Titolo: Il giorno dei se.
Fandom: Merlin
Wordcount: 832 (FDP)
Avvertimenti: AU, un po' crack! e un po' di altre cose che non mi vengono in mente, adesso...
Note: partecipante alla
terza settimana del
COW-T 2, presentato dalla venerabile
maridichallenge, con prompt Altrove. Si tratta solo di un tentativo, che potrei riprendere e approfondire, oppure... no. XD
Se Hunith fosse stata una madre atipica, a conoscenza di pericoli ben peggiori dell’Uomo Nero o del carbone portato dalla Befana su cui mettere in guardia suo figlio, e avesse posseduto nozioni quali Angeli e demoni esistono e Chi sono Terry Pratchett e Neil Gaiman e cosa vogliono esattamente da noi, molto probabilmente Merlin non si sarebbe ritrovato nella sala letture della biblioteca comunale di Londra, anni e anni dopo il periodo dei mostri sotto il letto e delle favole della buonanotte, con un paio di diavoli al suo stesso tavolo intenti a leggere Good Omens.
Cosa che non sarebbe neppure stata così orripilante, se solo non avessero deciso di commentarlo ad alta voce.
“... and he could do really weird things with his tongue. Ehi, questa è ambigua.”
Lei, ammesso che fosse davvero una lei e non soltanto una specie di manifestazione dalla corporalità fittizia o solo apparente, era Morgana e non era proprio male, come persona. Il suo unico problema era la tendenza a squittire e fare aww davanti a qualsiasi cosa lei ritenesse degna di nota, alias ambigua, alias dalla più impalpabile potenzialità omoerotica.
“Morgana...!”
Lui - stesso discorso riguardo a sessualità apparenti - sopracciglio sollevato e sorriso idiota annessi, era Arthur e di lui Merlin avrebbe volentieri fatto a meno. Possibilmente, avrebbe preferito avere in casa l’intera popolazione infernale, piuttosto che quell’essere. Perché non tutti decidono di fare la prima apparizione sulla Terra con addosso una maglietta che recita Sono biondo e il re del mondo, e la sua lo recitava davvero. A voce alta e ogni sei minuti, in tre diverse intonazioni ogni volta - cantilenata, esclamata e in versione chipmunk.
Se poi c’erano altri Arthur, Laggiù, allora Merlin supponeva che cose come la Caduta dal Paradiso avessero avuto una ragione d’essere, dopotutto. Almeno per quei santi - beh, sì - costretti a sopportarli dalla mattina alla sera per tutta l’Eternità e, boh, un sacco di altre cose spaventose.
Anzi, più che Caduti, forse li avevano proprio Spinti Giù.
“Ma sì, scusa!” Morgana strattonò il libro che stavano dividendo, sfogliando le pagine come una forsennata. “Guarda!” Picchiò il dito su una riga evidentemente meritevole di nota, ambigua o dalla più impalpabile potenzialità omoerotica.
“Qui dice che Aziraphale è gay!”
“Che sembra gay-”
“Che chiunque lo incontri si convinca che è gay! Se non è ambiguo questo...!”
Merlin sospirò, passandosi una mano sul viso quasi stropicciato dalle ore di sonno perdute, e lanciò uno sguardo alla bibliotecaria - la fotocopia vivente della signorina Rottenmeier, nonché donna (di mezza età) dalla forza di volontà ferrea: non a caso, era già una buona mezzora che la signora si agitava come un’indemoniata, le labbra strette e gli occhi spiritati, ma sempre incollata alla sua seggiola dietro la scrivania.
Il ragazzo si era convinto che, se quella si stava trattenendo dal correre lì e fare una bella piazzata davanti a tutti, era solo per amore di quelle stesse regole che le venivano scrupolosamente infrante sotto al naso.
Ora, se Merlin non fosse stato un omino ingenuo, probabilmente avrebbe saputo che, nel microspazio fra la gonna della signora e la sedia, era misteriosamente apparso un abbondante strato di Super Attack.
E che c’era una ragione, se nessuno nella stanza - malgrado le vene pulsanti a ritmo di rock’n’roll - si era ancora lamentato del chiasso.
Ma Merlin era un omino ingenuo.
“Però ha ragione su un po’ di cose,” ammise Arthur, riprendendosi il libro e guardandolo sfogliarsi da solo. “Tipo, è vero che non abbiamo né corna né coda.”
“O che non s’è mai ben capito quell’affare del Frutto Proibito...” Intervenne Morgana, piazzando una gomitata nel fianco del compare per riottenere il predominio sul volumetto.
“O che tutti i dischi lasciati in macchina per più di due settimane diventano Best of Queen,” trillò Arthur, ricambiando con un pizzicotto sul braccino snello di Morgana.
“No, caro, quello no.” Lo rimbeccò prontamente lei, portandosi indietro i capelli con gesto quasi trionfante.
“Nella mia macchina sì,” replicò lui, con lo stesso broncio offeso di un bambino di cinque anni.
“Sssolo nella tua macchina potrebbe sssuccedere,” commentò Morgana, con un sorriso pressoché serpentino.
“Cosa stai insinuando? La mia macchina è uno splendore!”
“E io la compiango, perché il problema sei tu!”
“Cosa?!”
“Mi hai sentita!”
“Oooh - questa, questa te la sei cercata! Adesso-”
“Basta.”
Il poff! del libro di Merlin che si chiudeva, copertina rigida scesa giù in picchiata contro le vecchie pagine color canarino, rombò come un tuono nella sala improvvisamente silenziosa.
Il ragazzo si alzò, prese la giacca e riaccostò la sedia al tavolo, l’aria esausta di chi non dorme da anni - e gelida di uno che incorre in un esaurimento nervoso e ha capito, finalmente, che quando è troppo è troppo.
“Io me ne torno a casa.”
Se avesse visto le espressioni degli altri due, prima di uscire, forse quella giornata avrebbe avuto qualcosa di glorioso per cui essere ricordata.
“Oh.”
E se poi avesse saputo che, nel sospirare all’unisono, si erano dimenticati di tenere le bocche di tutti sotto chiave, forse avrebbe potuto addirittura ritenersi un Eroe.
“Brutti-!!!”
“Ma silenzio è una cosa così difficile da fare?!”
“E che miseria, ahò-”
“Mapporcadiuna-”
Forse un giorno avrebbe avuto questa soddisfazione, chissà.