Vedete: ci sono cose che capisco, e cose che non capisco; cose che condivido, e cose che non condivido. E quello che ha fatto l'arcivescovo di Recife (Brasile), Jose' Cardoso Sobrinho, lo capisco a meta' e non lo condivido per niente.
Premessa legale: la legge brasiliana prevede l'aborto solo per le donne vittime di stupro e per le donne in pericolo di vita per la gravidanza.
Premessa giornalistica: una bambina di Recife e' stata violentata dal padre sin da quando aveva 6 anni, ed ora che ne ha 9 (nove!!) e la madre l'ha portata incinta in ospedale, la polizia ha preso per i capelli il padre e nel mentre i medici hanno fatto abortire la piccina.
E, subito, un minuto di orrore e raccapriccio per tutta la vicenda.
Eh. Si poteva calarla sotto silenzio. Sarebbe stato il male minore...
Pero' poi, vi dicevo,
arriva l'arcivescovo e scomunica tutti i medici e gli infermieri (e non la bambina, quindi), per aver eseguito "una scelta di morte". I medici, almeno sul piano legale e professionale, hanno detto al porporato che la bimba era in pericolo di vita, oltre che vittima di una violenza, e quindi l'aborto ci stava. E sua eminenza ha replicato ad un giornale che "La legge di Dio è superiore a qualunque legge umana. Quindi se la legge umana, cioè una legge promulgata dagli uomini, è contraria alla legge di Dio, questa legge umana non ha alcun valore." Seguono una condanna del ministro brasiliano della sanita', e via alle discussioni.
Da Roma ammettono che "il tema e' molto, molto delicato", ma in sostanza i medici sono nel peccato perche' hanno agito contro una vita. E dal Brasile portano invece un secondo caso, una bambina di 11 anni di Irai che e' incinta al settimo mese: e' un'altra vittima di stupro in ambito famigliare che porta una gravidanza a rischio, ma nessuno ha mai chiesto un aborto per lei e quindi non si sa cosa accadra'.
Fin qui, i fatti. Possiamo anche sbizzarrirci sulle opinioni personali, ma non si cancella quel che e' accaduto.
Per quel poco che vale la mia opinione, sono d'accordo con la Chiesa (la vita umana va difesa, anche quando e' concepita nella violenza) ma credo che in un momento di pericolo di vita per la madre, sia solo quest'ultima a dover decidere cosa fare. Se ci devono essere giudizi, da cristiano credo in un Dio Giudice, e ci pensera' Lui a tempo debito a giudicare questa madre. E pero' stavolta abbiamo non solo una minorenne, ma addirittura una bambina: non puo' decidere da sola, tocca agli adulti scegliere per lei e cosa si fa allora? Le si da' l'opportunita' di vivere, di crescere, magari di dimenticare (non sara' per niente facile).
Certo, lo so che in quelle zone del mondo si cresce in fretta, che una brasiliana di 11 anni e' ben piu' sveglia di un'italiana di 16 anni... Ma gli adulti cosa pensano di risolvere con queste discussioni? Parliamo di Dio quando serve davvero! Io penso che di fronte a questi episodi se ne stia zitto e raccapricciato pure Lui, pregustandosi semmai certe condanne da Giudizio Finale... Del resto, siamo tutti d'accordo che la morte per quel "padre" e' persino troppo, troppo poco.