Lovino questa volta non rispose, se non con una smorfia soddisfatta dalle guance arrossate e dalla reazione di obbedienza del fratello, tornando ad appoggiare le proprie labbra al centro della schiena del suo Feliciano, carezzandogli nel contempo i fianchi fino a giungere all'altezza del bordo dei pantaloni. Avrebbe potuto mandare avanti quel piccolo giochetto ancora per un po' forse, ma era anche vero che, anche in queste situazioni, non riusciva a resistere a nessuna richiesta che la persona che più amava al mondo gli faceva. Ed era anche vero che anche il suo stesso corpo aveva iniziato a richiedergli di essere ricongiunto con quello della sua metà.
Iniziando dunque a scendere, con un'esagerata lentezza pareva a Feliciano, con le labbra verso il fondoschiena del fratello e le mani, ormai pratiche di quel corpo perfetto, si stavano ingegnando a sbottonare l'apertura dei bianchi pantaloni macchiati di grasso, cose che gli riuscì nel giro di pochi istanti: per un breve istante l'unico suono che echeggiò nel garage fu il rumore della zip che si abbassava, i cui respiri affannati e profondi che appartenevano a colui che stava subendo tale trattamento, costituivano sensuale sottofondo.
Il settentrionale, coi gomiti appoggiati alla carrozzeria, abbassò lo sguardo per osservare come la mano del suo fratello maggiore si fosse presto insinuata dentro i suoi pantaloni, carezzandogli il membro già sveglio da tanto piacere perpetrato in quel lungo cercare e trovarsi di desiderio e piacere. Ma la durata di quella gentile carezza fu piuttosto breve perché in pochi istanti la stessa mano si insinuò più a fondo, scostando l'intimo indumento e afferrando la calda erezione che nella sua mano si caricò di nuovo vigore.
- A-ah … ! - un lungo gemito strozzato dal piacere fu l'unico suono uscito dalle sue labbra, mentre la propria erezione veniva carezzava in tutta la sua lunghezza dal pugno chiuso del suo amante. Lovino dedicò qualche minuto a quella piacevole operazione, massaggiandone la punta e scendendo alla base e ripetendo l'operazione finché la punta delle sue dita non si bagnò di un chiaro e trasparente liquido che bastava ad un'iniziale soddisfazione.
Le sue instancabili labbra non avevano smesso nemmeno per un minuto di coprire di baci e morsi la setosa pelle della schiena del suo fratellino e, lentamente, erano scese a lambire il confine che la stoffa dei pantaloni segnava tra fondoschiena e spina dorsale. Con la punta della lingua percorse tutto suddetto confine, causando brividi al suo Feliciano che si godeva tali umide carezze con gli occhi socchiusi, solo di tanto in tanto voltando il viso per vedere quello assorto del fratello nel tentativo di dargli piacere.
Le mani gli carezzarono i fianchi, artigliandoli delicatamente, ma abbastanza da lasciare due visibile graffi rossastri all'altezza della vita, poi afferrò i bordi dei suoi pantaloni e dell'intimo, abbassandoli improvvisamente assieme, abbastanza da lasciare scoperte le pallide natiche del settentrionale che, un attimo sorpreso, si era voltato per osservare l'operato della sua metà. Occhi negli occhi, i maliziosi sguardi sembrarono anche questa volta scambiarsi mute richieste e taciti assensi.
