E’ da molto tempo che non scrivo.
O meglio, che non mi prendo la briga di postare su questo mio potenziale diario virtuale. I pochi ultimi accenni poi, sono derivati da accadimenti e situazioni spiacevoli. Perdite, personali e non. Dicono sia il normale corso della vita…
Btw. Come mi e’ stato simpaticamente fatto notare da chi ostinatamente legge questo mio ( e premettendo che l’omissione delle doppie e’ caratteristica squisitamente veneta, quindi non determinata da dislessia progressiva): “Te sito da’ ai anunci mortuari?”.
Simpatici come sempre…ma no.
Per ora la mia intenzione non e' quella di specializzarmi, ed in caso contrario mi adopererò alla creazione apposita di un blog dove sfogare la mia sorprendente nuova passione per i necrologi.
A pensarci bene,cio'che frena e' la solita devianza. Dicasi snaturata passione per la scrittura manuale.
Il foglio di carta, la penna o meglio ancora la matita, mi offrono la giusta tavola dove srotolare i miei pensieri, in modalita' piu' armonica.
Certo, li' scrivo, in continuazione.
Il computer invece mi risulta un po’ freddino, distaccato e se devo dirla tutta, poco immediato. Il semplice fatto di dover aspettare quel piccolo periodo di tempo che intercorre tra ciò che vorrei scrivere e l’accensione/caricamento/impostazione del macchinario, mi rende il tutto insopportabilmente lungo.
Impazienza.
A casa come in ufficio, in auto o in treno, c’e' sempre un quaderno, un foglio, una pagina, un pezzo di carta, sia anche un fazzoletto, all’occorrenza pronto. Veloce, immediato.
Certo poco sicuro, visto il ricorrente pericolo di perdere pensieri per strada, su giornali lasciati in treno o magari svuotando frettolosamente la borsa in autogrill alla ricerca del cellulare perduto.
E’ accaduto…ancora accadra'…nei secoli dei secoli.
La possibilità di archiviare e sistemare le idee in maniera ottimale, non e' da poco. La leggera sterilità viene quindi contrapposta.
Potro' comunque contare sul mio naturale disordine, il quale opporrà sempre una stregua resistenza.
Volete mettere gli scarabocchi, le cancellazioni, i rimandi…:)))
Livejournal…che ci faccio io con un blog?
Un punto decisamente a favore: l’infinita possibilità di condivisione d’idee, con persone che poco o nulla hanno a che spartire con la tua quotidiana vita.
Quindi assolti dai normali obblighi d’amicizia, stretta conoscenza o parentela.
Quindi liberi da gentilezze non sempre costruttive.
I commenti ad alcuni post, sia che ti vengano inviati o che sia tu a spedirli, danno normalmente l’occasione di sviluppare il pensiero originario, rafforzandolo in alcuni casi o cambiandolo, perche' no, in altri.
Non e'cosa da poco questa, specialmente per chi come me, tende ad un approccio forse troppo personale. Intimista. Incline a severita' ed auto-censure.
La pubblicazione, dovrebbe aiutare ad uscire dal bozzolo che troppo spesso ci creiamo.
Vabbe', mi creo.
Senza apparente volonta', certo, ma che a volte costringe ad un circolare inseguimento delle idee, perdendo la possibilità di raffronto con le altrui diversità.
Nulla e' obbligato. Liberta'assoluta, nel rispetto di se stessi e degli altri.
Ci sono degli intoppi.
Tipo:
l’impossibilita' di non poter rispondere a tutto cio' che avidamente leggo, mi mette in corpo una sorta d’ansia da prestazione.
Tralasciando la ritrita scusa della mancanza di tempo, sempre troppo veritiera, ammetto che alcuni argomenti, mi risultino un po’ difficili da trattare, per la loro tecnica essenza oppure semplicemente per la poca o nulla conoscenza che ho sulla questione.
Mi sembrerebbe assurdo da parte mia intromettermi e postare su pensieri/argomenti/sentimenti di cui non possiedo una seppur minima cognizione.
Altri ancora sono talmente perfetti e condivisibili, contornati da commenti che già tutto hanno detto, da rendere un qualsiasi altro intervento superfluo.
Quasi ad apparire indelicata per l’intrusione.
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Sottolineo che questo è un mio pensiero.
Una sorta di lettera a me stessa. La pubblicazione serve come rafforzamento d’intenzione. La mia intenzione di continuare questo cammino.
Mai vorrei che qualcuno di voi si dovesse sentire in alcun modo preso in causa, per il proprio modo di postare o per la propria piu' o meno presenza.
Nel mio piccolo, rimango costantemente sorpresa da quanti riescano ad avere una parola per tutti, dalla moltitudine di stili, dall’ermetismo, dall’amore per la scrittura, la fotografia, l’arte sviluppata in ogni sua forma, per la presenza di una diversità di idee, concrete od astratte che siano.
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Mi è stato detto di essere una caduta dal cielo cronica.
Probabile.
Certo mi riconosco nella costante lotta per trovare il mondo d’appartenenza. Oltretutto combattuta sull’effettiva necessità di un punto fermo, quindi spesso soggetta ad altalenanti crisi d’identità. Mai troppo pericolose…per ora.
Cambi di stile repentini, sono costanti ricerche di una scarpa che calzi a pennello. Che troppe volte percepisco non esistere.
Altro problema…l’ostinazione.