fiato caldo del moro solleticare la sua pelle tesa e bollente. Kaede avvicinò la bocca alla punta e tirò fuori la lingua dando una veloce lappata, facendo tremare il rosso, impreparato a quel contatto. Hanamichi trattenne il respirò e chinò il capo, aprendo gli occhi per osservare i suoi movimenti: Rukawa lo fissava a sua volta e, senza interrompere quel contatto, chiuse le labbra sulla punta del suo membro, usando una mano per guidarlo verso di sé, facendo scendere la bocca a contatto con la pelle morbida del pene eccitato.

Hanamichi non poteva trattenersi dal sospirare e gemere: vedeva la lingua di Kaede scorrere sulla sua erezione e scomparire, solo per fare nuovamente capolino, bagnata di saliva, e riprendere a torturarlo. Portando l'altra mano dietro il corpo di Hanamichi, sul sedere, Rukawa gli accarezzava i glutei facendo passare due dita nella fessura tra le natiche, sfiorando ripetutamente l'intimità inviolata del compagno. Hanamichi si tendeva e respirava a tratti, sopraffatto dalle sensazioni che il volpino, con la bocca e con le mani, gli procurava.

Rukawa aumentò il contatto, sfiorando, senza mai violare neanche con la punta delle dita, il forellino tra le natiche e cominciò a suggere più forte, inglobando sempre più a fondo il piacere crescente di Hanamichi. Sakuragi si era aggrappato ai suoi capelli scuri, stringendoli e, intrecciando le mani dietro la nuca, spingeva la testa del compagno contro il proprio bacino, che con movimenti lenti si muoveva in avanti andandogli incontro, chiedendogli di più, anche se neppure lui sapeva cosa desiderasse realmente: si lasciava guidare dall'istinto e nient'altro contava in quel momento.

Emozioni forti, sensazioni intense e mai provate che, per quanto avesse cercato di trattenere il più a lungo possibile erano esplose, prepotenti e incontrollate, facendogli raggiungere l‘orgasmo.

Hanamichi emise un lungo lamento roco, stringendo i denti: schiuse gli occhi che gli si erano leggermente velati di lacrime e le forze vennero a mancargli. Spostò le mani, posandole sulle spalle del moretto, chiamandolo in un pigolio lento e lasciandosi scivolare contro il tronco ruvido dell'albero.

Rukawa sorrise dolcemente osservandolo, rosso in viso e con il fiatone, e si tese verso le sue labbra rosse, chiedendogli un bacio: mischiò i loro sapori a quello più intimo del compagno e Hanamichi emise un leggero mugolio, storcendo il naso.

E questo ebbe un effetto sorprendente nel volpino che si scostò da lui e ridacchiò. A sentire quel suono nuovo e bellissimo, Hanamichi aprì bene gli occhi, che teneva ancora socchiusi mentre si riprendeva, guardandolo sorpreso. Rukawa ricambiò lo sguardo e nuovamente si sporse per baciarlo, in modo casto, però, un contatto labbra contro labbra, prima di aiutarlo ad aggiustarsi e rendersi nuovamente presentabile. Hanamichi si allacciò da solo la cinta, mentre in silenzio, imbarazzato e confuso per quanto appena successo, non sapeva cosa dire. Rukawa seduto accanto a lui, lo osservava e gli posò una mano sulla guancia per fare in modo che si voltasse.

"Hana, guardami o non riuscirai a farlo più... ehi..." gli disse quando incontrò il suo sguardo. "È una cosa perfettamente normale e poi ho cominciato io, no?" gli disse, temeva che non fosse ancora pronto e si stesse pentendo. Hanamichi annuì e abbozzò un sorriso, prima di abbracciarlo e nascondersi contro il suo collo. Rukawa capì il suo bisogno e gli circondò la schiena con un braccio, tenendolo vicino a sé. Restarono in silenzio per un po', poi Hanamichi si mosse, ma non, come Kaede aveva pensato, per rientrare, al contrario, lasciò scivolare una mano lungo il suo corpo, dal collo fino alle gambe, tenute larghe e scomposte sull'erba soffice.

Lui non era rimasto soddisfatto e, per quanto avesse cercato di calmarsi per non imbarazzare ulteriormente Hanamichi, la sua sola forza di volontà non era servita, non con il fiato caldo e quello del corpo del rosso contro di sé.