Feliciano si passò una mano tra i capelli, levandosi qualche ciuffo ribelle dalla fronte sudata, tornando poi alla posizione iniziale, forse solo un poco più inclinata per permettere al suo Lovino di servirsi meglio di quella generosa visione. Il meridionale, afferrando immediatamente quel malizioso suggerimento che gli era stato così generosamente lanciato, si leccò il labbro superiore e si lasciò cadere in ginocchio, assumendo la posizione che meglio di tutte gli avrebbe permesso di concludere quell'iniziale progetto. Socchiuse un poco gli occhi, lasciando piccoli baci sulla natica destra, spostandosi poi nel ripetere gli stessi baci su quella sinistra. Ogni tanto mordeva, ogni tanto succhiava e Feliciano ad ogni piccolo cambiamento si voltava per osservare quella peccaminosa visione, ansimando profondamente. Ma per Lovino, non era mai abbastanza il piacere che poteva e doveva regalare al suo fratellino, per Lovino quei timidi ansimi, dovevano trasformarsi in doloranti gemiti recanti, urlanti il suo nome. La lingua scivolò dunque, in quell'ambizioso progetto, tra le chiare natiche che già tante volte aveva assaggiato, assaggiandone la pelle a scendendo verso la stretta apertura.
- LOVI ..! - Feliciano sgranò gli occhi per il piacere che quella sensazione, sempre nuova seppur collaudata da passati giochetti, gli dava, allargando il palmo della mano sulla carrozzeria, che a contatto col calore da esso emanato, si macchiò di uno sfocato umido alone. Gemette questa volta rumorosamente, voltandosi per osservare il volto del suo Lovino impegnato a regalargli siffatto perverso piacere.
E Lovino, nel sentire finalmente il suo nome essere invocato con così tanto piacere e nell'incontrare gli occhi velati di piacere della sua metà, trovò in essi un ulteriore stimolo a continuare, o meglio, approfondire quell'appagante lavoro, sfiorando provocatoriamente l'orifizio con le proprie labbra, come a volergli donare un poco casto bacio che fosse preludio alla voluttuosa lussuria che ne sarebbe seguita.
- Mi farai impazzire … - Il settentrionale, poco dedito alla pazienza quando si trattava del suo fratellone, inclinò maggiormente la propria schiena, spingendo il proprio fondoschiena nella direzione di quella meravigliosa bocca, quasi a volergli instillare il desiderio di andare più a fondo. Come se poi ce ne fosse bisogno - ti prego … -
Ma colui a cui queste preghiere erano indirizzate, deciso a torturarlo ancora un momento come nel volergli ribadire chi fosse ora a dettare le regole del gioco, tralasciò appunto lo stesso orifizio su cui le sue labbra si erano posate per qualche istante, scorrendo con la lingua fino all'altezza dei testicoli del fratello, succhiandone la pelle, leccandoli e prendendoli poi tra le labbra, lasciando che scivolassero dentro la sua bocca e succhiandoli avidamente fin tanto che i sospiri del più piccolo non furono abbastanza rumorosi da lasciarlo soddisfatto.
- Lovino … smettila di torturarmi … ! - Feliciano quasi strozzò questa preghiera con una mezza risata imbarazzata perché quel gioco che lui aveva cominciato, lo stava vedendo ora come parte in difetto. Non che non fosse piacevole, ma d'altronde tali istinti primordiali ancora prendevano il sopravvento in certe situazioni.
- Hai poca pazienza fratellino … voglio solo farti capire che una giornata con me vale mille giornate con qualunque altra persona al mondo .. - chiaro e semplice, il meridionale gli lanciò uno sguardo che ben gli fece comprendere come ora avrebbe dovuto pagare tutto ciò che aveva fatto in precedenza. Feliciano accusò il colpo e abbassò lo sguardo, mordendosi il labbro inferiore.
- … come se già non lo sapessi … Lovi … -
Ma quasi non terminò la frase che il suo amato torturare, forse impietosito dalla sua pulsante erezione, afferrò le natiche con le proprie mani aprendole maggiormente e, tirando fuori la lingua, risalì fino ad incontrare la piccola apertura, e questa volta non ne fuggì, ma leccando e picchiettando con la punta della stessa, lentamente si fece spazio in lui. Mosse il viso in avanti, per aumentare quella intrusione, godendo della sensazione che i muscoli del suo fratellino esercitavano attorno alla sua lingua.
