Tra le tante qualità che Feliciano riconosceva a Lovino, più o meno ingigantite a sentire quest'ultimo, che comunque era noto a chi lo conoscesse bene (e volendo essere precisi il numero di questi individui si riconduceva al numero di due, Feliciano e Seborga, sua unica famiglia e dunque uniche persone che davvero contassero per lui) quanto fosse fin troppo modesto, ecco, tra le tante qualità che appartenevano a Lovino, sia che lui volesse o meno riconoscersele, c'era quella di essere un mago dei motori. Nel verso senso della parola.
Gli bastava che dal motore di qualunque auto uscisse un rumore diverso dal solito che, in pochi minuti, era in grado di venire a capo del problema. E a risolverlo talvolta in ancor più breve tempo! Feliciano rimaneva incantato nel vedere come le mani del fratello si muovessero con così tanta sicurezza su qualunque pezzo meccanico gli capitasse a tiro!
Quest'ultimo infatti, nonostante anche lui non se la cavasse poi male in veste di meccanico, grazie a quegli insegnamenti che, anche se forse non l'avrebbe mai ammesso, al suo fratellone piaceva impartirgli, non era così ferrato con l'aspetto propriamente meccanico che presentava una macchina. E, diciamoci la verità, nemmeno lo appassionava più di tanto. Certo gli piacevano i motori potenti, quelli sportivi, quelli che facevano da 0 a 100 in pochi secondi, ma che forma avessero questi motori … beh era cosa che lasciava volentieri al suo fratellone!
Lovino, d'altro canto, spesso gli rimproverava il fatto che badasse invece troppo all'estetica che presentava un'automobile. Ma era pur vero che in quel campo Feliciano riusciva a riconoscere cose che sarebbero con tutta probabilità passate inosservate ad altri occhi. Ad esempio riusciva a riconoscere qualunque sfumatura di colore presentasse una carrozzeria. A volte meravigliandosi di come fossero stati in grado di mantenerla così bella e vivida, altre volte lamentandosi di come quel "turchese" fosse assolutamente "un'acquamarina", spesso facendolo pure notare a chi gli stava mostrando l'auto, mettendolo in un impacciato imbarazzo. Oppure di come l'aerodinamica si sarebbe potuta mantenere anche con forme un poco più aggraziate. Lovino lo ascoltava sempre con un mezzo sorriso sulle labbra e un pizzico d'orgoglio nel cuore, notando poi quegli aspetti che anche a lui erano a prima vista sfuggiti. Gli piaceva ascoltarlo perché questo era come un'ulteriore riprova di come si completassero bene a vicenda. Anche in un aspetto futile come poteva essere un'automobile!
In realtà, dunque, i "rimproveri" che Lovino gli muoveva, erano piuttosto affettuose osservazioni e accorate preoccupazioni al pensiero che se la sua bellissima Lamborghini gialla l'avesse lasciato a piedi in uno di quei piccoli luoghi nel mezzo del nulla di cui pure tutto il loro Belpaese era costellato, non sarebbe stato in grado, forse, di farla ripartire. Ma Feliciano vinceva sempre questo tipo di argomentazioni. Perché sfoderava quel caldo sorriso mentre diceva "Ma io ho il mio fratellone, no? Il mio Lovino non verrebbe anche in capo al mondo pur di aiutare il suo fratellino pasticcione?". E Lovino era ben contento di lasciarsi vincere da tale maliziosa dolcezza.
Non aveva solo una Lamborghini, Feliciano. Si era voluto anche deliziare, "perché bisogna promuovere il Made in Italy" diceva, ricevendo un'occhiata poco convita dal fratello, con una meravigliosa Ferrari rossa fiammante.
E ogni volta che Lovino provava a dirgli che erano macchine, sicuramente di una certa caratura, ma comunque macchine impegnative, Feliciano gli rimbeccava che faceva meglio a pensare alla Maserati che aveva scelto, che, per quanto fosse una delizia per gli occhi e nella guida, anche quella non è che fosse poco impegnativa come auto!
E poi c'era quella piccola automobile che talvolta era soggetto delle bonarie prese in giro di Feliciano. Quella 500 che, se mai fosse stato possibile, lo portava ad amare ancora di più il suo adorato Lovino.