Vide quella mano lesta far scendere la zip dei pantaloni eleganti e sparire immediatamente dentro la biancheria per sfiorare con tocchi decisi e sicuri il suo membro. Sospirò, posando la testa contro l'albero, alzando il volto per respirare pesantemente e cominciare a mugolare piano: Hanamichi, incentivato da quei sospiri e quelle reazioni, divenne più sicuro. Sollevò la testa dal suo nascondiglio contro il collo di Rukawa e osservò i propri movimenti: con mano ferma, stringeva tra le dita l'eccitazione del suo ragazzo, stimolandolo, sentendo la pelle del suo sesso scivolare, morbida e setosa, contro il proprio palmo. Memore delle sensazioni appena provate e, spinto da un forte desiderio di curiosità, agì senza pensare: senza smettere di massaggiarlo, liberò dall'ostacolo della biancheria il membro che si inturgidì svettante in tutta la sua pienezza.

Kaede, accortosi che qualcosa era cambiato, riportò la sua attenzione sul proprio corpo e vide Hanamichi osservare il suo sesso che spariva nella propria mano con sguardo luminoso. Sakuragi si volse anche lui verso il compagno, come aspettando un qualche cenno di conferma, abbassandosi su di lui prima che Rukawa potesse anche solo riuscire a pensare cosa volesse fare.

"No... Hana..." lo chiamò in un sussurro, cercando di allontanarsi da lui, puntando le mani sull'erba fresca, ma Hanamichi non l'ascoltò: schiuse le labbra e prese tra esse la punta del membro turgido, scendendo rapido, graffiando leggermente con i canini la carne sensibile, per inglobare velocemente il piacere del compagno. Rukawa soffocò un grido roco e ansimò in modo pesante: era tutto troppo veloce, rischiava di venire nel modo sbagliato.

Posando una mano sulla nuca del compagno, accarezzandogli i capelli lo richiamò: "Piano, Hana... mh... piano..." Hanamichi eseguì e diminuì l'intensità della suzione, sollevandosi da lui e fermandosi sulla punta, lasciandosi guidare dal movimento della mano di Rukawa sulla sua testa. Come ricordava avesse fatto il compagno con lui, prese tempo, giocando con la sua eccitazione, assaporandolo con la lingua e unendo a questi una suzione lenta, quasi calcolata. Quando sentì che Rukawa non cercava più di respingerlo e si era lasciato andare alle sue cure, riprese piano ad assaporarlo, aiutandosi anche con la mano libera per eccitarlo, stringendolo con entrambe alla base, mentre la sua bocca calda lo ricopriva sulla punta. Perso in quel piacere che il suo timido e inesperto ragazzo gli stava dando, Rukawa si abbandonò totalmente alle sensazioni e, dopo lunghi sospiri, venne a sua volta.

Hanamichi si allontanò da lui, ripulendosi la bocca con il dorso della mano, guardandolo indeciso mentre riprendeva fiato. Allungò una mano e ripulì il compagno dal suo stesso piacere, prima di sentirsi afferrare per il polso e vedere Rukawa sorridergli: Hanamichi arrossì e si affrettò a coprire la nudità del compagno che rimase intenerito da quei suoi gesti così pudici, in contrasto con quanto aveva appena fatto. Rimasero seduti, l'uno accanto all'altro, vicini, poi Rukawa gli prese il mento tra due dita, facendolo voltare verso di sé e lo baciò dolcemente.

Hanamichi sorrise senza poterne fare a meno: sentiva Kaede in modo, se possibile, ancora più intenso. Era stato diverso dalla prima volta in cui erano stati così uniti, adesso condividevano qualcosa di più e Hanamichi si sentiva bene e felice come non ricordava da tempo.

"Ehi, kitsune... non lo mangi il tuo cioccolato?" chiese poi il rosso, sollevando la testa dalla sua spalla.

Rukawa annuì e scartò l'involucro di carta, tagliando la tavoletta a metà e porgendola al rosso. Hanamichi gli sorrise e, contento, cominciò a gustare il suo cioccolato: era al latte per fortuna.

"È buono..." disse, dopo averlo divorato in pochissimo tempo, Rukawa aveva dato solo qualche morso al proprio.