Feliciano si lasciò andare ad un lungo gemito e ad un disteso sorriso nel percepire, finalmente, quella tanto agognata sensazione, mordicchiandosi il labbro inferiore e spingendo indietro il sedere mentre la lingua del suo perfetto amante entrava ed usciva da lui.
- Ecco … Lovi … vedi, quando vuoi … che bravo che sei … ? - gli ansimi si persero nella mezza risatina che li accompagnò, mentre si godeva tutte le sensazioni che quella bocca e quella lingua erano in grado di dargli nemmeno più preoccupandosi di trattenere gli ansimi che erano diventati la colonna sonora di quel garage. Facendosi poi forza sui gomiti, si voltò per osservare il volto del fratello, i suoi occhi socchiusi, le sue mani a stringere le proprie natiche ed era una visione così eccitante che non si trattenne nell'allungare una mano per carezzargli i capelli e spingerlo un poco di più verso di sé per poi tornare con le entrambe le mani a sostenersi sulla carrozzeria.
Lovino affondò maggiormente in lui, staccandosi poi per rispondere alla sua affermazione - oh … lo posso essere ancora di più … lo sai … - si leccò lentamente le labbra, massaggiando ulteriormente le pallide natiche, ora anch'esse solcate da ombreggiature scure di olio motore.
- Non aspetto altro che tu me lo possa dimostrare … - se Lovino solitamente era diretto e sincero nelle proprie risposte, Feliciano era invece artista nella sensuale provocazione e, talvolta, esasperazione degli animi, fino ad ottenere ciò che voleva. Feliciano lanciava le sfide, Lovino le raccoglieva. E detestava perderle. E Feliciano lo sapeva. Per lo stesso motivo, le lanciava.
- … con piacere … Feliciano … - di poche parole, ma di ben più incisivi fatti, Lovino, che avrebbe voluto prepararlo ancora meglio, utilizzando come tanto sapeva piacere a Feli le proprie dita che però sporche di olio motore erano "inutilizzabili" per suddetti scopi, diede ulteriori piccole e decise leccate all'orifizio, facendone scivolare un poco di saliva dentro lo stesso, per poi rialzarsi, tornando in posizione eretta dietro il suo provocante fratellino. In realtà quasi gli dispiacque abbandonare tale piacevole, quasi ludica, attività, ma si era ben reso conto che entrambi necessitavano di dare sfogo concreto ai loro desideri fin troppo repressi.
Lasciò scivolare una mano lungo tutta la lunghezza della perfetta curvatura della sua schiena, giungendo poi ad accarezzargli i capelli, piegandosi in avanti per porre le proprie labbra all'altezza della nuca del fratello. Quest'ultimo, di reazione, si strinse nelle spalle, quasi solleticato dalla sensazione di quell'intenso piacere. Volse, per quanto riusciva, il viso verso il suo amante: era bello, di una bellezza quasi perversa nella sua sensualità, quasi volgare nella sua perfezione. Ed era suo, da sempre e per sempre.
Mosse, in un movimento contrario, il proprio bacino, nell'intento di far trovare alla sua pelle nuda e umida il contatto col corpo del suo amante. Non si trattenne nemmeno dall'abbassare lo sguardo e dal notare come i propri fianchi fossero ora segnati da strisce di grasso , sorridendone sbiecamente.
- Spero che almeno mi avrai sporcato … per un buon motivo … -
Il settentrionale aveva ereditato dal fratello maggiore la stessa perversa bellezza, che però in lui acquisiva una sfumatura decisamente più sottile. "Sensualmente eccitante" lo avrebbe definito Lovino, assieme ad altri milioni di positivi aggettivi che gli riconosceva e per cui lo amava tanto da star male. E Feliciano quasi fosse conscio di tale appellativo usategli contro, usava tale metodo per volgere le situazione, anche più intime, anche più futili, a suo diretto vantaggio.