Era una 500 bianca, tra le prime immesse sul mercato che il suo fratellone conservava con una cura … fin troppo maniacale. Controllava in continuazione motore e livello dell'olio, lucidava i cerchioni, ancora ovviamente originali e gli faceva un check-in completo almeno una volta al mese. Feliciano invece era deputato alla manutenzione della carrozzeria e degli interni che anche lui sosteneva con accurata dovizia. Perché quella piccola auto doveva rimanere perfetta. C'era solo una cosa che la discostava dalla sua uscita di fabbrica. Erano due margherite dipinte nella parte posteriore, all'altezza della targa, legate assieme da un piccolo nastro tricolore. Le aveva fatte Feliciano, il giorno dopo che avevano fatto l'amore dentro quella stessa auto. Il giorno in cui, per Lovino, quella macchina era diventata ancora più sacra.
Non era la prima volta che facevano l'amore, sia ben chiaro. Ma era la prima volta che avveniva in un posto "del genere". Quella era la macchina con cui aveva insegnato a guidare a Feliciano. Lui aveva imparato da solo: da sempre appassionato di motori non gli fu, in verità, troppo difficile. Per Feliciano invece, che lo aveva osservato per tutto il tempo, tentando di coglierne ogni sfumatura, non fu così semplice. Con quella meravigliosa testolina sempre tra le nuvole, infatti, non era stato un facile allievo inizialmente. In più, spesso Feliciano era solito a marcare ulteriormente le sue piccole "debolezze" perché gli piaceva sentire il suo fratellone preoccuparsi per lui. Quella 500 si era trovata vicino a tanti burroni sicuramente non di sua spontanea volontà! Ma quante risate, quanti baci e quanti abbracci ogni volta che Feliciano riusciva a partire, posteggiare, fare retromarcia senza rischiare di uccidere qualche forma di essere vivente! E poi … la prima volta che era riuscito a fare ben venti chilometri di strada (piuttosto lineare, se vogliamo essere sinceri) senza l'aiuto del suo fratellone che, seduto nel sedile accanto, lo guardava così fiero e orgoglioso, si erano fermati in una piccola, ma deliziosa trattoria a festeggiare. Poi si erano fermati ancora, un poco più distanti, e si erano voluti ricordare quanto si amassero e quanto si sarebbero amati sempre. Con l'anima e col corpo.
Il giorno dopo Feliciano volle dipingere quelle due piccole margherite legate dal loro Tricolore. Lovino lo tenne stretto a sé, con le mani intorno alla sua vita e il viso abbandonato sulla sua schiena, per tutto il tempo necessario alla creazione di quella piccola opera d'arte.
Gli ricordava tutti quei momenti, quella 500. Gli ricordava Feliciano. Ed era per quello che solo Feliciano la poteva toccare. Forse era l'unica cosa a cui nemmeno Seborga aveva accesso. Ma Seborga comprendeva e non se ne lamentava, anzi lo prendeva bonariamente in giro di quanto fosse romantico sotto quella scorza da "cattivone"! E Feliciano … beh Feliciano se lo prendeva ogni tanto in giro, forse era solo per mascherare la commozione che tutto quell'affetto gli provocava. Lovino gli dava un'importanza che lui, con quella poca autostima che nonostante tutto ancora ogni tanto emergeva, non sentiva di meritare.
… si sentiva così tanto amato. Si sentiva … così tanto fortunato …
Era la loro macchina, quella piccola 500. E infatti, nonostante le meravigliose vetture sportive che possedevano … quella era "LA" macchina che utilizzavano quando dovevano andare a festeggiare ogni anniversario che li riguardava. Come quando a metà di marzo, a cavallo del loro anniversario, si sorbiva un viaggio che percorreva l'Italia in tutta la sua lunghezza e larghezza, da nord a sud, da est a ovest. Quante volte ci avevano fatto l'amore! E litigato anche. E poi fatto pace. E dormito, mangiato, riposato, pianto e sorriso! Quella 500 era diventata quasi una piccola parte di loro, di quell' Italia che con tanto orgoglio ogni giorno rappresentano, di quel Tricolore che li tiene stretti come quelle due piccole margherite che si dischiudono sul retro della loro automobile.
Feliciano, comunque, ora era un ottimo pilota. Anche se forse fin troppo sicuro di sé e delle potenzialità che le loro auto potevano possedere e … per questi motivi tendeva a "tirarle" … troppo. Causando altri rimproveri (e mezzi infarti) da parte del suo fratello maggiore che fin troppe volte aveva sfiorato i duecento chilometri orari, con la preoccupazione a mille, perché Feliciano lo aveva chiamato da un posto sperduto perché "la Ferrari si è fermata. E … ehm ... sembra che non abbia tanto voglia di collaborare nel ripartire …". E anche se si era ripromesso di fargli una bella ramanzina, tutte le volte la prima cosa che faceva quando arrivava era corrergli incontro e abbracciarlo e sussurrargli "per fortuna stai bene!". Comunque la parte della ramanzina arriva! Dopo, mentre riparava la malandata vettura di Maranello, mentre Feliciano cercava mille giustificazioni e Lovino era tutto un "ti ho detto mille volte di ascoltare il motore, invece di tenere la musica così alta!", "hai una macchina che è un gioiello se imparassi a trattarle bene…" e blablablabla.