Il moro lo guardò, inarcando un sopracciglio e ammonendolo: "Doaho, ti sei tutto sporcato..." disse, impedendogli, però, di toccarsi, avvicinandosi al suo viso, "e a me tocca ripulirti" sussurrò sulle sue labbra, cercandolo in un bacio al sapore di cacao dolce.
Hanamichi sorrise, lasciando che Rukawa si occupasse di lui e, quando si separarono, mentre ancora si guardavano negli occhi, il volpino sussurrò: "Buon San Valentino, Hana..."

"Hana! Hanamichi, svegliati!"

"Mmmh... lasciami in pace, altri cinque minuti!" il rosso si voltò dall'altra parte, esausto: non poteva essere già ora di svegliarsi, aveva sonno, era come se avesse dormito al massimo qualche ora.

"Ma cosa altri cinque minuti!" disse, divertita, quella che, messa a fuoco, era la voce di Sendo.

Sakuragi aprì gli occhi, stanco, e si stiracchiò a letto: "Che vuoi?" biascicò, osservando l'orario e constatando che erano solo le...

"L'UNA DEL MATTINO!" urlò fuori di sé e Sendo, velocissimo, gli mise una mano sulla bocca per zittirlo.

"Sssht... sei matto? Vuoi farci scoprire? Ha ragione Rukawa a dirti che sei un doaho!"

"E tu allora perché mi svegli a quest'ora? Sei tu, qui, quello a cui manca qualche rotella!"

"Dai, vestiti velocemente e seguimi, oggi è la nostra ultima notte!" gli disse Akira, lanciandogli i pantaloni della tuta e una felpa.

Hanamichi, confuso e sconvolto dal comportamento del compagno di stanza, ubbidì e lo seguì in punta di piedi fuori dalla camera: ad attenderli trovarono Mitsui, Miyagi, Rukawa e altri ragazzi delle varie squadre, di cui, al momento, Hanamichi non ricordava assolutamente i nomi, troppo stanco anche per essere riuscito a riconoscere quei tre volti familiari.

Il rosso osservò tutti perplesso, domandandosi cosa diavolo ci facessero così svegli, pimpanti e sorridenti a quell'ora, prima di distrarsi e guardare folgorato Kaede: Kaede io non perdono chi disturba il mio sonno Rukawa era uno tra i più svegli -più di lui sicuramente- e allora Hanamichi pensò che il mondo sicuramente era giunto alla sua fine.

I ragazzi, parlando a gesti, senza emettere sillaba, si avviarono verso la hall, imbrogliando gli addetti alla sicurezza e riuscendo a sgattaiolare dall'uscita sul retro, passando per la cucina.

Senza fare ulteriori domande alle quali, tra l'altro, nessuno voleva rispondere, Hanamichi si limitò a seguire il gruppetto che, sicuro, si allontanava dall'hotel: fuori era ancora buio e l'aria particolarmente fredda, non capiva proprio che razza di balorda idea fosse venuta in mente ai suoi compagni.

Camminarono a passo svelto per circa venti minuti e quando finalmente si fermarono Hanamichi riconobbe il luogo come uno dei posti che avevano visitato qualche giorno prima: davanti alle rovine di un antico tempio, Nobunaga li aspettava guardando ognuno di loro con un sorriso divertito.

"Che ci facciamo qui?" chiese Hanamichi sbadigliando, fermandosi accanto al volpino e, senza pensare alle possibili conseguenze del suo gesto, in modo molto naturale, poggiò stanco la testa sulla sua spalla. I presenti osservarono quel comportamento allibiti: Sakuragi che, per quanto assonnato, si fermava a riposare contro il cugino e questi che, addirittura, non si lamentava, aveva del fantascientifico, ma ebbero particolare sensibilità da non commentare.

Sendo sorrise, osservando come, discreta, la mano di Rukawa fosse scivolava sul fianco del rossino, stringendolo a sé. Fu proprio il capitano del Ryonan a parlare, spiegando a tutti il motivo di quella loro escursione notturna.

"Ragazzi! Vi ho convocati qui, perché oggi è l'ultima notte che passeremo in città e, come ogni gita che si rispetti, dobbiamo affrontare una prova di coraggio. Non abbiamo potuto riunire tutti i ragazzi perché saremo stati troppi, ma ho scelto i migliori!" disse loro con un sorriso, guardando compiaciuto i suoi compagni di squadra e gli altri ragazzi.

"Dunque, con l'aiuto di Nobunaga, che farà da arbitro in questa sfida, ci divideremo in coppie ed entreremo uno dopo l'altro seguendo il percorso che più ci piace..." spiegò contento, prima di cedere la parola al giocatore del Kainan.

