Titolo: La forza della vita
Fandom: RPF
Pairing: Tim/Helena
Rating: arancione
Avvertimenti: het, angst
La forza della vita
L’aveva vista andarsene e non aveva mosso un dito; bravo a parole, ma con i fatti non aveva fatto altro che cilecca.
“Cosa hai combinato? Cos’è successo?” gli avevano domandato i giornalisti, una volta trapelata la notizia. Niente, era quello il problema: aveva semplicemente mandato tutto a fanculo perché forse era stanco, forse era troppo preso, forse il regista era diventato più importante dell’uomo, forse non si era semplicemente reso conto che la piega degli eventi non stava prendendo il verso giusto. In poche parole, aveva mandato tutto a fanculo.
Johnny l’aveva chiamato pochi giorni dopo l’effettiva separazione, per dargli un po’ di conforto. Non valeva un granché, ma aveva apprezzato l’intenzione. Come aveva apprezzato anche i consigli, quelli scritti via sms o pronunciati con tono cauto durante lunghe chiacchierate notturne, lontani da occhi indiscreti, ma Helena alla fine se n’era andata e alle volte, anche a distanza di un anno, lui credeva di vederla distesa sul divano, le gambe accavallate, un libro in mano ed un sorriso sulle labbra.
Tutto a fanculo, ecco il punto. Ed ancora, alle volte, si svegliava nel cuore della notte madido di sudore, negli occhi le immagini di lei che gli sorrideva, lo abbracciava, lo stringeva a sé giurandogli che non l’avrebbe mai lasciato andare. E infatti se n’era andata lei. Non gliene faceva una colpa, quella era una promessa che avevano rotto entrambi: si erano voluti bene, forse se ne volevano ancora, ma la situazione era semplicemente sfuggita di mano, la pressione era schizzata a mille ed era esploso tutto, baracca e burattini e loro in mezzo al tutto.
Si erano rivisti, in ogni caso. Si erano rivisti perché, nonostante tutto, tredici anni assieme non li cancelli con un colpo di spugna e perché, a loro modo, si volevano ancora bene; tutte le volte che poteva posare gli occhi su di lei non faceva che ricordarsi della loro ultima volta insieme, di come il suo bianco collo si era piegato a mordergli una spalla, di come quelle mani sottili avevano percorso il suo corpo, ponderando, imprimendo sui polpastrelli ogni asperità ed ogni contorno. Si erano baciati come se avessero avuto vent’anni, pieni d’energia, di speranze, di sogni - o almeno così gli era sembrato. Ma forse già qualcosa non funzionava.
Eppure più ripercorreva quegl’istanti e più non ci trovava altro che perfezione: la bellezza delle clavicole evidenziate dalla pallida luce invernale, la sincronia magistrale del movimento dei loro bacini mentre lei si aggrappava alle sue spalle, lo abbracciava, lo incendiava con i suoi movimenti. C’era sempre stata una barriera tra lui ed il mondo, ma Helena riusciva a far breccia, a mediare tra i due, a farlo sentire come se la vita non fosse un semplice velo che gli sfrusciava addosso, ma una cosa vera, forte, con carattere, proprio come lei.
Da quando l’aveva incontrata aveva provato le gioie più grandi ed i dolori più profondi; quando la sua sensibilità lo spingeva a sfuggire dal mondo, lei lo prendeva per mano e lo rimetteva al suo posto, infondendogli la forza per drizzare le spalle e affrontare ogni ostacolo. Ed era quella forza che aveva sentito scorrere in lui quell’ultima dannatissima volta, mentre lei lo spingeva fermamente contro il materasso, gli copriva la bocca di baci e si donava a lui con la naturalezza che l’aveva sempre contraddistinta. Ed era quella forza che ora gli mancava quando, sudato tra lenzuola stropicciate, si copriva gli occhi e cercava disperato la ragione di quella frattura.
Forse avrebbe dovuto solo farsi coraggio, alzarsi, bere un bicchiere d’acqua, tornare a letto e leggere qualcosa nell’attesa che il sonno lo ripigliasse; o forse sarebbe bastato aspettare il loro prossimo incontro, quando quei ricordi si sarebbero nuovamente rovesciati su di lui e avrebbero portato con loro quella spinta d’amore per la vita.