Le stesse cose che stava borbottando da solo in quell'esatto momento, mentre stava disteso sotto la bella Ferrari che dopo una "corsettina di pochi chilometri" l'aveva definita il fratello, aveva iniziato a fare qualche rumorino … di poco buon auspicio.
- Ma guarda se deve ridurre un motore del genere ogni volta in questa maniera! -
Borbottò un'ulteriore volta mentre avvitava un altro bullone di quel povero motore. Fortunatamente il guaio, alla fine, non era così grave ed era riuscito a sistemarlo in un giro di poche ore. E ovviamente non passava mezz'ora che Feliciano si affacciasse dalla porta del garage con o un bicchiere di spremuta d'arance, o un aperitivo, o una fetta di torta,o dei biscottini, o una pizzetta … se Lovino avesse dovuto accettare tutto ciò che Feliciano, forse sentendosi un po' in colpa, forse perché era una scusa come un'altra per stargli vicino, gli portava, non si sarebbe dovuto preoccupare di cosa mangiare a cena! In effetti lo aveva anche "rimproverato" un paio di volte, perché "non posso distrarmi Feli!", ma poi, pentendosi subito del tono usato, scivolava indietro e mettendosi a sedere lasciva che il suo fratellino lo imboccasse direttamente con ciò che gli aveva portato, visto che aveva le mani sporche, e completasse la pietanza con un bacio e un "grazie" e un "ti amo" e "sei il fratellone migliore del mondo" e "la prossima volta la musica la tengo più bassa" e "ti amo te l'ho già detto vero?". Alla fine era ben felice che il suo Feliciano lo colmasse di così tante attenzioni perché gli bastava vedere quel suo dolce sorriso, sentire la sua voce parlargli mentre era sotto la macchina per sentirsi tranquillo. E nemmeno il lavoro gli sembrava poi tanto pesante.
E Feliciano … beh per lui ogni occasione era buona per stargli vicino. Adorava poter fare quelle piccole, inutili cose per lui, dargli appena un po' di ristoro con quelle cose che le sue mani tanto brave in cucina gli avevano preparato. Adorava quei gesti infantili come portare un pezzo di torta direttamente alle sue labbra perché le guance di Lovino si tingevano per qualche momento sempre di un colore leggermente vermiglio. E concludere sempre con un piccolo bacio perché improvvisamente si riusciva a sentire geloso anche di quella stessa torta che aveva avuto il privilegio di toccare quelle labbra perfette. Adorava la sua voce arrabbiata diventare dopo pochi secondi la più affettuosa e dolce che orecchie umane avessero mai sentito. Gli piaceva dirgli "ti amo" e sentirsi sempre rispondere un "anch'io" un poco imbarazzato da quelle che comunque dovevano essere ben noti dichiarazioni d'affetto.
E poi … se vogliamo essere completamente sinceri c'era anche un'ulteriore cosa che Feliciano adorava. Ben meno poeticamente alto che i precedenti sentimenti, molto più terreno e pratico probabilmente, sicuramente non appartenente ad uno spirito eletto. Ma d'altronde gli occhi erano stati fatti per essere usati, no? E lui che di opere d'arte ben se ne intendeva, poteva lasciarsi sfuggire dal rimirare la più bella che gli fosse stata donata? Sarebbe stato sciocco e, nonostante l'opinioni di tanti, lui tutto era fuorché sciocco … ! Adorava infatti vedere come il suo Lovino muoveva sicuro le mani sopra quei pezzi impregnati d'olio e grasso, come i suoi capelli scompigliati … come il suo viso un poco arrossato … come la tuta semi aperta sul davanti … come quella canottiera stretta, di base bianca ma ormai anch'essa sporca, e … ogni volta che poneva il suo sguardo su uno di questi particolari e caso mai pensava a quelle stesse mani sporche muoversi con la stessa sicurezza sul proprio corpo … doveva deglutire e respirare profondamente per evitare di essere catturato da istinti ben poco consoni al momento … ! E scommetteva che Lovino nemmeno era consapevole di quanto riuscisse a muovere i suoi dannati ormoni in tali momenti … ! … però … forse con un po' di impegno sarebbe riuscito a reciprocare la sensazione … ! Feliciano si leccò le labbra prima di sparire per più di mezz'ora dentro casa. Lovino aveva quasi iniziato a preoccuparsi nel non sentirlo più … !
[Parte 2]