"Come ci ha spiegato il coach Anzai, all'interno di queste rovine, c'è la Tomba chiamata dorso di Tartaruga* e, qui, ho sistemato una candela. Quello che dovete fare è prendere una di queste piccole torce" aprì una sacca estraendone diverse e consegnandole a Mitsui perché ne distribuisse una a coppia, "… e riportarmela. La candela deve rimanere accesa. I primi che tornano vincono. Allora, ci state?" chiese.

I ragazzi annuirono e Hanamichi si nascose maggiormente contro il collo volpino, mugugnando: lui decisamente avrebbe preferito dormire.

Nobunaga notò il suo dissenso e lo provocò: "Che c'è, Hanamichi?! Hai paura? Ti puoi sempre ritirare se vuoi?" gli disse. "Oppure vuoi che il cuginetto ti tenga la mano?" lo prese ancora in giro per farlo reagire.
E Hanamichi ci cascò in pieno: impettito, si sollevò dritto sulla schiena, afferrò di colpo la torcia che Kaede teneva in mano, l'accese e, preso quest'ultimo per un gomito, cominciò a tirarlo entrando per primi nell'antico scavo, sbuffando e parlando a vanvera contro Nobunaga.

L'ultima cosa che i ragazzi udirono prima di vederli sparire nell'oscurità fu lo sconsolato "doaho" pronunciato da Rukawa.

***

"Doaho... è un'ora che camminiamo, sai dove stiamo andando? … Doaho? … Hana!" Rukawa prese per un braccio il suo ragazzo, fermandolo di colpo.

Da che avevano intrapreso quella stupidissima sfida, Hanamichi non aveva detto una parola, aveva cominciato a camminare e a vagare senza meta illuminando con la torcia il sentiero avanti a loro con il risultato che, adesso, Rukawa aveva la fortissima sensazione che si fossero persi.

Quello che però lo spaventava di più era il fatto che Sakuragi fosse insolitamente strano: il rosso aveva arrestato il passo, sentendo l'intonazione preoccupata nella voce di Kaede e gli aveva rivolto uno sguardo triste.
Rukawa lo guardò confuso, aspettando spiegazioni.

"Mi dispiace Kaede, non so dove stiamo andando... io mi sono perso!" ammise stanco, stropicciandosi gli occhi, per la fatica di girare a vuoto e per il sonno che gli avevano fatto interrompere.

Rukawa annuì e gli prese di mano la torcia, camminando lui per primo, cercando di osservare l'ambiente intorno e scegliere la strada, sperando fosse quella giusta. Hanamichi lo seguì in silenzio, poi allungò una mano e prese quella di Kaede nella sua, mentre con l'altra lo strinse sottobraccio, stringendosi a lui.

Rukawa rimase confuso da quel comportamento e, senza osservarlo, domandò, sarcastico: "Paura, doaho?"

Hanamichi lo strinse di più e rispose: "I... io... sì" confessò in un sussurro. Rukawa si fermò e Hanamichi quasi inciampò contro di lui prima che il moro si voltasse puntandogli in viso la torcia.

"Ahi, volpe, mi accechi!" si lamentò Sakuragi, chiudendo gli occhi.

Rukawa abbassò la luce e, trovato un gruppetto di pietre, vi si sedette, portando con sé il rosso. Hanamichi sospirò e spiegò: "Non mi piacciono i cimiteri... io... è dalla morte di mio padre che non ci metto piede. Lo so che queste rovine non sono la stessa cosa, ma mi sono messo a pensare e mi sono reso conto che l'aria che tira qui non mi piace... adesso ridi pure se vuoi, al Tensai non importa!" gli disse, facendogli capire che, nonostante la confessione, non aveva paura del suo giudizio. Rukawa lo apostrofò al solito modo e gli disse: "Così mi offendi... per chi mi hai preso?" gli disse.

"Non ci avevo pensato..." si scusò la volpe e si rimproverò per non esserci arrivato da solo.

"Neanche io, te l'ho detto, mi sono ricordato dopo..." disse Hanamichi, giocherellando con le dita delle loro mani intrecciate.

