Capitolo 3: 1st Avenue - Columbia Street

Jun 10, 2011 12:54

Capitolo 3 - 1st Avenue - Columbia Street

Speriamo che questa sia la volta buona, perché sto avendo mille mila problemi a pubblicare in livejournal, e mi sta passando la mia già troppa pazienza!!
Enjoiatevi il capitolo se vi va! =)



I 2 gemelli avevano la stessa taglia, anche se Nathaniel era più scolpito rispetto al mingherlino Peter.
Quest'ultimo osservava soddisfatto il risultato dello scambio nello specchio, si era tagliato la barba e sistemato i capelli; e Nathaniel notò che con qualche mesetto di palestra e un buon maestro (cioè lui) sarebbe anche potuto sembrare lontanamente alla moda.
Lui d'altro canto, non era soddisfatto, il suo viso era corrucciato e con le mani tentava di sistemare la camicia. Era una sua impressione oppure aveva il colore e la forma del vomito di un neonato? E poi, quanto prudeva!! Non riusciva a smettere di grattarsi, dannazione!
- Stai fermo o la sgualcisci!! - Aveva esclamato Peter inorridito da quella scena. Il disordine era un suo acerrimo nemico.
- Dio santo, ma hai le pulci o cosa?! - Esclamò in preda ad un attacco di prurito.
- Ovviamente no! Non sei abituato alla lana sulla pelle. La canottiera è di lana. - Ribattè Peter seccato.
- Ti vesti proprio da vecchio, fratello! - Borbottò lui in risposta continuando a grattarsi come un forsennato.



A suo fratello, Peter appariva come il classico secchione, zero amici e zero donne. Infatti era rimasto stupito quando gli aveva raccontato che aveva una ragazza di nome Cindy e vivevano insieme nell'appartamento di Peter da 3 anni.
"Forse è il classico secchione che si fidanza con la prima ragazza che conosce e poi se la sposa", pensò Nathaniel convinto.
Poi lo aveva rassicurato, dopo che aveva visto la faccia implorante di Peter, non dire quello che però voleva disperatamente dire, che lui non avrebbe fatto nulla con la sua ragazza.
"Tanto, sicuramente, sarà un cesso con tutte le manopole..." Aggiunse tra sé e sé, scoppiando poi a ridere.
- Anche se siamo 2 gocce d'acqua si accorgerà subito che c'è qualcosa che non va. Non serve che lo precisi. - Aveva ribattuto Peter sbrigativo dopo che lui glielo aveva chiarito.
Nathaniel scoppiò di nuovo a ridere, questo ragazzo era troppo divertente, prima voleva avere conferme e poi si comportava da zitella!
Poi Peter era passato a raccontare della famiglia; lui aveva avuto la sensazione che si sentisse a disagio a parlarne, ma forse era solo la sua immaginazione.
Fattostà che il padre aveva sempre preferito il fratello Kevin, bla bla bla, i rapporti tra loro erano rovinati per sempre, bla bla bla, la madre era un'alcolizzata, altri bla bla bla... Ma quanto diavolo parlava sto ragazzo? Mille e mille dettagli di quanto suo fratello Kevin sia un cattivone, buuu, lo tratta male, buuu, nessuno gli vuole bene... Bububuuuuu
Al solo pensiero Nathaniel scoppiò a ridere, ammonito subito da un'occhiataccia di Peter.



- Capirai anche tu cosa intendo quando lo conoscerai. - Aveva aggiunto Peter saputello riferendosi a suo fratello.
Nathaniel annuì sapientemente, ma in realtà gliene importava ben poco del fratello di lui, non si ricordava neanche più il nome.
Quando Nathaniel chiese al gemello se avesse altri parenti in città lui rispose che i suoi nonni dalla parte materna erano morti tutti e 2 di tumore, qualche anno prima, mentre gli altri nonni erano sepolti nel cimitero di Tahoma e lui non li aveva mai conosciuti.
- Potrebbe essere ereditario, quindi ti conviene fare dei controlli periodici da adesso in poi. - Aveva commentato Peter, frivolamente. Nathaniel invece, nonostante la sensazione di felicità perenne datagli dall'alcol, era sbiancato dalla paura.



