Una Notte Strana in uno Strano Mondo

Sep 18, 2008 15:31

L'ispirazione KuroFay è tornata.
Mi sono resa conto che mi mancava un sacco grazie alle fanart, quindi ringrazio tutti coloro che disegnano Kuro-puu e Fay affinché io li guardi &hearts
Grazie, grazie, grazie &hearts

Titolo: Una Notte Strana in uno Strano Mondo
Autore: eru_elysha
Rating: R, per abbondare
Genere: Malinconico, Introspettivo, Romantico
Personaggi: Kurogane, Fay
Avvertimenti: Velato - ma non poi troppo - yaoi.


Lecoult è un paese strano.
C'è magia in quel mondo e Fay si sente come se fosse sotto assedio, come se tutto quel potere che li circonda sia un chiaro messaggio verso di lui. Yuko direbbe che è l'Inevitabile e, in fondo, anche Fay sta iniziando a convincersene.
È notte e fuori dalla finestra della biblioteca dove pernottano si intravedono le stelle, brillanti come diamanti baciati dal sole. Appoggia una mano e la fronte al vetro spesso, lasciando che il suo respiro si condensi sulla superficie trasparente; quella appena trascorsa è stata una strana giornata in uno strano mondo, almeno per lui.
I ragazzi e Mokona sono addormentati e, anche se non sa dove sia il Ninja, crede che sia ancora sveglio - è sempre l'ultimo ad addormentarsi, quasi credesse di dovere al gruppo con cui viaggia la vigilanza e l'accortezza del guerriero.
Sospirando, Fay ripensa a ciò che c'è stato tra loro a Piffle e, ancor prima, a Shura.
Non è cambiato niente nel loro rapporto, dopo quelle due notti, forse perché non c'era niente da cambiare - non può esistere una relazione tra loro, lo sa bene. Eppure non riesce a scordarsi il tocco delle mani callose del Ninja sulla sua pelle, né i suoi baci, carichi di un'urgenza inspiegabile, che gli avevano lasciato scie umide sul corpo minuto.
Con l'indice cancella dal vetro la traccia del suo respiro, poi si sistema il cappello sui capelli biondi con fare distratto e chiude gli occhi, lasciando fuori le stelle dal buio totale che lo circonda all'istante.
Se deve essere sincero con se stesso - cosa, questa, che evita accuratamente di fare ogni giorno da quando viaggia con gli altri -, deve ammettere di aver provato qualcosa di nuovo, quella mattina, qualcosa che non aveva mai sentito prima verso nessuno: invidia.
Apre di nuovo gli occhi e li volge verso il cielo stellato, mentre una strana rabbia lo invade.
Avrebbe dovuto essere lui ad aprire il Libro della Memoria dopo che era stato toccato da Kuro-chan, Shaoran non meritava di farlo al suo posto - dopo tutto, quel ragazzino non è stato l'amante del Ninja: lui sì.
Una sequenza di pensieri cattivi, invidiosi, gli passa per la mente in maniera tanto veloce che un attimo dopo li ha già dimenticati e il raziocinio prende il posto di quella nuova e infantile gelosia nata nel suo animo. Fay sa di non avere il diritto di essere invidioso di quanto ha scoperto Shaoran, non lui, che mente giorno dopo giorno per non rivelare niente di ciò che lo riguarda, ma non può esimersi dal sentirsi una spina conficcata nel cuore, quando pensa che adesso colui che conosce meglio Kurogane è il ragazzo. In modo un po' perverso, ha creduto che scoprire il passato del Ninja lo avrebbe aiutato ad essergli più vicino.
“Non dormi?”
La voce di Kurogane lo raggiunge, un sussurro basso e roco che aleggia nell'aria.
Nell'immobilità della biblioteca, Kurogane è così accorto nei movimenti da coglierlo di sorpresa e, ancora una volta, Fay si domanda come riesca ad essere più silenzioso del silenzio stesso.
Si volta, sfoggiando il suo solito sorriso malizioso che non gli illumina gli occhi - mai.
“È una notte strana. - Risponde - Non riesco a dormire.”
“Tsk.” Dice solamente il Ninja, con un cipiglio severo dipinto sul volto.
Fay lo osserva un momento prima di voltarsi di nuovo verso la finestra e le stelle, e si chiede se il fatto che Shaoran abbia scoperto i suoi ricordi l'abbia turbato. Si chiede, infine, quanto l'avrebbe turbato se il libro fosse stato aperto da lui, ma evita di rispondersi, perché vuole - deve - fingere che non gli interessi.