In un certo senso, lo faceva sentire bene stare in compagnia di Rukawa in quel luogo, almeno aveva qualcuno accanto, non come il giorno del funerale. Aveva dovuto affrontare tutto da solo: i ricordi, la sepoltura, la tristezza, il dolore e la cattiveria senza un conforto. A parte sua madre, ovviamente, ma anche lei era stata vittima in tutta quella situazione e da supportare a sua volta. Si sentiva in qualche modo sollevato dalla consapevolezza che, in quel momento, quelle sensazioni potesse condividerle sentendo al suo fianco la presenza di Kaede.

"È passato un anno da quando..." esordì Kaede, prima di interrompersi e realizzare. "Hana, non sei andato a trovare tuo padre quest'anno" constatò il moro.

"Già... alla fine, qualcuno se n'è accorto!" disse Hanamichi, con un sorriso malinconico.

"Perché non me l'hai detto... ti avrei accompagnato!" Rukawa alzò leggermente la voce, l'espressione che si era dipinta sul viso del cugino non gli piaceva per niente.

"Non stavamo ancora insieme in quel periodo e poi... la scuola era appena cominciata... avevamo i nostri problemi e... sono stato occupato, non ho avuto tempo per pensarci" mentì guardandolo, ringraziando l'oscurità della sera e la debole luce opaca della torcia che mascheravano le sue vere espressioni.

"Non mentire... non è vero! Puoi essere stato impegnato, ma non è vero che non ci hai pensato... mi dispiace..." gli disse.

"Kitsune, ti ho detto che..." tentò di ripetersi, ma Rukawa lo precedette.

"No, invece... in quel periodo tu... è lo stesso nel quale abbiamo litigato, vero? Merda!" disse, colto da un'improvvisa consapevolezza: le sue stesse parole gli vorticavano nella mente incessanti e rimbombavano nel suo cervello chiare e forti.

Come aveva potuto essere così meschino? Aveva arrecato ad Hanamichi molto più male di quello che ricordasse: era stato un'idiota! Lasciò andare la sua mano, alzandosi di scatto e allontanandosi da lui: si passò le dita tra i capelli, odiandosi fortemente in quel momento, cominciando a camminare avanti e indietro inquieto, tormentato dal ricordo e dal rimorso di quei giorni.
Ripensava alle parole cattive che aveva detto, quello che non aveva detto, ma che Sakuragi aveva ugualmente compreso e il suo sguardo triste, le lacrime che sicuramente aveva versato, la solitudine e quel senso di rifiuto che aveva provato ancora una volta.

Hanamichi lo osservava in silenzio e si morse un labbro, poi, si alzò abbracciandolo da dietro, dondolandosi appena in avanti, cercando di farsi ascoltare: "Kaede... non ti sto incolpando. Non voglio che ti senta responsabile... io non sarei andato da lui in nessun caso!" gli disse.

Rukawa fremette per un attimo e rimase indeciso, prima di voltarsi nella sua stretta, cingendogli la vita, incastrando le braccia che lo circondavano, sotto le proprie. Gli baciò le labbra, posando la fronte sulla sua, restando così.

"Parlami, Hanamichi!" gli disse dolcemente. Voleva capire cosa lo tormentava, in qualche modo, adesso, voleva rimediare e cominciare davvero a essere il supporto del quale Hanamichi aveva bisogno e sostenerlo sempre: stavano insieme ed era questo quello che doveva fare adesso, quello che voleva fare per lui.

Sakuragi lo guardò da sotto in su e gli sorrise: "… non lo so, Kaede... non ce l'ho fatta! Mia madre voleva che andassimo, ma neppure lei poteva spostarsi dal lavoro, io... avevo paura! E se ci fosse stata la sua famiglia? Se mi avessero cacciato... è mio padre e non posso andare a trovarlo. Ho preferito ricordarlo nei miei pensieri quel giorno... è stata la mia prima assenza da scuola ingiustificata" gli disse e Kaede, facendo memoria, ricordò, infatti, di un episodio in cui, nel periodo in cui si ignoravano consapevolmente, Hanamichi non era andato a scuola e si era assentato anche dal club. La madre, però, la sera a cena non l'aveva rimproverato, nonostante Rukawa avrebbe scommesso che una ramanzina non gliel'avrebbe tolta nessuno.

Ora capiva, forse lei sapeva. Si sentì ancora più sciocco per non averlo compreso.

