Shortfic originale - Il digiuno del guerriero

Mar 06, 2010 23:15

Digiuno - Il digiuno del guerriero

Categoria: original
Fandom: original
Genere: generale
Personaggi: Lui, Lei
Rating: G (adatta a tutti)
Avvertimenti: Flash-fic
Note: Storia scritta per il Meme della Quaresima indetto da Michiru e basata sul prompt Digiuno.
Pubblicata il: 065/03/2010 (Conclusa)

-Panettone. -
-Eh?-
-Ho voglia di panettone. -
Lui sospirò.
-Non hai toccato panettoni per tutto il periodo di Natale, e ADESSO che è marzo, ne vuoi uno?-
-Si!-
-Primo, sono finiti, e al massimo si trovano quelle torte farcite, o la colomba… non ti va bene una colomba?-
-No. - Lei era categorica.
-Secondo, so che mi ucciderai per quello che sto per dirti, ma devi stare attenta a non prendere troppi chili… sennò il dottore ti cicchetta…-
-Voglio un panettone. - se ne fregò lei.
-E terzo… sono le tre di notte!-
-Embé?-
Lui si girò nel letto. Da quando sua moglie aveva letto delle voglie delle donne incinta, improvvisamente aveva iniziato a farsi venire voglia delle cose più impensate nelle ore più assurde. Come le tre di notte, appunto. E la voglia di panettone.
La sentì mugolare, protestare e piagnucolare, ma lui si mise a russare e, finta o non finta, lei capì l’antifona e, dopo avergli mollato un calcio per ingiungergli di smettere, si rimise a dormire anche lei, e la sua voglia di panettone.

-Cara, capisco che in gravidanza tu abbia bisogno di molto latte, ma… non ce n’era un litro, ieri sera?-
Lui guardò sconsolato la bottiglia vuota.
-C’era, appunto. - lei lo guardò da sopra la tazza, che svuotò con un ultimo sorso. Si era svegliata con una voglia di latte micidiale, e si era attaccata alla bottiglia mentre suo marito era in bagno a farsi la barba.
Lui la guardò con occhi lacrimosi. Odiava il caffè nero, e il tè la mattina gli ricordava tanto quando era malato. Lei lo ignorò tranquillamente, così come ignorò il suo gemito mentre cacciava la mano nel pacco di biscotti e lo trovava desolantemente VUOTO!
-Devo mangiare per due…- cinguettò lei sbattendo le lunghe ciglia.
Lui pensò che, se fosse partito cinque minuti prima, avrebbe fatto a tempo a passare a prendersi un cappuccio e una pasta al bar.

Ora di pranzo.
Lui guardò la desolata cucina vuota (lei a quell’ora, quel giorno della settimana, era al corso di yoga pre-natale, e toccava a lui preparare il pranzo), la tavola vuota, la casa vuota, e pensò al suo stomaco vuoto…
E pensò che, se non si dava una mossa, lei sarebbe tornata, e si sarebbe lamentata su come, l’unico giorno in cui era lui che doveva cucinare, le volesse proprio far fare digiuno, povera piccola fragile fanciulla gravida del peso di una nuova vita.
Sbattendo la pentola piena d’acqua sul fuoco, sospirò, pensando con un filo di perfidia quando, nato il Ranocchio, lei si sarebbe certamente messa a dieta ferrea… poi impallidì, ricordando che, quando faceva la dieta lei, doveva farla anche LUI, per solidarietà.
Si, brutta cosa, quando, in una maniera o nell’altra, sei condannato al digiuno…
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