Kurogane lo raggiunge e si appoggia al muro, mettendosi ad osservare le stesse stelle che lui vede coi suoi occhi azzurri. E restano così, in silenzio al cospetto del cielo, ognuno perso nei propri pensieri per un tempo che, nell'indefinito scorrere della notte, sembra quasi eterno.
“Che c'è?” Gli domanda poi Kurogane col suo tono brusco.
Fay sorride e fa spallucce. “Niente, Kuro-tan. - Risponde - Forse mi è solo venuto sonno.”
Si scosta dalla finestra e fa per andarsene, ma il Ninja lo tira indietro per una mano e gli impedisce di scappare via. La sua stretta è forte e decisa, e a Fay non resta che abbandonare l'idea di evitarlo e lasciare la mano inerme nella sua.
Kurogane lo scruta coi suoi occhi rossi, sondandogli l'anima e i suoi tormenti attraverso sguardi profondi e penetranti, tanto affilati che Fay si sente trafitto da mille spade nella sua nuda impossibilità di ribellarsi.
Rassegnato e sconfitto, sospira chinando il capo, mentre il suo sorriso infelice lo abbandona per cedere il posto al dolore.
“Non è niente, Kuro-chu, - dice in un sussurro - davvero.”
“Non ho intenzione di riprendere in mano quel dannato libro per fartelo leggere. - Dice Kurogane, continuando ad osservarlo - La tua inopportuna curiosità mi offende.”
Fay alza il capo, cancellando meccanicamente il suo dolore dal volto, e sorride.
“Ti sbagli, Kuro-pon. - Risponde in un sussurro - Non pensavo certo di impicciarmi degli affari tuoi.”
I loro sguardi si incontrano, rosso rubino contro l'azzurro del mare, e Fay si sente terribilmente nudo di fronte all'altro: nonostante questo, continua a sorridere - il sorriso è la miglior maschera per un dolore incalcolabile come il suo.
Kurogane continua a scrutarlo per un istante, poi lo lascia andare e fa spallucce.
“Menti. - Dice rudemente - Ti si legge negli occhi.”
Fay piega la testa di lato, fingendo di non capire le parole del Ninja, e il cappello gli scivola via dalla testa cadendo lievemente, appoggiandosi poi sulla mano di Kurogane aperta per accoglierlo. Con un gesto inusuale, Kurogane lo appoggia nuovamente sui suoi capelli, trattenendone brevemente una ciocca tra le dita.
“Dovrebbe essere uno scambio equo. - Dice infine - Se tu vedessi quello che ha visto il ragazzo, dovrei poter fare altrettanto. Ma non toccheresti mai quel libro. Starai, invece, ben attento a mantenere tra te e quel maledetto artefatto una distanza minima di dieci piedi.”
Fay sorride, si scosta da lui e riacquista il suo spazio, indietreggiando di un passo e voltandosi per dargli le spalle.
“Sono terribilmente spiacente, Kuro-pii. - Dice. Poi fa una pausa, come se stesse calcolando le parole giuste da pronunciare - Ciò che non si sa, non può ferire.” Conclude.
Non sa nemmeno a chi si rivolgesse con quelle parole, se al Libro della Memoria, al proprio passato o al rapporto di dubbia natura tra lui e l'altro, che è nato in un letto dalle lenzuola sfatte e il cui ricordo lo tormenta più della sua esistenza.
Sente il fruscio dei vestiti del Ninja alle sue spalle, poi le sue mani cingergli la vita.
“È meglio restare nel dubbio, anziché voler evitare a tutti i costi qualche cicatrice? - Si abbassa sulla sua guancia e Fay sente il suo respiro caldo vicino all'orecchio - A questo punto, Mago, è meglio accettare quello che si ha nella misura in cui ci spetta.”
Fay resta stupito di fronte a quelle parole: Kurogane, in un modo o nell'altro, riesce sempre ad interpretare ogni sua frase così come lui la intende.
Yuko direbbe che è l'Inevitabile e, in fondo, anche lui sta cominciando ad essere d'accordo col punto di vista della Strega.
Le labbra di Kurogane si posano sul suo collo, baciandolo delicatamente, e Fay inarca la testa all'indietro, appoggiandola sulla sua spalla per offrirsi a lui; il Ninja cerca la sua bocca con la propria, catturandola poi in un bacio carico di parole non dette - e che mai sarebbero state pronunciate. Fay alza un braccio per passarlo attorno al collo dell'altro, che non perde tempo a insinuare una mano sotto la sua maglietta per accarezzare la pelle nuda e morbida del suo addome.
Si sdraiano sul pavimento al riparo di uno scaffale, le stelle testimoni della loro danza al chiaro di luna di una notte strana in uno strano mondo, e su di loro si chiude il mantello nero della notte dalle strane fattezze infinite.