"Mi manca..." Hanamichi parlò di nuovo, distraendolo dai suoi pensieri "… io... avevo ancora bisogno di lui e... l'ho perso... non sono abbastanza forte da affrontarli di nuovo... ce l'ho fatta una volta, ma non so se ne sarei ancora capace!" confidò, stringendolo e tuffando il viso contro il suo collo. Non piangeva, ma si sentiva molto triste dentro e il cuore gli batteva veloce nel petto, non sapeva dirne neanche lui la causa: troppi ricordi, quelle sensazioni ancora troppo vive, si era dovuto riprendere in fretta, aveva dovuto crescere velocemente nel giro di pochi giorni in un ambiente ostile per proteggere se stesso e la madre. In fondo, era ancora un ragazzino.

Rukawa l'abbracciò, cullandolo e aspettò che si tranquillizzasse.

A rompere quella bolla di pace nella quale erano racchiusi, fu del movimento che sentirono nei dintorni e delle voci concitate parlare tra loro. Curiosi, mano nella mano, presero nuovamente la torcia, la cui luce si andava via via indebolendo e seguirono quella presenza. Infilandosi tra i cespugli e scavalcando qualche piccola montagnetta di pietre antiche, si ritrovarono in un sentiero battuto: forse avevano ritrovato la via. Rukawa tirava dietro di sé Hanamichi che, curioso, scrutava l'aria con le orecchie tese in ascolto, ricercando quelle voci che prima erano molto vicine.

"WAA!" un urlo alle loro spalle, fece sobbalzare il rossino che emise un grido spaventato, voltandosi e lasciando partire un pugno automatico. Un tonfo sordo e un'imprecazione poco delicata seguirono quell'azione veloce.

"Idiota!" la voce di Rukawa si udì glaciale, mentre osservava il ragazzo seduto per terra.

"Ehi, baka kitsune!" saltò su Hanamichi: dov'era finito il volpino dolce che lo consolava pochi minuti prima?

"Non dicevo a te, doaho!*" lo rassicurò il cugino, mentre osservava Sendo aiutare Mitsui ad alzarsi.

"Sei un fifone, Hanamichi!" lo prese in giro la guardia, massaggiandosi la spalla che il rosso aveva malamente colpito.

"Che ci fate qui?" chiese il rosso e Sendo sorrise. "Quello che ci fate voi!" disse, indicando davanti a loro la tomba Kamekoubaka sulla quale faceva bella mostra di sé una candela accesa e consumata per metà. Alla fine, anche se ci avevano messo diverso tempo, l'avevano trovata ed erano stati loro i primi!

Hanamichi guardò Kaede che gli sorrise impercettibilmente spingendolo piano e incoraggiandolo a prendere la candela. Hanamichi si mosse e, tenendola delicatamente per non far spegnere la luce tremolante, tornò accanto alla volpe.

Un altro movimento sommesso, un fruscio di foglie e dei passi sul sentiero ricoperto di sassolini e un altro gruppetto di ragazzi arrivò davanti alla tomba. Rukawa e Sendo puntarono su di loro le torce e questi, vedendo che il rosso teneva in mano la candela e sorrideva soddisfatto, sbuffarono: alla fine gliel'avevano fatta.

"Oh che sfortuna... e dire che voi due siete gli unici ad aver intrapreso la strada sbagliata e senza guida!" disse Miyagi.

Hanamichi li guardò confuso: "Eh?"

Koshino, compagno di squadra di Sendo, un tipo piuttosto scorbutico e silenzioso, quasi quanto la volpe, mostrò loro un foglio: "Te ne sei andato prima che Nobunaga finisse di parlare e ci consegnasse anche la cartina su come raggiungere il posto. Ci sono diverse strade che conducono qui, ma voi ci siete arrivati anche senza aiuto!" spiegò.

Sendo si avvicinò ad Hanamichi: "Quindi, Hana... questa vittoria è pienamente meritata!"

Sakuragi sorrise a sua volta e, sguaiato, proclamò: "Eheheh questo è solo merito del grande senso dell'orientamento del Tensai! Inchinatevi tutti a me... e seguitemi, vi porterò fuori di qui in un battibaleno!" disse, facendo un passo avanti, stando sempre attento a non spegnere la candela, tenendo una mano davanti alla fiamma perché non si estinguesse a causa degli spostamenti d'aria.

"Tzk" borbottò Mitsui.

"Doaho!" ripeté Rukawa.

"Sentito, Mitchi! Zitto e seguimi!" si sentì forte del fatto suo Sakuragi.