- … un ottimo motivo … -
Si mosse in avanti, il meridionale, aumentando il contatto tra i loro corpi frementi, portando la propria umida erezione, forse fin troppo trascurata nel tentativo di dar piacere al suo fratellino, contro l'orifizio ancora umido e così pronto ad accoglierlo. Gli carezzò, al contempo, il viso, di un tono più pallido del proprio, dolcemente angelico, sorridendo soddisfatto nel vedere la scura strisciata scura correre lungo la guancia arrossata dal piacere ricevuto, e ulteriormente atteso.
- … mi sento quasi in colpa nello sporcare un tale meraviglioso angelo … -volle così ulteriormente precisare, allungando ulteriormente la strisciata di grasso e olio fin sotto il suo mento, portando così quel viso d'angelo a voltarsi verso il proprio che d'intenzioni era forse più ravvisabile a qualche demoniaca entità. Perché per quanto lo amasse e, dio sa solo quanto!, per quanto lo venerasse, per quanto avrebbe dato vita e qualunque altra cosa per il suo fratellino, talvolta ancora il cuore sussultava colpevole quando erano entrambi rapiti dalla stessa piacevole libido.
Feliciano sorrise, in quel modo in cui sempre gli sorrideva quando il suo Lovino lo appellava come angelica creatura, socchiudendo un poco gli occhi nell'atto, lasciando che le lunghe ciglia corvine carezzassero la guancia fraterna e le labbra si schiudessero un poco in quella deliziosa espressione. Mosse appena la testa contro quella del suo adorato, in una strana, inusuale carezza. Innocentemente bello, così dannatamente dolce, così semplicemente puro, Lovino giurò che per qualche secondo il proprio cuore si fosse fermato in attesa che dall'Empireo qualcuno lo sollevasse, lo perdonasse per tutto quell'amore che non sapeva non provare per quella divina creatura.
- … io ti amo … e … tu mi ami vero? - Lovinò fu come si ridestasse a queste parole che il suo angelo gli stava sussurrando a fior di labbra, sgranando gli occhi per osservare quelli castani del suo fratellino - L'amore non è mai sporco … Lovi … -
E se prima qualche dubbio in merito lo aveva avuto, ora sapeva che davvero per qualche momento il suo cuore si era fermato. Feliciano era così, lo sapeva. Volubilmente passava dall'essere la più sensuale e provocante creatura dell'universo, ad essere davvero più simile, nelle parole e nelle movenze, ad un'angelica creatura capitata per sbaglio in un mondo fin troppo sporco per le sue fragili ali. Feliciano gli leggeva nel cuore, Feliciano intendeva sempre al di là di ogni sua parola. Feliciano sapeva che lo "sporco" di cui lui parlava non era solo quello che il lavoro dell'officina gli aveva procurato. Feliciano era la sua metà, Feliciano era la sua parte complementare, Feliciano era il suo tutto. Lovino tremò sulle labbra del suo Feliciano.
- … ed io non sono un angelo … - tentò così di precisare, con una piccola, cristallina risata, muovendo un poco all'indietro il suo viso fino a toccare con le proprie labbra quella ancora tremanti del suo meraviglioso amante che, ben discordanti in merito a quella sua affermazione, e tremanti di commossa gratitudine, gli sussurravano quasi impazzite d'amore un "oh lo sei, lo sei così tanto … Mio mio mio solo mio angelo … mio meraviglioso angelo … ". Feliciano tentò di trattenere qualunque lacrima che tutta quella dimostrazione d'amore poteva causargli, sentendosi così tanto felice e fortunato che l'unica cosa che riuscì a fare fu sussurragli un "sei tutto ciò che di bello ho lo sai … " prima di catturare quelle labbra tremanti tra le proprie, lasciando che ancora parlassero, solo in un linguaggio che solo a due amanti è concesso conoscere.
[Parte 4]