Le sorprese non finivano per Nathaniel, che aveva scoperto che Peter aveva alcuni migliori amici.
- Jed, ma in realtà si chiama Casey Jedson. Lavora al bar dove ci siamo incontrati io e te, l'ho conosciuto 4 anni fa, quando mi sono trasferito in questo appartamento che si trova vicino al bar... Fai attenzione! - Lo richiamò Peter concitatamente.
L'attenzione di Nathaniel infatti era stata attirata fuori dalla finestra, da un gruppo di ragazze che facevano jogging lungo la passeggiata, Seattle sembrava allettante a prima vista...
- Poi c'è Ace. Con lui non giocare MAI a poker hai capito? Il suo soprannome deriva proprio da quello, in realtà si chiama Eric, ma non lo chiama più nessuno così... - Continuò l'altro serio.
- E cosa ti dice che io non sappia giocare meglio? - Lo interruppe Nathaniel rivolgendo al gemello uno sguardo di sfida.
- Non mi interessa se TU sai giocare oppure no, IO non ci so giocare, quindi TU non ci sai giocare. - Affermò irritato Peter. Nathaniel sbuffò e nel farlo barcollò per un secondo sul posto, era nausea quella?



Non era nausea, era fastidio, Peter gli dava fastidio.
- Infine c'è Dominic. Lui è essenzialmente un amico di Jed che si è unito a noi, è un bravo ragazzo anche se non lo conosco molto bene. - Concluse sapientemente.
Nathaniel annuì distrattamente, aveva già dimenticato tutti i nomi che Peter gli aveva detto, e anche le ragazze che correvano erano sparite dalla visuale della finestra dell'appartamento di Peter.

Visto che la giornata non sembrava procedere nel migliore dei modi, Nathaniel decise di fare un giretto esplorativo nell'appartamento di Peter, giusto per curiosità.
Ci mise poco ad osservarlo tutto, era piccolo e in ordine; a prima impressione gli sembrava l'appartamento di una vecchietta, mancavano solo i centrini appesi alle pareti e sui mobili.
Nel complesso, però, sembrava un'appartamento accogliente, ma non completamente vissuto. E poi c'era quella puzza micidiale... Che roba era... Nonostante tutti gli sforzi che stava facendo quel nome non gli veniva proprio in mente. E più ci pensava più gli girava la testa.
Si avvicinò alla finestra, mentre Peter continuava imperterrito a parlare.
- Ma cos'è questa puzza allucinante? - Esclamò senza neanche far caso se Peter stesse parlando o meno.



- Quale puzza?? - Chiese Peter, di nuovo scocciato per essere stato interrotto bruscamente per l'ennesima volta.
- Non la senti?? Dio mio, fa vomitare! - Esclamò Nathaniel, rendendosi conto che la testa girava sempre di più...
- Ma si! - Sbottò Nathaniel ad occhi chiusi con la testa quasi fuori dalla finestra. Se teneva gli occhi chiusi la stanza girava meno. - Questo odore dolciastro schifoso, mi entra nelle narici e ho la sensazione che sarò contaminato per sempre. - Terminò prima di inspirare profondamente.
Peter sembrò pensarci un attimo, poi rispose.
- Intendi forse l'odore del Talco? - Inspirò felicemente l'aria intorno a lui. - E' buonissimo, dolce, fresco, e igienizzante allo stesso tempo; lo uso dappertutto. - Affermò fiero con un sorrisone.
- Dio mio, parli come mia nonna! - Asserì Nathaniel non riuscendo a trattenere una risata; Peter si rabbuiò.
- COMUNQUE, lavoro come scrittore, sono sotto contratto con la "Marble Editing", ma se non finisco il mio libro di fantascenza entro Dicembre perderò il lavoro. Tu non devi preoccuparti di scrivere nulla, ti invierò io le bozze ogni tot di tempo e tu le consegnerai semplicemente seguendo le mie istruzioni. - Nathaniel annuì, la prospettiva di non fare nulla lo allettava parecchio.



- Ovviamente se non farai nulla attirerai l'attenzione, quindi meglio se ti trovi un lavoretto... Chiedi a Jed. - Aveva aggiunto Peter smorzando gli entusiasmi appena nati in lui.
- Mi hai letto nel pensiero. Vuol dire che abbiamo il collegamento speciale dei gemelli. - Affermò Nathaniel accasciandosi leggermente sul davanzale della finestra.
Peter lo guardò sconcertato.
In realtà lo aveva detto solo per distrarsi dalla voglia di rimettere, ma a quanto pareva questo Peter non prendeva nulla alla leggera, e qualsiasi cosa che veniva detta andava presa sul serio.
- Scusa, non penso che il fatto che io abbia detto questa cosa sia riferibile a una qualche connessione tra di noi, va bene, siamo fratelli gemelli, ma... - Cominciò il ragazzo mingherlino pazientemente.
- Ti prego... - Sussurrò Nathaniel flebilmente, ormai era del tutto accasciato sulla finestra. - ... Dio fallo stare zitto... - Riuscì ancora a pronunciare in un sospiro quasi udibile prima di piegarsi fuori dalla finestra e vomitare tutto l'alcol che aveva bevuto nel pomeriggio.

capitolo 3, deja vu

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