Titolo: Bugie nere
Pairing(s): Mycroft/Sherlock
Fandom: Sherlock (BBC)
Rating: PG
Words: 410
Avvertimenti: Slash, Flash, Angst
Genere: Generale, Introspettivo
Disclaimer: I protagonisti di questa storia appartengono ai rispettini autori e non c'è alcuno scopo di lucro.
Sommario: Mycroft non è un bravo fratello, affatto.
Nota #1: Scritta per la community
maridichallenge per il prompt #087 "[Sherlock BBC] Sherlock/Mycroft, durante il divorzio dei genitori" e la
500themes_ita con il prompt #209. Moralità colpevole.
Mycroft osserva Sherlock con la coda dell'occhio, la mano ferma sull'archetto del violino, indifferente alle urla provenienti dalla stanza accanto a cui da le spalle con noncuranza.
È arrivato l'avvocato, quello con le pratiche del divorzio. Si è chiuso con i loro genitori nello studio di papà ed è da mezz'ora che sono tutti e tre - l'avvocato, Papà e Mamma - che discutono (si urlano contro, cioè). Mycroft ormai è talmente abituato a quei litigi che riesce a concentrarsi solo sulla melodia di Sherlock, sui capelli di Sherlock, sugli occhi socchiusi di Sherlock.
Perché?
Perché aveva dovuto dire a Mamma che Papà aveva un'amante? Perché aveva dovuto nuovamente rovinare tutto?
Mycroft vorrebbe riuscire a odiarlo. Davvero.
L'archetto si ferma. Sherlock lo sta guardando, l'espressione placidamente annoiata.
“Pensi che questa volta divorzieranno sul serio?”
In realtà Mycroft non lo sa. Non è la prima volta che viene un avvocato per discutere dei termini di divorzio, no, però...
Se Mycroft fosse un bravo fratello maggiore direbbe la verità ma Mycroft è già un adulto e le bugie ce l'ha nel sangue quindi non risponde, distoglie lo sguardo.
Sociopatico.
È così che ha detto lo psicologo, è così che sussurrano a scuola vedendolo passare in corridoio, è quello che gli urla Papà nei momenti di rabbia. Se Mycroft fosse un bravo fratello maggiore lo difenderebbe, non starebbe seduto al suo posto a continuare a mangiare fingendo di non vedere e non sentire.
Mycroft odia l'aver la stanza attaccata a quella di Sherlock, costretto ad ascoltare ogni notte fino all'una quello stupido violino e a soffocare gli ansimi contro il cuscino cercando di allontanare i pensieri - illogici, assurdi, perversi - che gli si formano nella testa.
Lui non è un bravo fratello maggiore, affatto.
La musica riprende e Mycroft torna ad osservare le labbra leggermente socchiuse del fratello minore. Per un secondo s'illude che stia davvero suonando per lui.
Mycroft sa, lo sa benissimo, che anche quella notte sognerà quelle stesse labbra accompagnate da un sottofondo di violino.
Odia Sherlock un po' anche per quello - e allo stesso lo ama, in quel suo modo illogico, assurdo e perverso.
Il Signore e la Signora Holmes escono dallo studio, guardandosi in cagnesco. L'incanto finisce e tutto torna alla normalità fino a quando non scenderà di nuovo la notte e verso le tre di notte Sherlock sgattaiolerà nel suo letto.
Fino ad allora Mycroft può continuare a fingere, sì, che i suoi siano solo sogni inesistenti.