"Stavolta stavo parlando con te, doaho!" lo smontò Rukawa e Hanamichi si voltò fulminandolo con lo sguardo.

***

"Rukawa, lascio la porta aperta, ma non tardare!"

Una volta rientrati in sordina in albergo, Miyagi precedette il compagno in stanza, per andare a dormire almeno qualche ora.

Hanamichi, che non vedeva l’ora di andare nuovamente a letto, non aveva capito che il volpino volesse parlargli fino a che non di sentì tirare per un polso.

"Mh?" domandò, allontanandosi dalla porta, oltre la quale anche Mitsui e Sendo si stavano salutando, osservando curioso Rukawa. Questi gli aveva fatto poggiare la schiena al muro accanto all'uscio e aveva voluto un bacio. Hanamichi ricambiò quel gesto dolce, un po' confuso, e, sorridendo, chiese spiegazioni: "Kaede, che hai, sei strano?"

Il moro non rispose subito, ma rimase a guardarlo e con una mano cominciò a pettinargli dolcemente i capelli, scrutando attento i lineamenti del suo viso, come se lo osservasse per la prima volta. Sakuragi arrossì, imbarazzato, grattandosi la punta del naso: "Kitsune..." l'aveva richiamato, con il cuore che gli batteva forte nel petto.

"Non farlo più!" disse Kaede in un soffio.

"Cosa?"

"Non tenermi più fuori dai tuoi pensieri..."

Il moro fermò la mano in una carezza leggera sullo zigomo, prima di farla scivolare dietro la nuca, carezzandolo con le dita e facendolo rabbrividire. Hanamichi lo guardò timidamente e Rukawa, con una leggera pressione del palmo, spinse la sua testa in avanti, fino a far scontrare le loro fronti.

"Sto aspettando, doaho... promettimelo! Non devi farmi preoccupare... anche se sono solo una volpe fredda e insensibile..." lo scimmiottò per come era solito apostrofarlo il rosso, "… non ti permetto di mentirmi o nascondermi nulla... mai più! Chiaro?" gli disse seriamente.

Hanamichi ridacchiò, allungando le braccia a circondargli il torace per stringerlo e rispose: "Va bene, baka kitsune!"

Tornando serio, concluse: "Ho capito, Kaede... grazie... io..." si era creata una strana intesa tra loro in quei giorni, sebbene non si fossero frequentati più di tanto e Hanamichi avrebbe voluto aggiungere altro prima di baciarlo, ma non ebbe il tempo di fare né l'una, né l'altra cosa, perché si sentiva leggermente osservato.

Stava per congiungere le loro labbra, quando, socchiudendo le palpebre, con la coda dell'occhio vide due figure a poca distanza da loro fare capolino da dietro la porta e osservarli attentamente.

"Guardali, Hisa, non sono carini?" la prima voce fuori campo, parlò, interrompendo la magia.

"Sì, in effetti, a guardarli bene sono una bella coppia, anche se non possono competere con noi!" rispose la seconda presenza e Hanamichi, imbarazzatissimo, si allontanò di scatto da Rukawa, guardando malissimo i due.

"Uff... razza di deficienti... io me ne vado a letto, spostatevi!" aveva detto loro dando velocemente la buonanotte anche al suo ragazzo.

Gli dispiaceva, ma non gli era andato molto a genio il modo in cui erano stati interrotti. E lo stesso non doveva essere piaciuto tanto neanche a Rukawa che aveva guardato di striscio i due amici che, ancora sulla soglia, sorridevano innocenti, ma non per questo aveva rinunciato a ricevere il suo bacio della buonanotte.

Così, proprio mentre Hanamichi stava oltrepassando Sendo e Mitsui, lo richiamò a sé e, cogliendolo assolutamente impreparato, lo baciò sulle labbra, liberandolo subito senza dare al rosso neanche il tempo di rendersi conto dell'azione.

"Wow!" disse ammirato e divertito Sendo: quello era un lato di Kaede nuovo perfino per il giocatore del Ryonan.

Hanamichi era rimasto basito e sconvolto e, ancora fermo tra i due amici, osservava Rukawa allontanarsi come se nulla fosse: solo quando sentì, malizioso e indagatore, lo sguardo di Sendo su di sé, senza neanche più arrossire, andò di corsa a stendersi sul letto, nascondendosi sotto le coperte, borbottando insulti poco carini nei confronti dei due guastafeste che, intanto, divertiti, se la ridevano.

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