Quando Fay si sveglia, poco prima dell'alba, Kurogane non è più sdraiato accanto a lui sul pavimento gelido, ma, vestito di tutto punto, è appoggiato allo scaffale che ha offerto un riparo alla loro intimità e ha gli occhi chiusi - forse dorme, forse no: lui non sa dirlo.
Avvertendo quei doloretti propri di una notte passata tra le braccia di un uomo rude e poco incline alle comodità, si riveste in fretta, poi si alza e si avvicina di nuovo alla sua finestra.
Non vi sono più le stelle, ormai, soltanto l'ombra della luna e lo spettro del sole che sorge da dietro le montagne del paese di Lecoult; il cielo, arancio-rosato anziché nero pece, sembra salutarlo, dando il buongiorno a qualcuno che ha ottenuto qualcosa che desiderava.
Forse quella sarà una pessima giornata per loro, Fay riesce ad immaginarlo perfettamente poiché avverte la potente magia che pervade quel paese, eppure, stupidamente, l'ansia della notte precedente è stata cancellata via da baci roventi e carezze brusche, lasciando spazio soltanto a una piccola gioia - che sa di non potersi permettere, ma che tiene stretta prima che gli scivoli via dalle dita - e all'appagamento.
Fay sa che non conoscerà mai il passato di Kurogane, che non riuscirà mai a vedere quello che Shaoran ha visto nel Libro della Memoria, ma è convinto che vada bene così, per adesso.
La mano forte di Kurogane gli si stringe al fianco e Fay si appoggia al petto del Ninja in silenzio, senza porsi la domanda di come abbia fatto l'altro ad avvicinarsi tanto di soppiatto da non essere avvertito. Lui è solo un mago, non riuscirebbe mai a capire le arti dei ninja, nemmeno se Kurogane gliele spiegasse dettagliatamente - cosa che non farebbe mai.
Sospira.
Lui, d'altronde, non è disposto a cedere niente di ciò che lo riguarda, a nessuno e per nessun motivo.
Però ha donato a qualcuno se stesso.
Porta la mano vicino a quella di Kurogane e intreccia le dita con le sue. Sono dita ruvide, quelle del Ninja, grandi e callose, e Fay le sente rassicuranti quando si stringono attorno alle sue, affusolate e sottili.
E restano così, insieme al cospetto del cielo che albeggia, ognuno perso nei propri pensieri per un tempo che, nel lento svegliarsi del mondo, sembra quasi eterno.

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